mercoledì 31 dicembre 2014
Tribunale di Bassano: «La legge non è uguale per tutti: ma non finisce qui»
Ieri mattina l'ultima assemblea Il governatore: «Se la
battaglia è persa, la guerra continua Tribunale com'era e dov'era».
«Com'era,
dov'era». Il governatore Luca Zaia non demorde e in occasione del calo del
sipario sull'ordine forense bassanese lancia lo slogan per riportare il tribunale
in città.
«Non sono qui - ha dichiarato - per celebrare un funerale. In questi anni abbiamo verificato che la Giustizia non è uguale per tutti, ma la battaglia continua. La presenza di un tribunale efficiente a Bassano non è una gentile concessione del governo centrale ma un diritto che il Veneto si paga a suon di tasse. O vogliamo dimenticare i 21 miliardi che ogni anno la nostra regione versa a Roma?».
«È una vergogna - ha commentato Zaia - Un tribunale modello che serve il cuore imprenditoriale del Veneto, viene chiuso e restano aperte delle autentiche baracche. Neppure la disponibilità della Regione a integrare il personale mancante ha convinto Roma a un cambio di rotta. I signori che hanno deciso il taglio di Bassano devono solo ricordarsi che senza il Veneto, l'Italia non va da nessuna parte. Questo perché, noi produciamo lavoro ed economia, loro solo chiacchiere». (...)
GdV 31.12.2014.
«Non sono qui - ha dichiarato - per celebrare un funerale. In questi anni abbiamo verificato che la Giustizia non è uguale per tutti, ma la battaglia continua. La presenza di un tribunale efficiente a Bassano non è una gentile concessione del governo centrale ma un diritto che il Veneto si paga a suon di tasse. O vogliamo dimenticare i 21 miliardi che ogni anno la nostra regione versa a Roma?».
«È una vergogna - ha commentato Zaia - Un tribunale modello che serve il cuore imprenditoriale del Veneto, viene chiuso e restano aperte delle autentiche baracche. Neppure la disponibilità della Regione a integrare il personale mancante ha convinto Roma a un cambio di rotta. I signori che hanno deciso il taglio di Bassano devono solo ricordarsi che senza il Veneto, l'Italia non va da nessuna parte. Questo perché, noi produciamo lavoro ed economia, loro solo chiacchiere». (...)
GdV 31.12.2014.
lunedì 29 dicembre 2014
Giustizia farsa sulla Lega Nord. Ora è considerata banda armata
Dopo 18 anni la procura di Bergamo chiede il rinvio a
giudizio di 34 camicie verdi. Sono accusate di aver promosso
"un'associazione di carattere militare".
Fra il
panettone e lo champagne, la Procura di Bergamo recupera un antico reperto di
archeologia giudiziaria e prova a trasformarlo in un processo.
È
incredibile, ma dopo diciotto anni di inchiesta e pasticci di ogni genere ora
per 34 camicie verdi scatta la richiesta di rinvio a giudizio per «aver
promosso, costituito, organizzato o diretto un'associazione di carattere
militare».
Sì, la
mitica Guardia nazionale Padana di cui si erano perse le tracce fra le brume
degli anni Novanta. I pm, invece, hanno la memoria lunga come gli elefanti e
del resto l'obbligatorietà dell'azione penale, anche quando sfiora il ridicolo,
non consente alternative. E allora sarà il gip di Verona a decidere se andare a
dibattimento. «Sono senza parole - spiega al Giornale il segretario del
Carroccio Matteo Salvini - ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. E
però chiederemo conto dei soldi spesi per spedire a dibattimento militanti
della Lega che oggi sono padri di famiglia o nonni. Così la comunità
internazionale ci riderà dietro».
In effetti
questa storia nasce fra squilli di tromba nel lontano 1996. Sono gli anni della
Lega dura e pura, del celodurismo, delle minacce di secessione armata. Secondo
l'allora procuratore di Verona Guido Papalia, che intercetta a lungo i
militanti, la Guardia Nazionale Padana sarebbe stata costituita con l'obiettivo
di pianificare la resistenza contro Roma ladrona e ottenere anche con i fucili
e le pistole il distacco dall'Italia. Ecco, dunque, il reato contestato: la
banda armata. Insomma, lo stato maggiore del Carroccio sarebbe una centrale
terroristica. Un'accusa davvero forte che cade per logoramento, all'italiana:
l'accusa sonnecchia per anni e anni davanti a una contestazione che, sulla
carta, configura un pericolo grave per la democrazia. Intanto inizia un
vorticoso carosello che coinvolge la magistratura, la Corte costituzionale, il
parlamento. Le Camere si mettono di traverso e decretano «l'insindacabilità
delle condotte degli indagati parlamentari». Escono di scena Umberto Bossi,
Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Mario Borghezio. Poi nel 2010 due decreti
legislativi cancellano un altro decreto, del 48, e con quello il reato di
associazione a carattere militare con finalità politiche. Ma nemmeno la nuova
norma ad Legam basta per chiudere la telenovela del Carroccio. I giudici di
Verona mandano le carte alla Consulta e la Corte costituzionale dà loro
ragione. Il procedimento può ripartire, anche se amputato dei generali in
camicia verde e fuori da tutti i parametri del buonsenso.
Il processo
parte finalmente ma i colpi di scena non sono finiti. Dopo la prima udienza si
scopre che la competenza non è di Verona, come avevamo capito per tutto questo
tempo, ma è di Bergamo. Sì, perché l'atto fondativo del Comitato provvisorio
per la liberazione della Padania avvenne a Pontida il 2 giugno '96. «In effetti
- aggiunge sarcastico Salvini - hanno scoperto che Pontida è in provincia di
Bergamo e non in Veneto». Così le carte traslocano in Lombardia e tornano in
procura. Ora i pm ci riprovano. Fra i 34 imputati l'ex senatore Corinto
Marchetti e l'ex sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo. In pratica, sul banco
degli imputati arriva il servizio d'ordine voluto dalla nomenklatura leghista
nell'epoca ruggente. Allora l'addio all'Italia pareva a portata di mano e il
Carroccio non si era ancora convertito in un movimento dalle ambizioni nazionali,
con propri rappresentanti anche al Sud. Del resto questo succede quando la
storia prova a rubare il posto alla cronaca. «Questa vicenda non ha né capo né
coda - afferma al Giornale il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli - è
un pastrocchio che ha bivaccato e girovagato fra istituzioni varie per troppo
tempo. Io sono rimasto sotto indagine credo per tredici anni». E sconcerta che
tutto questo avvenga mentre a Torino cade l'accusa di terrorismo per i No Tav
che avevano provocato danni al cantiere dell'Alta velocità in Val Susa.
di Stefano Zurlo (Giornale)
domenica 28 dicembre 2014
Cento profughi al mese. Vicenza rischia di scoppiare
Profughi
in attesa di essere smistati nei centri di accoglienza: nel Veneto ne sono
stati assegnati 3.742.
Nel 2014 solo nel Vicentino sono transitati più di
1.100 migranti Finora ne sono rimasti circa 400 Gli ultimi nove sono in arrivo
oggi.
VICENZA. Cento profughi al mese, Vicenza
scoppia. Da marzo, quando sono iniziati i primi arrivi, è stato un flusso
continuo. A volte lento, a volte impetuoso. Ora restano i numeri anche perché
l'inverno non spaventa gli scafisti, in Sicilia gli sbarchi proseguono anche in
questi giorni: 1.300 quelli approdati a Pozzallo nel Ragusano il giorno di
Natale. Vite strappate al mare che ora cercano futuro, stabilità, lavoro.
