Ieri al
presidente della Commissione europea, un signore che essendo stato nominato in
tenera età ministro del Lavoro del Lussemburgo non ha di fatto mai lavorato, è
saltata la mosca al naso. Colpa di Matteo Renzi, il quale ha il vizio di non
tener la bocca chiusa e parla un po’ di tutto, Europa compresa. Ma che cosa ha
detto il nostro presidente del Consiglio di tanto grave da fare irritare
Jean-Claude Juncker? Niente di sconvolgente: semplicemente che a Bruxelles ci
sono schiere di burocrati i quali pensano che la vita debba regolarsi in base
ai loro parametri. Una volta tanto, quello del nostro premier è un giudizio
condivisibile, ma al numero uno dell’Unione europea - un uomo che deve la
poltrona al sostegno riservatogli dalla Cancelliera di ferro: e qui si capisce
tutto - le critiche non sono piaciute e dunque dall’alto del suo incarico l’ex
primo ministro del Lussemburgo ha replicato a Matteo Renzi, dicendo che
l’Europa i problemi tende a risolverli, non a crearli.
Sarà, ma l’esperienza ci insegna che invece molti dei guai lamentati dai Paesi
del Vecchio Continente sono frutto di scelte e decisioni sbagliate imposte
proprio da Bruxelles. La rigidità con cui la Ue applica il rigore spesso fa a
botte con il buon senso e non di rado produce effetti contrari a quelli che si
vorrebbero ottenere.
Di Maurizio
Belpietro
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