Dopo anni di complicità politica e culturale la
sinistra si sveglia e prende atto di un suo ennesimo fallimento, figlio di una
ideologia dura a morire nella quale anche il giovane Renzi è rimasto impigliato
in tutto questo tempo.
Contrordine.
L'invasione dei clandestini è un problema grave che va affrontato con ogni
mezzo. Dopo anni di complicità politica e culturale la sinistra si sveglia e
prende atto di un suo ennesimo fallimento, figlio di una ideologia dura a
morire nella quale anche il giovane Renzi è rimasto impigliato in tutto questo
tempo.
Ieri il
premier ha ammesso che il suo partito dovrà prendere atto della possibilità di
introdurre i respingimenti e il ministro Delrio, in una intervista a Panorama ,
dichiara che è giunto il momento di «sparare agli scafisti». Per aver sostenuto
con forza e, salvo rare eccezioni, in solitudine questi elementari concetti di
legittima difesa e basilari principi di sovranità nazionale, ci siamo presi dei
razzisti, populisti, fascisti e beceri da politici e intellettuali organici.
Non pretendiamo scuse, ma almeno il riconoscimento che noi eravamo dalla parte
del giusto e loro del torto. Un torto che è costato un numero impressionante di
vite umane affondate insieme al sogno che l'Italia fosse un porto sicuro. Un
sogno che tanti danni ha fatto a questo Paese in termini di sicurezza, dignità
e conflitto sociale permanente.
La sinistra
sta arrivando alla stessa conclusione dei governi Berlusconi e della
Bossi-Fini: l'immigrazione va fermata con ogni mezzo, occorre distinguere con
fermezza e certezza tra profughi e clandestini e agire di conseguenza. Non era
un concetto particolarmente complicato, a noi da sempre appare addirittura
elementare. Come quello che va arginata l'ingerenza della magistratura nella
vita politica. Quante battaglie abbiamo fatto e quanti insulti, minacce e
addirittura condanne ci siamo presi su questo tema di libertà: servi del
padrone, complici di ladri, faziosi. Tutti giudizi che oggi vengono risparmiati
ai gazzettieri di Renzi, del governo e del Pd che stanno brigando per salvare e
mantenere in carica sottosegretari, politici amici, sindaci e governatori
raggiunti da soli avvisi di garanzia, da dubbie richieste di arresto o vittime
di leggi assurde come la Severino. Forti di questo oggi ci sentiamo di
denunciare l'ennesima porcata, cioè la richiesta di condanna a cinque anni per
Silvio Berlusconi fatta dai procuratori di Napoli nel processo sulla presunta
compravendita di voti al Senato. Una ipotesi che è stata smentita in maniera
inequivocabile da tutti i testimoni, Romano Prodi compreso, sfilati durante il
dibattimento. Vedremo cosa scriveranno oggi sull'argomento i giornali così
garantisti con i guai di Renzi. Ma non ci facciamo particolari illusioni.
di Alessandro Sallusti (Giornale)
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