Ma dalle Regioni, in particolare dal Veneto, scatta l'allarme: «Siamo saturi,
non ce la facciamo più», le poche parole con le quali il prefetto di Venezia
Domenico Cuttaia ha scritto al ministero dell'Interno, sostenendo che il Veneto
difficilmente riuscirà a sopportare altri arrivi. Che, comunque, sono in
programma: una ventina giunti ieri a Mestre e destinati a Padova e Venezia.
Altri nove fra oggi e domani resteranno in città e si andranno ad aggiungere ai
393 presenti, per cui Vicenza, se non prenderanno altre strade, sarà la
provincia del Veneto con il maggior numero di migranti accolti, 402, seguita da
Padova e dal capoluogo regionale. (...)
GdV 28.12.2014.
sabato 27 dicembre 2014
Arrestato un 18enne rom, è il killer dell’anziana uccisa per 15 euro a Torino
Preso l'assassino dell'anziana ammazzata per un pugno
di euro: è un rom di 18 anni. Il leader della Lega Nord: "Un rom? Ma che
strano..."
L'ha
ammazzata per un pugno di euro. Quindici, per l'esattezza. Il brutale
responsabile della rapina e dell’aggressione ai danni di un’anziana,
morta qualche ora dopo a causa delle gravi ferite riportate, è Mihaita
Stanescu, un 18enne rom.
"A
Torino pensionata aggredita e uccisa per un furto da 15 euro - commenta, con
amarezza, il leader del Carroccio Matteo Salvini su Twitter - il
colpevole è stato preso, è un giovane di 18 anni. Un rom. Che strano".
La
drammatica aggressione risale al 17 dicembre scorso. La 77enne Margherita
Crivello telefona ai parenti dall'appartamento in corso Re Umberto, racconta
di essere ferita, spiega di non riuscire ad alzarsi da terra. L’ambulanza la
trasporta in ospedale, cosciente anche se non è del tutto in grado di ricordare
cosa sia successo. Intorno alle 21 dello stesso giorno muore a causa dei
numerosi traumi, quasi tutti localizzati nella parte sinistra del corpo.
Inizialmente gli investigatori pensano ad una caduta accidentale, ma l'ipotesi
viene presto smentita dalle analisi sul cadavere della vittima. È soprattutto
la frattura alla mascella a insospettire gli inquirenti, che dispongono un
sopralluogo nell'appartamento della donna. È qui che vengono trovati diversi
frammenti di un bicchiere su cui ci sono le impronte digitali del ragazzo.
Nello stesso
pomeriggio, la polizia trova la borsetta della vittima: è nascosta nei
bagni di un bar del centro. All'interno non c’è più il cellulare. Gli uomini
della polizia, però, riesco a intercettarlo velocemente e ad arrivare così a
Mihaita Stanescu. Il rom confessa subito sostenendo però di aver
soltanto spinto l’anziana: quel pomeriggio si sarebbe offerto di aiutarla a
portare le buste della spesa fino a casa, quindi avrebbe chiesto un bicchiere
d’acqua prima di sottrarre la borsa alla pensionata. Il tutto per un bottino da
una quindicina di euro.
Mihaita
Stanescu, senza
fissa dimora, è in Italia da appena sei mesi. Già noto alle forze
dell’ordine per aver commesso un furto di rame, dovrà ora rispondere di rapina
e omicidio pluriaggravati.
di Sergio Rame (Giornale)
di Sergio Rame (Giornale)
martedì 23 dicembre 2014
Italiani onesti traditi da Renzi , depenalizzati i reati violenti e quelli della casta. La lista della vergogna
Stalking,
furto, violenza, lesioni, attentati, evasione, incesto, maltrattamento di
animali, istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale, minacce,
occultamento di cadavere, omicidio colposo, percosse, violenza, sottrazione di
minori, violazione di domicilio. Tutto questo e molto altro, carissimi
cittadini onesti, che pagate le tasse, non rubate, non uccidete, magari non
desiderate la donna altrui, dallo scorso 3 dicembre non è più un reato penale.
Lo ha deciso il grandissimo governo del centrosinistra, del Pd, di Mattero
Renzi il salvatore, che ha varato, attuando la legge delega 67/2014,
il decreto legislativo che depenalizza i cosiddetti reati minori, ovvero quelli
che prevedono, o prevedevano, una pena detentiva non superiore ai 5 anni o una
pena pecuniaria.
E’ questo il
governo, ora e per sempre con la “g” minuscola, che ama gli italiani, che li
protegge dal male e li difende dai malvagi. Un governo che non ha dimenticato
di tutelare nemmeno i politici, i dirigenti pubblici, gli imprenditori,
cancellando la galera anche per gli ormai ex reati di corruzione, abuso
d’ufficio, omissione in atti d’ufficio, appropriazione indebita, arresto
illegale, falso, frode, favoreggiamento, malversazione, omessa denuncia da
parte di pubblico ufficiale.
Perfino
l’esercizio abusivo della professione è stato depenalizzato. Insomma, fingersi
un chirurgo, e squartare un paziente sotto i ferri, o simulare di essere un
ingegnere, e tirare su palazzi capaci di crollare su ignare famiglie, non
prevederà più la galera. E tutto questo perché tutti 112 reati contenuti
nella normativa sono valutati, da questi galantuomini che guidano il paese –
anche questo con la “p” ora e per sempre minuscola – “di particolare tenuità”.
Basti
leggere gli atti del Consiglio dei ministri agli ordini del nominato Renzi,
salito a palazzo Chigi in maniera antidemocratica, grazie a colui che alla
stessa maniera aveva già forgiato altri due governi e che per via
della sua inclinazione a calpestare la democrazia si è meritato dallo
stesso premier il titolo di politico dell’anno: Giorgio Napolitano. “Su
proposta del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando – si legge (e si riporta testualmente) nell’agenda per la
semplificazione del primo dicembre scorso -
di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo
Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto
delegato che recepisce le proposte elaborate dalla commissione ministeriale
nominata con D.M. 27 maggio 2014 e presieduta dal prof.Francesco Palazzo con
l’obiettivo di rivedere il sistema sanzionatorio e dare attuazione alla legge
delega 67/2014 in materia di pene detentive non carcerarie e depenalizzazione”.
“L’istituto,
costruito quale causa di non punibilità – si apprende ancora mentre il sangue
nelle vene gela progressivamente – consentirà una più rapida definizione, con
decreto di archiviazione o con sentenza di assoluzione, dei procedimenti
iniziati nei confronti di soggetti che abbiano commesso fatti di penale rilievo
caratterizzati da una complessiva tenuità del fatto, evitando l’avvio di
giudizi complessi e dispendiosi laddove la sanzione penale non risulti
necessaria. Resta ferma la possibilità, per le persone offese, di ottenere
serio ed adeguato ristoro nella competente sede civile. L’attuazione della
delega consentirà ragionevolmente, nel breve periodo, di deflazionare il carico
giudiziario restituendo alla giustizia la possibilità di affrontare con nuove
energie indagini e processi complessi, la cui definizione possa essere ritardata
o ostacolata dalla pendenza di processi relativi a fatti di particolare
tenuità”.
In pratica,
secondo questi signori, se il peggiore malavitoso del quartiere mi minacciasse
e mi spaccasse anche la faccia, non avrei nessuna speranza che le forze
dell’ordine possano intervenire per sbatterlo dentro ma potrei sempre citarlo
per danni. Ovviamente, senza dovermi aspettare che, stavolta, oltre alla faccia
spacchi tutto il resto. Perché, all’improvviso, un grande senso civico,
totalmente inesistente fino a un attimo prima, si impadronirà di lui.
