Negli ultimi sondaggi vincono i "sì" al
referendum. Il cancelliere britannico Osborne offre più autonomia a Edimburgo
in cambio del "no" alle urne.
Il governo
inglese offre la devolution alla Scozia in cambio della rinuncia
all'indipendenza. Ancora sotto choc per il risultato dell'ultimo sondaggio
domenicale che per la prima volta dava per vincente il fronte del SI, la
coalizione di David Cameron tenta il tutto per tutto per vincere la partita a
tavolino e si gioca anche la carta del federalismo pur di allontanare il
rischio di una secessione.
Ieri il
cancelliere britannico George Osborne ha dichiarato che nei prossimi giorni
verrà presentato da tutti i maggiori partiti di maggioranza e opposizione un
piano congiunto che offre maggiori poteri alla Scozia sia in termini fiscali
che per quanto riguarda la ripartizione della spesa e del welfare oltre ad
altri settori che ancora non sono stati delineati. L'annuncio è arrivato subito
dopo la pubblicazione dell'ultimo sondaggio che ha reso sempre più forti i
timori di una crisi costituzionale tra i membri di Westminster. L'offerta
appare molto simile al pacchetto di riforme proposto al Quebec dal governo
canadese nel 1995 che quella volta evitò la separazione. Fino a questo momento
tutti i partiti avevano presentato delle proposte di devolution ma non si era
mai raggiunto un accordo, ieri è stata la prima volta che se ne è parlato con
toni decisamenti positivi rispetto a quelli minacciosi che avevano
caratterizzato tutta la campagna dei sostenitori del NO.
Le varie
parti politiche hanno chiarito che nell'annuncio congiunto non verranno
illustrati dettagliatamente i nuovi poteri ma verrà tracciata una tabella di
marcia con tempi e procedure per metterli in pratica in caso la Scozia
decidesse di rimanere nel Regno Unito. «È chiaro che la Scozia vuole avere una
maggiore autonomia -ha detto Osborne - e i Conservatori, i Liberaldemocratici e
i Laburisti sono pronti a concederla. Nei prossimi giorni vedrete un piano di
azione per offrire al Parlamento scozzese maggiori poteri. Sul fisco, sulla
spesa, sul welfare. Il piano diventerà operativo se vinceranno i No. La gente
deve sapere che se vota No vota per una maggiore devolution senza il rischio di
una separazione, così la Scozia avrà il meglio di due mondi». Quello che è
certo è che in questo modo l'Inghilterra allontanerebbe l'incubo di una crisi
economica provocata da un'ipotetica scissione. Dopotutto la Scozia costituisce
l'8% del Pil britannico e non è una cifra da poco. Inoltre, l'85% dei
giacimenti di petrolio e gas naturale che garantiscono una fonte d'indipendenza
energetica e di profitto per il Regno Unito si trovano in territorio scozzese.
Una separazione potrebbe avere dunque un impatto veramente traumatico.
Per quanto
riguarda la mano tesa da Osborne va ricordato che un annuncio simile venne
fatto anche mesi fa, ma senza grande successo perché gli Scozzesi si fidano
poco delle promesse dei loro cugini. «L'unico modo per garantire poteri
addizionali al Parlamento scozzese è votare SI» ha affermato ieri il ministro
delle Finanze John Swinney. Nello stesso giorno Osborne ha messo in guardia chi
andrà a votare dai rischi che corre nello scegliere la scissione spiegando che
una Scozia indipendente dovrà rinunciare alla sterlina, checché ne dica il
primo ministro scozzese Alex Salmond. Si spinge ancora più in là il leader
laburista Ed Miliband che prospetta addirittura guardie armate e controlli dei
passaporti ai confini inglesi nel caso di vittoria dei SI, ipotesi anch'essa
smentita dal governo scozzese ma che invece viene caldeggiata a Westminster.
Intanto anche la Regina sembra essere scossa dal risultato degli ultimi
sondaggi ed ha pregato il Governo di tenerla costantemente informata
sull'evolversi della situazione.
di Enrica Orsini (Giornale)
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