sabato 28 febbraio 2015

I leghisti a Roma: "Renzi, Renzi, vaffa..."

Ore 16 e 40. Matteo Salvini sale sul palco in piazza del Popolo a Roma per l'atteso comizio del "No-Renzi day", la grande manifestazione leghista contro il governo. La piazza è colma e il leader leghista parte sicuro, nonostante un fastidioso effetto-eco dovuto agli altoparlanti sparsi in giro. Il discorso va in diretta su SkyTg24, Tgcom24 e RaiNews24. Pronuncia un paio di volte la parola "Renzi" e la piazza risponde pèronta "Vaffanculo". Al terzo "Renzi"-"vaffa" si ferma e avverte i suoi: "Ma perchè ogni volta che pronuncio la parola renzi dite vaffanculo. Quello poi ci resta male, si offende e ci piazza una tassa sul vaffanculo al tre per cento". La piazza non si tiene più e scatta un corale "renzi, renzi, vaffanculo" che suona altissimo. Per mamma Rai è troppo. La conduttrice di studio stacca immediatamente il collegamento con un "torniamo in studio" e lancia un altro servizio come se nulla fosse. Vietato sfanculare il manvoratore sulla tv pubblica. Passa qualche minuto e, fosrse preso atto che i "vaffa" erano, almeno per il momento terminati, mamma Rai torna in collegamento da piazza del Popolo. Ma guarda che caso...
da LiberoQuotidiano

Roma. I cretini che non vogliono Salvini

Ullallà. Che paura. Il pericolosissimo Matteo Salvini con le sue truppe nordiche armate di ampolle è pronto a calare su Roma. Dilaga il panico nella Capitale. Si scherza, ma nemmeno troppo. Perché nella città delle mille manifestazioni, nel paese in cui minacciano di scendere in piazza anche i carrozzieri (con tutto il rispetto per i carrozzieri e la loro professione) la manifestazione della Lega crea scompiglio. E allora scendono in piazza quei cretini degli antagonisti. Che poi bisognerebbe capire a cosa sono antagonisti. Di sicuro al buon senso (a volte anche alla doccia) e alla libertà di espressione, dato che vorrebbero “respingere” Salvini. Essì, perché loro a parole sono pronti ad accogliere tutti. Tranne quelli che la pensano diversamente da loro.  Quindi, praticamente, vogliono starsene solo tra di loro. Ma il problema è che la levata di scudi antisalviniana non arriva solo dalle frange più radicali. Basta fare un giro su Twitter o su Facebook per trovare altrettanti cretini – ma più patinati, quindi pure peggio – che si sentono in dovere di avvisarci con cartelli e hashtag che loro non staranno  #maiconsalvini. Sono sempre i soliti isterici in crisi d’identità che battono i piedi perché vogliono convincersi che la piazza è solo loro. Invece la piazza è di tutti. Persino di quei rozzi padani in camicia verde.
Di Francesco Maria Del Vigo (Giornale)

L’espansione in Europa dei Fratelli Musulmani


Dopo essere penetrati in quasi tutta l’Africa centro-settentrionale ed in Medio Oriente, nei periodi precedenti e successivi alla II Guerra Mondiale, la Fratellanza Musulmana ha iniziato a penetrare in Europa sin dai primi anni 60 e 70 del secolo scorso, anni in cui molti giovani mediorientali emigravano in Europa ed in America per studiare nelle nostre università. Molti di questi giovani, dopo aver conseguito la laurea si sono fermati in Occidente dove hanno iniziato ad affermarsi professionalmente soprattutto in Germania. In Italia la Fratellanza Musulmana, è sempre stata molto attiva e buona parte della comunità islamica italiana ha sempre simpatizzato per essa: il venditore di kebab, il fruttivendolo, il medico di origine mediorientali piuttosto che l’avvocato, hanno, da sempre, inviato presso il quartier generale del movimento piccole somme a titolo di finanziamento, oltre alle grosse somme che, prima di essere considerato movimento terrorista, inviava anche l’Arabia Saudita. I Fratelli Musulmani, per chiarire, sono sempre stati un gruppo politico tendenzialmente molto vicino alla teocrazia islamica, quindi vicini all’imposizione della Sharia, della legge coranica che è totalmente in contrasto con le nostra legge basata sul diritto e non su ciò che vuole o meno Allah, infibulazioni comprese. In Europa, contrariamente a quanto si pensi, l’organizzazione terroristica della Fratellanza Musulmana è oggi più attiva che mai, soprattutto in Germania.
Ma cerchiamo di comprendere bene cosa sia l’organizzazione dei Fratelli Musulmani. Innanzi tutto la Fratellanza Musulmana è un movimento radicale islamico sunnita, di corrente wahabita, che nasce nel 1928. A causa della svendita, del continuo tentativo di distruzione della nostra cultura, dei nostri valori, da parte dei ben pensanti progressisti politically correct, la Fratellanza Musulmana è stata sempre presentata come un movimento moderato; giusto per gettar luce sul loro modo di intendere la moderazione, citiamo testualmente il loro motto che in poche righe sintetizza il loro punto di vista sulla tolleranza, sulla loro laicità ed il loro modo di intendere la democrazia: “Allah è il nostro Obiettivo. Il Profeta è il nostro Leader. Il Corano è la nostra Legge. La Jihad è la nostra Via. Morire sulla via di Allah è la nostra più alta Speranza”.
Secondo i politici europei e dell’inetto inquilino della Casa Bianca, i fratelli musulmani, rappresenterebbero l’Islam politico e pertanto sono presentati al dormiente pubblico occidentale come l’incarnazione dell’Islam moderato: nulla di più falso!
Nella realtà dei fatti, i fratelli musulmani, non hanno mai ripudiato la Jihad, semmai, utilizzando metodi più subdoli, più nascosti, hanno sempre cercato di influenzare le politiche europee, tant’è che proprio l’Europa è diventata la loro base principale per la diffusione del loro potere politico ed economico ed è sempre in Europa che hanno stabilito le basi per la diffusione della jihad nel mondo ed in Germania che nasce una delle più potenti organizzazioni islamiche europee, la Islamische Gemeinschaft Deutschland (Comunità Islamica di Germania, IGD) fondata nel 1958 da Sa’id Ramadan, ed è sempre in Germania che viene fondata la Muslim World League, un’Organizzazione ben finanziata che la Casa Reale Wahabita dell’Arabia Saudita usa per diffondere la sua interpretazione radicale dell’Islam attraverso il mondo. Queste due potentissime organizzazioni, nel corso di pochi anni, hanno creato un vero e proprio sistema di raccolta fondi e di finanziamento di numerosi gruppi terroristici fino al punto da diventare oggetto di indagini per le maggiori agenzie di intelligence del mondo (C.I.A., M.I. 6, F.S.B. MOSSAD, etc.)
Di Gian Giacomo William Faillace (Quelsi)

venerdì 27 febbraio 2015

I milanesi scrivono all'Europa: "Vogliamo i privilegi dei rom"

