mercoledì 30 aprile 2014

"Con 80 euro si fa la spesa per due settimane". Bufera su Twitter sull'uscita della Picierno

La gaffe della capolista Pd alle Europee nel Mezzogiorno fa insorgere la rete.
Roma - Tutti col carrello al discount Pina, dove una famiglia mangia per due settimane con 80 euro.
Vale a dire il bonus che molti italiani si troveranno in busta paga a maggio. Un'elemosina per qualcuno, meglio di niente per la gran parte, tantissimo per pochi. Tra cui Pina Picierno, graziosa deputata casertana del Pd nonché capolista per il Sud alle prossime Europee, che qualche giorno fa, intervistata dal canale tv di fanpage.it ha così fatto i conti in tasca agli italiani: «Chi dice che sono troppo pochi non conosce evidentemente le condizioni reali di vita delle persone, perché 80 euro al mese significa poter mangiare due volte fuori, significa poter fare la spesa per due settimane».
La politica ha lasciato cadere questa bizzarra lezione di economia domestica nel dimenticatoio, dal quale l'ha tirata fuori con insolito ritardo la Rete, che si è scagliata contro la giovane dem, renziana della seconda ora, con ironia e un po' di cattiveria, soprattutto su Twitter: «Con 5,3 euro al giorno, in effetti, se famo certe magnate!», twitta acido Emilio52. «Dovrei andare a fare la spesa, qualcuno ha il numero della #Picierno che vorrei farmi accompagnare per risparmiare?», chiede Hele. «Peso 48 kg, le prossime due settimane voglio vivere con 80 euro come suggerito dalla statista #Picierno. Dovessi soccombere, vi ho voluto bene», scherza Laura Ghira. E BodyZen gongola: «Una #Picierno al giorno toglie il #Pd di torno».
Così come il grillino Enrico C: «Grazie #Picierno. Il tuo contributo al successo del #M5S è fondamentale. Non mollare per favore». E il deputato M5S Angelo Tofalo, con cui la Picierno si era beccata pochi giorni prima, non perde l'occasione: «#Picierno la nuova politica del #Pd in Europa? Siamo rovinati!». Ma tra i critici ci sono anche suoi elettori: «Mamma mia - si lagna Raffaele Martino - che la #Picierno sia dello stesso partito che voto mi fa vergognare». E qualcuno invita la deputata ad andare sì al supermercato. Ma a lavorare come cassiera.
di Andrea Cuomo (Giornale)

martedì 29 aprile 2014

Ius soli, la Kyenge torna alla carica e “arruola” i bambini

Salvini: «Vuol leggere le lettere dei bambini senza cittadinanza? Io le farei leggere quelle dei disoccupati italiani. Che sono quattro milioni»
Non se ne era sentito parlare per un po’ ma ora che è candidata alle Europee Cécile Kyenge torna all’attacco con la sua politica a favore dei clandestini, arrivando a rimproverare Renzi per la gestione dell'operazione Mare Nostrum. A caccia di un seggio a Bruxelles, l’ex ministro per l’integrazione le spara ancora più grosse e trova nel segretario federale del Carroccio Matteo Salvini l’unico vero antagonista alle sue battaglie. In un’intervista, la Kyenge ha avuto il coraggio di dire che «L'operazione Mare Nostrum è un progetto fermo perché non lo si sviluppa, non lo si fa andare avanti». Si può fare di più, secondo lei, ovviamente che ritiene che soccorrere ogni giorno centinaia di clandestini e farli arrivare sani e salvi è cosa da poco e che chiede lo snellimento delle pratiche burocratiche, soprattutto per il conferimento dello status di rifugiato. La paladina dei clandestini è tornata a sventolare il suo cavallo di battaglia: la legge sullo “ius soli”, per la quale chiede la calendarizzazione alla Camera, promettendo nuove proteste in Parlamento: «All'inizio di ogni seduta leggeremo una lettera di un bambino senza cittadinanza. Ne abbiamo un milione».
Una minaccia che non spaventa Matteo Salvini che, a distanza, le ha risposto per le rime, anzi “per le lettere”
«E' tornata la sciura Kyenge - ha scritto Salvini su Facebook - e chiede di approvare subito la legge sullo ius soli»
Vuol leggere le lettere dei bambini senza cittadinanza? «Io le farei leggere le lettere dei disoccupati italiani. Che sono quattro milioni. Stop immigrazione. Punto». E’ il commento, secco, del segretario
Ma la Kyenge non si arrende e decide di puntualizzare, cominciando dai soliti luoghi comuni del tipo «... xenofobia a parte, la Lega non ha nessun'altra ragione di esistere. Ma come spesso accade parla di cose che non conosce». Se lo dice lei....
E prova a rispondere a Salvini, punto per punto, facendo anche dell’ironia fuori luogo: non capisce, o finge di non capire, l’ex ministro, quale nesso ci sia tra i bambini senza cittadinanza e i disoccupati; poi se la prende con Berlusconi e i suoi alleati, colpevoli, ti pareva, della crisi in cui versa il Paese, (insieme a mezzo mondo), ci ricorda che gli stranieri producono reddito e che il diritto di cittadinanza è una misura gradita dalla maggioranza assoluta della popolazione italiana.
«E il Pd candida questo genio alle Europee» è il commento di Salvini che ironizza: « Alle Europee il Pd candida la Kyenge e Forza Italia Iva Zanicchi. Questa è la risposta dei due partiti ai problemi del Paese. E’ solo grazie alla Lega che si parla di questioni come gli immigrati. Bisogna anche prestare attenzione alla questione delle malattie che portano, in particolare alla diffusione dell'ebola (uno dei virus più temuti al mondo,ndr) Ormai -conclude il segretario della Lega- sta sbarcando di tutto e di più, senza controlli».
Che ci dice, signora Kyenge?
Elisabetta Colombo

lunedì 28 aprile 2014

Anche gli scafisti se la ridono: "L'Italia? Qui non ci arrestano"

Fermati dalla polizia non si scompongono. E uno rassicura tutti: "Tranquilli, al massimo stiamo in cella due giorni".
Facciamo ridere. E il bello è che ormai lo sanno anche gli scafisti. Talmente scassata è la nostra Giustizia; così improbabile è diventato finire in carcere (e restarci, soprattutto) per reati che non siano di sangue, che siamo diventati lo zimbello del Maghreb. 
Con tutto il rispetto per il Maghreb, mancherebbe.
«Ci mettono in carcere? E chi se ne frega. Qui siamo in Italia. Un paio di giorni e ci mettono fuori…». Così disse il pezzo di malacarne egiziano al padre e ai fratelli, tutti nel ramo del commercio di carne umana, vagamente intimoriti -il padre e i fratelli- dalla faccia feroce dei poliziotti di Ragusa che li avevano appena arrestati con l'accusa di avere traghettato a Pozzallo, lucrando sulle loro sventure, 281 poveri cristi. Purtroppo ha ragione lui, il grande mascalzone egiziano di cui le cronache non ci forniscono neppure il nome (per farci che, poi?) e non sai più se quella che ti monta dalla bocca dello stomaco è più una sensazione di rabbia o di vergogna. Perché la verità è questa. Che facciamo ridere.
Strano, però. Condannati dalla Ue, e cazziati un giorno sì e l'altro pure dal presidente Napolitano per lo stato vergognoso delle nostre carceri (che non sono prive di magagne, certo) veniamo considerati dai delinquenti di ogni quadrante, compresi i commercianti di carne umana che vanno e vengono dallo Stretto di Sicilia come una specie di Bengodi. Tv color, doccia e pasti abbondanti. Ma basta avere un po' di pazienza. Perché dura poco, come diceva la faccia ghignante del sopracitato delinquente. E se invece, tanto per cambiare, gli si facesse sapere, affiggendo qualche manifesto negli angiporti delle contrade nordafricane che dal primo giugno, butto lì a caso una data, gli scafisti si fanno 5 anni di carcere vero: cioè 1825 giorni di detenzione, ancorché con doccia, tv color e pasti abbondanti, invece della tazza di cuscus e pecora bollita che rimedierebbero dalle parti loro in un fetido buco all'aroma di piscio?
La storia odierna, che arriva da Pozzallo, è esemplare. Dunque ci sono sette egiziani, compreso un ragazzino di 14 anni, fermati dalla polizia che li ha individuati come gli scafisti di uno degli ultimi sbarchi. Quattro dei sette appartengono allo stesso nucleo familiare. C'è il padre, e ci sono tre dei suoi figli, quattordicenne compreso. Per tutti, l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina). «Per loro era una tradizione di famiglia -ha detto il commissario capo Nino Ciavola -. Il padre e i figli gestivano il traffico di migranti da tempo. Un affare di famiglia che fruttava migliaia di euro».
Negli uffici della Mobile i sette vengono identificati e a ciascuno viene letto il capo d'imputazione che, per legge, viene tradotto dall'italiano e viene letto agli accusati nella loro lingua, l'arabo. È a questo punto che sul volto di qualcuno dei sette si dipinge un vago disappunto. Ma ci pensa il figlio grande del «raìs» a stemperare la situazione. Ed eccoci al gabbo aggravato dalla beffa. «Tranquilli, ragazzi- dice il facciatosta, incurante del fatto che c'è lì presente un tipo che l'arabo lo sa-; tranquilli, che qui siamo in Italia. Ci tengono qualche giorno, ma poi ce ne andiamo a casa, liberi…»
Liberi come gli altri che li hanno preceduti, compresi prevedibilmente i due, un tunisino e un marocchino, accusati di avere condotto la carretta colma di 411 migranti di origini siriana ed eritrea, tra cui 58 donne e 112 minori, 20 dei quali neonati, arrivati or è qualche giorno. Gli scafisti erano stati individuati grazie a un video girato con uno smartphone da uno dei migranti, video nel quale vengono riprese fasi della disperata traversata. Quanto poi a questi migranti con comodo di smartphone…...
di Luciano Gulli (Giornale)

