Dati economici disastrosi e
disoccupazione stabilmente sopra il 12%, eppure i due leader concordano sull’urgenza di occuparsi degli stranieri.
I dati economici sono drammatici,
tanto che il centro studi di Confindustria qualche giorno fa ha detto che è
«derisorio» parlare di ripresa, la crisi economica ha desertificato il tessuto
produttivo, con una disoccupazione stabilmente sopra il 12%; eppure per il
principale partito di governo, il Pd, la vera emergenza, la priorità su cui
concentrare tutte le energie è l’immigrazione, o meglio, la cancellazione
reato di immigrazione clandestina e la chiusura dei Cie. Insomma,
la legge Bossi-Fini ha i giorni contati.
Lo ha confermato lo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta nella
conferenza stampa di fine anno, dopo che il suo “capo” Matteo Renzi lo aveva
ribadito in tv a “Che tempo che fa”. Tanto che è toccato al ministro dei
Trasporti Maurizio Lupi far presente, seppur timidamente, che il Pd non governa
da solo e che «con l’attuale situazione in Africa, aprire le frontiere è un
errore». Lupi ha anche rimandato tutto al fantomatico “patto di governo” che
dovrebbe vedere intorno a un tavolo Pd, Ncd e Scelta Civica per stabilire una
sorta di road map condivisa per il 2014. Fattore che però non pare interessare
granché né a Letta né tanto meno a Renzi.
Davanti ai giornalisti Letta ha infatti detto senza giri di parole «rivedremo
il meccanismo dei Cie e la Legge Bossi-Fini». Il capo del governo ha poi difeso
l’azione dell’esecutivo in tema di immigrazione: «Gli sbarchi nel 2013, per via
dell’instabilità e delle tensioni nel Mediterraneo, sono più che triplicati in
un anno. Ci siamo trovati sotto una pressione fortissima. Mare Nostrum è stata
una risposta, le altre risposte sono state durante il consiglio europeo, con
rafforzamento di Frontex ed Eurosur. Per questo servirà, già a gennaio, la
revisione di alcuni aspetti della Bossi-Fini». A proposito di Mare Nostrum,
dimenticandosi di sottolineare come l’operazione sia stata in qualche modo
“suggerita” dalla strage di migranti a largo di Lampedusa il 3 ottobre (366
morti), Letta ha detto che «L’Italia, autonomamente, si è fatta carico
dell’operazione di salvataggio che non solo ha salvato vite umane ma ha
consentito, grazie a strumenti tecnologici, di colpire i mercanti di
morte: gli scafisti, trovati attraverso sommergibili». Su questo ultimo
punto poi non sono stati forniti ulteriori dettagli, visto che appare a tutti
un modo quanto meno improbabile di combattere gli scafisti quello di aiutare i
loro “clienti” ad arrivare in Italia.
Letta però è anche andato oltre: «Proporrò e lavorerò perché una riforma della
cittadinanza e lo ius soli facciano parte del contratto di governo che
scriveremo insieme a gennaio». Il premier ha annunciato l’intenzione del
Governo di «mettersi al lavoro da subito per una revisione dei Cie e del
sistema complessivo dell’accoglienza». «Le condizioni disumane nei Cie - ha
aggiunto - non possono compromettere l'immagine internazionale del nostro
Paese».
Tutti argomenti che, nonostante le apparenze, avvicinano Letta a Renzi. Il
segretario del Pd infatti, dopo la passerella a Lampedusa dei giorni scorsi, è
tornato a parlare di immigrazione nel salottino di Fabio Fazio con tono quasi
intimidatorio e rivolgendosi direttamente ha detto: «La Bossi Fini la
cambieremo, glielo garantisco». Del resto, che l’immigrazione fosse un’urgenza
il segretario del Pd lo aveva già detto chiaramente nel suo discorso
d’insediamento: «Nel patto di coalizione - aveva detto - serve l’impegno a
modificare la Bossi-Fini e inserire lo ius soli».
Dello stesso avviso anche lo sconfitto delle primarie Gianni Cuperlo che, dopo
aver visitato Cie di Ponte Galeria a Roma ha chiesto, in una
lettera aperta, a Letta di «assumersi un impegno vincolante per il governo». «È
necessario - dice il deputato Pd - procedere al superamento della legge
Bossi-Fini a fronte del fallimento evidente degli stessi presupposti che
ne avevano ispirato le norme».
Insomma, sembra proprio che la legge sull’immigrazione varata nel 2002 verrà
cambiata. Anche se non è ancora chiaro che modo, visto che le posizioni,
all’interno della maggioranza e del governo sono le più disparate. Da una parte
c’è infatti l’apertura totale del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge,
che ha chiesto l’istituzione di corridoi umanitari per garantire l’arrivo in
sicurezza dei migranti e spinge anche per la riforma della cittadinanza e
l’introduzione dello ius soli; dall’altra la sostanziale chiusura del ministro
dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano che ha più volte invece difeso il
principio che sta alla base della Bossi-Fini: può stare in Italia solo chi ne
ha i requisiti, gli altri sono clandestini.
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