Il
protocollo fornisce la definizione di caso e classifica il rischio di contrarre
la malattia a seconda del tipo di esposizione, con particolare riferimento al
rischio derivante dai viaggi verso i Paesi interessati dall’epidemia. Vengono
poi illustrate le tipologie di intervento che devono essere attivate a fronte
dei casi sospetti (possibili e probabili) anche in riferimento alla diagnosi
differenziale con le altre malattie infettive febbrili di importazione quali la
malaria.
Sono stati previsti percorsi di sicurezza per la gestione in ambiente
specialistico dei casi probabili e confermati incluso l’invio dei campioni
biologici ai centri di riferimento nazionale per la conferma laboratoristica.
I Dipartimenti di prevenzione sono stati allertati per coordinare la rete di
sorveglianza sanitaria inclusa la gestione degli eventuali contatti e più in
generale la gestione di ogni forma di allerta inerente la malattia.
“Tale malattia – specificano gli esperti del Veneto - si trasmette attraverso
il contatto diretto con fluidi biologici (sangue infetto, secrezioni, tessuti,
organi o altri fluidi corporei di persone o animali infetti vivi o morti). Si
manifesta dopo un periodo di incubazione che varia dai 9 ai 21 giorni, con
febbre elevata, mialgia, vomito, diarrea e cefalea e nella fasi terminali anche
con emorragie. Non è ancora stata dimostrata la trasmissione per via aerea.
L’OMS non raccomanda nessuna restrizione per i viaggi di cose e persone da e
per i Paesi che sono coinvolti nell’epidemia, in quanto vi è un rischio di
trasmissione estremamente basso nei comuni rapporti relazionali”.
da ThieneOnLine
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