Varare un
decreto legislativo di questo stampo non significa solamente salvaguardare la
casta, assolvendola da molti dei reati che per esempio stanno venendo a galla
con l’indagine su Mafia Capitale. Semmai, ha una valenza ben più alta e
radicale. Basti pensare all’abuso d’ufficio. I moralisti del centrosinistra ne
hanno sottolineato l’importanza per anni. E per quale motivo? Solo per
eliminare giudiziariamente l’unico ostacolo nella corsa al potere, Silvio
Berlusconi. Così, una volta raggiunto l’obiettivo, cosa fanno? Lo
depenalizzano.
E vogliamo
parlare delle vittime della strada? Da più parti la gente chiede di introdurre
il reato di omicidio stradale, e questi depenalizzano l’omicidio colposo.
Ma, andando
oltre le considerazioni di dettaglio, ne rimane una capace davvero di
riassumerle tutte. Di tramutare la rabbia, il disarmo interiore e quello
civile, in un lucido e amaro ragionamento: l’Italia è alla fine della corsa. Al
barlume di civiltà conseguito nel secondo dopoguerra, lo scorso 3 dicembre è
ufficialmente subentrata la barbarie. Per arginare i soprusi, per non farsi
sopraffare, depredare, umiliare, bisognorà resistere fisicamente, opponendo
violenza alla violenza. E’ il far-west il grande regalo di Natale che il governo
Renzi fa agli italiani.
Ma non si
illuda l’ex sindaco di Firenze, insieme ai suoi “compagni”. Il male è un cancro
che prima o poi si insinua in ogni singola cellula. Arrivando a distruggere
tutto e tutti. Anche chi crede di esserne immune.
Questo, per
la cronaca, l’elenco completo dei reati depenalizzati. Fa venire voglia di
urlare la propria incazzatura. E, una volta per tutte, fa capire che
quello in cui viviamo è un regime assolutista. Con la gente per bene alla mercé
dei criminali. Ormai ufficialmente appoggiati dalla legge, dalla politica,
dalle istituzioni.
– Abbandono
di persone minori o incapaci – art.591 c.p. co.1
– Abusivo esercizio di una professione – art348 – Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina – art.571 c.p.
– Abuso d’ufficio – art.323 c.p.
– Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico – art.615 ter
– Arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole o industriali. Sabotaggio – art.508 c.p.
– Adulterazione o contraffazione di cose in danno della pubblica salute – art.441 c.p.
– Appropriazione indebita – art.646 c.p.
– Arresto illegale – art.606 c.p.
– Assistenza agli associati (anche mafiosi) – art.418 co.1 c.p.
– Attentato a impianti di pubblica utilità – art.420 c.p.
– Attentati alla sicurezza dei trasporti – art.432 c.p.
– Atti osceni – art.527 c.p. – Atti persecutori (stalking) – art.612 bis co.1
– Commercio o somministrazione di medicinali guasti – art.443 c.p.
– Commercio di sostanze alimentari nocive – art.444 c.p.
– Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari – art.517 quater
– Corruzione di minorenne – art.609 quinquies co.1 c.p.
– Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p.
– Corruzione – art-318 c.p.
– Danneggiamento – art.635 c.p.
– Danneggiamento a seguito d’incendio – art.423 c.p.
– Danneggiamento seguito da inondazione,frana valanga – art.427 co.1 c.p.
– Danneggiamento di informazioni e programmi informatici – art.635 bis c.p.
– Danneggiamento di sistemi informatici o telematici – art.635 quater c.p.
– Detenzione di materiale pornografico – art.600 quater c.p.
– Deviazione di acque e modifiche dello stato dei luoghi – art.632 c.p.
– Diffamazione – art. 595 c.p.
– Divieto di combattimento tra animali – art.544 quinquies
– Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza – artt.392-393 c.p.
– Evasione – art 385 c.p.
– Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti – art.435 c.p.
– False informazioni al P.M. – art.371 bis
– Falsità materiale del P.U. – art.477 c.p.
– Favoreggiamento personale – art-378 c.p.
– Favoreggiamento reale art.379 c.p.
– Frode informatica – art.640ter co.1-2 c.p.
– Frode in emigrazione art.645 c.p.co.1
– Frode nelle pubbliche forniture – art.356
– Frode processuale – art.374 c.p.
– Frodi contro le industrie nazionali – art.514 c.p.
– Frode nell’esercizio del commercio – art.515 c.p.
– Furto – art.624 c.p.
– Gioco d’azzardo – art.718-719 c.p.
– Impiego dei minori nell’accattonaggio – art.600 octies c.p.
– Incesto – art.564 1 co. C.p.
– Inadempimento di contratti di pubbliche forniture art.355 c.p.
– Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – art 316 ter
– Ingiuria – art.594 c.p.
– Ingresso abusivo nel fondo altrui – art.637 c.p.
– Insolvenza fraudolenta – art.641 c.p.
– Interferenze illecite nella vita privata – art. 615 bis
– Interruzione di pubblico servizio – art.331 c.p.
– Intralcio alla giustizia – art.377 c.p.
– Introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi – art.474 c.p.
– Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui – art.636 c.p.
– Invasione di terreni o edifici – art.633 c.p.
– Istigazione a delinquere – art.414 c.p.
– Istigazione a disobbedire alle leggi – art.415 c.p.
– Lesione personale – art.582 c.p.
– Lesioni personali colpose art.590 c.p.
– Maltrattamento di animali – art.544 ter
– Malversazione a danno dei privati – art.315 c.p.
– Malversazione a danno dello Stato – art.316 bis
– Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice – art.388 c.p.
– Manovre speculative su merci – art.501 bis c.p.
– Millantato credito – art.346 c.p.
– Minaccia – art. 612 c.p.
– Occultamento di cadavere – art.412 c.p.
– Oltraggio a P.U. – art.341 bis
– Oltraggio a un magistrato in udienza art.343 c.p.
– Omessa denuncia di reato da parte del P.U. – art.361
– Omicidio colposo – art.589 c.p. co.1
– Omissione di referto – art.365 c.p.
– Omissione di soccorso – art. 593 c.p.
– Patrocinio o consulenza infedele – art.380 c.p.
– Peculato mediante profitto dell’errore altrui – art.316 c.p.
– Percosse – art. 581 c.p.
– Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi – art.497 bis co.1.
– Procurata evasione – art.386 co.1
– Procurata inosservanza di pena – art.390 c.p.
– Resistenza a P.U. – art. 337 c.p.
– Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio – art.501 c.p.
– Rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro – art.437 c.p.
– Rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio – art.326 c.p.
– Rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale – art.379 bis
– Rifiuto di atti d’ufficio.Omissione – art.328 c.p.
– Rissa – art.588 c.p.
– Simulazione di reato – art.367 c.p.
– Sostituzione di persona – art.494 c.p.
– Sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro – art.334 c.p.
– Sottrazione di persone incapaci – art.574 c.p.
– Sottrazione e trattenimento di minori all’estero – art.574 bis
– Stato d’incapacità procurato mediante violenza – art. 613 c.p.
– Traffico d’influenze illecite – art.346 bis – Truffa – art.640 c.p.
– Turbata libertà degli incanti – art.353
– Turbativa violenta del possesso di cose immobili – art.634 c.p.
– Usurpazione di funzioni pubbliche – art.347
– Uccisione di animali – art.544 bis
– Uccisione o danneggiamento di animali altrui – art.638 c.p.
– Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine – art.516 c.p.
– Vilipendio delle tombe – art.408
– Vilipendio di cadavere – art.410 co.1
– Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza – art 616 c.p.
