Quelli più esperti stanno attenti a sembrare dei
“pesci” piccoli quando in realtà sono grossisti e maneggiano grandi quantità.
VICENZA. Regolarità e costanza. Sono
abitudinari loro. Una vita che, dopo l'arrivo in Italia, spesso con un permesso
di soggiorno per motivi umanitari in tasca, procede con ritmi e impegni ben
precisi. Scorte di droga, giornate a Campo Marzo (e non solo) ad aspettare i clienti,
fuga quando scattano i controlli e se va male denunce o arresti. Poi processi e
di nuovo liberi. Succede che passino un po' di tempo dietro le sbarre certo, ma
poi tutto ricomincia come prima. Del resto il primo trucco, per cavarsela con
pene leggere, è proprio quello di avere poche scorte addosso. Sembrare insomma
l'ultimo degli spacciatori del parco, il “pesce” più piccolo, anche se in
realtà si gestisce un'attività in grande, da grossisti.
IL LATITANTE. E allora sono sempre i soliti volti, i soliti nomi che prima o
poi tornano. A parte qualche caso che per non finire in cella pensa bene di
tagliare la corda e diventa latitante. Come Osasco Okodu, 24 anni, nigeriano
che, in città, si faceva chiamare da tutti Mike. In pochi mesi aveva
collezionato una raffica di arresti. (...)
Gdv 12.12.2014.
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