Da Torino l’impegno di
Maroni davanti al popolo del Nord. Poi la stoccata ad Alfano: «Fammi una
telefonata e ti spiego come si fermano i barconi». Bossi: «La mia legge è buona
e sensata».
Il primo
freddo, e le prevedibili provocazioni da parte di alcuni facinorisi, non hanno
fermato il popolo del Nord. Una folla di sostenitori della Lega ha
riempito ieri pomeriggio le strade del centro di Torino per protestare
contro l'immigrazione clandestina e in difesa della legge Bossi-Fini. Una
manifestazione, quella “per la legalità”, pensata l'estate scorsa e che oggi
assume ancor più valenza politica dopo l'emergenza sbarchi scoppiata nel
Mediterraneo. All'immancabile grido "libertà! libertà!", dopo il
raduno nel piazzale antistante la stazione di Porta Nuova, un corteo si è
diretto fino a Piazza San Carlo, il "salotto" di Torino, per
ascoltare il comizio del Segretario Federale, Roberto Maroni. Il governatore
della Lombardia li ha rassicurati: «I profughi finché non ottengono il
riconoscimento restano immigrati clandestini. E i clandestini nella
Macroregione non entreranno mai». Piemonte, Lombardia e Veneto, dunque, a
fronte di specifiche richieste, non li accoglieranno. «La domanda è: si possono
fermare? Da ex ministro dell'Interno che si è occupato di lotta alla mafia e di
contrastare l'immigrazione clandestina, la risposta è sì. Per questo - ha
spiegato il segretario federale - mi rivolgo al ministro Alfano e gli dico:
fammi una telefonata, che ti spiego... Primo, un ministro dell'Interno non si
deve occupare delle beghe interne del suo partito o di altro, dev'essere
operativo 24 ore su 24. Secondo: bisogna mandare le nostre navi vicino alle
coste dei Paesi africani».
Alessandro Bonini
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