“Sto con gli studenti e idealmente sarò con loro a protestare. Chiedono l’ovvio, ciò che anche io chiedo dal novembre 2013: un’Università aperta a tutti, diritto allo studio uguale per tutti e selezione rigidissima fatta sugli esami, sulle medie voto, in una parola sulle capacità dimostrate, non sulla base di insulsi quiz.Purtroppo per ora di dimostrato c’è solo l’ondivago pensiero del Ministro Giannini che in campagna elettorale per le europee venne a Padova a giurare che l’abolizione del numero chiuso era cosa fatta per raccattare un po’ di voto giovane. Oggi studenti e famiglie possono vedere com’è finita: peggio non era possibile”.Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia si schiera con gli studenti del Link Coordinamento, dell’Unione degli Studenti e della Rete della Conoscenza, che annunciano manifestazioni l’8 settembre per protestare contro la gestione dell’accesso all’Università, nel giorno in cui si svolgono i test di accesso per Medicina.“Dovranno essere manifestazioni pacifiche e rispettose – premette Zaia – ma il loro obiettivo è assolutamente condivisibile. Con il numero chiuso si rischia, anzi si è certi, che giovani meritevoli vengano esclusi semplicemente dal caso – incalza Zaia – mentre giustizia vorrebbe che tutti potessero partire alla pari per poi essere selezionati per come studiano e per i risultati che ottengono. Niente fuori corso facili: si fissi un’asticella alla fine del primo anno – e chi non la supera è fuori. E così anche per gli anni successivi”.“Quando ci siamo laureati noi – aggiunge il Governatore del Veneto – questi giochetti assurdi non c’erano, eppure sono venute fuori signore generazioni di medici, avvocati, ingegneri, architetti, perchè allora chi non studiava o non ci arrivava era fuori in automatico. Bisogna tornare a quel sistema”.“Numero chiuso tanto più assurdo – conclude Zaia – perché siamo in una fase di cambiamento generazionale dei medici nella quale è sempre più difficile trovare sostituti all’altezza di quelli che concludono la carriera e giovani determinati a fare una professione sempre più difficile. Ne sappiamo qualcosa noi, che abbiamo vinto alla Corte Costituzionale per affermare il nostro diritto a scegliere come affidare le 90 borse di studio di specialità finanziate direttamente dalla Regione, e che stiamo gestendo direttamente questa partita con non poche difficoltà a trovare giovani nelle specialità in cui c’è più bisogno”.
Regione Veneto
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