lunedì 31 ottobre 2016

Referendum e profughi, il grido unico della Lega Nord di Vicenza: "No a Renzi"

"Sono temi collegati". Così il Commissario Provinciale Franco Manzato nella sua introduzione. La Lega Nord di Vicenza, dopo i contrasti interni con l'ex segretario Antonio Mondardo e il successivo commissariamento, serra le fila in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre. "Abbiamo organizzato oltre 50 eventi in tutto il vicentino - spiega Erik Umberto Pretto, il Coordinatore Provinciale del Comitato per il NO - più incontri di tutti sia in Veneto che in Lombardia". Il Comitato lo hanno chiamato "Donne e uomini liberi votano No"; e il messaggio che dalla sede di via dell'Oreficeria vogliono far chiaro da subito è la loro battaglia contro il Partito Democratico e il premier Matteo Renzi: "loro hanno denari, noi abbiamo la gente".
C'era anche il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, che ha provato ad entrare nel merito di alcuni aspetti della riforma, a partire dalle ridefinite competenze di Stato e Regioni, ma anche da parte sua arrivano bordate alla controparte: "il Pd usa solo slogan e sta utilizzando la Rai in modo vergognoso".
Anche il Senato composto dai rappresentanti degli enti locali non piace agli esponenti del Carroccio, "e non è vero che gli stipendi dei consiglieri regionali saranno dimezzati, la gente ascolta troppo Renzi".
Si torna sempre lì, il no alla riforma è un chiaro desiderio di mandare a casa il presidente del Consiglio.
Lo stesso intento di sinistra radicale, Movimento 5 Stelle, Anpi: le posizioni sul referendum sono più o meno le stesse, facciamo notare:
"Hanno capito anche loro che è messa in discussione la democrazia" la risposta.
A dare man forte ci sono anche l'assessore regionale Manuela Lanzarin e i parlamentari vicentini, Erika Stefani, Mara Bizzotto e Filippo Busin, oltre ad altri esponenti dalla Provincia:
"è un passo indietro rispetto alla riforma 2001, è una riforma a risparmio zero a medio lungo termine, il risparmio lo spendiamo in una settimana per i profughi...".
Ecco, in cattedra sale il cavallo di battaglia leghista, in piena emergenza profughi e di "bombe sociali sul territorio". Il dito è puntato contro il Prefetto di Vicenza e gli occhi rivolti verso Dueville: nei prossimi giorni potrebbero arrivare proteste eclatanti, in stile Goro e Gorino.
La sala della Lega è tappezzata di manifesti del No a Renzi, e il 12 novembre sono pronti i motori dei pullman per la protesta di Firenze.
Il referendum in "salsa verde" è chiaro che sarà un voto sul "RefeRenzium".
 Di Edoardo Andrein (Vicenzapiù)

Incontro pubblico 4 novembre Arzignano (VI) - "Immigrazione clandestina, Emergenza sicurezza"



“Immigrazione clandestina – Emergenza sicurezza”
organizzato dal gruppo ENL - Delegazione Lega Nord al Parlamento Europeo che avrà luogo
venerdì 4 novembre alle ore 20,45
Arzignano (Vi)
presso Villa Brusarosco 
All’incontro parteciperanno:
Tony Iwobi  responsabile Federale “Immigrazione e Sicurezza” 
Roberto Marcato responsabile Nazionale “Immigrazione e Sicurezza
Mara Bizzotto                     Europarlamentare LN
Marino Finozzi                   Consigliere Regionale LN
Alessia Bevilacqua           Vice Sindaco di Arzignano LN
Enrico Marcigaglia           Segretario LN della Sezione di Arzignano
Partecipate numerosi.
Segreteria Provinciale Lega Nord Liga Veneta Vicenza

