I nomadi accusano il sindaco di Padova: "Zanonato
era un amico, ora dobbiamo pagare le bollette". Poi passano alle mincacce:
"Chi ci crea problemi non esce vivo".
Fumo e
fiamme sono state viste levarsi dal campo nomadi di Mortise, alle porte
di Padova.
Gli abitanti
del campo, come racconta il
Gazzettino, hanno da subito puntato il dito contro attentatori
"esterni", intenzionati a spaventarli con un atto intimidatorio. I
sinti, spiega il quotidiano veneto, sostengono di aver visto un furgone bianco
avvicinarsi al campo, alcuni ragazzi scendere ed appiccare le fiamme alle
sterpaglie ai confini dell'accampamento. La conclusione che ne traggono è facilmente
immaginabile: "Si tratta di un raid razzista".
Un'ipotesi
che secondo i sinti sarebbe suffragata dall'incendio di un cassonetto, sempre
nella stessa zona, risalente ad appena pochi giorni fa. E dal campo nomadi i
giovani sinti accusano anche la politica: "Abbiamo sentito dire in
televisione che ci sono persone pronte a darci fuoco anche se poi finiscono in
galera", commenta un ragazzo dell'accampamento parlando al Gazzettino.
E in cima
alla lista degli obiettivi della contestazione c'è il sindaco leghista del
capoluogo euganeo, Massimo Bitonci: "Zanonato era un bravo
sindaco, era oro, ci ha dato spazio, ci mandava la ghiaia per il campo, ci
aiutava. Avevamo l'elettricità e il resto, con Bitonci abbiamo dovuto fare
l'allacciamento all'Enel e pagare le bollette."
E ancora:
"Noi lavoriamo col ferro, siamo in regola con la partita Iva ma la gente
dice che gli zingari sono tutti ladri. Noi siamo zingari tranquilli, ma se uno
venisse nel campo a creare problemi, non ne uscirebbe."
Parole che
proprio non sono piaciute al primo cittadino, subito pronto a riprenderle sul proprio profilo Facebook
con la denuncia delle "minacce contro me e i Padovani" e gli
hashtag #orabasta e #cambiamopadova.
di Giovanni Masini (Giornale)
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