– Violazione di domicilio art.614 c.p.
– Violazione di domicilio commessa dal P.U. – art. 615 c.p.
– Violazione di sepolcro – art.407 c.p.
– Violazione di sigilli art.349
– Violazione degli obblighi di assistenza familiare – art.570 c.p.
– Violenza o minaccia a P.U. art.336 c.p.
– Violenza privata – art.610 c.p.
– Violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato – art.611 c.p.
lunedì 22 dicembre 2014
Veneto. Maxi operazione di prodotti 'taroccati'. Zaia: 'Ci vuole l'ergastolo commerciale'
“La lotta
senza quartiere che le forze dell’ordine stanno combattendo rischia di essere
inutile senza leggi severissime: chiedo l’ergastolo commerciale per i
taroccatori, per chi vende merce contraffatta e per chi la distribuisce. Una
volta beccati non devono più poter vendere uno spillo per sempre”.
Con questo
atto d’accusa e con questa richiesta, il Presidente della Regione del Veneto
Luca Zaia interviene di fronte al dilagare in Veneto della contraffazione. Lo
spunto viene da un’operazione della Guardia di Finanza di Venezia, che ha
sequestrato 77.300 gadget calcistici falsi (borse, maglie, spille ecc.)
partendo dal controllo di un negozio a Rialto di proprietà di un cinese, e
arrivando a Milano dove il magazzino di distribuzione era gestito da un
italiano.
“La contraffazione commerciale – incalza Zaia
– sta dilagando in Veneto, e non passa giorno che qualche imbroglione venga
scoperto a vendere merce falsa, realizzata male e pericolosa come gli addobbi
natalizi recentemente sequestrati a Belluno, o peggio ancora pericolosamente
nociva come i braccialettini di elastico che stavano per finire ai polsi di
migliaia e migliaia di bambini e ragazzini”.
“Ora basta – dice Zaia – è ora di finirla e la
tolleranza zero deve trovare riscontro nella punizione, che deve essere
l’ergastolo commerciale, controllando impietosamente anche che il condannato
non faccia furbate tipo intestare le attività a persone di comodo o a parenti”.
“Ne va della salute della nostra gente – conclude Zaia – delle attività dei commercianti onesti, della credibilità del Made in Italy e della possibilità di sfruttare al massimo le sue caratteristiche di qualità e unicità. E’ un pezzo del futuro economico del Veneto e dell’Italia e non intendiamo che venga messo a rischio per l’ennesima dimostrazione di debolezza e ipocrita buonismo delle leggi”.
“Ne va della salute della nostra gente – conclude Zaia – delle attività dei commercianti onesti, della credibilità del Made in Italy e della possibilità di sfruttare al massimo le sue caratteristiche di qualità e unicità. E’ un pezzo del futuro economico del Veneto e dell’Italia e non intendiamo che venga messo a rischio per l’ennesima dimostrazione di debolezza e ipocrita buonismo delle leggi”.
Breganze (VI). Sindaco ospita i nomadi: "Sono italiani come noi" Il paese si rivolta
A Breganze, in provincia di Vicenza, il sindaco
allestisce un'area attrezzata per i campi dei sinti. La popolazione si ribella
ma lei non molla: "Non avete diritto di cacciarli".
C'è un paese
in provincia di Vicenza, Breganze, dove la popolazione è in rivolta
contro il sindaco che ha deciso di allestire un'area attrezzata per la sosta
dei nomadi.
Si tratta
della famiglia di nomadi sinti di Moreno Hudorovic, che comprende sei
persone: la zona individuata è una piazzola tenuta a verde dietro la locale
caserma dei carabinieri. Tuttavia, per ammissione dello stesso sindaco Piera
Campana, sono ben quattro famiglie e 26 persone in attesa di trovare una
sistemazione in un paese che conta quasi novemila abitanti.
Inizialmente
l'amministrazione comunale aveva optato per collocare i due camper della
famiglia Hudorovic in un'altra area dietro i magazzini comunali, suscitando
però le proteste dei residenti. Ora i nomadi sono stati "ricollocati"
nella nuova destinazione vicino alla caserma dei militari. La popolazione,
tuttavia, non sembra gradire nemmeno questa soluzione e così è scattata la
rivolta.
Il sindaco
si difende precisando che "l'area attrezzata è solo una soluzione
temporanea", ma ci tiene anche a chiarire un punto che sembra starle molto
a cuore: "Ricordo che sono persone con cittadinanza italiana,
residenti nel nostro Comune, breganzesi a tutti gli effetti. Nessuno, quindi,
ha il diritto di cacciarle dal paese."
di Ivan Francese (Giornale)
domenica 21 dicembre 2014
Famiglia naturale, Lega: Filippin bestemmia, convertita a difesa dell'ideologia omosessuale?
“Gesù,
Giuseppe e Maria!”. Sono sobbalzati a bocca aperta sulla sedia la
vicecapogruppo della Lega Nord in Regione Veneto, Arianna Lazzarini, prima
firmataria della festa della famiglia naturale che tante polemiche ha creato in
Veneto, e il consigliere regionale leghista vicentino, Nicola Finco. Il motivo?
Una frase (foto) scritta sul profilo Twitter dalla senatrice vicentina del Partito
Democratico, Rosanna Filippin, già Segretaria del PD Veneto.
“Che poi parliamoci
chiaro, Gesù Giuseppe Maria non rappresentano il perfetto prototipo della
famiglia tradizionale”. Questa la frase incriminata tweettata dall’esponente
Dem. Con, tra le risposte, quella di Valeria
Manini (con la n, non la showgirl…):
“Per colpa
dell’arcangelo Gabriele”.
Insomma, in attesa della Festa della
famiglia naturale nelle scuole del Veneto, fissata dalla Regione per martedì
prossimo, 23 dicembre, i “fuochi d’artificio” sono già iniziati…
A partire dalla reazione degli esponenti
leghisti che è veemente:
“Le deliranti esternazioni della senatrice Filippin sono una bestemmia su un dogma di fede - dichiara Lazzarini - Non entriamo nel merito delle convinzioni personali della senatrice PD, può essere che abbia preso alla lettera i diktat di Renzi, abbia ‘cambiato verso’ e si sia convertita alla difesa dell’ideologia omosessuale dopo aver ricevuto i voti dei cattolici. Però almeno non bestemmi offendendo chi crede nei valori della Famiglia e del Natale e li vorrebbe rispettati. A Filippin dico di andare a leggersi la delibera di Giunta, che istituisce quella Festa (dopo la mozione da me proposta e approvata a larghissima maggioranza in Consiglio - a costo zero per le casse pubbliche. Inoltre rendo noto alla senatrice PD che io stessa ho presentato e portato a termine l’iter della legge 29/2012, che istituisce un Fondo per genitori soli (vedovi, separati o divorziati) in difficoltà. Da due anni i cittadini possono presentare domanda presso i Comuni… mi domando se la Filippin sappia questo o con la sua ignoranza (magari non solo sua) non rischi di danneggiare davvero papà e mamme in crisi”. “Dalla Filippin, ex presidente diocesana di Azione Cattolica, pretendo scuse immediate – aggiunge Finco - per aver insultato i veneti cattolici, e non un prevedibile ‘era una battuta’ troppo spesso usato per togliersi dai guai . Dopo aver condiviso sulla mia pagina Facebook il post della Filippin, ho ricevuto moltissimi commenti e condivisioni da parte di utenti scandalizzati e offesi. Della sua inutilità come senatrice già sapevamo, vista la chiusura del tribunale di Bassano contro la quale lei non si è mai adoperata; ma che osasse bestemmiare contro un dogma di fede quale l’incarnazione o la Sacra Famiglia, è intollerabile. Servono rispetto e senso di opportunità, cose delle quali Filippin è evidentemente sprovvista”.