La lettera-denuncia di un gruppo di famiglie al Consiglio Ue: "Case, mense e mezzi pubblici gratis: basta trattamenti di favore".
«Caro Consiglio d'Europa, anche noi vorremmo diventare rom e avere gli stessi diritti dei nomadi». Comincia così la lettera che un gruppo di cittadini milanesi ha intenzione di spedire all'Ecri, la commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza. 
Una mossa che va ben oltre la trovata goliardica e che intende piuttosto essere una denuncia.
L'idea parte da Carmela Artusa, dipendente comunale e madre di un ragazzo di 19 anni, studente di ingegneria al Politecnico. A sottoscrivere la lettera sono subito intervenuti colleghi, amici, vicini di casa, conoscenti. E l'elenco potrebbe diventare sempre più lungo. «Vogliamo chiedere appoggio nei mercati, siamo sicuri di trovare il consenso di parecchi milanesi». Nessun appoggio politico, nessuna bandiera di partito, solo la voce di cittadini comuni che alla fine di ogni mese hanno spese da pagare, mutui e rate. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la recente bacchettata che il Consiglio europeo ha dato all'Italia, intimandola a trattare meglio i rom. Nell'ultimo rapporto vengono strigliate le autorità italiane perché non hanno ancora introdotto misure per assicurare ai rom colpiti da ordini di sgombro i diritti garantiti agli altri cittadini. Diritti che dovrebbero prevedere la possibilità di contestare l'ordine di sgombero, di sfratto, davanti a un tribunale, e la possibilità di accedere a un luogo dove poter abitare. «Eh no, questo è troppo - è sbottata Carmela - Basta con gli appelli di cardinali e vescovi che ci invitano a prenderci in casa un rom. Basta con questo trattamento di favore. Io devo cavarmela con il mio stipendio e nessuno mi fa sconti su niente. Se prendo una multa devo pagarla. E devo pagare pure se voglio contestarla facendo ricorso. Noi cittadini siamo perseguitati, non solo tartatssati. Sentire che i rom vanno trattati ancor meglio rispetto ad oggi ci fa infuriare». Da qui l'idea di stendere un decalogo di ciò che i rom possono fare e i milanesi no. «Vogliamo essere eguagliati ai cittadini rom - si legge nella lettera - ed avere il diritto di non avere doveri». Ad esempio, si chiede (ovviamente come provocazione) di poter circolare senza documenti e, in caso di controlli, di poter dichiarare generalità false. Di girare su auto di lusso senza pagare assicurazioni, bolli, revisioni e tagliandi. Di non sborsare nemmeno un euro né libri di testo, né refezione scolastica, né scuolabus per i bambini. Di non pagare bollette e tasse. Di poter bivaccare e chiedere l'elemosina.
«Se ci permettessimo noi milanesi di chiedere soldi ai semafori o di accamparci in giro per la città senza averne diritto, verremmo spolpati vivi». Costa affittare il suolo pubblico, costa utilizzare i mezzi pubblici. «Per loro invece è gratis». «Se io decidessi di non pagare più l'affitto di casa, verrei sfrattato - spiega un altro firmatario della lettera - Per i rom il trattamento è diverso. Si lascia che occupino abusivamente spazi e case senza che spendano un euro e senza che ne abbiano diritto». Rivolgendosi direttamente alla comunità rom, l'ideatrice dell'iniziativa scrive anche: «Ricordo che è inutile che i nomadi si appellino all'Olocausto. Gli ebrei non cercano diritti, si sono rimboccati le maniche e hanno costruito tutto».
Di Maria Sorbi (Giornale)

Schio. Arrestato lunedì per estorsione, scarcerato, commette una rapina. Nuovamente preso

Era stato arrestato lunedì scorso, con l’accusa di estorsione, dopo che, assieme ad un complice, aveva preteso 70 euro per restituire al legittimo proprietario una bici rubata. Il giorno dopo, il giudice lo aveva rimesso in libertà e ieri è finito nuovamente in manette per rapina . Alayete Marouen, 27enne tunisino senza fissa dimora, è accusato di essersi impossessato del ciclomotore Malaguti Phanton, del portafogli e del cellulare di un giovane, aggredito nel sottopassaggio di Porta Venezia a Schio. Era assieme ad un altro magrebino quando hanno affrontato la vittima intimandogli di consegnare lo scooter. All’esitazione del malcapitato, la coppia di delinquenti avrebbe reagito spintonando e scaraventando sull’asfalto il proprietario del ciclomotore. Quindi, i due malviventi sono fuggiti facendo perdere le tracce.
Immediate, sono scattate le indagini dei carabinieri per l’identificazione degli autori della rapina, con l’acquisizione delle immagini del sistema di videosorveglianza cittadino.
La svolta al caso, nella giornata di ieri, quando il giovane si è presentato negli uffici della compagnia dell’Arma di via Maraschin per formalizzare la denuncia e casualmente ha riconosciuto sul giornale la foto del magrebino che lo aveva rapinato: era Alayete Marouen, arrestato lunedì. Il tunisino era sul giornale proprio per quell’arresto.
Il ragazzo non ha avuto alcun dubbio. A quel punto, gli investigatori si sono messi alla ricerca del malvivente. E’ stato individuato, nel pomeriggio in pieno centro a Schio, mentre stava passeggiava tranquillamente. E’ stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria e ora si trova in carcere a disposizione della magistratura, in attesa che il gip tramuti il fermo in una ordinanza di custodia cautelare. E chissà che stavolta dietro le sbarre ci stia.
Ore contate per il suo complice, che è stato identificato ed è ricercato.
N.B.(ThieneOnLine)

giovedì 26 febbraio 2015

30.200 farmaci raccolti in Veneto e destinati a chi non se li può permettere

30.200 confezioni di farmaci donati in Veneto per curare persone bisognose che non possono permettersi di pagare la cura. I farmaci sono stati consegnati agli enti socio-assistenziali di riferimento dopo essere stati raccolti nella Giornata di raccolta del farmaco svoltasi lo scorso 13 febbraio. 372 le farmacie che hanno aderito, con un incremento del 5% rispetto al 2014 e in linea con il trend nazionale.
In tutta Italia, invece, sono stati donati 360.000 farmaci in 3.673 farmacie aderenti alla Fondazione Banco Farmaceutico onlus, dislocate in 97 province e oltre 1.200 comuni. “I veneti sono davvero generosi e anche nella Giornata di raccolta del Farmaco si è visto che non hanno certo girato la testa dall’altra parte, nonostante la crisi non accenni a diminuire – ha sottolineato Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità –  ma hanno compreso il senso della donazione perché sono tanti e troppi i nostri corregionali che non ce la fanno più a sostenere molte spese compresa quella dei farmaci. Grazie anche alle farmacie che sono sempre presenti sul territorio h24 e per 365 giorni l’anno offendo un servizio sociale oltreché sanitario, anche nelle zone a bassissima densità abitativa della nostra regione”.
“Siamo davvero contenti – ha detto Matteo Vanzan, delegato della Fondazione Banco Farmaceutico di Verona – della risposta dei nostri concittadini all’emergenza della povertà sanitaria. Ancora una volta hanno dimostrato il grande cuore che li contraddistingue. Il nostro impegno è quello di riuscire a raccogliere un numero sempre maggiore di farmaci, per rispondere sempre più efficacemente alle richieste degli enti con noi convenzionati”.
Secondo Marco Bacchini, “La profonda riconoscenza degli enti assistenziali al momento della consegna dei farmaci è motivo di sprone per tutti coloro che partecipano alla grande macchina socio sanitaria della Giornata di raccolta del Farmaco. E proprio pensando all’anno prossimo auspico fin da ora un ulteriore incremento del bacino di utenza perché è solo aumentando il numero di farmacie sul territorio (quest’anno la partecipazione delle farmacie scaligere è stata del 9% in più rispetto al 2014)  che si può sperare in momenti di crisi di mantenere o accrescere, così come è accaduto a Verona, il numero di farmaci da destinare alle persone in stato di povertà”.