sabato 26 aprile 2014

Oltre duemila migranti sbarcati in 24 ore La Lega attacca Alfano: "Dimettiti"

Quasi 2mila migranti tra ieri e oggi sono approdate sulle nostre coste. Oltre 1.500 persone, sono state soccorse dalle navi della Marina Militare e della Guardia Costiera impegnate nel Canale di Sicilia nell’operazione ’Mare Nostrum’. Circa mille hanno ricevuto assistenza dalla nave San Giorgio, diretta ad Augusta, con arrivo previsto oggi. Altri 400 migranti, a bordo della nave Cassiopea e su motovedette delle Gdf, arriveranno a Porto Empedocle. A Pozzallo, infine, è attraccata la Nave Urania, che ha soccorso 395 migranti, compresi 12 neonati, 78 minorenni e 61 donne. Ma non è finita. Un gruppo di 27 migranti in navigazione verso il Salento è stato intercettato la notte scorsa al largo di Santa Maria di Leuca da motovedette della Guardia costiera di Gallipoli e della Guardia di Finanza. Si tratta di uomini adulti di nazionalità pachistana, bengalese e siriana, trovati complessivamente in buona salute. L’imbarcazione su cui viaggiavano è stata condotta nel porto di Santa Maria di Leuca ed i migranti sono stati trasferiti nel centro di accoglienza «don Tonino Bello» di Otranto.
Arrestato un bulgaro - La Polizia di Frontiera Marittima del Porto di Bari, in collaborazione con il Nucleo Operativo della Guardia di Finanza, ha arrestato un cittadino bulgaro di 36 anni con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nell’autoarticolato, appena sbarcato dal traghetto di linea giunto a Bari dalla Grecia, in un vano ricavato alle spalle dell’abitacolo, erano nascoste dodici persone tutte di sesso maschile, particolarmente provati per la prolungata permanenza nel vano, angusto e poco areato. I dodici, immediatamente soccorsi, hanno dichiarato di essere siriani e sono risultati privi di qualsiasi documento idoneo per l’ingresso nell’area Schengen. È stata quindi attivata la procedura prevista di riammissione in Grecia con il relativo affidamento al comandante della nave a bordo della quale erano giunti in Italia.
La Lega attacca Alfano - «L’ennesimo immane sbarco in arrivo di oltre duemila clandestini è solo l’ulteriore conferma che ’Mare Nostrum’ è un flop costoso e dannoso, un regalo agli scafisti e alla criminalità organizzata, un incentivo all’immigrazione irregolare. A Renzi non resta che revocare questa operazione e attuare le politiche di Maroni quand’era ministro dell’Interno per bloccare il flusso di clandestini», ha tuonato Nicola Molteni, deputato della Lega Nord, che aggiunge: «Noi ci aspettiamo questa decisione dal vertice programmato per lunedì prossimo con i servizi e i ministri di Interno e Difesa. Questa è la strada maestra se il premier non vuol tradire per l’ennesima volta gli italiani onesti che lavorano, pagano e le tasse e rispettano le regole. Basta buttare soldi per vitto e alloggio e le cariche telefoniche agli immigrati. Basta ’Mare Nostrum’, traghetto per l’Italia per i clandestini. Altra cosa continuiamo ad aspettare, a prescindere da tutto il resto, sono le dimissioni di Alfano, il ministro più a sinistra che il governo Renzi potesse avere», conclude il leghista.
da Libero Quotidiano

venerdì 25 aprile 2014

25 Aprile anche la Lega in festa per San Marco

Fontana: a Venezia passeggiata simbolica con la bandiera del Leone per solidarizzare con gli indipendentisti presi di mira nell'inchiesta.
Il 25 aprile in tutta Italia si festeggia la liberazione dal nazifascismo, ma per Venezia e per i veneziani la data rappresenta una tradizione ben più antica  dell’attuale festa nazionale: è la festa di San Marco, santo patrono della città, ed è anche la Festa del Bocolo ed è tradizione per gli innamorati regalare un “bocolo”, cioè un bocciolo di rosa, alla donna amata. 
E quest’anno il 25 aprile a Venezia assumerà ancora un altro  significato, più politico. Infatti i sostenitori degli  indipendentisti veneti arrestati nell’ambito dell’inchiesta della  procura di Brescia si sono dati appuntamento al Lido per manifestare  la loro solidarietà a chi è finito indagato.In programma però non ci sarà alcuna manifestazione  organizzata. Ed ognuno andrà per sé. Prima tra tutti la Lega Nord,  che ha dato appuntamento ai suoi militanti nel pomeriggio in piazza  San Marco: «Per una passeggiata di solidarietà, nel luogo che più  simbolico non si può, nel giorno di San Marco - spiega  l'europarlamentare Lorenzo Fontana - una passeggiata da turisti, ma  con la bandiera con il leone, per dire che siamo loro vicini e che  vogliamo che li liberino». L’unica festa  “ufficiale” è quella di San Marco. Ai tempi della Repubblica  Serenissima, il 25 aprile si svolgeva una processione in Piazza San  Marco cui partecipavano autorità religiose, civili e rappresentanti  delle arti, ma i festeggiamenti si svolgevano anche il 31 gennaio,  giorno in cui venne trasportato a Venezia il corpo del santo e il 25  giugno, giorno in cui avvenne il ritrovamento delle sue reliquie nella Basilica di S. Marco. Ormai la commemorazione religiosa si svolge solo  il 25 aprile, data della morte di San Marco, ma ancora oggi si  festeggia con una processione nella Basilica di San Marco, alla quale  partecipano le autorità religiose e civili della città.   Le reliquie di San Marco furono trafugate da Alessandria  d’Egitto e trasportate a Venezia nel 828 da due mercanti veneziani. Si racconta che per trafugare il corpo di San Marco i due mercanti lo  abbiano nascosto sotto un carico di carne di maiale, che riuscì a  passare senza ispezione la dogana a causa del ben noto disprezzo dei  Musulmani per questo alimento.  La reliquia di San Marco fu accolta con grande  gioia a Venezia, non solo per la sua funzione di attrarre pellegrini  da tutta Europa a Venezia, ma anche perché la storia veneta racconta  che proprio l’evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe  evangelizzato le genti venete divenendone patrono.   San Marco divenne così il patrono e l’emblema della città  assumendo le sembianze di un leone alato che brandisce una spada e  stringe tra le zampe un libro sulle cui pagine aperte si legge: Pax  Tibi Marce Evangelista Meus, Pace a Te o Marco Mio Evangelista.  

mercoledì 23 aprile 2014

Occupy Italia, lo scandalo degli edifici in mano agli abusivi e ai centri sociali

