Prezzi
bassi e "roba" di ottima qualità. Il mercato della droga a due passi
dal centro di Vicenza non è solo un problema che riguarda genericamente
"la sicurezza" o "l'immigrazione" ma qualcosa di molto più
profondo legato a un disagio sociale che trova nell'eroina la droga perfetta.
Campo Marzo è un parco tutto sommato tenuto bene, a due passi dalla Stazione e
a tre dal centro che occasionalmente ospita Scout, manifestazioni sportive,
concerti e giostre.
Forse un po' trascurato a livello di iniziative “importanti”, per esempio il suo mancato inserimento all'interno di eventi come Vicenza Jazz, ma tutto sommato è un posto “sicuro” nella realtà ma pericoloso nella percezione comune. Una percezione dovuta alla presenza continua di pusher africani, che vendono a tutte le ore del giorno, e di tossicodipendenti che arrivano di corsa e se ne vanno strafatti. Quelli che – come ormai è risaputo – comprano una dose di qualsiasi cosa da spacciatori fissi che tra i vialetti del parco hanno l’ufficio mobile.
Una dose di eroina, circa un grammo, costa più o meno 7 euro, un terzo rispetto alla cocaina, venduta a 20 euro al grammo. Anche se il prezzo della roba è basso la qualità, al contrario di quello che si pensa, è ottima. Tanto che, se non si sta attenti ti manda dritto spedito al creatore. «Le prime avvisaglie sono arrivate alla fine del 2014, con 4 casi di morti per overdose – conferma Vincenzo Balestra, direttore del SERT di Vicenza - che non è tanto dovuta al taglio della sostanza ma al fatto che più la sostanza è buona, più l’overdose è probabile, perché il principio attivo è maggiore».
Il SERT di Vicenza ha un osservatorio di confronto con i colleghi di altre città, secondo il quale si sta registrando un incremento dell’afflusso di eroina nel territorio italiano. Una crescita che, anche se non rumorosa, sta assumendo dimensioni importanti. «Da quando è iniziata la guerra in Afghanistan – aggiunge Balestra – l’eroina ha invaso il mercato ed ha un ottimo rapporto qualità-prezzo, inoltre solo l’1% viene sequestrato alle frontiere». I dati che arrivano dalla prefettura non danno però ancora l’idea dell’estensione del fenomeno: 46 consumatori fermati nel 2013, 31 nel 2014 e appena 3 nel primo trimestre 2015. Fascia d’età con maggiore incidenza, dai 20 ai 24 anni. Il fatto di un calo delle segnalazioni non significa però che stiano diminuendo i tossicodipendenti. Da un lato c’è la carenza d’organico delle forze dell’ordine – dato continuamente segnalato dal sindacato di Polizia – e dall’altra il fatto che sono cambiate completamente le modalità dello spaccio rispetto agli anni passati.
Molti “clienti”, quelli che pagano meglio e magari sono figli di classi sociali più agiate, stanno più nascosti e hanno canali di rifornimento privilegiati, diversi dalla “piazza” di Campo Marzo. Inoltre, fino a qualche anno fa, erano gli stessi tossicodipendenti a spacciare eroina, mentre adesso il pusher non è quasi mai un tossico. «Una volta, in qualche modo, conoscevamo gli stessi spacciatori, adesso non solo è più evidente che non ci sono spacciatori-consumatori ma è sorto il problema dei migranti», dice Balestra, lanciando un appello per il ripristino sia degli interventi di strada, con l’unità mobile – di recente finanziata con un fondo regionale, sia pure limitatamente nei modi e nei tempi – sia per la rimessa in campo, a livello locale, di un tavolo di lavoro permanente sui migranti.
Il centro commerciale della droga, come è risaputo, ha sede a Campo Marzo. I principali “commercianti” sono algerini e tunisini, molti dei quali a piede libero nonostante numerose condanne e permessi di soggiorno scaduti. Ogni tanto ingaggiano scontri, anche con morti e feriti, per il controllo della piccola bottega. Briciole. Loro, infatti, non sono che i fattorini, l’ultimo anello di una lunga catena che parte dall’Afghanistan e che, secondo i dati del ministero degli interni e degli osservatori sui traffici di droga, arriva nel nord Italia principalmente attraverso i Balcani, con punti di stoccaggio in grandi città come Milano, sotto l’egida di svariati tipe di mafie, italiane, turche e albanesi in primis.
Quello che conta, in ogni caso è la domanda. È la legge di mercato, l’offerta che conosce i propri clienti, li crea o ne approfitta della situazione. Per quanto riguarda l’eroina le cose sono cambiate rispetto alla prima ondata, quella dei “sfavillanti” anni ’80. L’eroina dei tossici di prima generazione, ad esempio, veniva iniettata. Poi è arrivata l’epidemia dell’AIDS e le strutture nate per contrastarla hanno consapevolizzato l’utenza fino a far tramontare l’uso delle siringhe. Ecco che gli eroinomani del nuovo millennio hanno cominciato ad inalarla, fumandola usando a mo di pipa la stagnola del pacchetto di sigarette. Attraverso l’inalazione l’effetto non è così dirompente come l’iniezione ma la durata è maggiore e la dipendenza è la stessa. I soggetti che fumano non si ritengono però tossicodipendenti e per questo non contattano il Sert. «Anche qui stiamo assistendo a un fenomeno di ritorno – conclude Balestra – perché oggi questa nuova generazione non è più informata dei danni e ci troviamo di fronte a dei tossici meno informati che si iniettano di nuovo l’eroina». Rimane il fatto che un luogo come Campo Marzo, dalle ottime potenzialità sia culturali che economiche, rischia di diventare un ghetto, vittima di una strategia che appartiene ai “massimi sistemi”. Nei piccoli sistemi – come molti cittadini vicentini si chiedono - forse basterebbe poco per far sì che l'economia della zona non sia invece relegata a un prodotto che non conosce crisi e che ha l’aspetto di polvere dal colore che va dal bianco al marrone.
da VicenzaPiù
Forse un po' trascurato a livello di iniziative “importanti”, per esempio il suo mancato inserimento all'interno di eventi come Vicenza Jazz, ma tutto sommato è un posto “sicuro” nella realtà ma pericoloso nella percezione comune. Una percezione dovuta alla presenza continua di pusher africani, che vendono a tutte le ore del giorno, e di tossicodipendenti che arrivano di corsa e se ne vanno strafatti. Quelli che – come ormai è risaputo – comprano una dose di qualsiasi cosa da spacciatori fissi che tra i vialetti del parco hanno l’ufficio mobile.