di Edoardo Andrein (VicenzaPiù)
“Le deliranti esternazioni della senatrice Filippin sono una bestemmia su un dogma di fede - dichiara Lazzarini - Non entriamo nel merito delle convinzioni personali della senatrice PD, può essere che abbia preso alla lettera i diktat di Renzi, abbia ‘cambiato verso’ e si sia convertita alla difesa dell’ideologia omosessuale dopo aver ricevuto i voti dei cattolici. Però almeno non bestemmi offendendo chi crede nei valori della Famiglia e del Natale e li vorrebbe rispettati. A Filippin dico di andare a leggersi la delibera di Giunta, che istituisce quella Festa (dopo la mozione da me proposta e approvata a larghissima maggioranza in Consiglio - a costo zero per le casse pubbliche. Inoltre rendo noto alla senatrice PD che io stessa ho presentato e portato a termine l’iter della legge 29/2012, che istituisce un Fondo per genitori soli (vedovi, separati o divorziati) in difficoltà. Da due anni i cittadini possono presentare domanda presso i Comuni… mi domando se la Filippin sappia questo o con la sua ignoranza (magari non solo sua) non rischi di danneggiare davvero papà e mamme in crisi”. “Dalla Filippin, ex presidente diocesana di Azione Cattolica, pretendo scuse immediate – aggiunge Finco - per aver insultato i veneti cattolici, e non un prevedibile ‘era una battuta’ troppo spesso usato per togliersi dai guai . Dopo aver condiviso sulla mia pagina Facebook il post della Filippin, ho ricevuto moltissimi commenti e condivisioni da parte di utenti scandalizzati e offesi. Della sua inutilità come senatrice già sapevamo, vista la chiusura del tribunale di Bassano contro la quale lei non si è mai adoperata; ma che osasse bestemmiare contro un dogma di fede quale l’incarnazione o la Sacra Famiglia, è intollerabile. Servono rispetto e senso di opportunità, cose delle quali Filippin è evidentemente sprovvista”.
di Edoardo Andrein (VicenzaPiù)
sabato 20 dicembre 2014
Vicenza. Montagne di rifiuti dopo il trasloco dei sinti
Copertoni, divani, tubi dismessi, biciclette,
lavatrici È rimasto di tutto nell'area occupata dalle roulotte Una squadra di
Aim Ambiente da ieri è al lavoro.
VICENZA. Il giorno dopo, montagne di rifiuti
e macerie. I sinti sono rimasti cinque mesi nell'area del teleriscaldamento di
Aim che dista poche decine di metri da via Cricoli, dove da luglio hanno lavorato
tecnici per risistemare un'area che, sotto il profilo sanitario, non aveva più
alcun requisito per permettere ai sinti di vivere.
Ci sono voluti anni e 310 mila euro per rimettere in sesto un pezzo di terra
sul quale le famiglie vivono da più di tre decenni. Un trasloco discusso e un
rientro complesso che doveva avvenire a agosto, che poi è stato procastinato
fino ad arrivare a dicembre. Lettere dei sinti da una parte che chiedevano di
posticipare, dall'altra solo fermezza. Tanta, come del resto maggioranza e
opposizione avevano deciso fin dall'inizio, fatta eccezione per il consigliere
di Sel , Valentina Dovigo la quale ha sempre sostenuto che la via del dialogo
dovesse essere quella vincente. (...)
GdV 20.12.2014.Posina (VI). Cecchellero premia la scelta coraggiosa di vivere in comune montano: 'Per questo niente TASI'
Sembra quasi
un favola. 'Esiste un paesino in un piccolo angolo remoto del Veneto dove la
Tasi non si paga, le altre imposte sono tra le più ridotte d'Italia, il Comune
eroga contributi e offre servizi per le famiglie e gli anziani'. Non siamo in
un paradiso montano dell'Alto Adige, ma nella più vicina e 'umile' Posina,
paesotto di 600 anime ai confini con Trento, meta di coloni tedeschi nell'Alto
medioevo e che solo ai primi del '900 contava più di 3.500 abitanti.
A parlare è
il 45enne sindaco Andrea Cecchellero, che da anni (è stato eletto nel 2005) si
batte per accaparrarsi tutti i contributi possibili a disposizione per le aree
disagiate e di confine e per alimentare l'interesse turistico verso il suo
paese promuovendo la bellezza del paesaggio e la buona cucina.
Scenari
idilliaci a parte, è chiaro che Posina è in netta controtendenza rispetto alla
maggior parte degli altri comuni italiani relativamente alla tassazione sulla
casa, la tanto odiata TASI (la tassa sui servizi indivisibili calcolata sulla
rendita catastale dei fabbricati) introdotta con la Finanziaria 2014.
Cecchellero ha infatti preso la decisione di annullarla completamente durante
l'ultimo consiglio comunale, dando un esempio concreto di come una gestione
oculata delle risorse possa combattere i continui tagli statali verso i piccoli
comuni.
Sembrerebbe
sfatato il mito sentito e risentito sui paesi di montagna abbandonati a sé
stessi e privi di strutture sociali e turistiche. 'Le imprese locali si stanno
ingrandendo – aggiunge Cecchellero – e investono ed assumono proprio a Posina.
Abbiamo ampliato il nostro paese con strutture pubbliche come i centri
ricreativi e garantito con una serie di opere la sicurezza idrogeologica e una
migliorata viabilità'.
'La sfida
per il futuro dei piccoli centri come il mio – conclude il Sindaco – sarà
quella di offrire a chi sceglie di viverci quei servizi e quelle opportunità
che possano rendere concreta e attuabile questa scelta. Prima fra tutte ricordo
la decisione di aderire all'Unione montana Schio-Pasubio-Altovicentino, che
migliorerà di sicuro la gestione delle risorse economiche offrendo più servizi
a costi minori'.
Tra qualche
anno forse vivere in montagna non sarà poi tanto una scelta coraggiosa, ma uno
stile di vita per un reale e maggiore benessere sociale, proprio come auspica
Cecchellero. Sicuramente, per chi non osa guardare tanto in là, l'annullamento
della Tasi non può che aver riempito di soddisfazione i cittadini di Posina.
Marta Boriero (ThieneOnLine)
venerdì 19 dicembre 2014
Immigrati arrivano in Grecia ma rifiutano di sbarcare: vogliono essere portati in Italia
Duecento clandestini recuperati dalla Marina greca al
largo del Peloponneso: loro rifiutano di sbarcare in Grecia e ottengono di
essere rimorchiati fino in Sicilia.
L'emergenza immigrazione
non si ferma, nemmeno alle porte di Natale. E anche gli immigrati che finiscono
in Grecia si rifiutano di sbarcare e vogliono essere portati in Italia.
Venendo
puntualmente accontentati.
Nelle prime
ore di questa mattina, infatti, un barcone con circa duecento immigrati
è stato localizzato a 117 miglia al largo di Pilos, al largo delle coste
sud-occidentali del Peloponneso, in Grecia. L'avvistamento è opera del
Centro di Ricerca e Soccorso del ministero della Marina mercantile greca
(Esked), su indicazioni della Guardia Costiera italiana.
La carretta
del mare, secondo quanto riferiscono i media greci, è già stata raggiunta da
cinque altri natanti pronti a portare soccorso. Gli immigrati, tuttavia, si
sono rifiutati di puntare la prua verso le spiagge greche e hanno insistito
invece per venire portati in Italia. Alla fine l'hanno spuntata, e il barcone
sta venendo rimorchiato verso un porto - ancora non si sa quale - della Sicilia.