Regione Veneto, 150 persone inviate nella zona colpita dal sisma

La Protezione Civile Regionale del Veneto, attivata sin da ieri mattina dal presidente Luca Zaia e coordinata dall’assessore Gianpaolo Bottacin per contribuire agli aiuti per il sisma che ha colpito l’Italia centrale, è in continuo contatto con il Dipartimento Nazionale per rispondere alle richieste d’intervento.
“La situazione è in continua evoluzione – informa Bottacin – e allo stato attuale sono già partiti dal Veneto e sono operativi dalle 4 di stanotte 86 vigili del fuoco, a cui si sono affiancati 45 volontari dell'Associazione Nazionale Alpini della provincia di Treviso, 8 volontari di protezione civile dalla provincia di Padova, 7 da quella di Belluno e 4 dal territorio provinciale di Treviso, con l’ausilio di una quindicina di mezzi”. “I volontari provenienti da Treviso – precisa l’assessore - sono al lavoro sui ponti radio nel comune di Calderola, vicino a Camerino, per risolvere problemi legati alle comunicazioni. I volontari dell’ANA insieme a quelli di Padova e Belluno sono impegnati invece nell’installazione di tensostrutture destinate all’accoglienza e alle altre necessità delle persone sfollate dai comuni colpiti dal sisma. Sono già partiti e operativi anche due funzionari delle Province, uno di Belluno per il coordinamento dei volontari sul campo e uno di Verona per coadiuvare le attività della sala operativa”. “Va sottolineato con gratitudine – aggiunge Bottacin – l’impegno di tutti i volontari, quelli partiti e quelli che sono comunque pronti per portare il loro aiuto. Come protezione civile regionale siamo pronti ad attivare altri uomini e mezzi , in base alle richieste che dovessero essere formulate dal coordinamento nazionale”. 
Regione Veneto

Corriere economia: da gennaio per i correntisti spese salite del 7%

Quanto peserebbe sui conti correnti italiani di famiglie e imprese il salvataggio delle banche, se fosse scaricato per intero sui clienti? Fra 40 e 100 euro per deposito. In particolare: 40 euro se si considerano i costi (noti) sostenuti dalle banche finora per il Fondo di risoluzione (quello intervenuto per CariChieti, Banca Marche, Etruria e CariFerrara) e il Fondo interbancario (usato per CariCesena). E 100 euro se si aggiungono gli impegni presi nel Fondo Atlante, a sostegno della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.
Il calcolo — del Corriere Economia con Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi — è ipotetico e puramente indicativo, ma fondamentale per identificare una proporzione fra le risorse finanziarie impiegate e la totalità dei conti correnti. Semplicemente, si divide l’impegno delle banche per i salvataggi (stimabile tra 1,5 e 4 miliardi) per il numero dei depositi (oltre 40 milioni). Dà l’idea della posta in gioco,mentre scattano i veri rincari, anche esplicitamente per i salvataggi (come in Banco Popolare e Ubi). Da gennaio al 28 ottobre i costi dei conti correnti per le famiglie con operatività media sono saliti infatti del 7% (eravamo al +6% il mese scorso), dicono le ultime rilevazioni di Corriere Economia fra dieci banche. L’Indicatore sintetico di costo annuo è di 137 euro contro i 127,5 di gennaio. L’hanno appena alzato Intesa Sanpaolo (da 106,95 a 122,80 euro, secondo aumento in un anno) e Ubi (da 74,10 a 86,10 euro). E in dicembre arriverà l’una tantum di 25 euro del Banco Popolare. Si può stimare in almeno 4 miliardi l’impegno richiesto alle banche finora per i salvataggi: 2,5 miliardi al fondo Atlante per le due banche venete; più i 280 milioni nella Cassa di Cesena; più gli 1,3-1,4 miliardi di atteso sbilancio tra quanto investito nelle quattro good bank (1,8 miliardi) e l’incasso previsto dalla loro vendita (400- 500 milioni). Se si dividono questi 4 miliardi per i 40,2 milioni di conti correnti (dato Banca d’Italia, 2015) si ottiene l’extra-costo dei 100 euro a deposito. Se si esclude Atlante, la cifra scende a circa 40 euro (37). La forbice sale a 45-120 euro se si restringe il conto ai conti delle famiglie che sono 33 milioni (dato Abi). Si tratta di impegni di tipo diverso. Quelli in Atlante sono investimenti, quelli sui due fondi puri costi. «Ma se 40 e 100 euro sono i dati medi, l’effetto sui conti correnti più piccoli può essere ben più forte — commenta Caselli —. Non è solo un tema italiano, comunque. In Germania le banche stanno applicando ai conti correnti i tassi negativi». Di certo i rincari possono contare su una platea sempre più ampia. In dieci anni il numero dei depositi è aumentato del 15%, dicono i dati della Banca d’Italia: ce ne sono 5 mila in più. È anche salito il volume dei soldi lasciati in giacenza, negli ultimi due anni. Secondo Prometeia al 30 settembre scorso rispetto al dicembre 2015 i depositi in conto corrente delle famiglie erano saliti del 13% a 617,3 miliardi e quelli delle imprese del 16% a 218,4 miliardi. Le famiglie, in particolare, stanno accelerando: +10% nei nove mesi 2016 contro il +7,5% del 2014-2015. «Ma con i tassi di mercato negativi anche il contributo dei conti correnti della clientela alla raccolta è negativo», sottolinea Prometeia. Da qui la necessità di prelievi supplementari. «Abbiamo numerose segnalazioni sui rincari legati al salva-banche, soprattutto per Banco Popolare, Ubi e CheBanca!», dice Altroconsumo. Che aspetta ancora la risposta alla sua denuncia del 17 ottobre a Bankitalia per questo tipo di aumenti, «non giustificati».
Di Alessandra Puato, da Corriere economia