Una dose di eroina, circa un grammo, costa più o meno 7 euro, un terzo rispetto alla cocaina, venduta a 20 euro al grammo. Anche se il prezzo della roba è basso la qualità, al contrario di quello che si pensa, è ottima. Tanto che, se non si sta attenti ti manda dritto spedito al creatore. «Le prime avvisaglie sono arrivate alla fine del 2014, con 4 casi di morti per overdose – conferma Vincenzo Balestra, direttore del SERT di Vicenza - che non è tanto dovuta al taglio della sostanza ma al fatto che più la sostanza è buona, più l’overdose è probabile, perché il principio attivo è maggiore».
Il SERT di Vicenza ha un osservatorio di confronto con i colleghi di altre città, secondo il quale si sta registrando un incremento dell’afflusso di eroina nel territorio italiano. Una crescita che, anche se non rumorosa, sta assumendo dimensioni importanti. «Da quando è iniziata la guerra in Afghanistan – aggiunge Balestra – l’eroina ha invaso il mercato ed ha un ottimo rapporto qualità-prezzo, inoltre solo l’1% viene sequestrato alle frontiere». I dati che arrivano dalla prefettura non danno però ancora l’idea dell’estensione del fenomeno: 46 consumatori fermati nel 2013, 31 nel 2014 e appena 3 nel primo trimestre 2015. Fascia d’età con maggiore incidenza, dai 20 ai 24 anni. Il fatto di un calo delle segnalazioni non significa però che stiano diminuendo i tossicodipendenti. Da un lato c’è la carenza d’organico delle forze dell’ordine – dato continuamente segnalato dal sindacato di Polizia – e dall’altra il fatto che sono cambiate completamente le modalità dello spaccio rispetto agli anni passati.
Molti “clienti”, quelli che pagano meglio e magari sono figli di classi sociali più agiate, stanno più nascosti e hanno canali di rifornimento privilegiati, diversi dalla “piazza” di Campo Marzo. Inoltre, fino a qualche anno fa, erano gli stessi tossicodipendenti a spacciare eroina, mentre adesso il pusher non è quasi mai un tossico. «Una volta, in qualche modo, conoscevamo gli stessi spacciatori, adesso non solo è più evidente che non ci sono spacciatori-consumatori ma è sorto il problema dei migranti», dice Balestra, lanciando un appello per il ripristino sia degli interventi di strada, con l’unità mobile – di recente finanziata con un fondo regionale, sia pure limitatamente nei modi e nei tempi – sia per la rimessa in campo, a livello locale, di un tavolo di lavoro permanente sui migranti.
Il centro commerciale della droga, come è risaputo, ha sede a Campo Marzo. I principali “commercianti” sono algerini e tunisini, molti dei quali a piede libero nonostante numerose condanne e permessi di soggiorno scaduti. Ogni tanto ingaggiano scontri, anche con morti e feriti, per il controllo della piccola bottega. Briciole. Loro, infatti, non sono che i fattorini, l’ultimo anello di una lunga catena che parte dall’Afghanistan e che, secondo i dati del ministero degli interni e degli osservatori sui traffici di droga, arriva nel nord Italia principalmente attraverso i Balcani, con punti di stoccaggio in grandi città come Milano, sotto l’egida di svariati tipe di mafie, italiane, turche e albanesi in primis.
Quello che conta, in ogni caso è la domanda. È la legge di mercato, l’offerta che conosce i propri clienti, li crea o ne approfitta della situazione. Per quanto riguarda l’eroina le cose sono cambiate rispetto alla prima ondata, quella dei “sfavillanti” anni ’80. L’eroina dei tossici di prima generazione, ad esempio, veniva iniettata. Poi è arrivata l’epidemia dell’AIDS e le strutture nate per contrastarla hanno consapevolizzato l’utenza fino a far tramontare l’uso delle siringhe. Ecco che gli eroinomani del nuovo millennio hanno cominciato ad inalarla, fumandola usando a mo di pipa la stagnola del pacchetto di sigarette. Attraverso l’inalazione l’effetto non è così dirompente come l’iniezione ma la durata è maggiore e la dipendenza è la stessa. I soggetti che fumano non si ritengono però tossicodipendenti e per questo non contattano il Sert. «Anche qui stiamo assistendo a un fenomeno di ritorno – conclude Balestra – perché oggi questa nuova generazione non è più informata dei danni e ci troviamo di fronte a dei tossici meno informati che si iniettano di nuovo l’eroina». Rimane il fatto che un luogo come Campo Marzo, dalle ottime potenzialità sia culturali che economiche, rischia di diventare un ghetto, vittima di una strategia che appartiene ai “massimi sistemi”. Nei piccoli sistemi – come molti cittadini vicentini si chiedono - forse basterebbe poco per far sì che l'economia della zona non sia invece relegata a un prodotto che non conosce crisi e che ha l’aspetto di polvere dal colore che va dal bianco al marrone.
da VicenzaPiù
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