Lì gli immigrati potranno finalmente sbarcare e mettere piede sul suolo
europeo.
di Ivan Francese (Giornale)
giovedì 18 dicembre 2014
Padova. I ladri albanesi ci sbeffeggiano: “Qui in Italia non rischiamo nulla”
In manette una banda di rapinatori seriali autrice di
decine di furti in provincia di Padova. Ma gli albanesi arrestati sanno che
saranno presto liberi.
“Qui in
Italia facciamo quello che vogliamo, tanto restiamo sempre impuniti”. Il nostro
Paese è lo zimbello di una banda di ladri albanesi, arrestati dai
carabinieri di Padova, Albano e Montegrotto, dopo numerosi colpi tra Veneto
(Padova e i colli Euganei la zona più rapinate) e il Trentino-Alto Adige.
I militari
hanno intercettato anche le conversazioni telefoniche tra i banditi, che si
fanno beffe della giustizia italiana. Come riporta Il Mattino di Padova, i tre criminali autori
di diversi saccheggi in abitazioni – “facevano visita anche a 10-15 case per
notte” – se l’erano cavata con una semplice denuncia a piede libero dopo aver
rubato mezzo chilo d’oro: “Solo in Italia capita di cavarsela così”
sghignazzavano al telefono.
Fortunatamente
ieri è scattato il blitz “in un pensione di Lusso a Cermes (in provincia
di Bolzano)”, dove i giovani ladri si erano nascosti con la refurtiva: si
tratta di Lica Edison (nato nel 1993), Miftar Halil (’90 e Lleshi Blerin (’89).
Uno di loro, mentre erano in corso le procedute di identificazioni, ha tentato
la fuga, venendo prontamente bloccato dalle forze dell’ordine. Come scrive
sempre il quotidiano locale, “l’attività di indagine ha permesso agli investigatori
di ricondurre tale merce a un totale di 8 furti in appartamento commessi nei
giorni precedenti dalla batteria, nel territorio di Este e in quello Bolzanino.
Anelli, bracciali, orologi di pregio, ma anche semplici fedi nuziali, con
incise date di matrimonio e nomi degli sposi derubati (per un valore stimato di
oltre 50.000 €), sono in fase di restituzione agli aventi diritto”.
di Fabio Franchini (Giornale)
Romano d'Ezzelino (VI). Immigrati ospitati in municipio, il sindaco paga il viaggio a casa ma loro: "Non ce ne andiamo"
Il sindaco di Romano d'Ezzelino: "Dopo lo sfratto abbiamo pagato loro una struttura d'emergenza, sono pronta a pagare anche il viaggio in Marocco ma loro non vogliono".
La storia è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta. Inizia nel 2012, quando a Romano d'Ezzelino, quasi quindicimila anime in provincia di Vicenza, si trasferisce una famiglia marocchina di sei persone, padre, madre e quattro figli.
Il padre aveva perso il lavoro pochi mesi prima di trasferirsi e da allora, racconta al Gazzettino il sindaco del comune veneto Rossella Olivo, non ha più avuto un impiego fisso: "Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era."
Da questa situazione si è arrivati allo sfratto, avvenuto lo scorso 2 dicembre, già prorogato rispetto a un primo termine scaduto in agosto. Dopo lo sfratto, prosegue il sindaco, la famiglia è stata ospitata nella struttura di accoglienza "Casa Sichem", per cui l'amministrazione dichiara di aver pagato "52 euro a testa dal 2 dicembre ad oggi".
Il patto, spiega però il primo cittadino, era che, in cambio del ricovero nel centro di accoglienza, "iniziassero le pratiche per il rimpatrio in Marocco: siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione."
Così, la notte scorsa, la famiglia si è ritrovata a dormire in Municipio, dove, sottolinea la Olivo "I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere con loro".
Eppure il sindaco non riesce a capacitarsi di come continuino a pioverle addosso accuse di razzismo per aver proposto il rimpatrio della famiglia in Marocco.
"Come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative - conclude il primo cittadino - Basta fare richiesta, ma il capofamiglia non si è mai presentato offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli: ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese. Che pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto."
Nel tentativo di mediare tra la famiglia, che è rappresentata dall'avvocato Kaoutar Badrane, e il Comune, è intervenuta anche l'associazione islamica "La Pace": sino ad ora, però, tutto è stato vano.
di Ivan Francese (Giornale)
La storia è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta. Inizia nel 2012, quando a Romano d'Ezzelino, quasi quindicimila anime in provincia di Vicenza, si trasferisce una famiglia marocchina di sei persone, padre, madre e quattro figli.
Il padre aveva perso il lavoro pochi mesi prima di trasferirsi e da allora, racconta al Gazzettino il sindaco del comune veneto Rossella Olivo, non ha più avuto un impiego fisso: "Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era."
Da questa situazione si è arrivati allo sfratto, avvenuto lo scorso 2 dicembre, già prorogato rispetto a un primo termine scaduto in agosto. Dopo lo sfratto, prosegue il sindaco, la famiglia è stata ospitata nella struttura di accoglienza "Casa Sichem", per cui l'amministrazione dichiara di aver pagato "52 euro a testa dal 2 dicembre ad oggi".
Il patto, spiega però il primo cittadino, era che, in cambio del ricovero nel centro di accoglienza, "iniziassero le pratiche per il rimpatrio in Marocco: siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione."
Così, la notte scorsa, la famiglia si è ritrovata a dormire in Municipio, dove, sottolinea la Olivo "I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere con loro".
Eppure il sindaco non riesce a capacitarsi di come continuino a pioverle addosso accuse di razzismo per aver proposto il rimpatrio della famiglia in Marocco.
"Come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative - conclude il primo cittadino - Basta fare richiesta, ma il capofamiglia non si è mai presentato offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli: ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese. Che pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto."
Nel tentativo di mediare tra la famiglia, che è rappresentata dall'avvocato Kaoutar Badrane, e il Comune, è intervenuta anche l'associazione islamica "La Pace": sino ad ora, però, tutto è stato vano.
di Ivan Francese (Giornale)
mercoledì 17 dicembre 2014
Il Comune contro il Megastore di Allah: "No alla sala di preghiera per musulmani"
Il primo cittadino di Fonzaso (Belluno) non ci sta. E
al Giornale.it annuncia battaglia: "Il nostro paese non può
trasformarsi in punto di ritrovo per i fedeli islamici"
Sette
milioni di euro per la realizzazione di un megastore, con tanto sala
di preghiera per i musulmani.
Il progetto
avrebbe luogo a Fonzaso, comune di 3500 anime in provincia di Belluno. A
finanziare il tutto sarebbe lo sceicco saudita Ahmed. Ma la struttura
polifunzionale – che avrebbe anche un supermercato, una libreria, una
parafarmacia e una macelleria – non piace affatto agli abitanti, che hanno
raccolto firme e insieme al sindaco, Ennio Pellizzari, hanno fatto ricorso al
Consiglio di Stato. La realizzazione del centro è al momento congelata: il
primo cittadino racconta a ilGiornale.it tutti i suoi dubbi.
Sindaco
Pellizzari, il suo comune è meta di finanziatori sauditi. Il progetto, che
farebbe capo dallo sceicco Ahmed, prevedrebbe la creazione di quello che è
stato ribattezzato Megastore di Allah.