domenica 30 ottobre 2016

Terremoto, Luca Zaia: dal Veneto protezione civile e aiuti economici

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, manifesta la propria vicinanza alle comunità del centro Italia che il 30 ottobre hanno vissuto un’altra giornata di terrore e angoscia a causa del terremoto
Le regioni colpite dal sisma sappiano che il Veneto è pronto a mettere a disposizione tutte le forze possibili, anche economiche, per aiutare le popolazioni che ormai da mesi devono convivere con la terra che trema, con una calamità naturale che sta provocando morte, devastazione e paura. Il Veneto ha conosciuto da vicino situazioni tragiche, non ultima l’alluvionedel 2010 e non possiamo che ricambiare i gesti di solidarietà che abbiamo ricevuto anche in quell’occasione. Forniremo tutto l’aiuto possibile, a cominciare dalla disponibilità a intervenire della nostra organizzazione di protezione civile, cercando di alleviare le sofferenze di tante persone che possono contare su di noi.
Da Vicenzapiù

Abano, presidi giorno e notte: "Non vogliamo altri migranti"

Nel paese che non vuole più profughi, un comitato si presenterà alle comunali: "Date l'ex caserma a noi"
«Restiamo qui anche di notte». Di notte? «Sì, perché in altre caserme il blitz lo hanno fatto mentre i cittadini dormivano e all'alba si sono trovati di fronte al fatto compiuto.
Siamo pronti a controllare che non accada». Ad Abano Terme non ci sono le barricate di pallets che hanno acceso i riflettori dell'indignazione su Goro, ma da 23 giorni un presidio permanente di cittadini vigila sulla ex base militare Prima Roc di Giarre e su possibili colpi di mano della prefettura di Padova. Sono qui da quando a fine settembre la struttura dismessa con centinaia di posti letto era stata individuata come possibile hub di accoglienza, e un migliaio di abitanti scesi in corteo ha impedito un sopralluogo di tecnici e operatori di una cooperativa. Rischio scongiurato, «per il momento».
Se la prefettura ha informalmente dato la propria parola, i manifestanti del comitato «Abano dice no» continuano restare qui. Nessuno si fida più di nessuno. Non ci si fida nemmeno della politica in questo Comune da appena 19mila abitanti che ha conosciuto la corruzione dentro i palazzi del potere. Il primo cittadino Luca Claudio è stato sospeso all'indomani dell'elezione ed è in cella nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta «tangentopoli delle terme». L'amministrazione, retta da un commissario prefettizio, Pasquale Aversa, andrà di nuovo al voto a primavera. È tutto troppo, forse, per un piccolo Comune che ambisce a tornare una potenza del turismo termale. Accade così, da un giorno all'altro, che la protesta si faccia movimento politico. Che la battaglia serrata contro l'arrivo di altri migranti in un fazzoletto di terra che ne conta già oltre mille e duecento divisi in tre caserme della provincia, - Bagnoli, Cona, Prandina - diventi una sfida elettorale. Si chiamerà «Grande