Lega pronta a sfilare a Roma e i comunisti soffiano sul fuoco

Salvini diserta l'incontro con Mattarella: al Colle vanno i due capigruppo. E Sel prepara una contromanifestazione per sabato: «Non vogliamo vedere fascisti e razzisti».
Roma - Non fa una piega, non muove nemmeno un muscolo Sergio Mattarella quando nel suo studio la delegazione del Carroccio gli chiede di «fermare il dittatorello Renzi».
 Dopo l'Aventino, dopo le polemiche, dopo i tempi forzati imposti dal governo sulle riforme costituzionali, la Lega incontra dunque il capo dello Stato per segnalare i «troppi decreti» e «lo scarso rispetto mostrato dal presidente del Consiglio verso il Parlamento». Mattarella accoglie i capigruppo, offre loro un caffè, li ascolta con «la massima attenzione» e prende atto delle osservazioni, ma la cosa finisce là.
Sarà per questo che Matteo Salvini ha snobbato l'appuntamento e ha spedito al Quirinale Massimo Fedriga e Gian Marco Centinaio, che comunque al termine dell'udienza si dicono soddisfatti. «È andata bene, Napolitano nemmeno ci volle ricevere». Il segretario ha scelto un altro colle romano, il Campidoglio, dove compare in maglietta bianca con scritto «Renzi a casa» e dove presenta la manifestazione di sabato contro il governo. A piedi, con Salvini, un gruppo di parlamentari, anche loro con t-shirt a tema. Una volta raggiunta la piazza di Michelangelo, il manipolo leghista srotola uno striscione contro il sindaco: «Marino a casa». Tensione e parole grosse con un alcuni consiglieri comunali di Sel, pronti a mostrare un contro-striscione: «Salvini a casa, via i razzisti dalla capitale». Protestano anche delle studentesse e delle precarie. Qualcuno gli grida «fascista vattene», lui non risponde e manda baci. «Non replico a quattro poveretti. Sono qui per aiutare i romani a riprendersi la loro bellissima città da un sindaco inadeguato».
E questo forse è soltanto l'assaggio. Si preannuncia infatti un sabato molto delicato sul fronte dell'ordine pubblico. «Noi siamo pacifisti», dice Salvini. «Se ci saranno scontri - aggiunge il senatore del Carroccio Raffaele Volpi - sarà colpa di Renzi che con le sue frasi offensive fomenta l'odio». Mentre Salvini parlerà a Piazza del Popolo, alle 14 partirà dall'Esquilino un contro-corteo organizzato dai movimenti. E pure Sel sarà in piazza contro la manifestazione della camicie verdi. C'è stata polemica nei giorni scorsi sulla partecipazione di gruppi di estrema destra, come Casa Pound. Tra i più critici, Flavio Tosi, che ha parlato di «deriva lepenista».
Il sindaco di Verona contesta la linea «di destra e non di centrodestra» del segretario, vorrebbe aprire a Ncd oltre che a Forza Italia e forse si presenterà in Veneto contro Zaia. Ma non lascerà il partito, farà il Fitto della Lega.
«Non ho mai messo in discussione la candidatura di Zaia, le cose stavano andando lisce e tranquille fino a quando c'è stata questa ingerenza lombarda. Salvini in pratica ha detto che la Liga Veneta non serve a nulla». Però non esce. Se non è pace, è tregua. «Tosè non è fuori - annuncia Salvini -. Dai Flavio, non fare casini adesso, potrai governare il Veneto dopo il secondo mandato di Zaia». Quanto a Ncd, «mai con Alfano, il Cav si adegui».
di Massimiliano Scafi (Giornale)

Hacker islamici attaccano il sito del Comune di Mussolente (VI)

La violazione porta la firma del gruppo Hani Xavi. Sulla homepage l'immagine di un guerrigliero Montagner: «Un caso se hanno preso di mira noi».
MUSSOLENTE. Un gruppo di hacker filo islamisti ha attaccato ieri mattina il sito web del Comune di Mussolente. Il sito è stato messo completamente fuori uso e per circa due ore non è stato possibile accedere ai servizi online.
Si tratta del terzo cyber-attacco nel giro di una settimana ad un sito del territorio provinciale, dopo quelli messi a segno contro un'azienda di Arcugnano e l'istituto comprensivo Toaldo di Montegalda, anche questi colpiti da gruppi di matrice islamica.
L'home page del Comune misquilese è stata oscurata dal logo della banda di hacker tunisini “Hani Xavi”, appartenente al gruppo “Fallaga Team”. È lo stesso gruppo che si è reso responsabile dell'attacco a 20mila siti francesi.
Il sito del Comune misquilese è stato messo fuori uso all'alba. L'attacco è stato sferrato verso le 6. Sulla homepage è apparso il logo di “Hani Xavi”, dai riferimenti piuttosto espliciti, in quanto composto da una figura bardata di nero, in assetto da guerrigliero, con bandiera tunisina. (...)
GdV 26.02.2015.

Thiene (VI). A scuola con mazza e pistola. Individuati tre studenti marocchini che verranno sospesi

Sarebbero tre gli studenti, tutti di origine marocchina, uno di 17, gli atri due di 16, i responsabili dell’inquietante rinvenimento all’istituto Garbin di Thiene,  di una mazza e di una pistola giocattolo. Nei loro confronti, c’è una richiesta di sospensione per 45 giorni che è al vaglio del consiglio d’istituto.
Non c’è pace per il ‘professionale’ Garbin di Thiene e di Schio, al centro di altri fatti d cronaca come il lancio di una sedia addosso ad un professore. La Polizia Locale sta lavorando da giorni e non è facile quando si tratta di ragazzi appena adolescenti. Quello che inquieta e sul quale sono concentrati gli agenti del comandante Giovanni Scarpellini, da sempre attento alle tematiche di bullismo e di violenza nelle scuole, è lo scenario che si è delineato. A quanto pare, ci sarebbe un gruppo di giovani che con la forza intimidatrice di mazze e di pistole finte, ma anche di violenze fisiche e verbali, starebbe cercando di affermare la propria predominanza in virtù di una etnia che intende far valere come ‘superiore’.
Gli agenti ora si ritrovano a fare i conti con un muro di omertà da parte di studenti spaventati, che nelle scuole deve viverci e che ha paura di additare il compagno vicino di banco per il timore di ripercussioni.
Il rinvenimento della mazza e della pistola che riproduce perfettamente una 44 Magnum, è avvenuto nei giorni scorsi, ma per non creare allarmismo, la notizia era stata tenuta nascosta anche per lasciare lavorare gli investigatori. Poi, è invece, trapelata durante la seduta di consiglio comunale di sabato scorso, quando si è affrontato il discorso delle sospensioni da infliggere ai tre presunti responsabili dell’accaduto, che sembra essere collegato al pestaggio di qualche settimana fa, questa volta davanti al Saugo, quando uno studente venne schiaffeggiato da un altro alunno perchè capisse chi fosse il più ‘forte’. Una sorta di regolamento di conti, come accade nei clan malavitosi, come accade nelle organizzazioni criminali e mafiosi. Ma qui, si sta parlando di studenti ci si chiede: se a 16 anni vai a scuola con mazza e pistola giocattolo per intimidire il compagno, a 30 anni chi sarai?
La Polizia Locale ha intanto stilato una dettagliata informativa di reato per il tribunale per i Minorenni di Venezia e non si escludono provvedimenti giudiziari.
Sul fronte scuola, ci sono insegnanti e la Preside Marina Maino in testa, che stanno mostrando collaborazione e voglia di dare una svolta a quanto sta accadendo e sta destabilizzando l’ambiente in quello che dovrebbe essere un luogo di studio quasi sacro. C’è voglia di lasciarsi alle spalle questi episodi per ricominciare con una nuova era in cui il Garbin non venga più considerato teatro di violenze, ma un istituto serio, dove oltre 1200 studenti si stanno costruendo un futuro con ottime prospettive di lavoro, grazie ad un programma di studi di eccellente livello.
N.B. (ThieneOnLine)

martedì 24 febbraio 2015

Bandito ucciso, busta e due proiettili a casa del gioielliere

Minaccia di morte per il gioielliere di nanto e il benzinaio Stacchio che uccise il rapinatore.
NANTO. Due proiettili, all'interno di una busta. L'avvertimento è da brividi e riporta a tragici fatti di mafia. E' accaduto ieri sera, a casa del gioielliere che il 3 febbraio aveva subito un violento tentativo di rapina nel quale è morto uno dei banditi, Albano Cassol un nomade trevigiano, ucciso da un colpo di fucile del benzinaio, Graziano Stacchio, che gestisce una pompa proprio di fronte alla gioielleria.
E all'interno della busta, non a caso ci sono due propiettili e due nomi, quello del gioielliere e quello del benzianaio. Il fatto è accaduto ieri in seconda serata, Zancan era all'interno della sua abitazione assieme ad alcuni giornalisti della trasmissione televisiva «Quinta colonna» di Retequattro. In studio a Milano c'era la moglie di Zancan. Ad un tratto hanno suonato al campanello, il gioielliere è andato a vedere chi fosse e ha trovato a terra la busta con i proiettili. Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri del reparto operativo di Vicenza.
GdV 24.02.2015

lunedì 23 febbraio 2015

Ancona. Pugni in faccia ad anziani: "Sono un clandestino e faccio ciò che voglio"

È successo sabato scorso ad Ancona dopo le 20 all'uscita del cinema Goldoni, in pieno centro.
"Sono clandestino e faccio quello che voglio". Urlando queste parole, ha aggredito una coppia di anziani italiani prendendoli a pugni in faccia.
È successo sabato scorso ad Ancona dopo le 20 all'uscita del cinema Goldoni, in pieno centro. Uno straniero, clandestino, si è avvicinato a due coppie di anziani che erano andate a vedere un film e ha iniziato a urlare contro di loro: "Sono clandestino e faccio quello che voglio". E così ha sferrato un pugno in faccia a una 70enne. E poi ne ha dato un altro a un 80enne che aveva provato a difendere l'altro italiano. Dopo l'aggressione lo straniero è scappato facendo perdere le sue tracce.
di Luca Romano (Giornale)

