Il
segretario della Lega lombarda supera l'80 per cento tra i berici Ma quasi un
militante su due ha preferito disertare le urne.
Vince
Salvini, e si sapeva. Ma forse non è neanche il dato più interessante del
congresso per la successione a Maroni. Guardando il bicchiere mezzo pieno il
numero di militanti che aveva firmato per le candidature (erano stati 200
circa) è più che raddoppiato; quello mezzo vuoto dice che con 458 votanti su
854 aventi diritto, si è espresso il 53 per cento dello zoccolo duro leghista a
livello provinciale. Cioè (quasi) uno su due è rimasto a casa. Questione di
punti di vista, dato che essendo la prima volta che la Lega Nord elegge
“direttamente” (in realtà c'è un secondo passaggio tra sette giorni, ma più
formale che altro) il proprio leader, non c'è uno storico con cui il quale
potersi confrontare. Inutile anche fare un confronto con le primarie “aperte”
del Pd, dato che per la segreteria di via Bellerio votavano solo i militanti, e
per diventarlo bisogna essere iscritti da almeno un paio d'anni.
I numeri, comunque, dicono che il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini
ha stravinto la sfida “parricida” con l'ex leader Umberto Bossi: 366 le
preferenze raccolte dal 40enne milanese, conosciuto per le frequenti
apparizioni televisive oltre che per la vita politica sempre spesa sotto le
insegne del Carroccio e ai microfoni di Radio Padania. In terminipercentuali
Salvini ha superato di poco l'80 per cento, dato simile al risultato
“nazionale", con 8.162 voti su 10.221 votanti (82 per cento),
quadruplicando il Senatur, che si è fermato sotto il 20 per cento.
Per Bossi a Vicenza si erano espressi, tra gli altri, Manuela Dal Lago, Stefano
Stefani e Paolo Franco, mentre per Salvini c'era tutta l'ala tosiana, dai
consiglieri regionali Marino Finozzi e Nicola Finco, ai parlamentari Erika
Stefani e Filippo Busin, fino all'eurodeputata Mara Bizzotto, soddisfatta dai
risultati di ieri. «Ha vinto il futuro - ha dichiarato - di chi vuole guardare
avanti e non chi guarda indietro. La straordinaria vittoria di Salvini, assieme
al quale stiamo portando avanti importanti battaglie al Parlamento Europeo,
apre una nuova fondamentale pagina per il nostro movimento. Matteo ha tutte le
qualità per essere un grande segretario federale e, soprattutto, è dotato di
quella visione politica necessaria per il rilancio della Lega».
A dirigere le operazioni di voto in via dell'Oreficeria c'era il giovane deputato
bergamasco Cristian Invernizzi, mentre alcuni leghisti vicentini sono stati
spediti oltre il Mincio: Finco era presidente di seggio a Lecco e Busin in
Valcamonica.
A Vicenza il flusso è stato lento ma costante durante tutta la giornata di
ieri, dalle 9 alle 17. Rapidissime al contrario le operazioni di spoglio, alle
quali hanno assistito una ventina di militanti, gli ultimi ad aver votato.
Tanti adulti, pochi giovani, nessuna camicia verde. Del resto visto le
temperature era decisamente più indicato il piumino.
P.MUT. (GdV)
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