A Roma sono 105 gli edifici occupati in mano a centri sociali e movimenti per la casa, a Firenze 79 e a Milano un centinaio.
L'occupazione abusiva è diventata routine. Secondo quanto riportato dal Tempo, "a Roma attualmente sono centocinque gli immobili occupati, dal centro alle periferie, di cui trentanove di proprietà pubblica e sessantasei privati. 
Tra questi compaiono alcuni palazzi dell’Ater e del Comune, strutture dismesse dagli enti, ex uffici e edifici di proprietà di fondazioni. Un patrimonio di immobili enorme, che è finito da tempo in mano alle lobby che gestiscono il business dei disperati senza un tetto sulla testa". Anche nella città del premier però la situazione non è da meno, anzi è peggiore. "Firenze conta ben 79 edifici -tra pubblici e privati- occupati abusivamente. Un dato inquietante e inaccettabile che dimostra come la falsa accoglienza messa in atto dal centrosinistra fino ad oggi abbia portato solo degrado e illegalità, senza rispondere in maniera alcuna all’emergenza abitativa", ha tuonato il candidato a sindaco di Forza Italia Marco Stella. Che poi ha aggiunto: "Gli edifici pubblici occupati sono 14, tra cui l’ex liceo di via Villamagna - da ben 13 anni trasformato in Cpa - o la palazzina nel complesso di San Salvi, di cui nel 2007 presero possesso movimenti antagonisti. Immobili che, con il ritorno alla legalità, potrebbero essere destinati a finalità pubbliche, a partire dall’edilizia residenziale pubblica, a questi se ne aggiungono altri dieci, come l’ex Istituto "La Querce" di via della Piazzola, da circa un anno occupato da stranieri, o gli immobili di via Pier Capponi, via Accademia del Cimento e Viale Corsica. Infine contiamo 69 alloggi di edilizia residenziale pubblica occupati che potrebbero essere assegnati a famiglie che ne hanno bisogno e che rispettano le regole". Anche a Milano e provincia ci sono situazioni simili. Nel capoluogo meneghini i dati ufficiali forniti dall'Aler e aggiornati al marzo di quest'anno parlano di 45 fabbricati, 451 alloggi e 103 occupanti abusivi. Senza considerare però altre decine di edifici occupati da nomadi. 
di Franco Grilli (Giornale)

martedì 22 aprile 2014

Ue, Le Pen chiama gli euroscettici: "Gruppo unico all'Europarlamento"

La Le Pen punta a essere la leader del nuovo gruppo: "L’obiettivo è di pesare al massimo".
Abolizione dell'euro, stop all'immigrazione clandestina e revisione dei trattati economici sono i punti chiave su cui si sta formando il gruppo euroscettico che tanto spaventa i grigi burocratici di Strasburgo e i partiti tradizionali. 
A serrare le fila è la leader del Front National Marine Le Pen che, dopo conquistato undici città in Francia, ambisce a guidare un fronte di rivolta. "Nel nuovo parlamento europeo, che si costituirà dopo le elezioni di maggio - annuncia la Le Pen in una intervista a Le Figaro - ci sarà un solo vero gruppo euroscettico, quello che io contribuirò a formare". Dal Pvv di Geert Wilders alla Lega Nord, dall'Fpo di Heinz-Christian Strache allo UK Indipendence Party di Nigel Farage: il fronte degli euroscettici è ricco e assortito, ma difficilmente riuscirà a tener dentro tutti i partiti e i movimenti che puntano a ribellarsi a "questa Europa". Quel che è certo è che più forze aderiranno all'alleanza promossa dalla Le Pen, più riusciranno a destabilizzare il sistema.
Secondo gli ultimi sondaggi, l'area di destra potrebbe arrivare a raccogliere 133 seggi su un totale di 751. Aggiungendo Tsipras e la Sinistra Unitaria si arriva a 184. E a 225 mettendoci anche i conservatori. Con i popolari e i socialisti testa a testa per la maggioranza relativa (divisi da sei seggi, 214 a 208), con i liberal-democratici a quota 60 e i Verdi a 44, l'effetto dello tsunami euroscettico potrebbe essere arrestato solamente da una Große Koalition tra Ppe e S&D. Che eusoscettici di destra e sinistra possano convivere in uno stesso gruppo è pressoché impossibile. Beppe Grillo, per esempio, ha già fatto sapere che non intende apparentare il Movimento 5 Stelle al Front National. E lo stesso ha detto Farage che, nonostante condivida alcune idee, ritiene che l’antisemitismo sia "nel dna" dell’estrema destra francese. Dal canto suo la Le Pen va avanti a tessere i rapporti per riuscire nell'obiettivo di formare il nuovo gruppo. "L’obiettivo è di pesare al massimo nell’assemblea per limitare i danni, utilizzando tutte le armi che saranno a nostra disposizione", spiega a Le Figaro ricordando che, solo se in numero consistente, potranno incidere realmente nelle scelte dell'Europarlamento. "Se formiamo un gruppo - incalza - saremo molto più forti di oggi, avremo più mezzi umani e materiali, e potremo respingere nelle loro trincee gli ayatollah del libero scambio integrale, dell’euro forte e dell’immigrazione senza limiti".
Secondo il Financial Times, così come la crisi finanziaria ha mostrato le lacune dell’unione monetaria, il voto evidenzierà la mancanza di fiducia nelle istituzioni dell’Unione europea. Gran parte del malcontento è, infatti, dovuto alla disoccupazione di massa e al peggioramento degli standard di vita. Il disagio è iniziato anni prima della crisi e ha trovato sbocco nei referendum francesi sulla costituzione europea del 2005. L'Europarlamento ha una parte di responsabilità nella diffusa perdita di fiducia: l'affluenza al voto è, infatti, scesa progressivamente dal 1979. Gli euroscettici puntano a dare una scossa portando a votare chi fino a cinque anni fa si è astenuto. Per rispondere a tutte queste istanze il movimento della figlia di Jean-Marie Le Pen punta ad allearsi, oltre che con l'olandese Wilders, con formazioni "sorelle" in Austria (Fpo), Belgio (il Vlaams Belang fiammingo), Italia (Lega Nord), Slovacchia (Partito nazionale slovacco) e Svezia (Democratici svedesi). Ce n’è abbastanza per formare un gruppo. E influenzare la politica europea.
di Andrea Indini (Giornale)

Immigrati, tutto il centrodestra furioso: "Buttati 300mila euro al giorno"

Lega e Forza Italia contro "Mare Nostrum", la Carfagna frena. E gli alfaniani si schierano con Pd e centristi: salva vite umane.
Roma - Sbarchi, fughe, polemiche. È stata una Pasqua trafficata sulle coste a Sud della Sicilia, che ha riacceso i riflettori su Mare Nostrum, la task force messa in piedi dal governo Letta per affrontare l'emergenza migranti: ci costa 9 milioni al mese, vale a dire 300mila euro al giorno ma - secondo molti - finisce per attrarre invece che respingere i disperati con il sogno dell'Europa.
Gli ultimi «acquisti» nel giro di poche ore tra domenica e ieri: tre sbarchi rispettivamente da 434, 176 e 218 persone a Pozzallo, nel Ragusano; un soccorso a opera della nave San Giorgio della Marina Militare per 321 migranti in difficoltà su un barcone di legno nelle acque a Sud di Lampedusa.
Il totale fa 1.149 immigrati smistati per lo più nell'ex centro di sperimentazione San Pietro, tra Comiso e Ragusa, e poi a Trapani, a Messina, a Siracusa, a Mineo, a Comiso e a Pozzallo. Strutture già traboccanti di disperati e messe a dura prova: così è stato un gioco da ragazzi per circa 300 eritrei fuggire dal San Pietro per cercare di raggiungere con ogni mezzo la Germania e altri Paesi europei. «Le strutture sono ormai al collasso. Il nostro centro può ospitare 180 immigrati e ne abbiamo dentro 284 - il grido d'allarme di Luigi Ammatuna, sindaco di Pozzallo -. In paese, cittadini, negozianti e albergatori si lamentano perché il turismo sta calando e scenderà ancora se questa emergenza continuerà».
Per Lega e Forza Italia la Pasqua 2014 resterà quella che sancisce il fallimento di Mare Nostrum. «La proposta della Lega in Parlamento: sospendere subito l'operazione Mare Nostrum, 300mila euro al giorno spesi dagli italiani per aiutare gli scafisti e incentivare l'invasione», scrive su Facebook il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. «Mare Nostrum è una sconfitta e un fallimento per tutti: per i profughi, per i quali è divenuto un irresistibile richiamo, trattati come carne da macello da scafisti; per il governo italiano, che ha di fatto messo a disposizione lo strumento ideale per permettere a questi criminali di organizzare al meglio i loro sporchi traffici; per un'Europa sempre sorda e lontana». Per il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimo Bitonci, la conseguenza è una sola: «Alfano si è ridotto a fare da stampella a un esecutivo di sinistra falso buonista: lasci subito il ministero dell'Interno». Stesse parole da Forza Italia: «La Marina non può diventare un traghetto per clandestini. Siamo ormai alla farsa, con la segnalazione delle partenze da parte degli scafisti stessi, che fa scattare l'intervento delle navi italiane che portano da noi quantità sterminate di clandestini», accusa il senatore Maurizio Gasparri. Va controcorrente Mara Carfagna, secondo cui «sospendere Mare Nostrum sarebbe un imperdonabile errore» anche se il governo deve imporre «all'Europa nuove regole di cooperazione, ad esempio pretendendo che i migranti vengano immediatamente accolti in strutture di tutti i Paesi dell'Unione. Non possiamo sopportare da soli il peso della solidarietà».
Difendono la costosa operazione di salvataggio gli alfaniani. «Ormai sui temi dell'immigrazione siamo a chi li spara più grossa», dice il vicepresidente vicario del gruppo Ncd al Senato Laura Bianconi. «Pur di raccattare quattro voti in più sarebbero disposti a dire qualsiasi cosa, incuranti dei morti e del sacrificio degli agenti che si prodigano per portare in salvo le vite umane», attacca Nunzia De Girolamo, capogruppo Ncd alla Camera. E la portavoce dell'Ncd Barbara Saltamartini ricorda che è stato il leghista Roberto Maroni il ministro dell'Interno «che ha accolto più migranti, oltre 62mila, nel 2011».
di Andrea Cuomo (Giornale)




