“Ormai
le statistiche dell’Istat sul lavoro in Italia sono dei veri e propri
bollettini di guerra. Oggi sappiamo che a settembre 2013 la disoccupazione ha
segnato un nuovo record negativo, riportandoci alla situazione del 1977 e che
in particolare quella giovanile è salita a oltre il 40 per cento.
Di cosa hanno bisogno ancora Governo e Parlamento per
capire che se non si attuano subito politiche forti e mirate a sostegno
dell’economia e del lavoro, nella migliore delle ipotesi la maggioranza dei
cittadini volterà le spalle alle Istituzioni, a tutte, anche a quelle che non
hanno responsabilità per questa situazione disastrosa?” Lo afferma il
presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando i dati diffusi oggi
dall’Istat sulla disoccupazione nel nostro Paese.
Gli
indicatori di congiuntura curati dalla Regione del Veneto delineano un tasso di
disoccupazione regionale che nel secondo trimestre del 2013 scende al 7,5%,
rispetto all’8,6% del trimestre precedente, ma rimane più alto di quello
calcolato nel secondo trimestre del 2012. “Non possiamo certamente consolarci
constando che il Veneto sta meglio rispetto al desolante panorama nazionale –
prosegue Zaia –, perché 170 mila disoccupati e un giovane su due senza lavoro
nella nostra Regione, sono dati più che allarmanti”.
“Nonostante
i tagli subiti – conclude Zaia –, il nostro Ente continuerà a creare le
migliori condizioni possibili per favorire l’accesso al mercato del lavoro e a
incentivare e sostenere quei progetti che promuovono lo sviluppo e la
competitività delle aziende. Ma o si fanno scelte strutturali, come quella di
abbassare il costo del lavoro, oppure la strada rimarrà impervia anche per chi
sta affrontando con il massimo impegno questa crisi. Se poi, addirittura, il
Governo Letta, invece di premiare una Regione virtuosa come il Veneto, permette
che sia esclusa dall’accesso ai fondi dell’Unione Europea per l’assunzione di
giovani, privilegiando le realtà del nostro Paese dove lo spreco di risorse è
abitudine inveterata, allora abbiamo solo una possibilità ed è quella di
ribellarci a questo stato di cose”.
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