Il sindaco di Romano d'Ezzelino: "Dopo lo sfratto abbiamo pagato loro una struttura d'emergenza, sono pronta a pagare anche il viaggio in Marocco ma loro non vogliono".
La storia è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta. Inizia nel 2012, quando a Romano d'Ezzelino, quasi quindicimila anime in provincia di Vicenza, si trasferisce una famiglia marocchina di sei persone, padre, madre e quattro figli.
Il padre aveva perso il lavoro pochi mesi prima di trasferirsi e da allora, racconta al Gazzettino il sindaco del comune veneto Rossella Olivo, non ha più avuto un impiego fisso: "Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era."
Da questa situazione si è arrivati allo sfratto, avvenuto lo scorso 2 dicembre, già prorogato rispetto a un primo termine scaduto in agosto. Dopo lo sfratto, prosegue il sindaco, la famiglia è stata ospitata nella struttura di accoglienza "Casa Sichem", per cui l'amministrazione dichiara di aver pagato "52 euro a testa dal 2 dicembre ad oggi".
Il patto, spiega però il primo cittadino, era che, in cambio del ricovero nel centro di accoglienza, "iniziassero le pratiche per il rimpatrio in Marocco: siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione."
Così, la notte scorsa, la famiglia si è ritrovata a dormire in Municipio, dove, sottolinea la Olivo "I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere con loro".
Eppure il sindaco non riesce a capacitarsi di come continuino a pioverle addosso accuse di razzismo per aver proposto il rimpatrio della famiglia in Marocco.
"Come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative - conclude il primo cittadino - Basta fare richiesta, ma il capofamiglia non si è mai presentato offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli: ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese. Che pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto."
Nel tentativo di mediare tra la famiglia, che è rappresentata dall'avvocato Kaoutar Badrane, e il Comune, è intervenuta anche l'associazione islamica "La Pace": sino ad ora, però, tutto è stato vano.
di Ivan Francese (Giornale)
La storia è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta. Inizia nel 2012, quando a Romano d'Ezzelino, quasi quindicimila anime in provincia di Vicenza, si trasferisce una famiglia marocchina di sei persone, padre, madre e quattro figli.
Il padre aveva perso il lavoro pochi mesi prima di trasferirsi e da allora, racconta al Gazzettino il sindaco del comune veneto Rossella Olivo, non ha più avuto un impiego fisso: "Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era."
Da questa situazione si è arrivati allo sfratto, avvenuto lo scorso 2 dicembre, già prorogato rispetto a un primo termine scaduto in agosto. Dopo lo sfratto, prosegue il sindaco, la famiglia è stata ospitata nella struttura di accoglienza "Casa Sichem", per cui l'amministrazione dichiara di aver pagato "52 euro a testa dal 2 dicembre ad oggi".
Il patto, spiega però il primo cittadino, era che, in cambio del ricovero nel centro di accoglienza, "iniziassero le pratiche per il rimpatrio in Marocco: siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione."
Così, la notte scorsa, la famiglia si è ritrovata a dormire in Municipio, dove, sottolinea la Olivo "I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere con loro".
Eppure il sindaco non riesce a capacitarsi di come continuino a pioverle addosso accuse di razzismo per aver proposto il rimpatrio della famiglia in Marocco.
"Come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative - conclude il primo cittadino - Basta fare richiesta, ma il capofamiglia non si è mai presentato offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli: ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese. Che pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto."
Nel tentativo di mediare tra la famiglia, che è rappresentata dall'avvocato Kaoutar Badrane, e il Comune, è intervenuta anche l'associazione islamica "La Pace": sino ad ora, però, tutto è stato vano.
di Ivan Francese (Giornale)
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