lunedì 21 aprile 2014

A Pasqua Renzi e Padoan si credono Babbo Natale

Valanga di promesse dal premier: "Ora aiuti a famiglie e sgravi a pensionati". E il ministro: "Il bonus da 80 euro resterà".
Il governo confeziona il regalo di Pasqua. Ci sono l'uovo, il fiocco e la sorpresa. Un bellissimo regalo che, però, non si può toccare. Perché è fumoso come le promesse che sono state urlate in queste prime settimane di governo."La rivoluzione è appena iniziata, gli 80 euro e l'Irap sono l'antipasto", promette il premier Matteo Renzi che, in una intervista a Repubblica, annuncia aiuti alle famiglie e sgravi ai pensionati.
Promesse, promesse, promesse. Gli fa eco il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan annunciando dalle colonne del Corriere della Sera che il bonus da 80 euro "deve restare" altrimenti l'esecutivo rischia di "non essere più credibile". Promesse, promesse, promesse. Che, se va a finire come coi "mitici 80 euro", gli italiani rischiano solo di rimetterci. Come ha spiegato Gian Maria De Francesco sul Giornale, dietro al taglio del cuneo fiscale c'è un trucchetto da fine prestigiatore: il datore di lavoro potrà decidere di prelevare il bonus dai contributi previdenziali dei dipendenti, in un secondo tempo lo Stato ripianerà lo sbilancio. Peccato che, almeno per ora, non ci sia alcuna certezza.
Per Renzi l'obiettivo è mantenere credibilità sui mercati. E sa che può farlo solo andando avanti col serratissimo programma di riforme che lui stesso. Il piano, in realtà, è già saltato più volte per la litigiosità interna al Pd, per i numeri ballerini a Palazzo Madama e per l'accidentata campagna elettorale per le Europee. Il Jobs act, fino ad alcune settimane fa considerato di vital importanza, è slittato al 2015. Nella chiacchierata con Repubblica, è lui stesso ad ammettere che anche a trovata del bonus a in sé un vulnus: "Ottanta euro dati a un single hanno un impatto diverso rispetto a un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo problema. L'Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli". Un problema che nelle ultime ore sembra porsi anche Padoan. Licenziato il Def, il titolare del Tesoro sta infatti cercando di trovare un escamotage per rendere duraturo il taglio del cuneo fiscale: "Il bonus del decreto Irpef deve essere permanente, altrimenti non è credibile e non viene speso". Sa bene, infatti, che una maggiore propensione a spendere e a investire darebbe un impulso benefico all'economia.
Nel giorno di Pasqua il premier non bada a promesse. Tanto che non si ferma alle misure economiche, ma si decide ad aprire un confronto su quella che è la madre di tutte le riforme. "In tema di giustizia - promette - a giugno, dopo le elezioni, ascolteremo tutti e faremo la riforma". Inizierà con il processo civile telematico, quindi passerà al processo penale. Infine, toccherà alla giustizia amministrativa. "Il sistema dei Tar non funziona come dovrebbe", chiosa Renzi che sembra non curarsi della levata di scudi della categoria. La sola spending review sui pachidermici stipendi dei magistrati ha addirittura portato il Def all'attenzione del Csm, un'eventuale riforma della giustizia rischierebbe di scatenare la rivolta delle toghe.
"Voglio ridare fiducia al Paese, voglio che a Bruxelles e nelle altre capitali dell'Unione si dica - conclude Renzi a Repubblica - l'Italia è tornata in Europa". Per riuscirci, punta a restare a Palazzo Chigi fino al 2018. Una eventualità per niente condivisa da Silvio Berluconi che ieri ha pronosticato nuove elezioni politiche "entro un anno e mezzo".
di Andrea Indini (Giornale) 

domenica 20 aprile 2014

Thiene (VI). Tosi in lizza alle Europee: ‘Dobbiamo restare in Europa, ma facciamoci rispettare’

Una cena tra amici per spiegare la sua candidatura alle prossime elezioni europee e per sottolineare che ‘Visto che per motivi burocratici sarà difficile uscire dall’Europa, restiamoci dentro ma almeno facciamoci rispettare’. Flavio Tosi, Sindaco di Verona e segretario della Liga Veneta, si è presentato con semplicità ieri sera ad una tavolata di colleghi, amici di partito e ‘scettici’ che volevano ascoltare con le loro orecchie il carismatico leader veronese per stabilire se vale la pena o no affidarsi a lui in Europa.
‘Sono una persona estremamente normale – ha detto Tosi presentandosi – e faccio le cose normali che ogni politico dovrebbe fare. Se la politica intera, che è fatta di persone normali, facesse cose normali, la situazione del paese sarebbe decisamente diversa’.
Con queste parole il 45enne sindaco veronese ha incorniciato la sua figura intorno ad un sistema politico che lui stesso definisce ‘fatto di logiche vecchie e con una legge elettorale non più attuale. Il nostro sistema è basato sugli annunci e non sui fatti, ed è quello che fa il Premier Matteo Renzi, il quale ha sbagliato a bruciare le tappe facendo lo sgambetto al suo compagno di Partito Enrico Letta perché si è infilato in una guerra tra bande che non porterà risultati al paese e che rischia di pagare a livello di maggioranza parlamentare. Non ci saranno tagli alla spesa pubblica, pagheremo più tasse per sostenerla, molte aziende salteranno e caleranno ancora i posti di lavoro. Il tutto perché siamo in un meccanismo che non genera progresso, ma implode in se stesso’.
Ma quello su cui Flavio Tosi ha voluto concentrarsi veramente in vista delle imminenti elezioni europee sono il ruolo dell’Italia in Europa, l’impatto economico della Comunità Europea sulle famiglie italiane e le motivazioni che spingono gli altri paesi ad essere così ‘preoccupati’ per noi. ‘Si discute sull’uscita dell’Italia dall’Europa – ha spiegato – senza considerare che per farlo serve il benestare di tutti i paesi della Cee e solo dopo questo se ne può discutere. Per salvare la Grecia ogni paese ci ha messo dei soldi, chi ne aveva ci ha guadagnato il 3, chi come noi ha usato i titoli di stato alla fine ci ha rimesso. Se crolla l’economia italiana trascina l’Europa verso il crollo e questo gli altri leader lo sanno bene, compresa Angela Merkel che non si fida di noi perché non abbiamo  i conti in ordine. Quando siamo entrati in Europa – ha continuato – il rapporto tra Pil (prodotto interno lordo) e debito pubblico doveva essere inferiore al 60%, mentre il nostro superava il 120%. Ci siamo entrati lo stesso e serve una forte crescita economica per riportare il valore in un rapporto corretto. L’Europa ora chiede il fiscal compact (patto economico che irrigidisce i parametri riguardanti deficit e debito e allinea economicamente e finanziariamente i paesi dell’Unione) per mantenersi salda e vuole pareggio di bilancio anche a costo di modificare la Costituzione. Non posso dire usciamo dall’euro e visto che dobbiamo rimanere in Europa almeno facciamoci rispettare. La Merkel giustamente combatte per i diritti della sua Germania, noi dobbiamo fare altrettanto per il nostro paese. Se la nostra politica continua in questa direzione usciremo dalla crisi con metà Italia venduta agli stranieri. Il nostro paese in Europa è debole – ha concluso – dobbiamo cambiare i rapporti di forza. E visto che in Europa ci mettiamo i nostri soldi, dobbiamo pretendere rispetto e far valere le nostre esigenze. Mi candido per questo’.
Pieno sostegno a Flavio Tosi è arrivato dall’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi. dall’onorevole Filippo Busin, da Mariarita Busetti, vicepresidente Anciveneto e da molti atri presenti alla cena. Impossibile per Marino Finozzi non fare un cenno alla trasmissione ‘Report’ che di recente aveva infangato l’immagine del Sindaco di Verona dipingendolo come un nepotista, malavitoso, opportunista e quant’altro. ‘Bisogna riflettere sulla forza dei media – ha sottolineato – Non ci si deve far trarre in inganno da gente che parla col volto coperto e la voce modificata, ma bisogna valutare concretamente. Flavio Tosi ha fatto tanto per il territorio e la sua compagna elettorale sarà onesta’. Anche Filippo Busin ha voluto dare pubblicamente il suo appoggio a Tosi sottolineando: ‘Flavio Tosi è un politico che prima costruisce e poi comunica. La sua è una politica rivoluzionaria all’interno di un sistema fatto di proclami sterili che servono solo a riempire la bocca di chi li fa. Tosi rispecchia la cultura del nostro territorio, cioè la cultura  del fare’.
Anna Bianchini (ThieneOnLine) 



venerdì 18 aprile 2014

Liberi Rocchetta e Chiavegato. Altri 5 venetisti ai domiciliari. Caduta l'accusa di eversione

