Renzi non è venuto in Veneto dove lo
attendevano i lavoratori e i cittadini di Negrar. Non era venuto in Veneto
neanche quando un tornado, fatto eccezionale, più unico che raro nella storia
italiana, aveva seminato distruzioni e dolore nella Riviera del Brenta. E’
andato a New York, a vedere la finale degli Open Us, a cercare di rubare la
scena che due eccezionali tenniste pugliesi avevano conquistato non senza
fatica e straordinario impegno.
C’è molto di Renzi e del suo carattere in questa
scelta e dell’appropriarsi del lavoro e dei risultati altrui spacciandoli per
propri: il premier si sente protagonista del racconto che egli stesso fa
dell’Italia, è il demiurgo senza il quale “è impossibile che ogni cosa abbia
nascimento” e all’ Arthur Ashe Stadium ha vinto lui, mettendo in secondo piano
Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Che poi la
realtà sia ben diversa lo sappiamo, ma in Renzi prevale sempre il racconto, la
favola, rispetto alla realtà.
C’è
chi ha tirato in ballo l’esempio di Pertini che volò a Madrid per la finale
della Coppa del Mondo contro la Germania: il paragone è improponibile e la
diversa statura dei due uomini lo spiega bene. Ricordate cosa disse Pertini a
Fiumicino con la nazionale appena scesa dall’aereo presidenziale e i fotografi
che gli chiedevano di prendere in mano la Coppa del Mondo per immortalarlo con
tutti gli azzurri? “No, no, io la coppa non la tocco, l’hanno vinta loro, è
soltanto la loro”.
Spadolini,
allora capo del Governo, era rimasto a Roma e i due ministri italiani che
seguirono la partita andarono in Spagna con un volo di linea e a spese proprie.
Quella sera a Madrid in Tribuna d’onore c’erano il Cancelliere tedesco e il
re Juan Carlos e il Presidente italiano non poteva
mancare anche perché la presenza di una platea di politici come Henry
Kissinger serviva a rafforzare l’appoggio internazionale alla ancora
debole democrazia spagnola che proprio l’anno prima era aveva vissuto un
tentativo di golpe.
Insomma,
parallelo più inopportuno non si poteva fare e colpisce che siano stati proprio
esponenti della sinistra a suggerire la presunta analogia tra le due finali:
con Pertini, a Madrid, c’era l’Italia; con Renzi, a New York
c’era Renzi, il suo egocentrismo, il suo sentirsi essere
completo e indistruttibile, centro di attività e di forza, quello che in
filosofia viene definito come monade.
In
Veneto, con buona pace dei leibniziani, definiamo così
le sciocchezze, cose di scarso valore, bazzecole,
quisquilie, pinzellacchere.
Renzi
come Pertini? Non diciamo monade, per favore.
Roberto Ciambetti
Roberto Ciambetti
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