Eccoliqua. I democratici. Gli antifascisti che insegnano agli
altri il significato ed il valore della parola libertà.
Benissimo. Bravi. Meglio ancora se radunati tutti attorno ad una
manifestazione, in quel di Albano laziale, organizzata contro il defunto
criminale nazista Priebke. Loro, i manifestanti, appartenenti alle sempiterne
sigle del bene, fra le quali quella dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani),
nella foga di democrazia e tolleranza che anima la loro azione, hanno pensato
bene di sfoggiare una maglietta che ben rappresenta la cifra morale ed
intellettuale del loro pensiero: “I love Foiba”, intese non come cavità
carsiche, ma quali luoghi in qui furono sterminati
migliaia di italiani innocenti per mano degli amici (loro), i
colleghi partigiani di Tito. Fatti codificati dalla storia e riconosciuti dallo
Stato italiano come una delle pagine più tetre di questo nostro strano Paese.
Un Paese nel quale chi protesta contro un cadavere simbolo di un crimine
compiuto nella seconda guerra mondiale può fregiarsi contemporaneamente di un
altro simbolo, che rappresenta un crimine altrettanto pesante sottaciuto per
decenni, ammesso che
sia possibile bilanciare in maniera ragionieristica morte e sofferenza.
Per la cronaca accanto a questi partigiani 2.0 inneggianti alle foibe c’erano
anche le istituzioni locali e un parlamentare di Sel, il partito di Vendola, che chissà
in quale “narrazione” collocherebbe questa brillante pagina di cronaca. Il
tutto naturalmente è stato sedato
dai media, tradizionalmente più predisposti a cazziare le
derive provenienti da destra che quelle di cui si fanno interpreti questi nuovi
partigiani. ( solo QELSI ha fin’ora riportato la notizia).
Infondo che sarà mai, sono solo kompagni che sbagliano…
da Il Bollettino di Trieste.
da Il Bollettino di Trieste.
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