Il 18 ottobre 2013 Maroni predisse: «Sono iniziative spettacolari che non
servono a risolvere la questione sbarchi nel Mediterraneo. Bisogna andare nei
paesi di partenza a fare gli accordi».
«E' partita oggi l'operazione militare e
umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale denominata Mare Nostrum che vede
impiegato il personale e i mezzi navali ed aerei della Marina Militare,
dell'Esercito, dell'Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di
Finanza, della Guardia Costiera e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario
titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare. L'operazione,
per la quale l'ufficio stampa della Marina Militare è coordinatore delle
attività con i media, prevede il rafforzamento del dispositivo italiano di
sorveglianza e soccorso in alto mare già presente, con l'obiettivo di aumentare
il livello di sicurezza della vita umana ed il controllo dei flussi migratori».
E' il comunicato ufficiale del ministero della Difesa che il 18 ottobre 2013 ha dato il via alla sciagurata operazione di trasporto clandestini e pro scafisti nel Mediterraneo. La reazione della Lega? Subito chiara e in perfetta coerenza. Lo stesso giorno Roberto Maroni, all'epoca dei fatti Segretario del Carroccio oltre che Governatore della Lombardia, disse: «Iniziative un po' spettacolari come Mare Nostrum, non servono a risolvere la questione sbarchi nel Mediterraneo, bisogna andare nei paesi di partenza a fare gli accordi». In quel periodo Maroni, che era a Grenoble per firmare un accordo macroregionale europeo per l'area alpina, disse di ritenere che sugli sbarchi di migranti l'Unione Europea non avrebbe mai avuto «capacità d'intervento». Da quelle dichiarazioni è trascorso un anno. Un periodo che ha dato ragione, purtroppo, al Carroccio. Purtroppo perché gli sbarchi dei clandestini hanno raggiunto numeri da record (circa 150mila persone). E sì, proprio di clandestini si tratta perché i rifugiati accertati (i numeri sono del Viminale) non raggiungono nemmeno il 10% del totale. Anche i morti annegati hanno toccato quote da record: oltre 2.500 disperati hanno perso la vita col miraggio di un futuro migliore. Poi i costi: 9,2 milioni di euro al mese solo considerando le spese legate alle operazioni di raccolta e trasbordo dei clandestini, oltre 1 miliardo in un anno. Numeri che dicono di un fallimento completo. Eppure la Lega fin dall'inizio ha protestato contro questa operazione nelle aule parlamentari e fuori, nelle piazze, per le strade. L'ultima, in ordine di tempo, se si esclude l'enorme manifestazione di piazza Duomo, c'è stata l'altro giorno alla Camera quando, mentre il ministro Angelino Alfano si vantava dei risultati del disastro Mare Nostrum, i leghisti si sono alzati e con calma e in silenzio si sono tolti le giacche rimanendo con addosso solo le magliette bianche sulle quali campeggiava la scritta "Stop Invasione. Milano 18 ottobre 2004". Pochi giorni prima è toccato ai senatori, ma ogni mese manifestazioni del Carroccio non sono mancate: presidi, cortei praticamente in ogni città del Nord. Una cronaca quotidiana che racconta di sit-in e dimostrazioni come quella che si è svolta lo scorso 2 agosto nel Bergamasco, dove una trentina di sindaci hanno condiviso un documento inviato al prefetto Francesca Ferrandino, con il quale si chiede di fare chiarezza sui numeri e sullo stato di salute degli immigrati accolti nelle varie strutture, ma anche su «notizie di fughe, registrate nei giorni scorsi, dalle suddette strutture». Protesta la Lega anche al Senato e spesso e con veemenza come il 7 agosto del 2014 quando gli esponenti del Carroccio srotolano enormi striscioni con "Clandestino è reato". Ancora in aula alla Camera, è il 16 maggio del 2014. Da mesi ormai il Carroccio chiede le dimissioni del ministro Alfano. Quella mattina di primavera al grido di «Governo cacciaballe» pronunciate da un infervorato Davide Caparini in occasione della discussione su una mozione per chiedere l'immediato stop dell'operazione militare nel Mar Mediterraneo, i rappresentanti del Carroccio con tanto di fischietti e manifesti urlano tutta la loro rabbia. "Clandestino è reato" recitano i cartelloni e i manifesti bianchi con le scritte blu che ricordano lo scellerato emendamento in salsa grillina che da poco aveva cancellato il reato d'immigrazione clandestina. Ma un impassibile Delrio dichiarò: «La missione va avanti». Una protesta che continua fuori dall'Aula di Montecitorio: «Non parteciperemo ai lavori dell'Aula per ascoltare il ministro Alfano - annunciò il vice presidente Matteo Bragantini -. Rientreremo solo per l'intervento del nostro collega Nicola Molteni». Un'ondata dietro l'altra, intanto, i clandestini travestiti da profughi continuano ad approdare in Sicilia, a Pozzallo soprattutto. Là, a fine aprile ci va anche Matteo Salvini accolto come un eroe dalla popolazione che proprio non ce la fa più a sopportare il peso di quel continuo scempio della propria terra. «Presenteremo subito a Camera e Senato la proposta di sospendere l'operazione Mare Nostrum che costa 300mila euro al giorno ai cittadini italiani che finiscono quindi per finanziare gli scafisti e l'invasione delle nostre coste», annunciò Salvini e così feceroMassimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti, all'epoca presidenti dei due gruppi parlamentari. E Alfano? Lui continua imperterrito a fare il campione dell'accoglienza. Ieri con Mare Nostrum, oggi con Triton.
