I colleghi de La Padania non hanno
certo bisogno di avvocati difensori, ma l’ultima polemica col ministro
Kyenge merita un paio di considerazioni. È successo che il quotidiano
leghista ha pubblicato gli appuntamenti pubblici della responsabile
dell’Immigrazione. Non ha trafugato l’agenda personale della signora, bensì li
ha ricavati dal sito ufficiale del dicastero. Tanto è bastato per scandalizzare
il Pd, che ha accusato il giornale del Carroccio di aizzare i militanti
padani contro la povera Cècile. Che ha poi risposto alle polemiche con un
originale «Padania chi?». In questi mesi al governo non avrà imparato a combinare
qualcosa di buono, ma almeno ha memorizzato le battutine del suo leader Matteo
Renzi.
Fatto sta che i democratici hanno sparato contro La
Padania tutta la loro indignazione, e addirittura hanno minacciato di
portare la faccenda in tribunale. Vanno capiti: sono abituati agli
ultras della sinistra più o meno estrema, che in effetti vanno a caccia dell’avversario
politico per sputargli addosso e non per modo di dire. Probabilmente
s’illudono che pure a destra abbiano certe abitudini. Ricorderete quanto
successo a Brescia durante la manifestazione del PdL di qualche mese fa,
per esempio. Berlusconi aveva organizzato un comizio per parlare dei
suoi guai giudiziari e decine di estremisti rossi erano scesi in piazza per
minacciare i sostenitori del Cavaliere. È dell’altro giorno un altro esempio
della democrazia rossa: all’università di Bologna è stato assaltato l’ufficio
del professor Angelo Panebianco, punito per aver scritto sul Corriere
che l’Italia non può permettersi di accogliere tutti gli immigrati che bussano
alle sue coste. I signorini dei centri sociali hanno imbrattato i muri e
le porte dell’ateneo dandogli del fascista e del razzista. Ci sbaglieremo, ma
sembra che abbia scatenato più indignazione la trovata de La Padania
piuttosto che le minacce di morte
al parlamentare Pd Stefano Esposito, colpevole di essersi schierato
a favore del Tav e quindi odiato dagli estremisti (per lo più anarchici
e rossi, ovviamente) che giocano alla guerra con la scusa dell’Alta velocità.
Peraltro, sia nel caso di Esposito che in quello di Panebianco non c’è stato
bisogno che qualche giornale pubblicasse i loro indirizzi per farli minacciare
e insultare a domicilio.
Scriviamo un’ovvietà che i seguaci di Renzi fingono di
non capire: chi vuole andare a caccia dell’avversario politico, ci riesce
benissimo senza ausilio della stampa. Oltretutto, a differenza dei bravi
ragazzi dei centri sociali che tanto piacciono alla sinistra, i leghisti
non si sono mai resi responsabili di aggressioni più o meno fisiche contro
esponenti di altri partiti. Oddio, magari sono stati un po’ cafoni e in passato
hanno fischiato Napolitano e Ciampi. Ma i signori del Pd non hanno mai beccato
statuine in faccia o treppiedi in testa come accaduto a Berlusconi. Né si son
dovuti guardare le spalle per paura degli hooligans leghisti o di Forza Italia.
Addirittura, ci azzardiamo a dire che gli esponenti della sinistra possono
tranquillamente girare per la città spingendo i propri anziani genitori in
sedia a rotelle. Difficilmente saranno insultati e minacciati come successo a Letizia
Moratti e a suo padre partigiano (ma non comunista) durante un vergognoso
25 aprile a Milano. Episodi ben più gravi e violenti delle pur censurabili e
sgradevoli contestazioni alla Kyenge, che oltre a qualche fischio s’era beccata
(molto prima degli appuntamenti pubblicizzati su La Padania) un paio di
banane. Ma la quota imbecilli, signora ministro, è purtroppo bipartisan. Sulla
quota imbecilli e violenti, invece, la sinistra non ha rivali.
di Albertino (L'Intraprendente)
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