BRESCIA. ORE 17.35 «Si dichiara l’incompetenza territoriale del Tribunale di Brescia in favore di quello di Padova per tutti i reati contestati», e si esclude la «gravità indiziaria relativa alle contestazioni dei capi A e B», ovvero l’associazione eversiva ai fini di terrorismo. È il passaggio principale - secondo quanto si apprende dai difensori degli indagati - dell’ordinanza del Riesame di Brescia che, invece, per i soli accusati della costruzione e custodia del tanko (ora ai domiciliari), trasferisce la competenza a Padova.
ORE 15.05 BUSATO: «LO STATO HA PERSO». «Lo Stato italiano ha perso. Viva la Repubblica veneta». Commenta così il leader dei venetisti di Plebiscito.eu, Gianluca Busato, la decisione del Tribunale del Riesame di Brescia che ha deciso la scarcerazione di 7 dei secessionisti arrestati il 2 aprile scorso e i la concessione dei domiciliari ad altri 5. Secondo informazioni raccolte da "Plebiscito", oltre a Franco Rocchetta e Lucio Chiavegato avrebbero ottenuto la libertà Roberto Bernardelli, Riccardo Lovato, Corrado Manessi e Giancarlo Orini (quest’ultimo già ai domiciliari). «La smettano ora e per sempre questi politicanti di infangare la Repubblica Veneta - prosegue il movimento venetista -. La smettano di perseguitare onesti cittadini lavoratori, intellettuali, pacifici e responsabili, che hanno l’unica colpa di essersi assunti le proprie responsabilità e di essersi attivati per amore della propria terra e per garantire il benessere e la felicità del popolo veneto».
ORE 13.30. I giudici del tribunale del Riesame di Brescia hanno disposto la libertà per sette dei 24 secessionisti arrestati il 2 aprile scorso: tra questi l’ex parlamentare Franco Rocchetta e il leader dei Forconi, Lucio Chiavegato, mentre ha disposto i domiciliari per altri cinque. I giudici del riesame di Brescia ritengono competente per la vicenda l’Autorità giudiziaria di Padova. Secondo fonti legali, i giudici ritengono sia venuta meno la gravità degli indizi per l’associazione finalizzata al terrorismo e il reato più grave  ipotizzato sarebbe la costruzione del Tanko, avvenuta nel Padovano.
Grande soddisfazione per la remissione in libertà di Franco Rocchetta da parte del suo legale di fiducia Fabio Pinelli che ha appreso, fuori del carcere di Treviso, dell’ordinanza del Riesame. Pinelli sta attendendo l’uscita dal carcere di Rocchetta, che al momento sarebbe nell’ufficio matricola per le procedure di rito, ma non è stato in grado di fare anticipazioni sulle motivazioni dell’ordinanza. Di certo - secondo il legale - è stato riconosciuto lo spessore umano e quello giuridico di Rocchetta che in 15 giorni di carcere ha perso tra gli otto e i 10 chili di peso. Pinelli - che si riserva di vedere le carte - ipotizza che potrebbero essere state accolte dal Riesame la questione della territorialità che sposterebbe su Padova da Brescia il procedimento ma anche l’aggravante dell’associazione ai fini terroristici. «Sono sensazioni - ha detto al proposito Pinelli - ma dobbiamo attendere di avere le motivazioni per una disamina ed una comunicazione puntuale».
«Giudichiamo la scarcerazione come un ottimo segnale, con l’auspicio che tutta la vicenda giudiziaria si risolva in modo positivo e soprattutto in tempi rapidissimi», commenta il presidente del Veneto Luca Zaia. «Si sta confermando quanto in tanti avevamo sottolineato circa la forza spropositata utilizzata in questa vicenda - aggiunge - un trattamento e un’attenzione che vengono dedicate soltanto ai peggiori delinquenti. Speriamo ora che torni il sereno in queste famiglie».
«Da Brescia arriva una buona notizia ma resta la vergogna dei giorni di galera fatti a causa di una idea», aggiunge il segretario della Lega Matteo Salvini. «Sono contento perchè avevamo detto che avremmo passato Pasqua in galera noi per solidarietà. Quello di oggi è solo l’inizio di un percorso in cui lo Stato dovrà alla fine scusarsi per aver fatto fare la galera a dei cittadini solo per le loro idee. Perchè questo è un processo alle idee».
«Erano state arrestate 24 persone che non dovevano essere toccate, oggi hanno solo liberato degli innocenti», è il commento di Erminio Boso, leader degli indipendentisti della Lega Nord. «Quando uno Stato non rispetta e ha paura dei suoi cittadini, i cittadini devono avere paura di quello Stato e allora non gli resta che scappare. Ma noi oggi dove scappiamo? In una Europa dove domina il pensiero unico della sinistra che metterebbe in galera o in ospedale psichiatrico tutti quelli che non si adeguano? Forse a questo punto ci resta solo la possibilità di andare in Russia a chiedere che Putin ci garantisca lui la libertà...».
(GdV)

"Non sono terroristi': 12 indipendentisti scarcerati dal Riesame

Associazione sì, ma senza fini sovversivi. In parole povere: non sono terroristi. Questa la clamorosa decisione del Tribunale del Riesame di Brescia che, ribaltando il giudizio della Procura e lasciando cadere l’accusa più grave, ha disposto la scarcerazione per 7 degli Indipendentisti
arrestati dai carabinieri del Ros nell’ormai famoso blitz del 2 aprile scorso. Tornano così a casa Lucio Chiavegato (ex presidente della Life e leader dei Forconi che in carcere aveva iniziato uno sciopero della fame) e l’ex parlamentare Franco Rocchetta (nella foto, fondatore della Liga Veneta). E con loro Roberto Bernardelli, Riccardo Lovato, Corrado Manessi e Giancarlo Orini. Confermati gli arresti domiciliari per Flavio Contin (uno dei Serenissimi del blitz del ’97 in piazza San Marco), domiciliari concessi anche a Tiziano Lanza, Corrado Turco, Stefano Ferrari e Michele Cattaneo. Il tribunale del Riesame ha così accolto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati di buona parte delle persone coinvolte nell'inchiesta. Immediata la reazione del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: "Attenzione: 12 indipendentisti veneti e lombardi finalmente oggi escono dalla galera. Bene, la pressione della gente è servita. Adesso lo Stato chieda scusa, e rispetti la Libertà!".
di Redazione Thiene on line