Ciambetti: Veneto nel mirino della malavita, dati da brivido


Veneto nel mirino della malavita. Lo confermano i numeri ed oggi è la volta del Censis a spiegarci quanto siano aumentati i reati nell’ultimo decennio; per quanto riguarda i furti dal 2004 al 2013 in provincia di Padova l’aumento è stato del 143,3%, in quella di Venezia del 120,9% nel Veronese del 103,4%. Nel Vicentino, limitando l’indagine al triennio 2010 – 2012 scopriremo che il quoziente di criminalità, cioè i furti denunciati alla Polizia per 100 mila abitanti, passa da 1734.1 del 2010 (dato Veneto 1.983.5) a 2.106.8 nel 2012 con un aumento del 22 per cento nel solo triennio.
La statistica 2013-2014 è ancora più sconcertante: basta scorrere i dati presentati dal Presidente della Corte di Appello di Venezia, Antonino Mazzeo Rinaldi, nel corso del'inaugurazione dell'anno giudiziario a Venezia lo scorso gennaio. Numeri impressionanti, su cui spicca quello dei reati contro il patrimonio, che in Veneto, tra luglio 2013 e giugno 2014, hanno registrato un aumento di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Impennata nei furti nelle abitazioni saliti da 2.463 a 4.739 (+92%) a carico di ignoti, mentre quelli che hanno visto individuati i responsabili sono saliti da 673 a 1.144 (+92%) , circa un quinto del totale: in altre parole, nell’80 per cento dei casi non si individuano i responsabili. Le rapine passano da 1.723 a 2.294 (+31%). L'usura, indice da prendere con estrema cautela che evidenzia solo la parte emersa di questo tipologia di reato, sale da 181 casi a 294 (+60%): pesa, in questa tipologia di reato, l’industria del gioco d’azzardo: il Veneto è quinto in Italia per scommesse e giocate (5,5 miliardi di puntate nel 2013 tra videopoker, slot machines, gratta e vinci).
Infine gli omicidi, in aumento da 40 a 43: tra questi si contano 17 femminicidi, contro i 14 del report precedente. Sempre dalla relazione del Presidente della Corte di Appello sappiamo che in Veneto sono aumentati anche il numero delle iscrizioni per i reati di attività terroristiche, che passano da 7 a 12.
Impressionante anche l’escalation delle attività criminali riconducibili alle organizzazioni criminali mafiose sia italiane come estere: stando alla ricerca di Unioncamere del Veneto - Libera presentata il 19 febbraio scorso i casi di estorsione sono cresciuti dai 95 del 2009 ai 221 del 2013, mentre a fronte di una generalizzata riduzione delle operazioni sospette di riciclaggio, in controtendenza alla media nazionale si registra un aumento dalle 4.674 del 2012 alle 4.959 del 2013: nel 2009 erano solo 1.244 e anche in questo caso l’aumento lascia interdetti.
A fronte di questo scenario più che inquietante, a seguito delle varie spending review le Forze di Polizia sono diminuite in Italia come nel Veneto. Stando ai sindacati di polizia il reintegro degli organici, iniziando dall’immediata assunzione degli allievi già ritenuti idonei, circa un migliaio di agenti, la copertura totale del turn-over con lo stop alla chiusura di oltre 250 presidi nel territorio nazionale, nonché l’aggiornamento e formazione avanzata anti-terrorismo, non dovrebbero costare a pieno regime più di 40 milioni l’anno. Per capire di questa cifra basti pensare che il bonus degli 80 € mensili voluto da Renzi è costato alla collettività circa 8 miliardi: i 40 milioni indicati dai sindacati di Polizia non portano consensi e voti, ma certamente contribuirebbero a dare maggiore sicurezza a tutti i cittadini. E dare sicurezza è compito dello stato. Di tutta risposta, invece, lo stato non solo ha diminuito le Forze dell’Ordine in campo ma ha anche depenalizzato i reati punibili fino a 5 anni di reclusione. Numeri e fatti che si commentano da soli.

Roberto Ciambetti, assessore della Regione Veneto, analizza il tema criminalità  

domenica 22 febbraio 2015

Bizzotto (LN) sulle barricate per quote latte e 1500 profughi in Veneto


"Siamo pronti alle barricate". L’europarlamentare leghista Mara Bizzotto, vicesegretaria veneta della Lega Nord, interviene sull’ipotizzato arrivo di altri 1500 profughi in Veneto e sulla risposta che il Commissario UE per l’Agricoltura, Phil Hogan, ha dato alla sua interrogazione sull’annosa questione delle quote latte.
“Ci opporremo in ogni modo al ventilato arrivo di altri 1500 clandestini in Veneto annunciato dal prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, coordinatore regionale per l’emergenza profughi. Nel Veneto non c’è più posto per nuovi clandestini presunti profughi: a Roma si tolgano dalla testa l’idea di utilizzare le caserme dismesse o di creare tendopoli. Siamo pronti alle barricate per fermare questa ennesima imposizione del Governo Renzi-Alfano che calpesta la volontà di cittadini e sindaci veneti. L’uso delle caserme dismesse per accogliere questi immigrati è una strada totalmente impraticabile. I prefetti abbiano il coraggio di dire no alle richieste del Viminale e la smettano di essere complici di questa assurda gestione dell’emergenza immigrazione attuata dal Governo Renzi, che tanti pericoli e problemi sta creando ai nostri territori”.
“Sullo scandalo delle quote latte e delle multe gonfiate continua il gioco dello scaricabarile tra Roma e Bruxelles. E’ ora di mettere la parola fine a questo rimpallo di responsabilità, con lo Stato italiano che continua a coprire omertosamente questo scandalo a Bruxelles e con l’UE che, a sua volta, finge di non conoscere i tanti, troppi, errori che sono stati commessi sulle quote latte, come il caso limite delle ormai famose mucche immortali che producevano latte fino a 82 anni. Un sistema infernale che ha dissanguato i nostri allevatori, soprattutto quelli del Veneto e della Pianura Padana, costringendoli a versare multe non dovute o a pagare quote non necessarie per una cifra stimabile in circa 2,5 miliardi di euro”.
A seguito delle nuove indagini della Procura di Roma, l’eurodeputata Bizzotto ha chiesto “un intervento diretto dell’esecutivo UE per assicurare un controllo super partes sulle modalità di calcolo delle quote latte in Italia e, nel caso siano confermate delle irregolarità, di tutelare gli allevatori italiani sospendendo l’irrogazione delle multe, fino a che non sia fatta chiarezza sull’intera vicenda”.
Il Commissario UE Phil Hogan ha risposto affermando che “ogni Stato membro è responsabile di garantire l’esattezza dei quantitativi prodotti e distribuiti”. Secondo Hogan “le informazioni fornite dalle autorità italiane competenti, nonché la relazione speciale 2/2012 della Corte dei Conti italiana, hanno confermato l’affidabilità dei dati forniti”. Così come “la recente relazione del 23 ottobre 2014 non fa riferimento ai dubbi sulla correttezza degli importi delle imposte dovute da parte di alcuni produttori italiani di latte per più di 20 anni”. Pertanto secondo la Commissione UE “non vi è alcun motivo per adottare provvedimenti riguardanti i dati e il loro metodo di calcolo o sospendere il pagamento dell’imposta”.
“Queste parole confermano il muro di gomma innalzato da Bruxelles e Roma sul sistema delle quote latte italiane – continua l’on. Bizzotto – Un meccanismo che negli anni si è dimostrato, sotto ogni punto di vista, una colossale fregatura per le nostre aziende, con il paradosso che i nostri allevatori non potevano mungere le proprie mucche per non superare le quote di produzione fissate dall’UE mentre l’Italia importava latte dall’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale”.
“Le risposte che fino a oggi ci ha dato l’Europa non ci bastano e soprattutto non bastano ai nostri allevatori che si sono rovinati a causa di questo diabolico sistema – conclude l’eurodeputata Bizzotto – L’UE non può alzare la voce solo quando si tratta di darci sanzioni o riscuotere multe e far finta di niente quando si tratta di verificare errori e taroccamenti che sono persino al vaglio delle Procure. Chi ha sbagliato, a Roma come a Bruxelles, deve assumersi le proprie responsabilità”.

