Si fa presto a dire espulsioni. La
politica le invoca a gran voce, i “tecnici”, ovvero agenti e funzionari della
questura, replicano sommessamente: «Dateci i mezzi». Le difficoltà per
allontanare i migranti irregolari? Leggi, burocrazia, organici e risorse in
calo. I rimpatri costano tanto, in termini economici e di impegno, e funzionano
poco: dei clandestini pizzicati dalle forze dell’ordine in provincia che
ricevono l’ordine di lasciare l’Italia, solo uno su quattro viene effettivamente
accompagnato alla frontiera. Quando va bene, uno su tre.
DOCUMENTI. Il primo, grande, scoglio, è
il riconoscimento. Prima di essere espulso, uno straniero deve essere
identificato. E per fare questo serve la collaborazione della polizia dello
Stato di provenienza. «In alcuni Paesi africani non esiste neppure l’anagrafe»,
spiegano dall’ufficio immigrazione della questura berica, per dare un’idea
degli ostacoli. Ovviamente non per tutti è così: Tunisia e Marocco collaborano
e hanno consolati a Milano e Verona. Altre nazioni, come la Sierra Leone, non
hanno neppure un’ambasciata in Italia. (...) Paolo Mutterle (GdV 24.10.2015)
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