"È una
questione, molto sentita qui in paese, nata sotto la precedenza
amministrazione, che di fatto ha avallato la realizzazione di questa struttura
‘polifunzionale’. Il Tar del Veneto, dopo le prime proteste, ha dato il via
libera".
Ma voi avete
fatto ricorso al Consiglio di Stato e il tutto, adesso, è in stand-by.
“Certo, noi
non ci stiamo e allora ci siamo mossi con i mezzi a nostra disposizione. Spinti
dalla raccolta firme dei cittadini di Fonzaso cerchiamo di far valere le nostre
ragioni. E il Consiglio di Stato, al momento, ha agito decidendo per un blocco
precauzionale delle operazioni. So che negli ultimi giorni una delegazione
saudita è venuta qui in visita ufficiosa per essere aggiornata sulla
situazione”.
La spina è
quella sala di preghiera per professare la fede islamica.
“Sì, ma
oltre a questo aspetto ci sono, a monte, dei motivi puramente tecnici. Il
blocco precauzionale, infatti, non è arrivato per caso".
Cosa non
quadra?
"Gli
ispettori che hanno condotto sopralluoghi hanno dubbi sulla realizzazione del
progetto, in un sito dove esiste già una struttura: si tratta di una zona
industriale e le finalità che avrebbe sono in contrasto con il piano
urbanistico”.
Il Megastore
avrebbe un supermercato, un bar, una libreria, una parafarmacia e una
macelleria. E ultimo, ma non per importanza, quel centro di raccolta per i
fedeli.
Non lo nego
di certo: non vogliamo che Fonzaso – che ha 3500 abitanti – si trasformi in un
centro di ritrovo per i musulmani di tutto bellunese. La paura in Paese è
questa.
I dati
dicono che a Belluno e provincia ci sono circa 1400 fedeli islamici.
Che non sono
pochi paragonati alla popolazione del mio paese. I miei cittadini si sono
dimostrati contrari a una prospettiva del genere. E io, come sindaco, ho il
dovere di perseguire la volontà di chi mi ha eletto.
di Fabio Franchini (Giornale)
Jihadisti dell'Isis tra i clandestini
Nel 2014 sono sbarcati oltre 200mila extracomunitari
sulle coste siciliane. Tra questi ci sarebbero anche miliziani islamici
provenienti dalla Siria e dalla Libia e fedeli al Califfo.
Tutto
l'Occidente ha ancora davanti agli occhi, nitide e violente, le tragiche
immagini del blitz di Sydney.
Gli ostaggi
trattenuti per ore, i morti in Allah e la bandiera nera dell'islam.
L'Australia non è poi così lontana. È dietro l'angolo. L'Australia è
l'Occidente. Tanto che non dovrebbe stupirci se la stessa barbarie andasse in
scena in una delle capitali europee, in una delle città italiane. È tutt'altro
che peregrino il rischio di infiltrazioni terroristiche tra gli
immigrati sbarcati in Sicilia e provenienti dall’Africa. Su questo sta,
infatti, indagando la procura di Palermo anche in seguito alle "informazioni
confermate da fonti privilegiate".
Poco meno di
200mila sono stati gli immigrati approdati sulle coste siciliane
nell'arco del 2014. Tra questi ci potrebbero essere anche possibili terroristi
provenienti dalla Siria e dalla Libia. Gli inquirenti non escludono che alcuni
di questi possano essere affiliati all'Isis. Alcuni potrebbero trovarsi
ancora sul territorio italiano mentre altri potrebbero aver raggiunto altre
destinazioni europee. In seguito al drammatico arrivo di extracomunitari a
Lampedusa del 3 ottobre 2013 concluso con la morte di diverse centinaia di
persone, il sostituto Calogero Ferrara ha avviato un'indagine per far luce
sulle possibili infiltrazioni. Ci lavora tutto il gruppo "terrorismo"
della procura palermitana assieme ai sostituti Barbiera e Ravaglioli,
coordinato dal procuratore capo facente funzioni, Leonardo Agueci.
Delle
possibili infiltrazioni dello Stato islamico in Italia si è parlato anche oggi
nel corso di un incontro in procura con i vertici delle forze dell’ordine e
della capitanerie di Porto del distretto coinvolte nell’emergenza sbarchi
in Sicilia. Il vertice è servito per mettere a punto e migliorare le procedure
e conciliare le esigenze degli attori che operano nei salvataggi con quelle
investigative e per "aggiornare" il protocollo che risale al
2010. Erano presenti anche i magistrati del pool "emigrazione"
composto dai sostituti Agnello, Camilleri, Picchi, Sinatra, Ferrara coordinato
dall’aggiunto Maurizio Scalia.
di Sergio Rame (Giornale)
martedì 16 dicembre 2014
Vietano il presepe a scuola? Il sindaco leghista li sfida: "Incollo i crocifissi in classe"
Il primo cittadino di Telgate, comune della
bergamasca, a ilGiornale.it: "Mi devono spiegare come un presepe possa
turbare qualcuno…"
“Cosa c’è di
meglio del presepe per raffigurare la natività, l’integrazione, l’accoglienza e
la gioia? Mi sembra assurdo proibire un rito millenario e discriminare chi
crede, rispetto a chi è nostro ospite”.
Crocifissi non troppo ben visti e presepi
vietati nelle scuole. Fabrizio Sala, sindaco di Telgate (piccolo
comune in provincia di Bergamo) dice la sua. Eletto il 25 maggio scorso con la
Lega Nord – con il 51.15% dei voti – il primo cittadino aveva già fatto
parlare di sé per un’ordinanza che vietava la dimora a chi non fosse in
possesso di un certificato medico. Un provvedimento presto battezzato “anti
Ebola”. Lui, sul modello di Salvini – “Mi riconosco al duecento per
cento nella sua linea politica – ci motiva le sue delibere.
Signor
sindaco, ha indetto un concorso per la sacra famiglia più bella. È una risposta
a chi?
“È la
replica a quanto successo a De Amicis di Bergamo. Come amministrazione abbiamo
deciso di indire un concorso, premiando la miglior foto del presepe di tutti i
bambini e ragazzi di materne, elementari e medie. Venerdì 19 premieremo tutte
le eccellenza scolastiche e gli alunni meritevoli di borse di studio finanziate
dal comune. E sarà l’occasione per esporre i presepi e incoronare i tre più
belli”.
In nome
della tradizione.
“Certo, le
nostre tradizioni devono essere tutelate in tutti i modi possibili. Ma poi cosa
c’è di meglio del presepe per raffigurare la natività, l’integrazione,
l’accoglienza e la gioia? Mi sembra assurdo proibire un rito millenario e
discriminare chi crede, rispetto a chi è nostro ospite. Che poi mi devono
spiegare come un presepe possa turbare qualcuno…”.
Poi con una
delibera ha predisposto l’ “affissione inamovibile“ di crocifissi nelle scuole
di Telgate.
“Premettendo
che a Telgate non si sono mai manifestate volontà di togliere i crocifissi dai
muri, abbiamo notato che in alcune aule mancavano; a causa di lavori vari come
l’imbiancature delle classi capita che vengano tolti e magari dimenticati. Di
conseguenza li abbiamo ordinati e abbiamo anche deciso di renderli inamovibili,
incollandoli al muro. Ma non c’è alcun atto di sfida verso nessuno”.
E qualche
tempo prima aveva fatto molto discutere la sua ordinanza che prevedeva il
divieto di dimora per chi non fosse in possesso di un certificato medico. Una
misura ribattezzata “anti Ebola”.
“È un
provvedimento che cerca di prevenire il diffondersi delle malattie infettive.