Abano» e sarà la prima lista «anti-profughi» che correrà per conquistare il Comune alle elezioni di maggio. Un contenitore civico creato da un altro comitato cittadino «uno nessuno, no profughi ad Abano» (differente da quello che presidia la caserma: «Nessuna commistione» ci tengono entrambi a precisare) nato anch'esso per opporsi all'invio di richiedenti asilo. Non ha ancora un candidato, ma ha già decine di adesioni e un programma che parte da una bandiera: «L'ex base militare che volevano sistemare per l'accoglienza sia destinata a ospitare 126 famiglie che versano in uno stato di emergenza abitativa», spiegano Sabrina Talarico e Fabrizia Birello, che hanno messo in piedi il progetto insieme a Nicola Andreose, Paolo de Franceschi, e Mirko Mazzucato.
«Per un Comune ricco come Abano, sono parecchie 126 famiglie senza casa - precisano - pensiamo prima a loro». Edilizia popolare, dunque. Ma anche rilancio di un turismo che è da sempre la spina dorsale dell'economia territoriale ma che ora la regge a fatica. Come un fiore un po' appassito. «Nei grandi alberghi, i turisti tedeschi e austriaci sono sempre meno. Negli anni, 21 strutture ricettive hanno chiuso tra Montegrotto e Abano, noi vogliamo farla diventare la prima meta termale d'Europa». Il piano ha un unico pilastro: «No all'arrivo di altri migranti nei venti comuni veneti riconosciuti di rilevanza turistica - spiegano Talarico e Birello - Abano è tra questi, ed è una questione di sopravvivenza economica».
Era protesta, è diventata politica. Con una metamorfosi che invade dal basso terreni già fertilizzati da battaglie politiche della Lega e del Movimento 5 stelle: se non bastano più gli slogan anti-immigrazione del Carroccio, l'eco del grillino «onestà onestà» non ha attirato più del 8 per cento alle ultime comunali. Dopo lo scandalo del sindaco in manette, «Grande Abano» promette un «codice etico che faremo firmare ai nostro candidati».
Il mini hub delle terme non si farà. «Sa chi ha firmato la petizione che anche io ho promosso contro l'apertura della caserma? Anche dei turisti che vengono da fuori, dalla Lombardia e dalla Liguria» racconta Sonia Tognatti, energica titolare dell'edicola all'inizio della zona pedonale. «Sono qui da 40 anni. Non mi chieda se siamo razzisti, qui abbiamo molti lavoratori stranieri negli hotel, fanno parte della comunità. Non vogliamo migranti che non fanno nulla, lasciati senza percorsi di integrazione. Li abbiamo fermati, quelli della prefettura, ma tanto poi so che fanno quello che vogliono». Fuori dalla vecchia caserma il sole scende, ed è una palla di fuoco. «Quelli di Goro sono stati criminalizzati, ma hanno vinto». «Ci stiamo coordinando con tutti i comitati di protesta del Veneto e non solo - spiega il referente di «Abano dice No», Maurizio Tentori - Faremo qualcosa di grande insieme».
Ludovica Bulian (Il Giornale)

sabato 29 ottobre 2016

Hub per i profughi a Dueville, "Vicenza ai Vicentini": pronti a scendere in piazza

