Mettere sullo stesso piano profughi e
clandestini, come se scappare da una guerra o dalle carestie fosse un crimine,
non è degno della cultura veneta. Recentemente anche il Patriarca di Venezia ha
ricordato come i veneti si sono sempre distinti in Italia per essere un popolo
solidale, capace di aprirsi al mondo. Il Veneto è accoglienza, ha ricordato
monsignor Moraglia.
L'ipotesi di tendopoli che sento fare in queste ore
sono il sintomo di una malattia che ha danneggiato profondamente il Veneto: la
mancanza di programmazione e l'immobilismo che ha caratterizzato
l'amministrazione Zaia. Lo schema è chiaro: la Regione non ha fatto nulla ed
ora scarica il problema scagliandosi contro il Governo. Ma Roma aveva fatto per
tempo un piano con tutte le Regioni.
Lo scorso 10 luglio la Regione, presente l'assessore Coletto, ha firmato un
accordo con il ministero dell'Interno. Fu lo stesso Coletto ad assicurare che
la Regione avrebbe fatto la sua parte. Se anziché lanciare slogan, Zaia e
i suoi avessero predisposto assieme ai sindaci del territorio delle strutture
adeguate, non dovremmo nemmeno ipotizzare l'installazione di tendopoli.
Secondo un apposito studio di Anci, Caritas e Viminale, il rapporto tra
profughi e residenti è dello 0,050%, penultima Regione in Italia appena sopra
della Valle d'Aosta. Per dare un’idea di quanto sia al limite della bugia
parlare di invasione, Il Friuli Venezia Giulia ha un numero di profughi in
proporzione più che triplo rispetto a quello che ospitiamo noi, in rapporto
alla popolazione.
Alessandra Moretti, candidata del
centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto.
da VicenzaPiù 17.04.2015
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