L’han voluta chiamare “anti Ebola”, che comunque è sempre una malattia
infettiva. Di fatto viene vietata la dimora (anche occasionale) per persone
sprovviste di regolare documento d’identità, tessera sanitaria e di certificato
medico di buona salute”.
Chi viene
trovato sprovvisto di tali requisiti?
“Entro tre
giorni deve fornire la certificazione sanitaria che sta bene. Non lo nascondo
certo: è un’ordinanza che va contro i clandestini, in un territorio come il
nostro che ha un’altissima percentuale di immigrati, di cui solo il 27% sono
regolari. Mare Nostrum non si ferma e anzi con la questione Frontex ha quasi
raddoppiato i numeri: io non voglio immigrati che mi arrivano domani mattina”.
Come
risponde alle critiche?
“Da quando
siamo arrivati abbiamo fatto una serie di iniziative che hanno fatto discutere,
come le panchine anticlochard all’interno del paese e il taglio del bonus
famiglie numerose (il nuovo Isee), in quanto lo riteniamo discriminatorio per
tutti i cittadini italiani. Poi la mia giunta ha deliberato sull’idoneità
alloggiativa portandola da 100 a 325 euro, una misura poi adottata da altri
comuni”.
Pensa che
Salvini sia contento del suo operato?
“Eh, bella
domanda. Bisognerebbe chiederlo a lui: penso e spero di sì, ma bisognerebbe
chiederlo a lui”.
E lei cosa
pensa della leadership del suo segretario?
È
indiscutibile. È l’uomo nuovo della politica italiana: quello che propone a
livello di tassazione, immigrazione, industria e società è un’alternativa
credibile e valida al governo Renzi. È il nostro capitano e condottiero, ci ha
traghettato dal 3% a un 12-13%: ha fatto un miracolo. Io mi riconosco al
duecento per cento nella sua linea politica.
di Fabio Franchini (Giornale)
lunedì 15 dicembre 2014
I rom sotto casa e il mattone non vale più niente
Campi nomadi, palazzi occupati, discariche e
immigrati. Nelle zone a rischio si può perdere il 50% del valore.
I flash e le
telecamere si accendono sulle periferie di Roma e di Milano dopo anni di silenzio.
Ma inquadrano soltanto la punta di un iceberg.
Tor
Sapienza, o il Corvetto, raccontano la storia di quegli angoli di città
scomparsi dai radar dei media fino a che la bomba non è esplosa.
È evidente:
il sonno della politica genera mostri e mina la convivenza civile. Il razzismo
non c'entra, semmai è un luogo comune per chi non vuole affrontare i problemi.
Campi nomadi come favelas da terzo mondo, occupazioni indisturbate di alloggi
popolari, concentrazioni abnormi di immigrati che si trasformano in bacino
prediletto dalla criminalità, centri d'accoglienza per profughi o presunti tali
fatti piovere dall'alto in barba a qualsiasi valutazione di buon senso. A
pagarne le spese, ancora una volta, è quel ceto medio che nell'acquisto di una
casa ha messo tutti i propri risparmi, i sacrifici di una vita. E il mattone,
da bene rifugio per eccellenza, nelle zone «calde» ostaggio dell'illegalità si
è ridotto a un bene che di valore ne ha ormai ben poco e non rappresenta più
alcun rifugio dal degrado circostante.
Incrociando
le tabelle del mercato immobiliare si scopre che svalutazioni del 10-15 per
cento nel giro di un anno sono la regola, ma ci sono casi fin troppo frequenti
in cui l'invasione di rom ed extracomunitari irregolari ha praticamente
dimezzato il patrimonio racchiuso nelle pareti domestiche. Il nostro viaggio
per le strade di Milano, Roma e Napoli evidenzia le tante facce di questo
paradosso. Com'è possibile che a un quarto d'ora di metropolitana dal Duomo un
trilocale di 90 metri quadrati valga oggi il 15 per cento in meno rispetto a
sette anni fa? Intanto nella capitale il settore chiave dell'edilizia è avvolto
in una spirale di impoverimento che sembra senza via d'uscita. Prendete il
quartiere Tiburtino, ad esempio. È «bastata» l'occupazione di un edificio da
parte di centocinquanta famiglie di disperati per far crollare il valore degli
appartamenti e dei locali commerciali dell'intera zona.
Nell'indifferenza
delle istituzioni le «criticità» si moltiplicano e si stratificano. A Scampia,
già stretta nella morsa della camorra, per i residenti si è aggiunto un altro
girone infernale: la mega baraccopoli di via Cupa Perillo con i roghi continui
di rifiuti speciali e materiali tossici. A Napoli l'aria è diventata
irrespirabile, e il concetto ha smesso di essere un modo di dire. Una casa
«sotto assedio», da quelle parti, costa mille euro al metro quadrato ma sul
mercato ne vale la metà. Ammesso che vi sia, un mercato. Nel secondo semestre
del 2014 gli agenti immobiliari hanno previsto un'ulteriore caduta dei prezzi
del 10 per cento. E non è l'unica emergenza, dato che a rischio c'è persino la
salute. Certo, qualcuno si è salvato. Per i pochi privilegiati che abitano nei
centri storici o in zone di pregio la flessione è stata quasi impercettibile.
Tutti gli altri cercano una via di fuga: vendere a prezzi decenti in certi
contesti è un'utopia. E non c'è niente di peggio che sentirsi prigionieri (e
più poveri) a casa propria.
di Giacomo Susca (Giornale)
sabato 13 dicembre 2014
Padova, Bitonci raccoglie soldi per rimpatriare gli immigrati
Il sindaco leghista apre un conto corrente:
"Compriamo biglietti di sola andata per chi ripulisce le aree occupate
abusivamente e s'impegna a non tornare più".
Un “Fondo
per il sostegno al rimpatrio” degli immigrati comunitari: è questa l'ultima
idea del vulcaninico sindaco di Padova Massimo Bitonci, già noto per la
sua campagna contro l'immigrazione clandestina e le iniziative spettacolari
promosse sin dalla sua elezione a primo cittadino del capoluogo euganeo.
Il Fondo,
attivato presso la Cassa di Risparmio del Veneto, si occuperà di finanziare il
rimpatrio di quegli stranieri comunitari che abbandonino immobili,
pubblici o privati, occupati abusivamente e in seguito li restituiscano ai
proprietari dopo averli ripuliti e resi agibili.
Su una cosa
Bitonci però vuole essere chiaro: il fondo non elargirà contributi agli
immigrati, "ma alimenterà - spiega il sindaco - l'acquisto di biglietti
nominali, per tratte specifiche e di sola andata, in favore di chi avrà
ripulito e liberato le aree occupate e avrà sottoscritto un impegno morale a
non ritornare più".
Insomma,
pagheranno solo i contribuenti disposti a farlo: e anche il primo cittadino
annuncia l'intenzione di contribuire in prima persona, insieme agli assessori
della giunta. "Non si può impedire a uno straniero comunitario di
recarsi nel nostro Paese - prosegue l'esponente leghista - Si può tuttavia
incentivare il rientro di chi, giunto qui pensando di iniziare una vita
migliore, sia finito nella miseria, ai margini della società e sopravviva in
condizioni disumane e fuori dalla legalità."
"I casi
saranno valutati uno ad uno - conclude - Ad oggi, alla richiesta di due romeni
che bivaccavano presso l'ex Foro Boario, se n'è aggiunta un'altra, da parte di
quattro loro connazionali. Siamo in contatto con un'associazione benefica -
conclude - attraverso la quale, verificati i requisiti del caso, consegneremo
loro i biglietti nominali per il rientro".
di Giovanni Masini (Giornale)
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