Apprendiamo con disappunto come la Prefettura stia per tradurre in pratica la decisione di allestire un HUB per cento migranti in un capannone industriale in territorio comunale di Dueville. Tramontata l’ipotesi Fiera di Vicenza, qualora si concretizzassero le trattative tra proprietario, prefettura e Croce Rossa, andrebbe in scena l’ennesima scellerata proposta del Prefetto, pronta ad abbattersi sulla piccola comunità duevillese. E se non sarà a Dueville, come non è stato a Vicenza, sarà in qualche altro piccolo comune.
Ormai è chiaro come il Prefetto Soldà continui a dimostrarsi sordo alle ragioni del territorio e persista in una gestione dell’accoglienza basata sull’autoritarismo.
Ebbene, se per la Prefettura il tempo del confronto e del dialogo con i cittadini è finito (e forse mai cominciato), quel tempo è finito anche per Vicenza ai Vicentini. Se il Prefetto impone le proprie ragioni con la forza, la nostra risposta sarà totale coinvolgendo alla partecipazione tutti i cittadini di buona volontà, a fianco del comitato spontaneo che già fin d’ora è pronto a scendere in piazza. Solidali con tutte le comunità della Provincia costrette a subire le conseguenze delle decisioni calate dall’ alto che vivono sulla propria pelle umiliazioni e disagi provocati dalla fallimentare gestione della cosiddetta “emergenza profughi”, ci dichiariamo pronti ad intervenire ovunque sia necessario a fianco dei cittadini per fermare questa farneticante politica del caos. I vicentini ci seguiranno. Lo faranno, per la propria dignità, per le proprie famiglie, per la propria comunità! 
Comitato "Vicenza ai Vicentini"

Capannone a Dueville per i profughi? Lega Nord: pronti a rivolta e barricate come a Gorino

In merito all'ipotesi di un capannone a Dueville per i profughi interviene l’europarlamentare vicentina della Lega Nord, Mara Bizzotto, che già questa mattina 28 ottobre ha contattato la segretaria della Lega Nord di Dueville Tatiana Salbego per organizzare le prime forme di protesta. 
Dueville come Goro e Gorino. Se il Prefetto di Vicenza pensa di far sorgere in un capannone a Dueville l’hub per centinaia di immigrati, sappia che Dueville diventerà la Gorino del Vicentino e del Veneto. Perché noi faremo esattamente tutto quello che gli abitanti di Gorino hanno fatto per fermare l’arrivo dei clandestini: blocchi stradali, barricate, e chi più ne ha più ne metta.
Di fronte alle decisioni scellerate del Prefetto, che tra l’altro minaccia a giorni alterni di arrivare alle requisizioni coatte di immobili per accogliere gli extracomunitari, noi abbiamo il diritto e il dovere di ribellarci: e lo faremo in grande stile, insieme a tutti quei cittadini che vogliono difendere la propria terra e che sono stanchi di subire le folli imposizioni di chi, al Ministero a Roma e in Prefettura a Vicenza, vuole riempirci di clandestini falsi profughi.
Ormai siamo al caos generalizzato: trasformare, con una spesa di 200 mila euro, una vecchia fabbrica a Dueville in un hub per oltre 100 immigrati, è pura e semplice follia, rispetto alla quale noi non staremo fermi. Nella nostra Provincia sono arrivati già troppi clandestini e i nostri cittadini non sono più disposti a pagare i costi sociali ed economici della fallimentare gestione dell’emergenza immigrazione da parte del Governo Renzi Alfano.
Il Prefetto Soldà, che minaccia requisizioni ed espropri di immobili per accogliere i clandestini, dia il buon esempio: si auto-requisisca i suoi spaziosi uffici in Prefettura e la sua elegante dimora, e accolga questi extracomunitari a casa sua e in Prefettura. Noi, nei nostri paesi, non vogliamo questi clandestini, ed è giunto il momento di far capire a tutti, anche con azioni eclatanti, che a casa nostra comandiamo noi, non un Prefetto mandato da Roma e non eletto da nessuno. 
Da Vicenzapiù

giovedì 27 ottobre 2016

Corte conti dice ok a bilancio; Zaia, “Noi virtuosi”

