Il ministro del Lavoro: "Troppi stranieri vengono
qui per approfittare del nostro welfare. Né assistenza né sussidi a chi non
parla correttamente".
Niente
benefit previdenziali agli immigrati che parlano male l'inglese. Questo il
nuovo paletto messo dal ministero del Lavoro e delle Pensioni per far fronte
alla nuova ondata di immigrati che nei prossimi mesi si riverseranno nel Paese
dalla Romania e dalla Bulgaria, una volta abolita la restrizione del tetto
massimo.
Non ne fa
certo una questione di tutela della purezza della lingua nazionale il ministro
Iain Duncan Smith, che ieri ha annunciato la revisione del test d'ingresso per
gli immigrati. Ciò che sta a cuore all'esecutivo è impedire i troppi abusi ai
danni del sistema di welfare pubblico verificatisi negli ultimi dieci anni. Non
è infatti un segreto per nessuno che moltissime persone si recano in Gran
Bretagna soltanto per usufruire delle cure mediche gratuite garantite a tutti
dal servizio sanitario nazionale.
«È di vitale
importanza - ha spiegato il ministro - che vi siano regole severe e precise in
grado di proteggere il nostro sistema assistenziale. Oggi l'opinione pubblica è
fortemente preoccupata dal fatto che chi arriva nel nostro Paese non ci venga
per dare il suo contributo lavorativo, ma perché attrato dai benefit del nostro
welfare». Per questo motivo il test di «residente» introdotto già nel 1994
verrà modificato aggiungendo domande più complicate e la richiesta di ulteriori
prove che dimostrino la volontà dei richiedenti di fermarsi per un lungo
periodo di tempo in Inghilterra. Parlare bene la lingua è un requisito
necessario per trovare lavoro, chi non dimostrerà di conoscere abbastanza bene
l'inglese non potrà usufruire di alcuna copertura medica o assistenziale.
Non solo,
agli immigrati verrà anche chiesto di provare che hanno tentato di trovare un
impiego prima di arrivare nel Paese. Le modifiche annunciate rischiano però di
creare un ulteriore conflitto con la Commissione Europea che, ritenendo
illegale già il vecchio test, ha portato il governo inglese di fronte alla
Corte di Giustizia europea di Lussemburgo. Un membro della Commissione ha
infatti dichiarato che la Comunità europea ha già definito i criteri
fondamentali per i test di residenza abituali che sono uguali per tutti i
Paesi, Regno Unito compreso. E la conoscenza della lingua non ha nulla a che
fare. «La Gran Bretagna sarebbe forse contenta - ha proseguito - se a un loro
pensionato in Spagna o in Francia venisse richiesto di superare una prova
simile, per poter usufruire dei benefit cui hanno diritto? Mi auguro che il
ministro Smith abbia dei buoni avvocati...».
A quanto
pare la minaccia non preoccupa il governo conservatore ben consapevole che la
lotta all'immigrazione clandestina è uno dei punti fondamentali per assicurarsi
un altro mandato alle elezioni del 2015. E le misure annunciate sul tema dal
primo ministro Cameron vanno tutte nella stessa direzione. Oltre alle modifiche
al test, il governo inglese ha già annunciato che gli immigrati europei
potranno richiedere l'indennità di disoccupazione per soli sei mesi e solo se
dimostreranno di risiedere nel Paese da almeno tre mesi. Per l'ingresso di
persone provenienti da Paesi Asiatici più «a rischio» come India e Pakistan
verrà richiesta una cauzione di tremila sterline che verrà restituita solo al
momento del ritorno in patria del soggetto. Nello stesso pacchetto di norme
anche quelle tese a facilitare i rimpatri, resi quasi impossibili dai continui
ricorsi alla Corte per la violazione dei diritti umani.
di Enrica Orsini (Libero)
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