di Iva Garibaldi
E' il comunicato ufficiale del ministero della Difesa che il 18 ottobre 2013 ha dato il via alla sciagurata operazione di trasporto clandestini e pro scafisti nel Mediterraneo. La reazione della Lega? Subito chiara e in perfetta coerenza. Lo stesso giorno Roberto Maroni, all'epoca dei fatti Segretario del Carroccio oltre che Governatore della Lombardia, disse: «Iniziative un po' spettacolari come Mare Nostrum, non servono a risolvere la questione sbarchi nel Mediterraneo, bisogna andare nei paesi di partenza a fare gli accordi». In quel periodo Maroni, che era a Grenoble per firmare un accordo macroregionale europeo per l'area alpina, disse di ritenere che sugli sbarchi di migranti l'Unione Europea non avrebbe mai avuto «capacità d'intervento». Da quelle dichiarazioni è trascorso un anno. Un periodo che ha dato ragione, purtroppo, al Carroccio. Purtroppo perché gli sbarchi dei clandestini hanno raggiunto numeri da record (circa 150mila persone). E sì, proprio di clandestini si tratta perché i rifugiati accertati (i numeri sono del Viminale) non raggiungono nemmeno il 10% del totale. Anche i morti annegati hanno toccato quote da record: oltre 2.500 disperati hanno perso la vita col miraggio di un futuro migliore. Poi i costi: 9,2 milioni di euro al mese solo considerando le spese legate alle operazioni di raccolta e trasbordo dei clandestini, oltre 1 miliardo in un anno. Numeri che dicono di un fallimento completo. Eppure la Lega fin dall'inizio ha protestato contro questa operazione nelle aule parlamentari e fuori, nelle piazze, per le strade. L'ultima, in ordine di tempo, se si esclude l'enorme manifestazione di piazza Duomo, c'è stata l'altro giorno alla Camera quando, mentre il ministro Angelino Alfano si vantava dei risultati del disastro Mare Nostrum, i leghisti si sono alzati e con calma e in silenzio si sono tolti le giacche rimanendo con addosso solo le magliette bianche sulle quali campeggiava la scritta "Stop Invasione. Milano 18 ottobre 2004". Pochi giorni prima è toccato ai senatori, ma ogni mese manifestazioni del Carroccio non sono mancate: presidi, cortei praticamente in ogni città del Nord. Una cronaca quotidiana che racconta di sit-in e dimostrazioni come quella che si è svolta lo scorso 2 agosto nel Bergamasco, dove una trentina di sindaci hanno condiviso un documento inviato al prefetto Francesca Ferrandino, con il quale si chiede di fare chiarezza sui numeri e sullo stato di salute degli immigrati accolti nelle varie strutture, ma anche su «notizie di fughe, registrate nei giorni scorsi, dalle suddette strutture». Protesta la Lega anche al Senato e spesso e con veemenza come il 7 agosto del 2014 quando gli esponenti del Carroccio srotolano enormi striscioni con "Clandestino è reato". Ancora in aula alla Camera, è il 16 maggio del 2014. Da mesi ormai il Carroccio chiede le dimissioni del ministro Alfano. Quella mattina di primavera al grido di «Governo cacciaballe» pronunciate da un infervorato Davide Caparini in occasione della discussione su una mozione per chiedere l'immediato stop dell'operazione militare nel Mar Mediterraneo, i rappresentanti del Carroccio con tanto di fischietti e manifesti urlano tutta la loro rabbia. "Clandestino è reato" recitano i cartelloni e i manifesti bianchi con le scritte blu che ricordano lo scellerato emendamento in salsa grillina che da poco aveva cancellato il reato d'immigrazione clandestina. Ma un impassibile Delrio dichiarò: «La missione va avanti». Una protesta che continua fuori dall'Aula di Montecitorio: «Non parteciperemo ai lavori dell'Aula per ascoltare il ministro Alfano - annunciò il vice presidente Matteo Bragantini -. Rientreremo solo per l'intervento del nostro collega Nicola Molteni». Un'ondata dietro l'altra, intanto, i clandestini travestiti da profughi continuano ad approdare in Sicilia, a Pozzallo soprattutto. Là, a fine aprile ci va anche Matteo Salvini accolto come un eroe dalla popolazione che proprio non ce la fa più a sopportare il peso di quel continuo scempio della propria terra. «Presenteremo subito a Camera e Senato la proposta di sospendere l'operazione Mare Nostrum che costa 300mila euro al giorno ai cittadini italiani che finiscono quindi per finanziare gli scafisti e l'invasione delle nostre coste», annunciò Salvini e così feceroMassimo Bitonci e Giancarlo Giorgetti, all'epoca presidenti dei due gruppi parlamentari. E Alfano? Lui continua imperterrito a fare il campione dell'accoglienza. Ieri con Mare Nostrum, oggi con Triton.
di Iva Garibaldi
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