Graziano Stacchio si difende: "Ho mirato alle
gambe, non volevo uccidere. Volevo solo difendere una ragazza che ha l'età di
mia figlia". Il paese si schiera in suo favore.
È
formalmente indagato per eccesso di difesa Graziano Stacchio, il
benzinaio veneto di Ponte di Nano, nel Vicentino, che martedì sera ha esploso
alcuni colpi di fucile contro dei banditi che tentavano di rapinare una
gioielleria vicino al suo chiosco.
Uno dei
banditi, il nomade 41enne Albano Cassol, è rimasto ucciso nello scontro
a fuoco, ma ancora non è chiaro se per i colpi partiti dall'arma di Stacchio o
dalle armi dei suoi complici. I banditi avrebbero infatti esploso sette o otto
colpi, forse con semplici pistole, forse addirittura con dei kalashnikov.
Cassol, che al suo attivo aveva già un lungo passato di furti, rapine e
sparatorie, è stato trovato senza vita a bordo di una Renault Laguna dove sono
stati trovati bossoli, un piccone e una mazza. I quattro complici sono riusciti
a fuggire e per il momento sembrano spariti nel nulla.
Nel
frattempo però il paese della rapina, Ponte di Nanto, si sta mobilitando
in favore di Stacchio, assurto a simbolo della lotta contro l'escalation
criminale che sta sconvolgendo il Veneto in queste settimane. Il copione è
sempre lo stesso: bande di quattro o cinque uomini, spesso nomadi o giostrai,
che commettono rapine armati fino ai denti, di solito muovendosi a bordo di
auto di grossa cilindrata, quasi sempre rubate.
A favore di
Stacchio si è schierato anche Joe Formaggio, il sindaco Albettone, uno
dei paesi vicino a Ponte di Nanto, che si è fatto riprendere mentre stampa
delle magliette in difesa del benzinaio, con tanto di slogan "Io sto con
Stacchio", e ha avviato una raccolta firme di solidarietà. Formaggio, che
da tempo va dicendo di "dormire col fucile sotto al cuscino", vuole
raccogliere fondi a favore del benzinaio.
Stacchio,
dal canto suo, fornisce così la propria versione dei fatti: "Quando uno di
loro è venuto verso di me con il mitra in mano ho mirato alle gambe per
difendermi. Non volevo certo uccidere" ha detto ieri il benzinaio,
ricordando quei frangenti. "Non sono un eroe, nè un giustiziere - ha
aggiunto - Ho agito d'istinto, pensando alla povera commessa sola nella
gioielleria, che poteva essere mia figlia". Il procuratore di Vicenza,
Antonio Cappelleri, ha però spiegato che il benzinaio è stato indagato
"come atto dovuto".
Oggi, scrive
Il Gazzettino,
Stacchio è tornato al lavoro, mentre la gioielleria presa di mira ha chiuso i
battenti. Il titolare spiega come "con questa violenza criminale non si
possa andare avanti". Cionostante non rinuncia a ringraziare il benzinaio
per quello che ha fatto.
di Giovanni Masini (Giornale)
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