Intervista a ERIKA
STEFANI
Da
vicesindaco di Trissino a senatrice della Repubblica, nella commissione più
“calda” di questa legislatura. Erika Stefani, Lega nord, siede in commissione
Giustizia, epicentro delle tensioni politiche maggiori di questi 9 mesi di
mandato. Proprio ieri la commissione ha votato, quasi all'unanimità, un parere
per salvare undici tribunali che sono stati chiusi dal ministro Cancellieri, Bassano
incluso.
Senatrice Stefani, sarebbe una retromarcia clamorosa: ma è davvero
possibile?
Vediamo. Qualsiasi tipo di passo indietro sancirebbe il fallimento di un
Ministero. Farlo ora è tardi, il pasticcio è già stato compiuto, ma
In che senso?
Sono avvocato e proprio ieri il collega che mi ha sostituito a Vicenza si è
visto rinviare l'udienza al 2017
Colpa dell'accorpamento?
Anche di quello, che si aggiunge a un problema di organico dei magistrati che
Vicenza soffre da anni.
Se il «pasticcio è compiuto», non è meglio puntare a potenziare l'organico?
Sono per salvare il tribunale di Bassano, noi della Lega lo abbiamo sempre
detto. Ora il Governo prenda atto del suo fallimento. Ma potenziare l'organico
è un'esigenza che rimane comunque.
Il Senato ha votato la legge di stabilità senza l'ok della Lega: “dovere di
opposizione” o bocciatura sostanziale?
Questa legge non va perché a monte non c'è una politica economica, un progetto
organico di risanamento di uno Stato ormai al tracollo. Come aveva detto Napolitano,
questo Paese fa tanta politica ma poche politiche.
Quali sono i dossier di cui si è occupata più da vicino?
Noi della Lega abbiamo numeri risicati... Oltre alla questione delle
circoscrizioni giudiziarie, in commissione abbiamo portato il disegno di legge
a firma Bitonci sulla riapertura delle case chiuse, un disegno di legge che
prevede che, nel caso non siano i successibili, l'eredità sia devoluta ai
Comuni. E ho presentato interrogazioni su sicurezza e organici delle forze
dell'ordine.
Lei siede nella giunta per le elezioni, quindi ha votato due volte, là e in
aula, contro la decadenza di Berlusconi. Perché?
Più precisamente ho votato gli ordini del giorno che chiedevano che la
questione fosse rimesse alla Consulta. C'è il sospetto di illegittimità, era
giusto togliere ogni dubbio. E poi c'era troppa emotività, l'idea che devi
berlusconiano o anti-berlusconiano. Basta. Speriamo che ora questa divisione
che paralizza l'Italia non abbia più ragion d'essere.
Col Cavaliere all'opposizione, il governo è più forte o più debole?
C'è confusione, tutti i partiti sono in movimento, anche la Lega, è vero.
Aspettiamo l'11 dicembre, il voto sulla fiducia: oggi nessuno riesce a fare la
prognosi all'esecutivo. Io credo che sia più instabile.
A frenare l'ipotesi elezioni c'è quel Porcellum di cui il leghista Calderoli
è il “padre”. Che posizione ha oggi la Lega sulla legge elettorale?
Abbiamo presentato un ordine del giorno per tornare al Mattarellum.
Un'ammissione di colpa.
No, è la constatazione che c'è uno scenario diverso rispetto a quando fu fatta
la legge: non si pensava che una terza forza, il Movimento 5 stelle, arrivasse
al 25%.
Però aver incardinato la legge al Senato è come averla messa su un binario
morto.
C'è uno stallo, è vero. Prima la decadenza, ora le primarie del Pd. Tutti
aspettano e ciascuno pensa per sè, a quale riforma porta più vantaggi. Ma così
non va, bisogna guardare alla stabilità del Paese.
Fischieranno le orecchie a Calderoli... Intanto Salvini, aspirante leader,
dice che la Lega a Roma sta a «vigilare», ma è in Regione, nei Comuni e in
Europa che si incide. Si sente sminuita nel suo ruolo?
Abbiamo sempre provato scetticismo nei confronti di Roma, di un sistema
borbonico. Basta vedere la fatica per approvare una legge e si capisce che è ad
altri livelli che si può incidere. Anche se ormai la parola territorio la usano
tutti ed è inflazionata, mantiene un suo valore.
M.SC. (GdV)
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