“Una Sezione di controllo della Corte dei Conti virtuosa ha parificato una Regione virtuosa”. Così il presidente Luca Zaia ha accolto il giudizio di parificazione della Sezione Regionale di Controllo per il Veneto della Corte dei Conti, sul rendiconto generale della Regione del Veneto per l’esercizio finanziario 2015. Al termine dell’udienza, dopo la relazione del magistrato istruttore e la requisitoria del Procuratore regionale, la Corte ha dichiarato la regolarità del rendiconto 2015, con la sola esclusione del conto del patrimonio e di alcuni contributi in favore di proprie società partecipate, la locazione finanziaria relativa all’edificio cosiddetto “Palazzo della Regione” e a una questione di minima sulle partite di giro.
“Ci stiamo raffrontando in modo trasparente, persino collaborando, dove e quando possibile, con una Sezione della Corte dei Conti brava e attenta nel sottolineare alcune criticità emerse – prosegue Zaia -. Sono certo che in altre Regioni questa attenzione non ci sia e non esista nel nostro Paese omogeneità di valutazioni e di giudizio. Ma io preferisco dovermi confrontare con dei giudici che fanno il loro mestiere, agendo esattamente come la Regione, nell’interesse della comunità veneta”.
I rilievi negativi della Sezione veneta della Corte dei Conti riguardano in particolare l’indebitamento, le partite di giro, le partecipazioni societarie e il conto del patrimonio. “Degli input, spiega Zaia, preziosi forniti con questo giudizio di parificazione, anche quando hanno sottolineato elementi di criticità, spronandoci a comportamenti e azioni che garantiscano ancora maggiore efficienza amministrativa”. “Credo non possano essere sottaciuti alcuni risultati importanti conseguiti dal Veneto in questi anni, nonostante i crescenti vincoli introdotti dalla normativa statale. La Regione del Veneto: ha mantenuto pressochè inalterata anche nel 2015 la pressione tributaria, rinunciando a una leva fiscale complessiva potenziale di 1,159 miliardi, consapevole dell’importanza di non intaccare il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese; si è confermata l’unica Regione a Statuto Ordinario che non ha applicato una manovra in aumento sull’addizionale regionale Irpef; ha razionalizzato i propri costi, registrando la spesa corrente pro capite piu’ bassa d’Italia: 2.071 euro contro una media di 2.425; ha un livello di spesa di investimento di 344 euro pro-capite, ben sopra la media nazionale che e’ di 276 euro p.c.; e’ la terza Regione con i livelli piu’ bassi di indebitamento pro capite: 239 euro, contro una media nazionale 670 euro; con l’1,7% paga sul debito complessivo il tasso di interesse piu’ basso tra le Regioni a statuto ordinario”, conclude Zaia.
Altovicentinonline.

"Kebab e internet point chiusi": Tar dà ragione al sindaco di Padova

Bitonci vince ancora. La sua ordinanza "anti-kebab" potrà rimanere in vigore.
Il sindaco di Padova e la sua (ormai) famosa ordinanza anti-kebab vincono al Tar il ricorso presentato da dodici esercenti della zona Prima Arcella, area abitata per lo più da immigrati e seconde generazioni di cittadini italiani.La sentenza del Tar: Il giudice del Tar, Oria Settesoldi, ha respinto il ricorso contro l'ordinanza del sindaco Bitonci e in vigore a Padova dal primo settembre 2016 cha ha esteso l'area del "coprifuoco" - prima limitata alla stazione - anche alle zone Borgomagno, prima Arcella, Codalunga, costringendo così l'orario "massimo di apertura (6-20) delle attività commerciali e artigianali presenti nell'area comparto Stazione Ferroviaria". Il tribunale del Veneto, si legge nella sentenza, ritiene "inammissibile" il ricorso collettivo presentato contro il provvedimento.
La gioia di Bitonci:"Anche il Tar ci ha dato ragione e questo vuol dire che queste ordinanze hanno un effetto positivo e sono valide secondo la normativa - dichiara Bitonci - queste attività, inoltre, attraevano anche spacciatori, invece ora le strade sono più sicure. A proposito - chiosa il sindaco su Padova Today - in Arcella a novembre apriremo anche la sede decentrata della polizia urbana, con 50 agenti". L'ennessima vittoria del sindaco, che segue quella ottenuta nel 2015, quando il tar bocciò un esposto di alcuni esercenti della zona Stazione. 
Gabriele Bertocchi (Il Giornale)