Bassano del Grappa (VI). Preso a pugni per un cappello ma blocca i ladri marocchini

Due marocchini hanno rubato al “Tcb” e sono fuggiti. Il titolare del negozio picchiato mentre li inseguiva in via Vittorelli.
Preso a pugni per un berretto. Un negoziante del centro storico è stato aggredito e malmenato venerdì mattina da due giovanissimi marocchini. Protagonista della vicenda il noto commerciante Alessandro Villari, 41 anni, titolare del negozio di abbigliamento Tcb di via Vittorelli e pure esperto di arti marziali.
A raccontare l'accaduto è lo stesso Villari. «Verso le 11.40 di venerdì, nel mio negozio sono entrati due ragazzi che non fanno parte della mia clientela abituale - racconta Villari -. Fin da subito dai loro movimenti ho intuito immediatamente che erano venuti per rubare, per cui li ho tenuti d'occhio. I due continuavano a scrutarmi e contemporaneamente a guardare la merce. Si sono posizionati dietro un appendiabiti, in modo che non potessi controllarli bene. In tutto, saranno rimasti nel negozio dieci minuti».
Non appena i due sono usciti, Villari si è accorto che da uno scaffale, dove in precedenza aveva sistemato quattro berretti di marca, ne mancava all'appello uno. (...)
GdV 22.02.2015.

sabato 21 febbraio 2015

La Moretti è di sinistra?


Mi hanno detto, tanto tempo fa, che l'avvocato Alessandra Moretti fin dalla più tenera infanzia era considerata la "comunista" e che il suo partito era dichiaratamente di sinistra. A sentire nel programma televisivo di TVA la neocandidata all'ennesima carica in Regione Veneto, dopo aver trascorso pochissimo tempo in altre istituzioni e senza aver fatto pressoché nulla, la sua futura ipostasi politica ci fa aumentare di molto i dubbi che già avevamo quando faceva la portavoce dell'On. Bersani, poi abbandonato; chissà se ne soffre o ne gioisce.
Vuole un'autonomia per il Veneto come quella dell'Alto Adige, ma forse non sa che quella è garantita da una legge costituzionale e in sede ONU dalla Repubblica Federale dell'Austria, costituita da nove stati e non da regioni. Che voglia far garantire i Veneti dagli austriaci? E' vero che l'Austria era ed è un paese ordinato, ma il Risorgimento? Forse la pensa come Marx, che detestava il Risorgimento italiano.
Vuole installare telecamere in ogni dove, forse ha letto 1984 di Gorge Orwell e così vorrebbe controllare tutto. Vuole provvedimenti per i profughi ma non inquadra il problema in una visione nazionale e internazionale; sfida Zaia, ma solo con l'accentuare a parole quello che è il suo programma.
Ma ci crede? Ma tutto questo è di sinistra?
A me raccontavano, un tempo, che la sinistra voleva l'eguaglianza, la libera circolazione, ai confini solo rosse bandiere, la libertà in ogni circostanza, basta con la contrapposizione tra cittadini, pardon compagni. Lo Stato che provvede con la solidarietà a tutti i bisogni, anche quelli dei Sinti e dei Rom. A leggere il programma del Manifesto del Partito Comunista, o almeno quello del Partito Democratico, lo ricorda la Moretti?, non vi è certo traccia di quanto lei propone. Ma... forse la teoria leniniana è operante, ossia quella di tentare di vincere, utilizzando le parole dell'avversario e cercando di servirsi dei soliti utili... Una tattica più che una strategia, perché la candidata non esprime una linea politica, ma, a seconda delle circostanze, annuncia ora questo ora quello con estetica verbale, ossia con una forma accomodata (non alza più la voce, avete notato?), ma senza sostanza.
Di Italo Francesco Baldo (VicenzaPiù)

Rivolta Sinti a Vicenza? Stefani (LN): paghino e zitti

La senatrice della Lega Nord, Erika Stefani, interviene sulla vicenda del campo Rom e Sinti di viale Cricoli a Vicenza

Altro che proteste e rivolte dei nomadi che non pagano le bollette. Devono pagare in fretta e stare zitti come fanno tutti i vicentini per bene. Visto che non l'hanno fatto è giusto che restino senza elettricità. E' assurdo! Gente che si incatena non per difendere un diritto ma per non rispettare un dovere. Ecco dove siamo arrivati con le politiche dell'accoglienza a tutti i costi.

Ciambetti: il no a nuovi profughi non è un atto di egoismo, ecco perché

Secondo il senatore Francesco Molinari del Gruppo Misto, tra l’altro membro delle Commissione sul fenomeno delle mafie “Secondo quanto segnalato dai servizi segreti, tra i migranti sarebbero già approdati anche membri di gruppi terroristici arabi, forse dell’Isis stesso, che verrebbero poi aiutati e indirizzati da ‘colleghi’ con regolare permesso di soggiorno” mentre come pubblica il quotidiano on-line “L’Inkiesta” già da dicembre scorso uno scottante dossier dei servizi segreti italiani spiegava come i terroristi, mujāhidīn, libici o siriani si siano confusi con i profughi sbarcati in Italia, come conferma anche Augusto Minzolini  citando una inchiesta aperta dalla Procura di Palermo. 
Come molti sospettavano dietro il traffico di esseri umani gestito da una organizzazione malavitosa a dir poco farabuttesca, si cela anche la strategia jihadista. Colpiscono e feriscono il  silenzio e l’inazione del governo, che in questi mesi non solo non ha informato dei rischi potenziali l’opinione pubblica ma ha permesso che si superasse nel solo mese di gennaio ogni record negli sbarchi in Sicilia, continuando nello smistare, come se nulla fosse, centinaia e centinaia di persone tra le varie Regioni oitaliane. Le denunce dei sindacati di Polizia sono rimaste inascoltate e, a quanto si capisce, inascoltati sono stati anche gli allarmi lanciati dai nostri 007.
Con tutti questi segnali, bisognava aspettare i filmati con le bandiere nere dell’Isis per prendere una decisione operativa seria? Perché non si è coinvolto da subito l’Onu non per combattere l’Isis o mettere il naso nella guerra tribale che dilania la Libia bensì per bloccare i mercanti di morte e i neoschiavisti disinnescando così una bomba drammatica?  Forse che una operazione di Polizia internazionale con veri intenti umanitari, bloccare il traffico di esseri umani, avrebbe avuto più difficoltà della risoluzione sulla no-fly zone con cui si avviò la campagna militare anti-Gheddafi sotto l’egida franco-britannica? L’operazione che portò al rovesciamento di Gheddafi fu una follia che ebbe il placet delle Nazioni Unite: un intervento di Polizia militare teso a estirpare il mercato dei neoschiavisti in Libia non sarebbe una follia, ma un atto di giustizia serio, comunque ben più serio della non politica praticata oggi nel Canale di Sicilia. Non sappiamo chi siano i 150 profughi che stanno per arrivare in Veneto e magari tra loro non si nascondono mujāhidīn  ma solo disperati ai quali non possiamo  dare assistenza e accoglienza non foss’altro perché le politiche di austerità imposte dal governo (lo stesso governo che con la sua insipienza ha permesso l’infiltrazione nel territorio di terroristi pronti a tutto)  hanno smantellato le forme più elementari del welfare di Comuni, Province e Regioni. Il No all’accoglienza di altri profughi non è un atto di egoismo. E’ la conseguenza di scelte e non-scelte scellerate prese e non-prese da questo governo, che scarica nel decentramento ogni responsabilità disinteressandosi delle conseguenze future di quanto ha messo in piedi. Dire No, a questo punto, è un atto di più che legittima difesa.
Roberto Ciambetti, assessore della Regione Veneto, fa una riflessione sull'emergenza profughi

