Dopo il suggerimento da brivido
sulla prima pagina di Repubblica di un «sequestro preventivo», è arrivata anche
la richiesta di un intervento censorio dell’Ordine dei Giornalisti da parte di
un deputato del Pd. Il caso Kyenge-La Padania agita ancora la sinistra italiana
divisa tra severa critica etica e, appunto, livore censorio. Tanto che
alcuni interventi richiamano alla mente periodi bui della storia italiana,
quando i giornali dovevano contenere solo articoli graditi al governo pena,
appunto, il sequestro preventivo.
In questo solco s’inserisce la richiesta del deputato “democratico”
Ernesto Magorno: «L’ordine dei giornalisti valuti di intervenire sulle
rubriche pretestuose che La Padania dedica ai ministri: dopo Cecile Kyenge, ora
è il turno di Flavio Zanonato. Un giornale di partito pagato con i soldi di tutti
i cittadini, ha delle responsabilità certamente maggiori nell’evitare derive da
fomentatori di odio. Pubblicare “rubriche segnaletiche” contro esponenti del
governo è un modo per alimentare provocazioni. Un modo di fare giornalismo non
soltanto discutibile, ma difficilmente compatibile con il rispetto della
persona. È opportuno che gli organi di autocontrollo dei giornalisti si
attivino».
Alla foga da Minculpop messa in mostra da esponenti della maggioranza di
governo e da autorevoli commentatori di sinistra ha risposto il segretario
della Lega Matteo Salvini rivolgendosi ai ministri dell’Interno della
Giustizia: «Alfano e Cancellieri condividono la richiesta fascista del Pd che
vuole la chiusura del nostro quotidiano?».
«Siamo ormai - continua Salvini - l’unico giornale di opposizione. Forse questo
dà fastidio a qualcuno nel nuovo partito di Renzi che ormai di democratico non
ha più nulla se non il nome».
A testimonianza di quanto sostenuto dal leader del Carroccio anche quanto
avvenuto a Palazzo Madama, dove il solo gesto di mostrare La Padania in aula
scandendo «Giù le mani dalla Padania» ha scatenato le proteste del Pd e il
successivo intervento dei commessi che hanno strappato i giornali dalle mani
dei leghisti.
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