Ad un anno
dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum l'unico dato ufficiale in merito ai
natanti fermati, sequestrati e confiscati è di sei navi madre, ovvero di
imbarcazioni utilizzate dalle organizzazioni criminali per affrontare la parte
di viaggio centrale più rischiosa. Non è dato sapere inoltre quante siano ad
oggi le imbarcazioni totali sequestrate e quelle confiscate e a quanto
ammontino i costi per la detenzione di tali beni e il relativo smaltimento. I
migranti, infatti, dopo essere partiti dalla costa del loro Paese con
imbarcazioni più piccole e prima di essere abbandonati su altre imbarcazioni,
vengono trasportati dalle navi madre. Il vicepresidente dei deputati della Lega
Nord, Matteo Bragantini, ha presentato un’interrogazione ai ministri
dell’Interno e della Giustizia per sapere se “intendano prevedere interventi
finalizzati a riconsiderare l'opportunità di destinare tutti i beni soggetti a
confisca all’assegnazione delle comunità locali anche per quanto concerne
l'utilizzo parziale dei materiali”. La normativa vigente prevede infatti che le
imbarcazioni utilizzate per il trasporto dei migranti vengano sottoposte a
sequestro e distruzione del bene. “Se da un lato è vero che queste imbarcazioni
nella stragrande maggioranza dei casi non hanno i requisiti idonei per poter
essere riutilizzate”, spiega il deputato del Carroccio, “dall'altro lato è
irragionevole non prevedere prima della distruzione un riciclo dei materiali
come ferro e legno e al contempo provvederne la vendita di tutte le barche,
grandi e piccole, al fine di ricavarne risorse da utilizzare proprio nelle
attività di contrasto all'immigrazione clandestina”.
GdV 03.11.2014
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