Stacchio, Lega Nord presenta legge su legittima difesa per chi difende proprietà

I capigruppo della Lega Nord in commissione giustizia di Camera e Senato, Nicola Molteni e la vicentina Erika Stefani, a pochi giorni dal caso di Graziano Stacchio, presentano un disegno di legge che propone di allargare gli spazi della legittima difesa, sollevandola così da eventuali conseguenze legali. La proposta del Carroccio trae spunto dal codice penale francese, che prevede la presunzione di legittima difesa per chi difende proprietà o confini violati.
Ecco la presentazione della Lega:
"Alla luce dei fatti di cronaca degli ultimi anni e viste le conseguenze di tutti gli svuotacarceri, l’attuale articolo 52 del codice penale - che introduce la non punibilità per chi difende un diritto proprio, contro un pericolo attuale o un’offesa ingiusta - va rafforzato, va esteso per garantire la tutela di chi, come Stacchio, è un eroe generoso che difende la vita altrui. Chi difende l’incolumità di chi è in pericolo, rischiando la propria vita o esponendola all’azione di criminali e delinquenti, non può subire un processo o – peggio ancora – finire in carcere, come accaduto all’imprenditore di Bergamo Antonio Monella. I delinquenti devono finire in galera, gli eroi vanno ringraziati. Di fronte all’inasprirsi della criminalità – causata da immigrazione selvaggia e tagli al comparto della sicurezza – noi chiediamo che i cittadini possano difendersi e che possano quindi respingere anche con le armi i delinquenti che violano la proprietà privata. Il parlamento deve dimostrare finalmente la volontà di perseguire la giustizia e di combattere il crimine, scegliendo di stare con gli Stacchio e i Monella, che hanno l'unica colpa di essersi difesi".

Tendopoli ed ex caserme per i profughi, il no di Zaia e Bizzotto della Lega Nord


"No a tendopoli o a caserme dismesse, perchè Morcone non si porta i clandestini a casa sua?” dichiara l’europarlamentare vicentina Mara Bizzotto, vicesegretaria veneta della Lega Nord, dopo le parole del capo dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, Mario Morcone, sui profughi. Il rifiuto arriva anche dal Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia.
“Il caos immigrati provocato dal Governo Renzi-Alfano sta trasformando il Veneto in una polveriera. Da Vicenza a Treviso, da Venezia a Verona, in ogni provincia del Veneto siamo ormai al collasso. Le dichiarazioni del capo dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, Mario Morcone, gettano ulteriore benzina sul fuoco: è scandaloso che un funzionario dello Stato si prenda gioco della volontà dei nostri territori, dei nostri sindaci e dei nostri cittadini, e che minacci l’invio di nuovi immigrati. Invece di sparare giudizi sul Veneto, perché Morcone non si porta a casa sua i clandestini che continuano a sbarcare? Il Veneto non è una colonia di Roma: non ne possiamo più di questi clandestini presunti profughi che il Governo sbologna nei nostri territori dalla sera alla mattina, e diciamo un convinto NO a qualunque ipotesi, avanzata da Roma, di utilizzo di caserme dismesse o di apertura di tendopoli nelle nostre città” continua l’on. Bizzotto. “A Roma non si rendono conto che il Veneto è ai limiti della sopportazione, e che non possono continuare ad imporre alle nostre comunità questa scellerata e fallimentare gestione dell’emergenza – conclude l’eurodeputata Mara Bizzotto - Il problema va risolto alla radice, fermando i barconi stracarichi di clandestini in partenza dalla Libia e blindando le nostre frontiere: misure che si rendono sempre più necessarie considerato il pericolo, ormai noto anche all’opinione pubblica europea, che nei barconi si nascondano terroristi dell’ISIS pronti a colpire le nostre città”.
“Ogni volta che non sanno a quale- Santo votarsi per uscire dal caos governativo, rispunta la storia delle Caserme come strutture per ospitare i profughi. Ogni volta, anche questa volta, dico no alla creazione di ghetti insalubri e impattanti sulle comunità locali. Si smetta di cercare rattoppi che sono peggio del buco e Renzi affronti seriamente la questione andando dai suoi amici dell’Europa a convincerli di prendersene un po’, ognuno per quota parte. Nel frattempo non c’è altra soluzione che bloccare i barconi gestiti dai terroristi dell’Isis in Libia, perchè questa non è più una migrazione ma un atto apertamente ostile all’Italia e all’Europa, e sospendere Schengen”.
“Con le caserme in Veneto – ricorda Zaia – ci hanno già provato, con il risultato che nessuna di quelle ipotizzate era risultata ragionevolmente utilizzabile. Il ghetto è quanto di peggio si possa ipotizzare, anche per la dignità dei migranti. Faccio anche presente agli smemorati che in Veneto esiste un Protocollo Sanitario specifico di prevenzione dalla diffusione di malattie che prevede anche che nostre task force sanitarie si rechino nei luoghi indicati come centri di accoglienza per verificarne la salubrità e la rispondenza a criteri minimi di vivibilità Invito quindi il Governo e i Prefetti di informarci con debito preavviso delle ipotesi sul tappeto, dove invieremo i nostri sanitari a controllare. Questo per il bene dei migranti eventualmente malati e per la tranquillità delle popolazioni locali eventualmente coinvolte”.
“Basta con le improvvisazioni – conclude Zaia – perché non c’è nulla di peggio delle cose fatte a casaccio, come sta succedendo da mesi e mesi, con il risultato che una migrazione sta diventando un’invasione che ha oramai “disperso” sui territori decine di migliaia di fantasmi che non si sa chi siano, da dove vengano, cosa facciano, se stiano soffrendo o siano entrati nei giri viscidi della malavita, o peggio”.

venerdì 20 febbraio 2015

Emergenza profughi, la Lega contro i prefetti: "Invadiamoli di telefonate"

In Friuli il Carroccio insorge contro i nuovi arrivi di profughi. Ieri stanziati 200mila euro per un progetto di integrazione degli immigrati.
Tempestare di telefonate i prefetti per protestare contro la presenza dei profughi assegnati dal Viminale alle varie regioni d'Italia.
Questa la proposta della Lega Nord ai cittadini friulani, dopo che la sesta commissione consiliare ha approvato il "Programma stralcio immigrazione 2015", con cui si stanziano 200mila euro per integrare i rifugiati e richiedenti di asilo.
Un progetto che prevede, come riferisce il Messaggero Veneto, iniziative per l'alfabetizzazione primaria e per la conoscenza dei servizi sociali e sanitari. A sentire la giunta regionale, una decisione in linea con quanto fatto sinora: "È semplicemente - ha spiegato l’assessore Gianni Torrenti - la prosecuzione delle iniziative regionali di accompagnamento dei richiedenti asilo politico pensate soprattutto per cercare di coprire il lungo periodo, che può arrivare anche a sei mesi, di totale passività a cui sono condannate queste persone sino a che la loro domanda non viene accolta o respinta"
Contro questa iniziativa si è pronunciata l'opposizione di centrodestra in consiglio regionale. Le proteste più dure, però, sono arrivate dalla Lega Nord. "In questa Regione siamo arrivati ad un punto tale – spiega il deputato Massimiliano Fedriga – per cui le prefetture, ormai, senza nemmeno il consenso degli enti locali invadono di clandestini l’intero territorio".
Una buona notizia, però, arriva da Lignano, dove un gruppo di quaranta immigrati ha accettato di lavorare come volontari nella pulizia dell'arenile e dei parchi pubblici cittadini: una soluzione raggiunta grazie al protocollo siglato tra prefetto, Regione e sindaco. Una soluzione che si spera possa rasserenare gli animi tra i cittadini esasperati.
di Ivan Francese (Giornale)

Delibera di giunta: Toscani persona non gradita a Calalzo di Cadore


CALALZO DI CADORE. Oliviero Toscani persona non gradita nel territorio comunale di Calalzo di Cadore. A scriverlo è Il Corriere delle Alpi, a deciderlo la giunta comunale con una delibera approvata mercoledì sera. Il sindaco Luca De Carlo: «Dopo le offese gratuite e ingiustificate fatte nei confronti del popolo veneto (Toscani ha recentemente definito i Veneti “un popolo di ubriaconi e alcolizzati”, ndr), mi sembra più che logico che Toscani non sia una persona gradita nel nostro territorio. Il fotografo, a quanto ci sembra, predica bene e “razzola” male. Se da una parte esprime tolleranza nei confronti di altre etnie, dall’altra si comporta da razzista nei confronti dei Veneti».
E intanto per le sue dichiarazioni shock il fotografo è indagato a Verona.
GdV 20.02.2015

Vicenza. Taglio dell'elettricità ai nomadi, bimbi e donne incatenati ai cancelli, gridando "Razzisti"

