lunedì 26 agosto 2013

Perché il governo Letta è quello più a sinistra di sempre




Il governo Letta è diventato il governo LGBT (Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transgender, ndr). Forse non ce ne siamo accorti, ma è l’esecutivo più a sinistra della storia del nostro Paese. Lasciate stare le larghe intese, il compromesso Pd-PdL, la grande coalizione di unità nazionale. Su alcuni temi decisivi il governo ha messo la freccia a sinistra. Ius soli e legge contro l’omofobia sono i grimaldelli della sinistra del Terzo Millennio, terzomondista e terzogenerista, favorevole all‘immigrazione di massa e alla tutela speciale di alcune inclinazioni sessuali. 
La battaglia della Kyenge acquista, ahinoi, sempre più credito. Quanto più il ministro diventa bersaglio di beceri insulti razzisti, tanto più il suo intento politico prende quota. In certi ambienti sembra che la solidarietà doverosa al ministro debba tradursi necessariamente in un appoggio incondizionato alle sue idee. Per cui nasce l’equazione: visto che la Kyenge è bersagliata, dobbiamo assolutamente metterne in pratica i propositi. E questo a prescindere dalla statura politica del personaggio (mediocre) e dalla qualità delle sue idee (pericolosissime). Dire, come ha fatto ieri in un’intervista, che «la crisi in Egitto porterà un’impennata di immigrazione in Italia» e che «una legge sullo ius soli va fatta e si farà» significa non solo stabilire un rischioso gioco di causa-effetto tra la fuga dei disperati dalle zone di crisi e il loro arrivo in massa nel nostro Paese, ma anche non tenere conto delle effettive potenzialità economiche dell’Italia. Che non è più l’Eldorado, non è più la terra dei sogni che deve aver attratto lo stesso ministro quando andò via dal Congo. Ma è un Paese che arranca e non è più in grado di accogliere, perché fatica a promuovere i suoi stessi talenti, le sue energie migliori.
Lo stesso discorso vale per la legge contro l’omofobia. A prescindere dal nome sbagliato (omofobia significa letteralmente «paura di ciò che è uguale», non «di ciò che è diverso»), essa finisce per legittimare le diversità, rendendole più uguali degli altri. Non si può definire più grave un reato comune (ad esempio, rubare un portafogli) solo perché commesso nei confronti di un omosessuale; e non si può mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente e sostiene magari che il matrimonio tra omosessuali sia qualcosa di incostituzionale. Allora che facciamo, mettiamo in carcere tutti i rappresentanti di associazioni che si battono per la difesa della famiglia naturale, basata sull’unione tra un uomo e una donna? Multiamo tutti i giornalisti che scrivono che le nozze gay violano l’articolo 29 della Costituzione? Siamo tutti omofobi per questo? La caccia all’omofobo è illiberale perché introduce un clima di sospetto e prudenza, in cui nessuno sarà più legittimato a esprimersi senza censure, ma dovrà calibrare le parole, misurarle, limitando la propria libertà, valore che pure dovrebbe essere caro a chi si batte per l’approvazione di questa legge. 
E il centrodestra intanto che fa? I berluscones sono tutti arroccati nella difesa del loro leader e affermano, con scarso senso del ridicolo, che la priorità ora in Italia sia la riforma della giustizia. Sui temi cruciali per la difesa di una civiltà, invece – l’immigrazione e la questione dell’omofobia – il centrodestra non si esprime oppure lascia libertà di coscienza, se non addirittura flirta con la sinistra. Solo la Lega e Fratelli d’Italia provano ad alzare la voce, a esprimere dissenso, ma i loro pareri sono percepiti come residuali, posizioni di una minoranza che non conta nel nostro Paese e soprattutto non fa mentalità, non crea opinione pubblica. 
La sinistra dell’egemonia culturale, insomma, sotto il governo Letta, ha creato anche una dittatura politica, con il tacito consenso del centrodestra. Disillusi, attendiamo il levarsi di un’unica voce, e forte, di destra capace di dire la propria su immigrazione e temi etici e fare da controcanto a chi, sotto traccia, trama per ridurla al silenzio, imponendole il regime del Pensiero Unico. 
di Gianluca Veneziani 


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