Veneto nel mirino della malavita. Lo confermano i numeri ed oggi è la volta del Censis a spiegarci quanto siano aumentati i reati nell’ultimo decennio; per quanto riguarda i furti dal 2004 al 2013 in provincia di Padova l’aumento è stato del 143,3%, in quella di Venezia del 120,9% nel Veronese del 103,4%. Nel Vicentino, limitando l’indagine al triennio 2010 – 2012 scopriremo che il quoziente di criminalità, cioè i furti denunciati alla Polizia per 100 mila abitanti, passa da 1734.1 del 2010 (dato Veneto 1.983.5) a 2.106.8 nel 2012 con un aumento del 22 per cento nel solo triennio.
La statistica 2013-2014 è ancora più sconcertante: basta scorrere i dati presentati dal Presidente della Corte di Appello di Venezia, Antonino Mazzeo Rinaldi, nel corso del'inaugurazione dell'anno giudiziario a Venezia lo scorso gennaio. Numeri impressionanti, su cui spicca quello dei reati contro il patrimonio, che in Veneto, tra luglio 2013 e giugno 2014, hanno registrato un aumento di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Impennata nei furti nelle abitazioni saliti da 2.463 a 4.739 (+92%) a carico di ignoti, mentre quelli che hanno visto individuati i responsabili sono saliti da 673 a 1.144 (+92%) , circa un quinto del totale: in altre parole, nell’80 per cento dei casi non si individuano i responsabili. Le rapine passano da 1.723 a 2.294 (+31%). L'usura, indice da prendere con estrema cautela che evidenzia solo la parte emersa di questo tipologia di reato, sale da 181 casi a 294 (+60%): pesa, in questa tipologia di reato, l’industria del gioco d’azzardo: il Veneto è quinto in Italia per scommesse e giocate (5,5 miliardi di puntate nel 2013 tra videopoker, slot machines, gratta e vinci).
Infine gli omicidi, in aumento da 40 a 43: tra questi si contano 17 femminicidi, contro i 14 del report precedente. Sempre dalla relazione del Presidente della Corte di Appello sappiamo che in Veneto sono aumentati anche il numero delle iscrizioni per i reati di attività terroristiche, che passano da 7 a 12.
Impressionante anche l’escalation delle attività criminali riconducibili alle organizzazioni criminali mafiose sia italiane come estere: stando alla ricerca di Unioncamere del Veneto - Libera presentata il 19 febbraio scorso i casi di estorsione sono cresciuti dai 95 del 2009 ai 221 del 2013, mentre a fronte di una generalizzata riduzione delle operazioni sospette di riciclaggio, in controtendenza alla media nazionale si registra un aumento dalle 4.674 del 2012 alle 4.959 del 2013: nel 2009 erano solo 1.244 e anche in questo caso l’aumento lascia interdetti.
A fronte di questo scenario più che inquietante, a seguito delle varie spending review le Forze di Polizia sono diminuite in Italia come nel Veneto. Stando ai sindacati di polizia il reintegro degli organici, iniziando dall’immediata assunzione degli allievi già ritenuti idonei, circa un migliaio di agenti, la copertura totale del turn-over con lo stop alla chiusura di oltre 250 presidi nel territorio nazionale, nonché l’aggiornamento e formazione avanzata anti-terrorismo, non dovrebbero costare a pieno regime più di 40 milioni l’anno. Per capire di questa cifra basti pensare che il bonus degli 80 € mensili voluto da Renzi è costato alla collettività circa 8 miliardi: i 40 milioni indicati dai sindacati di Polizia non portano consensi e voti, ma certamente contribuirebbero a dare maggiore sicurezza a tutti i cittadini. E dare sicurezza è compito dello stato. Di tutta risposta, invece, lo stato non solo ha diminuito le Forze dell’Ordine in campo ma ha anche depenalizzato i reati punibili fino a 5 anni di reclusione. Numeri e fatti che si commentano da soli.
Roberto Ciambetti, assessore della
Regione Veneto, analizza il tema criminalità
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