Le madri gridano la loro rabbia e mostrano le bollette a tre zeri. Poi alcuni si stendono sull'asfalto ma non si arriva allo sgombero.
VICENZA. Bambini e donne usati come scudi. Legati con le catene all'ingresso della centralina di Aim nel campo sinti di viale Cricoli per impedire che i tecnici di contrà San Biagio entrassero a staccare il contatore generale che forniva l'energia elettrica a tutte le roulotte del campo. Annunciato da giorni, il blitz è andato in scena ieri alle 8.30 quando il personale di Aim con caschi bianchi, pettorine fosforescenti e sciarpe alzate sul viso per non farsi riconoscere, ha tentato di avvicinarsi ai cancelli per tagliare i lucchetti e staccare i contatori. In quel momento si è composta la barriera umana: fagottini impauriti, ma decisi. I cappucci a coprire la testa, la faccia verso la centralina e, dietro, le madri con i neonati in braccio a formare un secondo cordone. 
E, poi, grida: «Razzisti, andatevene via. Vogliamo solamente essere trattati come tutti i vicentini. Dateci un lavoro e pagheremo. Così ci fate ammazzare, vigliacchi. Ci butteranno le bombe incendiarie come è accaduto a Padova. Non pensate all'energia, ma ai cartelli in cui scrivono che bisogna sparare ai nomadi. Questi sono problemi. (...)
GdV 20.02.2015.

Il Pd attacca la Rai per la maglietta di Salvini: uno spot alla Lega

Altro che canone e frequenze, il vero problema della Rai sono le felpe di Matteo Salvini. "La Rai faccia chiarezza sulla maglietta pubblicizzata dalla Lega Nord e dal suo leader Matteo Salvini, che promuove una loro manifestazione politica. La maglietta, così come altri capi indossati dal segretario della Lega, viene venduta via Internet da un sito che appare riconducibile allo stesso partito e quella dei canali Rai potrebbe configurarsi come pubblicità gratuita e occulta". Uno come Michele Anzaldi, deputato del Pd e membro della Commissione di Vigilanza sulla Rai, se non ci fosse andrebbe inventato. Pronta la replica di Davide Caparini, responsabile della comunicazione della Lega Nord: "Leggiamo dichiarazioni del Pd sulla inopportunità di indossare felpe e T-Shirt della Lega durante le presenze televisive di Matteo Salvini in Rai. Sembrano politicamente analfabeti o perlomeno smemorati. Hanno dimenticato che i movimenti e i partiti, hanno utilizzato bavagli, cartelli, coccarde, spille e magliette, c'è chi ha orgogliosamente ostentato il Manifesto o l'Unità per sostenerne le battaglie. Dal referendum per il divorzio e l'aborto in poi sono tantissimi gli esempi di un servizio pubblico che ha compiuto il proprio dovere rappresentando le istanze della minoranza che poi, in molto casi, è diventata maggioranza. Ci auguriamo che il Pd consigli all'incauto Michele Anzaldi componente della commissione di vigilanza Rai, vista la situazione in cui versa la rai, di preoccuparsi di questo e non dell'abbigliamento di un segretario di partito".
da Libero Quotidiano

giovedì 19 febbraio 2015

Vicenza. Il volantino choc: «Sparate agli zingari»

«Guardano dentro le finestre per rubare in casa». Nel pomeriggio la polizia municipale li ha rimossi. E ora preoccupano le molotov nei campi a Padova.
VICENZA. In altri momenti non se ne sarebbe accorto nessuno. Perché di balordi che scrivono sciocchezze ce ne sono sempre. Ma oggi tra molotov contro i campi nomadi a Padova, la sparatoria di Nanto, la guerra delle bollette di via Cricoli a Vicenza e denunce di sassaiole contro le roulotte dei sinti anche un pezzo di carta attaccato a un palo con scritto «abbiamo visto zingari, sparate a vista» può diventare un problema. E diventare l'ennesima pericolosa provocazione.
Il primo foglio attaccato al muro di una palazzina è stato segnalato ieri mattina da un residente in via Saudino. Ma è stato presto rimosso. Comunque era uguale agli altri, usciti da un pc e una stampante e attaccati in giro con un pezzo di nastro adesivo nero. Gli altri erano sparsi tra via dei Mille e via Cattaneo, appesi ai pali della segnaletica stradale, cassonetti e cartelloni pubblicitari. Tutti comunque nel raggio di 200 metri.
IL CARTELLO. Testo in maiuscolo: «Abbiamo visto zingari girare per le strade e guardare dentro le finestre per rubare in casa. Sparate a vista che poi arriviamo». (...)
GdV 18.02.2015.

Sarcedo (VI). Rom investita mentre guidava bici rubata. Soccorsa e denunciata

Stava percorrendo la via Europa di Sarcedo in direzione Thiene a bordo di una bicicletta rubata quando è stata investita e scaraventata a terra riportando lesioni al piede e un forte dolore alla schiena.
S.M., una 24enne Rom residente a Sarcedo, all’altezza del civico 2 di Via Europa si è spostata al centro della carreggiata per svoltare a sinistra, senza prestare nessuna attenzione al traffico intorno a lei. La Renault Clio alle sue spalle, guidata da una 39enne di Malo, non ha potuto evitare l’impatto e con lo spigolo anteriore destro dell’auto ha urtato la gomma posteriore della bici Atala condotta dalla Rom.
La 24enne si è ritrovata in terra ed è stata subito trasportata da un’ambulanza del 118 all’Ospedale di Santorso, dove è stata trattenuta in osservazione. In occasione del rilievo del sinistro, gli Agenti hanno notato che il telaio della bicicletta era dipinto in modo non professionale e hanno provveduto a scrostare la vernice portando alla luce la punzonatura di carattere alfanumerico tipico delle timbrature identificative effettuate dal Comando di Polizia Locale sui velocipedi.
Una volta identificato il numero di codice fiscale è stato facile per i poliziotti risalire all’identità del proprietario originario della bicicletta, che aveva regolarmente sporto denuncia di furto lo scorso 5 gennaio dopo aver ‘perso’ la sua bici all’uscita di un supermercato di via Europa di Thiene.
La bicicletta, del valore di circa 100 euro, è stata subito restituita dagli Agenti al suo legittimo proprietario mentre la nomade, ricoverata al nosocomio di Santorso, si è vista recapitare l’avviso di garanzia per reato di ricettazione, che si è andato a sommare ad altri procedimenti pendenti a suo carico.
A.Bia (ThieneOnLine)

50 rom vanno a ‘fare festa’ al ristorante, ma scappano senza pagare il conto

La notizia sta facendo il giro del web ed è apparsa su tanti quotidiani italiani come il Messaggero Veneto ed il Giornale. Riguarda un nutrito gruppo di nomadi che, secondo quanto riportato dai giornali, hanno mangiato e bevuto in un locale della provincia di Udine accumulando un conto di 2800 euro che non hanno pagato.
Si tratterebbe di circa 50 rom, che sono riusciti a svignarsela lasciando con un palmo di naso il titolare che, intervistato dai cronisti del posto ha raccontato:’ Sono arrivati nel pomeriggio ed hanno iniziato a festeggiare con la musica di un deejay. Hanno mangiato e bevuto fino a tardi. Quindi, si sono alzati pochi per volta fino a rimanere in 7. Quando gli è stato presentato il conto, sono schizzati via come missili ed hanno fatto perdere le tracce’.
Il titolare si è rivolto ai carabinieri che avrebbero individuato il campo dove alloggiano i rom. Ai giornalisti del Messaggero ha detto disperato: ‘ Mi era accaduta la stessa cosa nell’altro locale che ho a Cormons d’Isonzo, nel Goriziano. I soldi ormai sono persi, mai più nella mia vita clienti rom: non mi fido più’
ThieneOnLine 14.02.2015

mercoledì 18 febbraio 2015

18 febbraio 1947. Anniversario del “TRENO DELLA VERGOGNA”. Quando i compagni prendevano a sassate i profughi


