L'Ordine vuol punire un cronista reo di aver criticato
le politiche che favoriscono gli stranieri. Già condannato un ex vicedirettore
Mediaset.
«Siamo alla
boldrinizzazione del giornalismo!» sbotta Andrea Miola, ex caporedattore del
quotidiano Cronaca qui , oggi disoccupato dopo la chiusura della testata nel
2012.
Per
alleggerirlo, l'Ordine dei giornalisti del Piemonte gli ha appena notificato
l'apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti, per una serie di
articoli sui rom in Lombardia non confacenti, secondo l'Ordine, alle accortezze
linguistiche e stilistiche che bisogna usare quando si parla di nomadi (termine
che l'Odg consiglia di evitare, così come pure l'offensivo «zingari», meglio
«Romanì»).
In uno degli
articoli incriminati il collega, partendo dalla linea dura intrapresa
dall'allora premier francese Sarkozy, dava conto di un'iniziativa opposta del
Comune di Milano guidato dalla giunta Pisapia: «Mentre la Francia caccia senza
tante storie gli indesiderati, l'Italia li accoglie con tanto di casa gratis.
Sarà Milano ad inaugurare l'era del tetto a scrocco per le famiglie nomadi,
realizzando un villaggio di circa 40 case sulle sponde del fiume Lambro. Costo
dell'operazione: 5 milioni di euro. La giunta ha così deliberato: una casa
gratis per tutti a spese del cittadino. Mon dieu
». Tono, taglio, scelta di
termini che per l'Ordine, dopo l'esposto dell'Osservatorio sulle
discriminazioni di Mantova, puzzano di razzismo e intolleranza. Così come per
un altro articolo sulla differenza nell'assegnazione di case popolari tra
italiani (poveri) e immigrati (meglio «migranti», o «richiedenti asilo»). Ecco
qui le righe traboccanti razzismo e meritevoli di procedimento disciplinare
secondo l'organo che vigila sui giornalisti: «A Milano, se sei immigrato è più
facile ottenere una casa popolare. Alla faccia della città egoista e
intollerante, per dirla col cardinale Tettamanzi. Ma tant'è. Del resto, i
numeri sono numeri. Nel 2009, su mille assegnazioni, 453 sono andate a
beneficio di richiedenti stranieri, i quali scalano le graduatorie dell'Aler
scodellando redditi da fame e prole così numerosa da far invidia alle famiglie
mormone. (...) Una discriminazione bella e buona nei confronti di chi è nato
qui». Un commento, con un'opinione netta ma legittima (o no?), su un fatto
preciso. Per l'Ordine, però, la libertà di critica e cronaca di un giornalista
in questo caso travalica i limiti consentiti, trattando in modo irriguardoso le
minoranze etniche. Miola è deciso a non presentarsi all'udienza del suo
«processo» (ha chiesto di avere l'esposto contro di lui, ma l'Ordine ha detto
che non può, per la «privacy»): «Mi renderei complice di un sistema che
controlla i giornalisti come nei regimi dispotici», dice. Anche perché i
precedenti non promettono niente di buono. L'ex vicedirettore Mediaset ,
storico conduttore della rassegna stampa del Tg4 , Francesco Bozzetti, è stato
appena condannato dall'Ordine per una frase, sempre sui rom. «Avevo commentato
uno sgombero, scrivendo che la Romania avrebbe fatto bene a controllare i
flussi migratori prima di entrare in Europa, perché l'espansione della
popolazione rom costituiva un problema sociale e anche di ordine pubblico. Per
questa opinione, in un editoriale, sono stato condannato. Ormai non si possono
più esprimere opinioni, quando parli di immigrati è come maneggiare delle
bombe, non puoi dire minimamente nulla che sollevi un problema che gli
ayatollah dell'Ordine ti mettono subito il bavaglio». Ayatollah, s'intende,
detto senza offesa alcuna per le popolazioni sciite.
di Paolo Bracalini (Giornale)
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