mercoledì 19 ottobre 2016

Immigrazione, Erika Stefani: no rilascio carte di identità a clandestini


Le aberrazioni del sistema di gestione della immigrazione da parte del Governo Renzi/Alfano continuano, venendo a gravare su cittadini e sui Comuni, come tra l’altro confermato dal prefetto Morcone, interrogato questa mattina in sede di comitato Schengen. Vi sono problematiche gravi relative al rilascio di carte di identità agli immigrati con dubbi anche riguardo alle conseguenze del medesimo che potrebbe comportare di fatto il diritto all’accesso a tutti i servizi erogati: abitazione, assistenza sociale, trasporti .. con costi incalcolabili ad oggi.

Tra l’altro, il rilascio della carta di identità non esclude che gli immigrati sfuggano e si rendano irreperibili con la relativa apertura di una laboriosa pratica di irreperibilità a carico del Comune per ogni uno di loro. In tutto questo le cooperative che gestiscono ormai tutta l’immigrazione con evidenti profitti non hanno in questa vicenda alcun obbligo. Continueremo a denunciare queste discrasie del sistema ed in tal senso abbiamo presentato una interrogazione parlamentare.
Erika Stefani senatrice della Lega Nord

Santorso (VI). Operatore tv preso a sprangate dall'albergatore dei profughi


SANTORSO. Cameraman preso a sprangate davanti all'albergo Duca D'Este, dove era andato per effettuare alcune riprese. In base alle prime ricostruzioni, l'aggressore sarebbe il figlio del titolare della struttura ospitante alcune decine di profughi, il quale non ha gradito "l'intrusione" da parte dell'operatore televisivo di Canale 68, Paolo Gasparella, 36 anni, residente a Valdagno. Avvistandolo con videocamera alla mano, gli avrebbe prima intimato di allontanarsi, poi minacciato, rincorso e alla fine colpito alla schiena con un palo di ferro. Spaventato e dolorante, l'operatore è scappato lungo la strada telefonando ai carabinieri per chiedere aiuto. Immediato l'intervento per placare l'ira dell'albergatore, che nel frattempo aveva inoltre devastato i finestrini della Panda aziendale con scritto "Stampa", parcheggiata lungo la strada. Indagini in corso da parte dei carabinieri della stazione di Piovene Rocchette. Visto il forte colpo proprio sulla colonna vertebrale, l'operatore è andato all'ospedale di Santorso: dai primi accertamenti non ci sarebbero fratture. In compenso la ferita e l'ematoma apparivano piuttosto estesi.
Silvia Dal Ceredo (Il Giornale di Vicenza)

martedì 18 ottobre 2016

Genitori protestano contro il menu scolastico senza maiale. Ordine sociale Alto Vicentino li spalleggia