Oggi ricordiamo una della pagine più buie della nuova Repubblica nata dalla Resistenza. Una pagina oscurata che, come tante altre, non viene raccontata nei libri di storia: il treno della vergogna. Quando i compagni bolognesi prendevano a sassate i profughi istriani, italiani, quei fratelli "veneti di la de mar". Versavano sulle rotaie il latte destinato ai loro figli, scioperavano per negare un pasto caldo a bambini e anziani.
Eppure, ancora oggi, episodi come questo devono rimanere un tabù. Viviamo in un paese dove, a settant’anni dalla fine della guerra, non si è mai realizzata una pacificazione post-bellica, dove ricordare, discutere, parlare di certi argomenti è quasi un crimine.
Su internet troviamo una citazione dello storico e scrittore Guido Rumici, che in uno dei suoi saggi scrive: « Si trattò di un episodio nel quale la solidarietà nazionale venne meno per l'ignoranza dei veri motivi che avevano causato l'esodo di un intero popolo. Partirono tutte le classi sociali, dagli operai ai contadini, dai commercianti agli artigiani, dagli impiegati ai dirigenti. Un'intera popolazione lasciò le proprie case e i propri paesi, indipendentemente dal ceto e dalla colorazione politica dei singoli, per questo dico che è del tutto sbagliata e fuori luogo l'accusa indiscriminata fatta agli esuli di essere fuggiti dall'Istria e da Fiume perché troppo coinvolti con il fascismo. Pola era, comunque, una città operaia, la cui popolazione, compattamente italiana, vide la presenza di tremila partigiani impegnati contro i tedeschi. La maggioranza di loro prese parte all'esodo. »
Ma forse i fatti parlano da soli. La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, un tricolore. I convogli erano diretti ad Ancona dove gli esuli vennero accolti dall'esercito a proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà. Ad accogliere benevolmente gli esuli ci furono tre uomini, dei quali due con la fisarmonica, che cominciarono a cantare vecchie canzoni istriane: questi erano esuli precedentemente sbarcati e che avevano combattuto nella resistenza italiana.
La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all'interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di certi ferrovieri sindacalisti fu diramato l'avviso "Se i profughi si fermano, lo sciopero bloccherà la stazione".
Il treno venne preso a sassate da giovani che sventolavano la bandiera con falce e martello, altri lanciarono pomodori e altro sui loro connazionali, mentre terzi buttarono addirittura il latte destinato ai bambini in grave stato di disidratazione sulle rotaie.
Per non avere il blocco del più importante snodo ferroviario d'Italia il treno venne fatto ripartire per Parma dove POA e CRI poterono tranquillamente distribuire il cibo trasportato da Bologna con automezzi dell'esercito; la destinazione finale del treno fu La Spezia dove i profughi furono temporaneamente sistemati in una caserma. Anche molti giornali mostrarono purtroppo disprezzo verso gli esuli. Il giornalista de l'Unità Tommaso Giglio, poi direttore de L'Espresso, scrisse un articolo il cui titolo recitava" Chissà dove finirà il treno dei fascisti?."

martedì 17 febbraio 2015

Bassano del Grappa (VI). Sfregio in città ai Martiri delle foibe

Sull'asfalto scritte contro “fascio” e Lega. Fn: «Pronti a querelare». La condanna del sindaco: «Non sanno nulla di quelle sofferenze».
BASSANO. Vilipendio ai Martiri delle Foibe. La corona di alloro dedicata alle vittime dei massacri in Venezia Giulia e Dalmazia è stata rimossa da via Martiri delle Foibe e gettata per strada, a un chilometro di distanza. Come segnala la sezione bassanese di Forza Nuova, l'episodio è accaduto la notte successiva alla commemorazione per il Giorno del Ricordo. «La polizia ha ritrovato la corona di fiori abbandonata sul ciglio della strada in via Cristoforo Colombo, all'altezza del cinema Metropolis - racconta il coordinatore bassanese di Forza Nuova, Gianluca Pietrosante - Come sezione, esprimiamo il più totale sdegno e sgomento per questi vili e disonorevoli atti vandalici». I vandali non hanno preso di mira soltanto la corona di alloro. Bombolette alla mano, hanno lasciato sull'asfalto alcune scritte, in nero, di chiara connotazione politica. Questi i toni: “Fascio infame, Lega pure”, “Lega nelle foibe”. (...)
GdV 17.02.2015.

lunedì 16 febbraio 2015

Marano Vicentino. La canonica è diventata il bancomat dei ladri

Don Claudio Rugolotto ha subito cinque furti e ormai parla delle incursioni con rassegnazione «Anche gli allarmi sono inutili».
«Ormai sono rassegnato, non so più cosa fare. Anche i sistemi d'allarme mi sembrano inutili. Non me la prendo più neanche tanto». È sconsolato don Claudio Rugolotto, parroco a Marano, di fronte alla serie di furti subiti. Del resto, devono avere ben memorizzato l'orario di tutte le messe i ladri che da tempo hanno preso di mira la canonica della parrocchia Santa Maria Annunziata.
È infatti ormai la quinta volta che, approfittando dell'assenza del sacerdote, impegnato a predicare ai suoi fedeli nella vicina chiesa arcipretale, qualcuno  si introduce nella sua casa di piazza Silva per rubare i soldi derivanti dalle offerte dei fedeli.
Colpi ogni volta ripresi fedelmente  dal sistema di videosorveglianza, installato dallo stesso don Claudio, parroco a Marano dal 2000, proprio per cercare di porre un freno alle continue intrusioni. (...)
Articolo GdV.

Salvini abbraccia Stacchio «Vicini a chi si difende»

VICENZA. Ha mantenuto la promessa. Il segretario federale della Lega Matteo Salvini pochi minuti fa è arrivato al distributore di Graziano Stacchio, a Nanto, il benzinaio che ha ucciso con un colpo di fucile un rapinatore, per portargli la sua solidarietà. salvini ha detto: «Insieme agli Stacchio, padre e figlio. Giù le mani da chi si difende!»
GdV 16.02.2015

Villaverla (VI). Sindaco deluso annuncia: "I vigilanti contro i ladri"

Le ripetute azioni di questi ultimi giorni hanno spinto il primo cittadino a prendere contatti  con un istituto di vigilanza.
VILLAVERLA. Villaverla fa di nuovo i conti con i furti in abitazione. 
Da qualche giorno ladri e rapinatori sembrano avere preso di mira la località, nonostante lo sforzo delle forze dell'ordine, a cominciare dai carabinieri, di arginare il fenomeno.
Dopo la rapina di giovedì all'edicola-tabaccheria “Tiffany” di via Giovanni XXIII, si registrano incursioni in abitazione nell'orario più delicato: il tardo pomeriggio. L'ultimo furto sabato intorno alle 18.20.
A quell'ora, nella casa di Pasqualino Dall'Osto, in via Matteotti, non c'era nessuno. «Ero fuori per il mio turno di servizio sulle ambulanze, mia moglie era andata a trovare dei parenti», commenta ancora scosso Dall'Osto.
Questione di pochi minuti e, da una finestra al piano terra, forzata e divelta, uno o più topi d'appartamento si sono introdotti in camera da letto, rovistando e buttando all'aria cassetti e comodini, fino a quando non sono stati disturbati dal fratello e dal padre del proprietario di casa. (...)
GdV 16.02.2015.

Vicenza. Aggredita e ferita con una bottigliata in faccia a Campo Marzo. «Denunciare non serve»

Stava passeggiando con il cane quando si è avvicinato un uomo: «Prima ha iniziato con gli insulti, poi mi ha colpito con una bottiglia».
VICENZA. «Ormai non ha più senso denunciare nulla. Mi sono presa una bottigliata in faccia, è arrivata la polizia, mi ha chiesto se volevo andare in ospedale e poi fare denuncia. Ho chiesto se serviva a qualcosa. Gli agenti mi hanno risposto guardandomi in maniera molto chiara e inequivocabile: no. Per cui meglio pulirsi dal sangue che senti scorrere dal naso, dalla bocca, sperando che ti esca anche un po' di rabbia con la linea rossa che riga i servizi igienici del parcheggio di viale Verdi». L'episodio è accaduto un paio di settimane fa e Patrizia M. residente in città, ha deciso di parlarne a distanza di tempo per accantonare non tanto la paura, quanto l'umiliazione, la cattiveria che si è sentita gettare addosso.
Ha deciso di raccontare quando il senso d'impotenza ha trovato spazio, quando la tensione si è allentata.
È nella sua stanza; con lei ci sono la madre, la sorella e il cane, ignaro protagonista della vicenda. (...)
GdV 16.02.2015.