Pensare di risolvere – come ha fatto Matteo Renzi – in
una battuta, di qua gli umani, di là le bestie, la sfida epocale che i fenomeni
migratori ci pongono innanzi, significa non solo minimizzare le ragioni grandi
e profonde di tale sfida quanto fare dello sciacallaggio alla rovescia. Di
questo si tratta, quando – com’è accaduto per la foto del piccolo Aylan,
annegato nel mare della Turchia – si fa del dolore un’arma di ricatto e del
buonismo uno schermo dietro cui nascondere le responsabilità.
La foto del bimbo portato a riva esanime non può non ferire le coscienze. Proprio perché uomini ne siamo stati toccati. Poi però bisogna guardare oltre l’immagine. Bisogna evitare di strumentalizzare. Bisogna soprattutto evitare di fare di quel corpicino un’arma di ricatto, quasi che l’indignazione, da sola, renda più lieve la gravità di quella morte e la condivisione lavi le coscienze, annullando le responsabilità profonde e le ragioni vere di quella e di tante altre morti. Bisogna indignarsi per le violenze massmediatiche che hanno accompagnato la pubblicazione di quella foto. Bisogna sentirsi feriti per titoli e messaggi come quello de “il Manifesto”, che ha sparato l’immagine di Aylan a tutta pagina, sotto il titolo “Niente asilo”.
Bisogna respingere al mittente la brutale distinzione bestie-umani con cui Renzi ha tacitato le incertezze della sua base politico-elettorale. Bisogna riprendere il filo di una discussione matura, che rimetta in primo piano le responsabilità autentiche di certe morti, di quella del piccolo ritrovato sulla spiaggia di Bodrum e di altre centinaia di migliaia, provocate dall’incapacità politico-militare dell’Occidente, dai suoi troppi silenzi, dalle sue connivenze, dalle sue pavidità. Bisogna smetterla con la retorica di chi ha scambiato l’inverno della ragione per la “Primavera araba”. Bisogna tornare all’azione politica piuttosto che assecondare.
Allora si dimostrerà di essere veramente umani, dotati cioè di sentimenti e di ragione, di passioni e di buon senso. Allora non si strumentalizzerà la foto di un bimbo annegato, ma si daranno risposte politiche rispetto ai numeri degli sbarchi, alle inumane condizioni in cui vivono migliaia di immigrati, alla gracilità del sistema europeo, incapace di misurarsi con fenomeni di portata epocale, che chiedono molto di più di qualche appello sentimentale o delle battute di pessimo gusto di un presidente del Consiglio a corto di argomenti.
di Mario Bozzi Sentieri
La foto del bimbo portato a riva esanime non può non ferire le coscienze. Proprio perché uomini ne siamo stati toccati. Poi però bisogna guardare oltre l’immagine. Bisogna evitare di strumentalizzare. Bisogna soprattutto evitare di fare di quel corpicino un’arma di ricatto, quasi che l’indignazione, da sola, renda più lieve la gravità di quella morte e la condivisione lavi le coscienze, annullando le responsabilità profonde e le ragioni vere di quella e di tante altre morti. Bisogna indignarsi per le violenze massmediatiche che hanno accompagnato la pubblicazione di quella foto. Bisogna sentirsi feriti per titoli e messaggi come quello de “il Manifesto”, che ha sparato l’immagine di Aylan a tutta pagina, sotto il titolo “Niente asilo”.
Bisogna respingere al mittente la brutale distinzione bestie-umani con cui Renzi ha tacitato le incertezze della sua base politico-elettorale. Bisogna riprendere il filo di una discussione matura, che rimetta in primo piano le responsabilità autentiche di certe morti, di quella del piccolo ritrovato sulla spiaggia di Bodrum e di altre centinaia di migliaia, provocate dall’incapacità politico-militare dell’Occidente, dai suoi troppi silenzi, dalle sue connivenze, dalle sue pavidità. Bisogna smetterla con la retorica di chi ha scambiato l’inverno della ragione per la “Primavera araba”. Bisogna tornare all’azione politica piuttosto che assecondare.
Allora si dimostrerà di essere veramente umani, dotati cioè di sentimenti e di ragione, di passioni e di buon senso. Allora non si strumentalizzerà la foto di un bimbo annegato, ma si daranno risposte politiche rispetto ai numeri degli sbarchi, alle inumane condizioni in cui vivono migliaia di immigrati, alla gracilità del sistema europeo, incapace di misurarsi con fenomeni di portata epocale, che chiedono molto di più di qualche appello sentimentale o delle battute di pessimo gusto di un presidente del Consiglio a corto di argomenti.
di Mario Bozzi Sentieri
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