Piazza gremita, centri sociali sorvegliati «I 35 euro
dei soldi pubblici per gli stranieri vanno ai pensionati. Serve dare dignità al
popolo veneto» Poi sui rom: «Pronte le ruspe se non si adeguano».
THIENE. Se qualcuno, i centri sociali, sperava
nello scontro, è rimasto deluso. Se qualcun altro, la Lega, contava di chiudere
la campagna elettorale in terra vicentina col botto, ha fatto centro. Piazza
stracolma ed entusiasmo alle stelle ieri pomeriggio a Thiene per il comizio
conclusivo di Luca Zaia e Matteo Salvini, nell´ultima volata prima
dell´apertura delle urne domenica. E la differenza tra loro, Lega e il centro
sociale Arcadia di Schio, presente con una trentina di simpatizzanti in piazza
Scalcerle, protetta, se mai ce ne fosse stato bisogno, da un cordone di forze
dell´ordine, il governatore in carica del Veneto ha voluto marcarla bene: «Dove
passa la Lega non restano cassonetti incendiati e auto bruciate, noi le piazze
le riempiamo di gente perbene», ha sottolineato Zaia dal palco in piazza
Chilesotti. LA TRUPPA. Accanto a lui, schierati al gran completo i big del
Carroccio berico, dai deputati Erika Stefani e Filippo Busin,
all´europarlamentare Mara Bizzotto e, ancora, Antonio Mondardo, Marino Finozzi,
Roberto Ciambetti e Giampaolo Dozzo. Un migliaio le persone accalcate in
piazza, «senza bisogno di offrire spritz e concerti», ironizza Zaia lanciando
una stoccata alla candidata Pd Alessandra Moretti. «Vogliamo dirlo che non
tutti i ventenni, per fortuna, sono come quei disadattati parassiti dei centri
sociali?» Basta una frase pronunciata da Matteo Salvini per far risuonare
un´ovazione generale, fragorosa. «Matteo sei un mito!», gli urla una signora
visibilmente emozionata di trovarselo di fronte a pochi metri. Lui, t-shirt e
l´immancabile tablet in mano, prepara il secondo affondo, non senza aver prima
rivolto un affettuoso saluto al duevillese Mario Pieropan, scomparso qualche
settimana fa in un terribile incidente domestico. «Proprio perché il voto alla
Lega è un voto anche per Mario siamo qui a chiedervi di impegnarvi in prima
persona per convincere amici e vicini di casa ad andare a votare domenica: è
ora di ridare dignità al popolo veneto, troppo spesso messo da parte per fare
spazio a rom e migranti». Migranti che, precisa il segretario, la Lega non
respinge in toto, ma per i quali, come per i rom, devono essere applicati gli
stessi diritti e doveri degli italiani: «Se così non fosse? La risposta la
sapete: ruspa». Facendo riferimento anche alla necessità di norme rigorose e
certezza della pena, non manca un pensiero per il benzinaio di Nanto Graziano
Stacchio, né per Adriano Celentano, fresco di avvicinamento alle posizioni
salviniane: «Questo vuol dire usare il buon senso e non trincerarsi dietro
colori e ideologie». E rivolgendosi alla folla Salvini incita: «Domenica si fa
la storia, si cambia il paese». LA PROMESSA. Una sicurezza che traspare anche
dalle parole di Zaia che, pur non volendo snocciolare dati e risultati del suo
Governo in Veneto, né attaccare il programma politico degli avversari, fa una
promessa alla piazza: «Qualunque posto di lavoro libero, prima andrà ai nostri
ragazzi, alla nostra gente, poi agli immigrati. 35 euro al giorno di soldi
pubblici non li dobbiamo dare agli stranieri, ma ai nostri pensionati ed è per questo
che come presidente di Regione ho detto no all´accoglimento di nuovi
stranieri». Immagine simbolo della manifestazione, prima dell´ultima tappa in
serata a Verona, l´abbraccio di Zaia e Salvini immortalati, tutti e due, con la
felpa con la scritta Thiene, regalo della città pronto per entrare a far parte
della monumentale collezione del segretario leghista. Finisce il comizio, i
leader scendono dal palco, la gente se ne va alla chetichella, non prima di un
selfie con Salvini e Zaia. Le forze dell´ordine possono finalmente tirare un
sospiro di sollievo: uova e pomodori, per una volta, sono rimasti nelle case.
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Armeni