giovedì 17 aprile 2014

Ebola e Tbc sbarcano con gli immigrati

La carenza di controlli sulle navi mette a rischio contagio i militari. Ma la Marina rassicura: "Siamo preparati".
Roma - Tre circolari del ministero della Salute in quindici giorni. L'ultima, martedì. Tutte con lo stesso argomento in oggetto: «Misure di sorveglianza per contrastare la diffusione dell'Ebola».
E in tutte i toni sono piuttosto allarmati.
Da un punto di vista ufficiale, tali misure sono concentrate sui «punti internazionali d'ingresso»: porti, aeroporti, frontiere. Ma l'operazione Mare Nostrum ha - nella sostanza - esteso questi «punti internazionali d'ingresso» a tutto il Mediterraneo. E in prima linea ci sono gli uomini della Marina militare e delle Capitanerie. Sono loro che accolgono, recuperano, salvano i migranti che a frotte arrivano nella Penisola.
Le loro uniche protezioni sono guanti in lattice e mascherina. Bastano a fermare l'Ebola? Un ufficiale di rango preferisce non scendere in dettagli. «Ci hanno spiegato - dice - che i migranti che soccorriamo non possono essere infetti da Ebola. La malattia ha un'incubazione di 21 giorni. Quindi, quelli che imbarchiamo sui nostri mezzi al centro del Mediterraneo non possono averla. Chi l'ha contratta nei paesi in cui è stata segnalata l'epidemia è già morto prima di imbarcarsi dalle coste libiche».
E se un contagiato l'avesse trasmessa durante il periodo in attesa dell'imbarco, prima di morire? La domanda cade nel vuoto. «Il contagio è improbabile», ripete. «Comunque - aggiunge - il migrante che segnala febbre alta e astenia viene messo subito in isolamento».
Il ministero della Salute, comunque, in chiave anti-ebola chiede alla Marina militare ed alle Capitanerie di imbarcare sulle proprie navi «barelle di alto bio-contenimento»: «Il cui impiego potrebbe essere necessario per il trasporto di pazienti all'interno del territorio nazionale, sui vettori aerei ad ala fissa o rotante».
Ma il problema più serio per gli uomini della Marina non sono i migranti a bordo dei barconi, sono quelli che vengono portati a terra dai mercantili. L'alto numero (in tre giorni ne sono arrivati 6mila) e la mancanza di controlli preventivi operati a bordo delle navi militari, fa di questi migranti un evidente rischio epidemiologico. Insomma, il rischio che qualche migrante possa sfuggire al calcolo probabilistico legato ai tempi d'incubazione dell'Ebola c'è eccome.
Tant'è che il ministero invita l'Enac a informare le compagnie aeree delle «procedure nazionali per l'evacuazione medica ed il trasporto in alto bio-contenimento di persone affette, o sospette di essere affette, da malattie infettive contagiose». Evacuazione medica - precisa la circolare della Salute - che deve essere effettuata anche senza ricorrere ai velivoli dell'Aeronautica militare.
E proprio all'Aeronautica, il ministero della Salute chiede di verificare la possibilità di caricare sui propri mezzi «ambulanze ad alto isolamento in dotazione all'Istituto per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”».
Ma a preoccupare non è solo l'Ebola, che potrebbe non arrivare (sempre per il famoso calcolo probabilistico), ma anche la tubercolosi. Negli ultimi anni la diffusione della Tbc è aumentata di quasi il 50 per cento: da 4 a 6mila casi all'anno. Era stata praticamente debellata negli anni Ottanta, per poi tornare a crescere.
La causa della diffusione è la crescente immigrazione da paesi ad alta endemia. Non solo. La terapia seguita (massicce dosi di antibiotici) sta selezionando ceppi batterici che diventano sempre più resistenti alle cure. E anche questi malati vengono accolti da marinai dotati solamente di guanti in lattice e mascherine.
di Pier Francesco Borgia (Giornale)

Angelino Alfano, Ministro dei clandestini, senza coraggio. Vattene

Angelino Alfano, ministro dei clandestini, dimettiti. Parla a una voce sola la Lega Nord dentro e fuori dall’aula di Montecitorio dove ieri il titolare del Viminale ha riferito, proprio su richiesta del Carroccio, dell’emergenza clandestini. Nell’emiciclo della Camera il Carroccio contesta con forza il ministro dell’Interno. Non ha ancora termonato il suo discorso che i deputati leghista sollevano i cartelli con le scritte “Alfano dimettiti” e “Alfano, ministro dei clandestini”. La reazione del ministro è furiosa e furente. Al ministro trema la voce. «Ai leghisti - ha detto Alfano rivolto ai banchi dove sono seduti i deputati del Carroccio - diciamo che non baratteremo mai un punto percentuale alle elezioni con i morti in mare. Voi volete i morti». Alfano ha ricordato l'ultima grande tragedia accaduta nel mare di Lampedusa, che ha colpito anche numerosi bambini, affermando di essersi «ripromesso» di non voler più vedere «i sacchi neri pieni di morti. Noi - ha sottolineato - non scambiamo 19 mila morti per 500 mila voti come fate voi». In Aula scoppia il putiferio. La Lega Nord non ci sta ad ascoltare queste accuse dal governo. Le voci si alzano e sale pure il tono della protesta. Partono i primi richiami da parte della presidenza della Camera. Il primo a essere ripreso è il veneto Emanuele Prataviera. Il presidente della Camera lo redarguisce con veemenza e così fa pure con il collega di banco Gianluca Buonanno.
di Iva Garibaldi

mercoledì 16 aprile 2014

Crolla la fiducia nella Ue: solo il 30 per cento ci vuole credere ancora


Secondo un sondaggio dell'istituto Demopolis le politiche di austerità hanno punito i cittadini e premiato le banche.
Qualcuno si ricorda ancora di quella parola, “euroforia”, di cui si riempivano tutti la bocca al momento dell’entrata in vigore della moneta unica? Oggi, dopo aver avuto chiari e netti gli esiti di quella scelta sciagurata, quel sentimento irrazionale e indotto dalla propaganda dei media è letteralmente squagliato come neve all’equatore. Al punto che, come testimonia l’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Demopolis per la trasmissione de la7 Otto e mezzo, ad aver fiducia nell’Unione europea è rimasto soltanto il 30 per cento dei cittadini dello Stato italiano.
Quello che qualcuno chiama lo «storico sentimento europeista degli italiani» è al minimo storico. La fiducia nelle istituzioni comunitarie, che nel 2000 era al 53%, è precipitata di ben 18 punti negli ultimi 4 anni di crisi nera, passando dal 48% del 2010 al 30% odierno.
Sono innanzitutto le severe politiche di austerity decise da Bruxelles ad essere severamente condannate dall’opinione pubblica, che ritiene - a ragione - come la Ue stia tutelando tutti fuorché i suoi cittadini, a partire da mercati, banche, poteri economici ed equilibri finanziari, Questa, almeno l’opinione della maggioranza (52%) dei cittadini italiani.
Ed è per questo che i partiti e i movimenti anti-europeisti (a parole o in concreto) stanno registrando un vero boom di consensi. Le prossime elezioni europee sono intese infatti come come un vero e proprio referendum sulle ricette economiche adottate in questi anni e sul futuro stesso della moneta unica. Il successo alle elezioni amministrative francesi del Fn di Marine Le Pen Lo schieramento anti-Euro ha poi dato una sferzata di entusiasmo alle speranze degli anti-euristi. La Le Pen, che ha fatto della battaglia contro l'Europa una delle proprie bandiere, è oggi, tra i politici europei in campo per le elezioni di fine maggio, il leader più noto agli italiani. Secondo il sondaggio di Demopolis ne ha sentito parlare il 46% degli intervistati. Soltanto il 21% ha invece dichiarato di conoscere Martin Schulz, candidato dei socialisti europei alla Presidenza della Commissione. E ancora meno, il 18%, ha dichiarato di conoscere il leader della Sinistra greca Alexis Tsipras. Solo 2 cittadini italiani su 100, infine, hanno sentito parlare del leader dei Popolari Europei, il lussemburghese Jean Claude Junker.
Dopo più di 12 anni di moneta unica il 57% del campione valuta negativamente gli effetti dell'introduzione dell’euro, soprattutto per le modalità con le quali è stato gestito. Ancora i due terzi degli italiani temono però che uscirne oggi sarebbe molto rischioso, convinti che fuori dalla moneta unica andrebbe peggio, in questo denunciando una cronica carenza di informazione corretta sulla materia. In ogni caso, già ora un intervistato su tre vorrebbe uscire dalla moneta unica: una quota sempre in crescita e più che raddoppiata negli ultimi 4 anni. Secondo il Barometro Politico dell’Istituto diretto da Pietro Vento, gli italiani favorevoli ad un ritorno alla lira erano infatti il 15% nel 2010, il 21% nel 2012, il 34% oggi. Indici di contrarietà all'Euro ben superiori alla media, tra il 42% ed il 40%, si rilevano tra lavoratori autonomi, commercianti ed imprenditori, ma anche tra disoccupati e lavoratori precari: segmenti sociali che si ritengono maggiormente penalizzati dall'impatto della crisi economica degli ultimi anni.


