Hüllweck cancellato dalla lapide di Santa Maria Nova.
Bufera sul vicesindaco che si scusa pubblicamente. Sorrentino (Pdl): «Adesso
deve dare le dimissioni». Variati: «Fatto grave ed estremamente spiacevole»
«Avevo
chiesto io di ritoccare la targa di Santa Maria Nova. La responsabilità è tutta
mia». Alessandra Moretti era vicesindaco da un paio di mesi in quella calda
estate 2008. Achille Variati aveva vinto le elezioni contro tutti i pronostici
a fine aprile e aveva battezzato la sua squadra di governo a metà maggio,
promuovendo la giovane avvocatessa numero due di palazzo Trissino e affidandole
la delega all'istruzione. In quei mesi a Santa Maria Nova squadre di muratori e
carpentieri erano impegnati nella ristrutturazione dell'ex convento candidato a
ospitare le aule della scuola Giusti. Nel mezzo di una full immersion per
prendere le misure al nuovo incarico, l'assessore Moretti fece visita anche a
quel cantiere, curato dall'allora Amcps, azienda speciale comunale poi
confluita in Aim e rinominata Valore città. Non si discusse soltanto di aule,
cattedre e banchi. L'attenzione finì per essere catturata dalla lapide posata
nel febbraio di due anni prima dal predecessore di Variati. L'ex convento di
Santa Maria Nova, infatti, prima di essere trasformato in una scuola, fu
utilizzato per otto anni come campo profughi, accogliendo mille esuli istriani
fuggiti dalla furia delle milizie titine. Era il 1947, in una Vicenza ancora
ferita e scossa dalla guerra mondiale. In memoria di quegli eventi, Enrico
Hüllweck decise di apporre una lapide all'ingresso dell'edificio, dopo aver intitolato
una strada ai martiri delle Foibe. Da allora, sotto quella targa si celebrano
cerimonie commemorative ogni 10 febbraio, giorno del ricordo. Ed è proprio
guardando in tv le immagini dell'ultima commemorazione che Luciano Parolin,
autore del volume “Giornali di pietra” dedicato alle iscrizioni lapidee appese
ai muri di Vicenza, ha notato un'assenza ingombrante: è sparito il nome di
Enrico Hüllweck, che compariva invece nella versione originaria. Da poco uscito
dal direttivo del Pd per indossare la casacca dell'Italia dei Valori, Parolin
ha subito segnalato l'anomalia, interrogandosi sulle ragioni che hanno spinto a
cancellare quella porzione di targa. L'indagine interna pretesa da Variati
giovedì, appena appresa la notizia, per ricostruire la catena di comando da cui
è scaturita la rimozione, è durata meno di 24 ore. Il ritocco era stato
richiesto dal vicesindaco Moretti, che si assume tutta la responsabilità di un
ordine verbale che non ha alcuna traccia scritta: «È stata una leggerezza, di
sicuro è stato un errore del quale mi scuso - ammette Moretti, che all'epoca
non era ancora presidente della commissione toponomastica - garantisco che è
stata una richiesta fatta in buona fede, senza alcuna malizia e soprattutto
senza la volontà di nascondere chi ha governato la città o di cancellare i
segni del passato». «È trascorso molto tempo - avverte l'assessore - e non
ricordo con precisione quali siano state le ragioni che mi hanno spinto a
chiedere ad Amcps di intervenire per cancellare il nome di Hüllweck. Probabilmente
espressi le mie perplessità per la ridondanza dell'iscrizione, ritenendo che
fosse sufficiente la parola “sindaco” accanto all'ingresso di un edificio
pensato per una scuola elementare. Fu una valutazione superficiale e sbagliata,
di cui mi assumo tutta la responsabilità». Resta il mistero per una
disposizione «solo verbale», come ribadisce Moretti, senza il supporto di un
atto scritto e motivato, come dovrebbe essere prassi in un'amministrazione
pubblica. Variati anche ieri ha usato parole dure e inequivocabili: «È un fatto
grave ed estremamente spiacevole. È doveroso il rispetto per le istituzioni e
per chi ha governato prima di noi. Per questo ho chiesto all'assessore Moretti
di scusarsi con Hüllweck». Nel pomeriggio è stato diffuso il contenuto di due
lettere firmate da Moretti, la prima indirizzata al sindaco di ieri, la seconda
al sindaco di oggi. A Hüllweck trasmette «il profondo rammarico per la
censurabile iniziativa da me assunta che ha indotto, nell'estate del 2008,
l'allora azienda Amcps a cancellare il suo nome dalla lapide. Le esprimo perciò
le più sincere scuse per l'accaduto, manifestandole la mia stima per l'impegno
da lei profuso nei suoi anni a servizio della città di Vicenza». Nella lettera
a Variati scrive anche: «Mi scuso per l'imbarazzo istituzionale, politico e
umano che ho arrecato a te e a tutta l'Amministrazione». Caso chiuso? Non si
direbbe a giudicare dall'attacco sferrato dal Pdl. Un'interrogazione già
protocollata e una richiesta di dibattito in arrivo porteranno il caso in
consiglio comunale. Valerio Sorrentino, consigliere e vicesegretario cittadino
del partito, chiede le dimissioni del vicesindaco: «È un fatto di gravità
inaudita: era dai tempi della caduta del fascismo che non venivano rimossi i
simboli degli avversari politici. Vicenza ha dunque il triste primato, in
Italia, di aver reintrodotto la damnatio memoriae, cosa mai accaduta neppure
nelle città più rosse dell'Emilia Romagna o della Toscana. Molto probabilmente
l'assessore Moretti non è stata negli Usa nel suo viaggio recente, ad imparare
cosa è la democrazia occidentale, ma in qualche cittadina della Cina o della
Corea del Nord. Costei può quindi svolgere il ruolo di amministratore nei Paesi
dove vige la pura ortodossia comunista; non certo in una città civile e
democratica come Vicenza. Che dia quindi al più presto le dimissioni».
Gian Marco
Mancassola (GdV)
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