Dall'inizio dell'anno sono arrivati in
Italia 55 mila immigrati e ai primi giorni di giugno erano censiti nei centri
di accoglienza temporanei 76.486 stranieri. Si stimano almeno 130 mila nuovi
arrivi da qui alla fine dell'anno. Secondo le organizzazioni internazionali, i
flussi maggiori trovano lo sbocco in Libia, con oltre 45 mila immigrati salpati
in questi primi cinque mesi dell'anno. Segue, per importanza l'Egitto. Numeri
minimi, invece, da Algeria, Tunisia e Turchia.
E' chiaro che gli organizzatori della tratta mirano
all'Italia come paese di sbarco e i motivi di questa scelta sono abbastanza
chiari: le politiche messe in campo dai governi Monti in poi anziché
contrastare il fenomeno lo hanno incentivato garantendo ottime possibilità di
impunità a scafisti e organizzatori di traffici criminali, i quali hanno
potuto sviluppare i loro scandalosi commerci accumulando capitali
insospettabili.
La
vicinanza tra Africa e Sicilia ha fatto il resto, rendendo l'itinerario
italiano il più facile da affrontare oltre che permeabile, come
hanno ben intuito anche le organizzazioni terroristiche islamiche.
L'Europa non garantisce alcun tipo di aiuto sostanziale e anche la promessa di accogliere qualche migliaio di rifugiati politici, i quali già di per sé rappresentano solo una sparuta minoranza, sembra evaporare. Nessuna protesta reale da parte del governo, neanche quando si fa notare che una delle ragioni di una escalation incredibile nasce dalla decisione franco-britannica di attaccare la Libia di Gheddafi, ponendo così le basi di quel caos che caratterizza l'ex colonia italiana: i responsabili internazionali di quegli attacchi scriteriati oggi si lavano le mani delle conseguenze della loro follia.
Ma questa situazione è anche frutto dello scarso peso politico e diplomatico del nostro Paese sempre più evidente: lasciati soli a fronteggiare una situazione di una delicatezza estrema, senza una regia all’altezza. Negli ultimi giorni, si stanno avverando previsioni che da tempo erano state fatte: la rete dell'assistenza è prossima al collasso mentre emerge con una costanza preoccupante anche l'emergenza medico-sanitaria che s'aggiunge al rischio terroristico e all' incremento della delinquenza e dei reati riconducibili all'immigrazione clandestina.
Le stime della distribuzione nel territorio nazionale degli immigrati che di tanto in tanto vengono sbandierate da questo o quell'esponente governativo non reggono ad una razionale verifica: in Veneto, dal 2014 ad oggi, si contano almeno 10 mila arrivi in una Regione che già ospita 541 mila immigrati dei quali almeno 42 mila sono disoccupati. Come immigrati stranieri siamo ben oltre il 10 per cento della popolazione, concentrati tutti tra i principali capoluogo di provincia e la vasta area pedemontana tra il Vicentino, l'Alta Padovana e il Trevigiano. In termini di incidenza effettiva, dunque, l'impatto è ben elevato e chi ci rinfaccia di non voler ospitare quei due o tre mila immigrati in più che il Viminale senza consultare nessuno ha deciso di inviarci non ha esattamente compreso che la situazione socio-economica ma anche sanitaria non consente ulteriori aggravi.
Sergio Romano, con il pragmatismo di diplomatico di lungo corso e grande cultura, ha ben indicato le soluzioni possibili spiegando che bisogna distinguere tra perseguitati cui dare asilo e immigrati, bisogna risolvere le crisi libiche e siriane, coinvolgere i paesi dell'Africa settentrionale e far arrivare quei sussidi garantiti a suo tempo da Bruxelles, ma bisogna soprattutto non sprecare tempo. Proprio questo spreco di tempo è la colpa più grande che pesa su un governo che non s’è mosso in maniera adeguata e ha sbagliato l' impensabile aggravando lo scenario come non mai.
Roberto Ciambetti, Lega Nord
L'Europa non garantisce alcun tipo di aiuto sostanziale e anche la promessa di accogliere qualche migliaio di rifugiati politici, i quali già di per sé rappresentano solo una sparuta minoranza, sembra evaporare. Nessuna protesta reale da parte del governo, neanche quando si fa notare che una delle ragioni di una escalation incredibile nasce dalla decisione franco-britannica di attaccare la Libia di Gheddafi, ponendo così le basi di quel caos che caratterizza l'ex colonia italiana: i responsabili internazionali di quegli attacchi scriteriati oggi si lavano le mani delle conseguenze della loro follia.
Ma questa situazione è anche frutto dello scarso peso politico e diplomatico del nostro Paese sempre più evidente: lasciati soli a fronteggiare una situazione di una delicatezza estrema, senza una regia all’altezza. Negli ultimi giorni, si stanno avverando previsioni che da tempo erano state fatte: la rete dell'assistenza è prossima al collasso mentre emerge con una costanza preoccupante anche l'emergenza medico-sanitaria che s'aggiunge al rischio terroristico e all' incremento della delinquenza e dei reati riconducibili all'immigrazione clandestina.
Le stime della distribuzione nel territorio nazionale degli immigrati che di tanto in tanto vengono sbandierate da questo o quell'esponente governativo non reggono ad una razionale verifica: in Veneto, dal 2014 ad oggi, si contano almeno 10 mila arrivi in una Regione che già ospita 541 mila immigrati dei quali almeno 42 mila sono disoccupati. Come immigrati stranieri siamo ben oltre il 10 per cento della popolazione, concentrati tutti tra i principali capoluogo di provincia e la vasta area pedemontana tra il Vicentino, l'Alta Padovana e il Trevigiano. In termini di incidenza effettiva, dunque, l'impatto è ben elevato e chi ci rinfaccia di non voler ospitare quei due o tre mila immigrati in più che il Viminale senza consultare nessuno ha deciso di inviarci non ha esattamente compreso che la situazione socio-economica ma anche sanitaria non consente ulteriori aggravi.
Sergio Romano, con il pragmatismo di diplomatico di lungo corso e grande cultura, ha ben indicato le soluzioni possibili spiegando che bisogna distinguere tra perseguitati cui dare asilo e immigrati, bisogna risolvere le crisi libiche e siriane, coinvolgere i paesi dell'Africa settentrionale e far arrivare quei sussidi garantiti a suo tempo da Bruxelles, ma bisogna soprattutto non sprecare tempo. Proprio questo spreco di tempo è la colpa più grande che pesa su un governo che non s’è mosso in maniera adeguata e ha sbagliato l' impensabile aggravando lo scenario come non mai.
Roberto Ciambetti, Lega Nord
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