Il presidente della Provincia di
Treviso, Leonardo Muraro, ribadisce l’importanza di questo tipico appuntamento
augurale per l’agricoltura del territorio e lancia un appello.
«Dopo l’omaggio ai Presepi,
simbolo delle nostre radici cristiane, il nuovo anno ci porta questo rito
pagano, il “panevin”, che con le sue origini agricole vuole invece fungere da
portatore di fortuna per l’anno che va a cominciare».
Il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro , rilancia questa «antica tradizione consolidata del territorio, tramandata di generazioni in generazione, mai seppellita dalla polvere della storia».
Il falò del Panevin, che si ripete ogni anno stasera in diversi comuni della Marca (da Arcade a Breda, a Cavaso del Tomba, da Conegliano a Cornuda a Follina, da Pieve di Soligo a San Pietro di Feletto a San Zenone degli Ezzelini per citarne solo alcuni), ha però anche assunto altri connotati.
«Ormai funge anche da comprovata attrazione turistica, oltre che da momento di aggregazione per la Comunità. Sarebbe un peccato far morire una memoria di questo genere - spiega Muraro -. Il fuoco purificatore distrugge le sfortune del passato e illumina le fredde notti della Marca e dalla direzione delle faville e del fumo che si levano dal cumulo di sterpi e legno, si traggono gli auspici - in cuor nostro sempre benevoli - per ciò che ci riserva il futuro».
Il presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro , rilancia questa «antica tradizione consolidata del territorio, tramandata di generazioni in generazione, mai seppellita dalla polvere della storia».
Il falò del Panevin, che si ripete ogni anno stasera in diversi comuni della Marca (da Arcade a Breda, a Cavaso del Tomba, da Conegliano a Cornuda a Follina, da Pieve di Soligo a San Pietro di Feletto a San Zenone degli Ezzelini per citarne solo alcuni), ha però anche assunto altri connotati.
«Ormai funge anche da comprovata attrazione turistica, oltre che da momento di aggregazione per la Comunità. Sarebbe un peccato far morire una memoria di questo genere - spiega Muraro -. Il fuoco purificatore distrugge le sfortune del passato e illumina le fredde notti della Marca e dalla direzione delle faville e del fumo che si levano dal cumulo di sterpi e legno, si traggono gli auspici - in cuor nostro sempre benevoli - per ciò che ci riserva il futuro».
«La nostra - prosegue Muraro - è una provincia di profonda
tradizione agricola e il panevin rappresentava inizialmente la festa per il
Solstizio d'Inverno. Una spiegazione popolare collega poi il panevin al Natale,
in quanto questi fuochi servirebbero per far luce ai Magi nel loro viaggio alla
ricerca della grotta della Natività».
«Invito allora i cittadini trevigiani - conclude Muraro - a riunirsi davanti al falò, per vivere insieme questo momento di aggregazione prima della fine delle feste. E che sia un segnale forte da parte di una Comunità che non vuole rinunciare alle proprie tradizioni, anche in un periodo difficile come questo. Il mio appello è che la tradizione venga rispettata: la Provincia è vicina ai panevin organizzati dalle Pro Loco e dagli Alpini che sapranno come sempre essere attenti nel garantire la sicurezza e il rispetto dell’ambiente nella scelta delle frasche fatte di materiale non inquinante».
«Invito allora i cittadini trevigiani - conclude Muraro - a riunirsi davanti al falò, per vivere insieme questo momento di aggregazione prima della fine delle feste. E che sia un segnale forte da parte di una Comunità che non vuole rinunciare alle proprie tradizioni, anche in un periodo difficile come questo. Il mio appello è che la tradizione venga rispettata: la Provincia è vicina ai panevin organizzati dalle Pro Loco e dagli Alpini che sapranno come sempre essere attenti nel garantire la sicurezza e il rispetto dell’ambiente nella scelta delle frasche fatte di materiale non inquinante».
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