martedì 15 aprile 2014

Invasione senza fine: 20mila migranti arrivati in 4 mesi

Il ministro dell'Interno Alfano: "Domande di asilo aumentate del 140% rispetto all'anno scorso".
"Dall’inizio dell’anno sono arrivati 20.500 migranti". Numeri da capogiro quelli sciorinati oggi dal ministro dell’Interno Angelino Alfano nel corso della audizione sull’immigrazione al Comitato Schengen. 
"L’Italia deve affrontare, sulla base della proiezione di questi dati, una pressione migratoria che sta raggiungendo quella del record degli oltre 60 mila sbarchi avvenuti nel 2011. C’è un ammassamento di centinaia di migliaia di persone su coste nord africa che vogliono arrivare in Europa", ha spiegato Alfano. Che poi ha fornito un bilancio sulla operazione Mare Nostrum: "Sono 19 mila le persone salvate in mare da quando è stata avviata l’operazione Mare Nostrum ed è difficile immaginare che tutte queste persone sarebbero rimaste vive senza questa operazione che è rilevante dal punto di vista tecnico e ha un costo di 9 milioni di euro". Per quanto riguarda invece le richieste di asilo, Alfano ha affermato che lo scorso anno sono state presentate in Italia 27 mila domande di asilo mentre nei primi tre mesi di quest’anno si è già superata quota 13 mila, con un aumento del 140% rispetto allo scorso anno. Per far fronte all’alto numero di richieste, si intende istituire una commissione per l’esame delle domande di asilo in ogni prefettura, passando così dalle attuali 20 a oltre 100.
di Luca Romano (Giornale)

domenica 13 aprile 2014

A BONDENO LA LEGA DEI FATTI: Ecco la scuola costruita coi soldi del Carroccio

La gioia di Salvini, alla cerimonia d’inaugurazione con  Fabio Rainieri e il sindaco Alan Fabbri: «Da lunedì l’istituto accoglierà 120 bimbi. Orgoglioso che il Movimento abbia  contribuito con 800mila.
«Questa è la Lega dei fatti, quella che non si ferma. alle parole ma che va ben oltre». Con queste parole il segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini, insieme al segretario Nazionale della Lega Emilia, Fabio Rainieri e al sindaco di Bondeno, Alan Fabbri, hanno consegnato a Scortichino, frazione di Bondeno, in provincia di Ferrara - una delle aree maggiormente colpite dal terremoto di maggio 2012 - una scuola materna ed elementare.
«Una struttura - hanno sottolineato Salvini e Rainieri-che è stata realizzata grazie a parte del milione di euro donato dal Carroccio ai terremotati emiliani». «Avevamo promesso che avremmo destinato alle popolazioni colpite dal terremoto il milione di euro proveniente dai rimborsi elettorali e così abbiamo fatto», hanno aggiunto, sottolineando che questa «è la dimostrazione che fare le cose per la nostra gente è possibile, basta volerlo. E noi di certo non ci fermiamo alle parole».
«Inaugurare asilo e scuola elementare che da lunedì accoglierà 120 bimbi, e sapere che la Lega ha contribuito con 800.000 euro, mi rende orgoglioso di far parte di questa Comunità!», ha poi scritto Salvini sulla sua pagina Facebook prima di spostarsi a Mirandola dove si è presentato per sostenere il candidato locale del Carroccio alle prossime elezioni amministrative, Guglielmo Golinelli.
Simone Boiocchi

sabato 12 aprile 2014

Il Veneto proclama la rivolta fiscale

Hanno cominciato con il clamoroso referendum indipendentista, poi hanno proclamato la Delegazione dei 10 «per gestire il periodo di transizione verso la presa di sovranità della Repubblica Veneta», ora tocca a una seconda spallata contro la tirannia italiana: la campagna per non pagare più le tasse a Roma.
Esenzione fiscale totale, la chiama Gianluca Busato, il leader dei secessionisti. «Solo con la libertà economica e fiscale il Veneto può rafforzare la sua piena indipendenza», scrive Busato su internet. Stasera a Vicenza una manifestazione popolare, che secondo Busato radunerà qualche migliaio di persone, sancirà formalmente l'atto di disobbedienza fiscale. Che significa, detto in soldoni, sfruttare tutte le pieghe dell'infernale burocrazia erariale per evitare di mandare soldi a Roma. Un gruppo di fiscalisti, commercialisti e avvocati è al lavoro da settimane per redigere un prontuario anti-tasse che verrà distribuito questa sera, «uno strumento fenomenale». «È tutto regolare, tutto secondo le pieghe delle leggi italiote, non temiamo contenziosi perché saranno azioni legittime - garantisce Busato - Applichiamo la tattica di Sun Tsu, colpiremo il nemico con le stesse armi con cui vuole ridurci in schiavitù. Tra ravvedimenti operosi, pagamenti differiti, rateizzazioni e altre scorciatoie, esistono vari modi per attuare la nostra esenzione fiscale». I vantaggi maggiori saranno per aziende e imprenditori, meno per i contribuenti normali. «Infatti Piazza dei Signori sarà piena di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori martoriati dalla crisi e dalla voracità del burosauro centrale», dice Busato.
Questa campagna starà in piedi grazie a una solida rete organizzativa, non con le iniziative sporadiche dei singoli. Fare massa critica è la strategia dei plebiscitari. «Raccoglieremo le adesioni alla campagna di esenzione fiscale attraverso gli oltre 60 uffici pubblici della Repubblica Veneta già costituiti - aggiunge Busato - Appena raggiunto il 5 per cento dei contribuenti applicheremo il piano di obiezione con iniziative clamorose. La prima scatterà il 16 giugno, termine entro cui presentare la denuncia dei redditi. Se ce la facciamo potremmo partire addirittura il 16 maggio, scadenza di liquidazioni e versamenti Iva». Significa che i contribuenti si terranno in tasca i soldi delle tasse? «Sissignore, quel denaro servirà come forma alternativa alle altre fonti di finanziamento. E poi notificheremo al Fondo monetario internazionale la minore capacità contributiva dello Stato documentando ogni mancato introito dell'erario. Tutti devono sapere che l'Italia avrà un minore gettito fiscale, i signori di Roma dovranno rifare i conti e non potranno barare con i numeri». Ancora non c'è idea di quanto potrà essere sottratto alle fauci dell'Agenzia delle entrate: «Dipende da quanti faranno obiezione, dalla loro capacità contributiva e dalle scadenze fiscali. Se l'adesione sarà veloce, a Roma se la vedranno brutta». Per Busato e la galassia indipendentista veneta si prepara «uno tsunami politico»: «Fermeremo l'insopportabile emorragia fiscale in terra veneta causata dal peggior inferno fiscale del mondo. Vogliamo il controllo totale delle nostre risorse, in primis economiche, oggi rubate e sprecate». Il modello, secondo quanto sostiene l'economista Ludovico Pizzati, docente alla California State University, è quello della Cecoslovacchia: dopo la separazione i due nuovi Stati sono cresciuti con forza, addirittura la Slovacchia a ritmi doppi rispetto alla Repubblica Ceca, con il risultato che entrambe ci hanno guadagnato. Un solo rimpianto per Busato: «Purtroppo stasera non potrà parlare Franco Rocchetta. È ancora recluso in isolamento, una misura assurda e vergognosa».
di Stefano Filippi (Giornale)

Che strano? L'Espresso online rimuove un articolo sulla scorta della figlia di Laura Boldrini

Giallo Boldrini-L'Espresso. Succede che alle 11.30 di oggi, venerdì 11 aprile, sul sito del settimanale, e rilanciato dai social network, fa capolino un articolo dal titolo: "La famiglia Boldrini è sotto scorta. E i poliziotti sono di bell'aspetto". Un trafiletto ripreso dalla copia uscita in edicola in mattinata (con titolo: "Famiglia Boldrini / Quant'è bella la mia scorta). Nel testo si spiegava che oltre alla presidente di Montecitorio (e al suo compagno, ma questa è storia vecchia), è finita sotto scorta la figlia (Anastasia, 21 anni).
Le due richieste - In particolare la ragazza è stata vista a Fiumicino - in ritorno da Londra, dove vive e studia - in compagnia di due giovani e belle bodyguard. Giovani e belle non per caso. Sempre l'articolo de L'Espresso affermava che la richiesta delle due caratteristiche - "essere giovani e di bell'aspetto" - era stata esplicita, "con lo scopo evidente di dare meno nell'occhio". Non si specificava, invece, da chi arrivasse questa richiesta, anche se è un esercizio piuttosto semplice provare a fare qualche deduzione.
La scomparsa - Dunque, l'articolo viene pubblicato online intorno alle 11.30. Come detto, viene rilanciato sia su Facebook sia su Twitter. Passano pochi minuti, e l'articolo scompare. "La pagina che stai cercando non è stata trovata", spiega il sito del settimanale dopo aver provato a cliccare sul link che prima rimandava all'articolo. Un semplice errore nell'url, l'indirizzo internet? No. Infatti il pezzo è stato rimosso anche da Twitter e Facebook: il cinguettio e il post sono stati cancellati. Una frettolosa retromarcia, dunque. Una velocissima auto-censura. Lo avranno pubblicato per errore? Lady Montecitorio avrà subito mostrato di non apprezzare troppo i contenuti del pezzo? A L'Espresso si sono accorti di qualche imprecisione, dunque dopo aver dato il trafiletto in stampa meglio evitare che finisse anche online? Ah, saperlo.
La precisazione - Intanto il Dipartimento della Pubblica Sicurezza precisa che "i dispositivi di scorta e tutela nei confronti di persone esposte a rischio sono disposti in modo autonomo dagli Uffici competenti. In particolare si sottolinea che ogni azione a tutela del soggetto interessato non è sottoposta all’approvazione dello stesso, considerando le esigenze di sicurezza prioritarie sulla volontà del singolo. Da ultimo si evidenzia che l’individuazione degli operatori preposti ai compiti di tutela e sicurezza, dipende dall’Ispettorato di P.S. Viminale ed avviene esclusivamente in base a criteri di professionalità e competenza".
da Libero Quotidiano

