Un’emergenza che dura da 4 anni non è
tale. E’ la prova dell’assoluta indisponibilità a fare qualcosa da parte
dell’Europa e dell’incapacità dello Stato italiano di governare un fenomeno che
non era né imprevisto né imprevedibile. Dopo l’ennesima tragedia è il momento
di tramutare il dolore in coraggio: bisogna attuare subito un blocco navale,
impedire le partenze, sbarcare sulle coste libiche per gestire con umanità
campi profughi e tendopoli, e aiutare nel proprio Paese chi ne ha bisogno.
Fatto salvo l’aspetto
sanitario, noi curiamo tutti a prescindere da tutto e lo facciamo di nostra
iniziativa fin dal primo giorno, anche come forma di prevenzione: la realtà
innegabile delle tensioni sociali che crescono tra le gente, dei problemi
sempre più grandi dei Sindaci a far fronte ad arrivi comunicati a ore e a
cittadini alle prese con la crisi e in condizioni di bisogno che non capiscono
perché il Comune non fa nulla per loro, ma si attiva su questa questione,
dell’incertezza, che nessuno può cancellare, sulle effettive qualità personali
di chi arriva, perché ormai anche i bambini sanno che dietro questa storiaccia
ci sono l’Isis e organizzazioni criminali senza scrupoli.
Le tabelle consegnateci oggi parlano di
2.677 migranti presenti al 2° aprile nelle strutture ospitanti e di 7.667
persone sinora arrivate. Sono esattamente 5.000 fantasmi dei quali non si sa
più nulla. Dove sono? Cosa fanno? Delinquono? Soffrono? Nessuno ce lo sa dire,
e la cosa è preoccupante, anche perché il loro numero, se non si fa qualcosa di
coraggioso e realmente umanitario, salirà esponenzialmente.
Luca Zaia, presidente
della Regione Veneto
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