Un Ermes Mattielli senza il minimo
timore reverenziale è andato in onda pochi minuti dopo mezzanotte su Quinta
Colonna, la trasmissione di Paolo Del Debbio che in queste settimane sta dando
largo spazio al tema caldo della legittima difesa e delle vittime condannate a
risarcire i delinquenti.
‘Tocchi, tocchi..’ ha incoraggiato quasi comicamente l’ex artigiano arsierese di 63 anni afferrando la mano del giornalista per ‘bussare’ sulla sua gamba di legno, regalo di un incidente con la motozappa che risale ormai a più di 20 anni fa. Ma la storia di Mattielli ormai la sa tutto il paese ed è decisamente meno divertente. Lucidamente e nello spazio di una ventina di minuti l’ha raccontata a tutta Italia, di quando nel 2006 sparò ai due nomadi entrati a rubare nel suo deposito e di come da allora la vita gli sia crollata addosso.
‘Vivo di espedienti da 9 anni – ha confessato Mattielli alle telecamere – e sono invalido al 65% ma non ho diritto a nessuna pensione. Sopravvivo con l’orto e le galline, ma nonostante questo non sono pentito, e lo rifarei ancora’. Facile è stato far uscire per l’ennesima volta i ricordi ancora vivi della sua esasperazione, dei continui furti. ‘Venivano sempre, mi hanno portato via di tutto, rame, ottone, acciaio, una motosega, tutto quello che potevano portare via lo hanno rubato. Mi hanno condannato a 5 anni per tentato omicidio, ma loro non si sono fatti nessuno scrupolo a venire a rubare a un invalido.’
Mattielli non ha fatto una piega quando l’inviato di Del Debbio è andato ad intervistare uno dei due nomadi rimasti colpiti dagli spari, il 31enne Cris Caris, ma inizia ad agitarsi alle parole del loro avvocato, Andrea Massalin, che ha parlato addirittura di linciaggio. Insomma, per l’accusa Mattielli ha sparato per uccidere e non per difendersi. ‘Se stavano a casa loro – si è infervorato il rottamaio – non sarebbe successo niente. Non ho nessun rimorso, sono loro che devono averlo.’
La stoccata finale è infine per la magistratura. ‘Sono loro che mi hanno fatto chiudere l’attività, loro che guadagnano in un anno i soldi che io non ho mai visto in tutta la vita. L’avvocato è bugiardo, la magistratura compiacente. E alla fine non pagano mai’.
Marta Boriero (Altovicentinonline)
‘Tocchi, tocchi..’ ha incoraggiato quasi comicamente l’ex artigiano arsierese di 63 anni afferrando la mano del giornalista per ‘bussare’ sulla sua gamba di legno, regalo di un incidente con la motozappa che risale ormai a più di 20 anni fa. Ma la storia di Mattielli ormai la sa tutto il paese ed è decisamente meno divertente. Lucidamente e nello spazio di una ventina di minuti l’ha raccontata a tutta Italia, di quando nel 2006 sparò ai due nomadi entrati a rubare nel suo deposito e di come da allora la vita gli sia crollata addosso.
‘Vivo di espedienti da 9 anni – ha confessato Mattielli alle telecamere – e sono invalido al 65% ma non ho diritto a nessuna pensione. Sopravvivo con l’orto e le galline, ma nonostante questo non sono pentito, e lo rifarei ancora’. Facile è stato far uscire per l’ennesima volta i ricordi ancora vivi della sua esasperazione, dei continui furti. ‘Venivano sempre, mi hanno portato via di tutto, rame, ottone, acciaio, una motosega, tutto quello che potevano portare via lo hanno rubato. Mi hanno condannato a 5 anni per tentato omicidio, ma loro non si sono fatti nessuno scrupolo a venire a rubare a un invalido.’
Mattielli non ha fatto una piega quando l’inviato di Del Debbio è andato ad intervistare uno dei due nomadi rimasti colpiti dagli spari, il 31enne Cris Caris, ma inizia ad agitarsi alle parole del loro avvocato, Andrea Massalin, che ha parlato addirittura di linciaggio. Insomma, per l’accusa Mattielli ha sparato per uccidere e non per difendersi. ‘Se stavano a casa loro – si è infervorato il rottamaio – non sarebbe successo niente. Non ho nessun rimorso, sono loro che devono averlo.’
La stoccata finale è infine per la magistratura. ‘Sono loro che mi hanno fatto chiudere l’attività, loro che guadagnano in un anno i soldi che io non ho mai visto in tutta la vita. L’avvocato è bugiardo, la magistratura compiacente. E alla fine non pagano mai’.
Marta Boriero (Altovicentinonline)
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