venerdì 11 aprile 2014

Le quote rosa di Renzi. Da rottamare

La decisione di Matteo Renzi di avere cinque donne capolista alle elezioni europee ha senz’altro dalla sua buone ragioni politiche e ottime ragioni propagandistiche, ma denuncia un ritardo culturale tanto più sorprendente se confrontato con altre scelte renziane, meno politicamente corrette e proprio per questo assai più incisive e significative. «Credo sia la migliore risposta a chi mi ha accusato di scarsa sensibilità sul tema», ha spiegato il premier. Sarà pure una risposta alla palude, che ha strumentalmente usato la questione di genere per boicottare e rallentare la riforma elettorale, ma è una risposta sbagliata: perché figlia di quella stessa cultura politica paludata che Renzi ha promesso di spazzare via.
Il punto è molto semplice: le donne devono per forza essere promosse dagli uomini (con le quote rose, la preferenza di genere, le capolistature e quant’altro la fantasia paritaria ha partorito in questi anni), oppure devono – perché ne sono in grado – promuoversi da sole? Ci dev’essere per forza un maschio – il segretario del partito, il padre, il marito, il prete – a concedere quote di potere alle donne, secondo criteri che inesorabilmente premiano la fedeltà, oppure ogni donna conquista il potere con i propri mezzi (inclusa naturalmente l’amicizia con un uomo) esattamente come fanno i maschi? E infine: una donna deve essere scelta in quanto donna, cioè in obbedienza ad un criterio puramente biologico, oppure per i suoi meriti? La prima ipotesi non esclude naturalmente l’altra, ma il dubbio è costitutivo e sottintende, in ultima analisi, un uso strumentale e decorativo della presenza femminile. Fino a che le donne saranno scelte “in quanto donne”, varranno meno come persone.
È vero: un partito che promuove le donne è un partito moderno, al passo coi tempi, dinamico. Renzi tiene molto, com’è ovvio, a questa immagine, e non è escluso che abbia usato la carta rosa non soltanto per conquistare consensi nell’elettorato femminile in fuga da Berlusconi, ma anche per chiudere qualche conto interno e liquidare qualche boiardo. La politica ha le sue regole, e Renzi le conosce tutte. Tuttavia, anche da questo punto di vista la strumentalità della scelta dovrebbe far riflettere, prima di tutto, le donne del Pd. Paradossalmente, la loro crescita numerica e di peso politico s’è accompagnata al sostanziale venir meno di ogni elaborazione teorica. Le donne del Pd hanno semplicemente smesso di riflettere sulla condizione femminile, sufficientemente soddisfatte dalla politica delle quote. Che tuttavia – e questo è un punto essenziale – a loro pare una meritata e meritoria conquista, mentre alle giovani e giovanissime suona come un’offesa al merito e alla persona.
di Fabrizio Rotondino (Intraprendente)

giovedì 10 aprile 2014

Intervista a Flavio Tosi a tutto tondo su Report, Veneto, Europa…

Dall'euro che va rinegoziato all'urlo del suo territorio strozzato dallo Stato centrale fino alla battaglia per una nuova leadership del centrodestra: chiacchierata tutta politica col sindaco di Verona.
Flavio Tosi, sindaco di Verona, oggetto di interesse di quelli che potrebbero essere letti come pizzini giudiziari e, prima di altro, candidato ideale per le (ancora inesistenti) primarie del centrodestra. Leghista capace di sostanza politica-amministrativa, indicato da certi angoli del Carroccio come l’“epuratore” e ascritto alla cordata liberista, insieme a Roberto Maroni pare avere un progetto politico dal sapor romano. Ancora nel mezzo di una polemica con Report, trasmissione di Milena Gabanelli in onda sui Rai tre, liquida il caso in una manciata di battute: «È una trasmissione che definirei una montagna di fango. Non c’è un fatto, un dato, un’ipotesi. Spazzatura pura».
Il parlamentare forzista Angelo Giorgetti ha chiesto alla Procura lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.
«Ieri il Procuratore Schinaia ha rilasciato questa dichiarazione: “Non ci sono elementi per aprire un’inchiesta su quanto è andato in onda. Una cosa sono i sospetti, le voci, le ipotesi o le dicerie; ben altra importanza, invece, è quella rivestita dai fatti concreti. E la mia è una Procura che agisce, indaga e interviene sulla base di fatti concreti, non di semplici parole”. È orrenda la bassezza a cui arriva cui certa politica priva di argomenti».
Ventiquattro indipendentisti arrestati. Cosa ci dice in merito?
«La voglia di indipendenza anziché di autonomia esprime il disagio di un territorio fiaccato dalla crisi, che in Veneto si sente moltissimo, essendo una regione che vive di economia privata e non pubblica. Qui ci sono stati decine e decine di suicidi. La protesta esprime l’insoddisfazione dei cittadini. Chi firma per il referendum non è necessariamente secessionista, è semplicemente esasperato da uno Stato centrale che l’opprime con le tasse, soffocando il tessuto produttivo».
Da dove nasce la rivolta?
«È una questione economica. Come fu per la ex Jugoslavia: la Serbia era la loro Roma, con un apparato costoso e inefficiente. Croazia, Bosnia e Slovenia di ribellarono. È solo una questione economica, mai di identità».
Era giusto “ingabbiarli”?
«Lo Stato e la magistratura si sono fatti ridere dietro. I veri delinquenti sono a piede libero, mentre loro hanno ammanettato ventiquattro frequentatori di bar, piuttosto che terroristi. In uno Stato normale gli sequestravi la ruspa giocattolo e gli facevi arrivare un arrivo di garanzia».
Sarà il capolista della Lega Nord alle elezioni europee?
«Lo reputo abbastanza probabile».
Va in Europa a cambiare cosa?
«Il problema è che la Ue ha un difetto di nascita: non è un paese né un’unione politica ma un’insieme di tanti stati soggetti a regole bancarie e commerciali. Stati che vanno avanti a farsi i fatti propri, cosa in cui l’Italia è ultima, perciò non rimangono solo vincoli finanziari».
Lei ha espresso una posizione differente dal segretario del suo partito sulla moneta unica: «Il problema non è l’euro». Ci spiega?
«È vero, ho una posizione leggermente diversa da Salvini, pur non essendo un europeista acritico. Bisogna ricostruire i rapporti, ri-bilanciarli, far rivalutare il peso decisionale italiano. Siamo il terzo paese dell’unione, è vero che la Germania è il primo ma non può darci i compiti. Bisogna rivedere la rappresentatività. Al momento se saltiamo noi salta l’euro».
Il futuro del centrodestra passa dalle primarie?
«Non può che essere così: qualsiasi scelta calata dall’alto non sarebbe accettata dagli elettori, oltre al fatto che i partiti non saprebbero trovare un candidato unico».
È una partita che vorrebbe giocarsi?
«Come sindaco che ha dimostrato di saper amministrare, non tanto come militante o iscritto alla Lega».
Renzi, il riformista: Stefano Bruno Galli su L’Intraprendente ha definito la riforma del Titolo V centralista. Ha ragione?
«Si. Renzi ha individuato il problema trovando la soluzione sbagliata. Sposta le materie dagli enti locali allo Stato per regolare gli sprechi, ma lo Stato è il re degli sprechi. Perciò sbaglia».
Viva il federalismo, dunque.
«L’esempio sono gli Stati Uniti, anche perché bisogna considerare che diversi stati americani per numeri di abitanti non sono affatto superiori alle nostre regioni. Il federalismo lì prevede il decentramento di tutti i poteri. È il federalismo nella sua massima espressione».
Le dico residuo fiscale e lei?
«Rispondo che è la conseguenza degli sprechi di cui ho appena parlato. Ci sono regioni che spendo e spandono, tra l’altro male, e altre che spendono bene e che quindi sono costrette a vedere le proprie risorse utilizzate per coprire i buchi degli altri. Renzi è qui che dovrebbe mettere mani, certo aspettandosi resistenze formidabili: dietro agli sprechi c’è un sistema politico che ha bisogno degli sprechi per garantirsi».
di Federica Dato (Intraprendente)