Alla luce delle ultime proteste mosse da alcuni genitori di un istituto comprensivo di Zanè contro la nota sul menù scolastico che specifica espressamente che il ragù della mensa non contiene maiale, la neonata associazione O.s.a. si schiera contro questo adeguamento a culture che non ci appartengono, estranee alla tradizione veneta. "La polemica mossa da questo gruppo di genitori ci sembra più che lecita, e come organizzazione nata soprattutto per salvaguardare la cultura e tradizione del nostro territorio, ci sentiamo in dovere di schierarci contro questa ignobile islamizzazione delle scuole".
Sono duri i toni usati dal portavoce di O.s.a., Enrico Santini, che da pieno appoggio ai genitori di Zanè. "Dopo il crocifisso, simbolo fondamentale della nostra fede cattolica, ora anche il maiale dal menù scolastico viene tolto, solo per far piacere ad una esigua minoranza etnica, ma che va a togliere ai figli di italiani una carne che è sinonimo di tradizione. I nonni un tempo allevavano il maiale e con la sua carne si sfamavano per un anno intero. Non ci sembra giusto che i bambini vengano privati di questa prelibatezza solo per far contente le famiglie di fede musulmana. Siamo in Italia, un paese principalmente cattolico, e come tale deve restare. Il maiale nella nostra cultura non è vietato e i menù delle mense non devono subire tagli per far piacere alle altre culture. Se non ci sará un intervento da parte delle autorità competenti, O.s.a. scenderà in piazza per protestare a sostegno della nostra tradizione".
Ordine sociale Alto Vicentino

Rapporto Caritas, Luca Zaia: non possiamo permetterci di spendere 35 euro al giorno per immigrati

Il presidente del Veneto Luca Zaia commenta i dati del rapporto annuale Caritas, in concomitanza con la Giornata mondiale contro le povertà
I dati sono equivocabili: il nostro paese rischia di imboccare la strada di una insostenibile e deleteria ‘guerra tra poveri’. Come possiamo permetterci di spendere 35 euro al giorno per accogliere decine di migliaia di immigrati, quando agli sportelli e alle mense della Caritas del sud, ma spesso anche del centro-nord, due utenti su tre sono italiani?
Voglio evitare pregiudizi o condizionamentI ideologici di presunto razzismo, ma porre una questione politica fondamentale per la sopravvivenza non solo del nostro welfare, ma delle basi della convivenza civile. Ci sono 4,6 milioni di italiani che non raggiungono nemmeno il reddito minimo di sostentamento, il numero di poveri in Italia è raddoppiato negli ultimi 8 anni, e tra questi – ci dice la Caritas – cresce il numero dei giovani rispetto agli anziani; la crisi economica ha falciato milioni di posti di lavoro, infoltendo la schiera dei disoccupati. Solo il ‘ricco’ Veneto ne conta 170 mila. Se questo è lo scenario, come può un Paese civile dimenticarsi dei propri poveri e investire 4 miliardi del proprio bilancio per accogliere i migranti e ‘solo’ un miliardo per contrastare povertà ed emarginazione tra i propri cittadini? Forse che i disoccupati e i poveri del Sud dell’Italia valgono meno, agli occhi del governo, di chi proviene dall’altra sponda del Mediterraneo?
Da amministratore ritengo impegno prioritario e di responsabilità il sostegno alle persone più fragili delle nostre comunità e mi aspetto che il governo italiano ponga, con maggior forza e coraggio, analogo principio nei confronti dell’Unione Europa. A un paese dove un cittadino su sette è sotto la soglia delle povertà, non può essere scaricato l’onere di accogliere e gestire la pressione dei flussi migratori dell’intero continente. O l’Europa ci dà la risorse per accogliere quanti scappano da Africa, Asia e Medio oriente in cerca di un destino migliore – conclude il presidente del Veneto - o l’Italia deve avviare con serietà e rigore un piano di rimpatrio dei migranti che non hanno i requisiti di rifugiato.

domenica 9 ottobre 2016

Da Poitiers a Lepanto. Non dimentichiamo chi ci salvò dall'islam


Domani, 10 ottobre, nessuno Stato europeo e nessuna Chiesa cristiana commemorerà l'anniversario della battaglia di Poitiers del 732, in cui Carlo Martello sconfiggendo l'esercito di al-Andalus condotto dall'emiro Abd-al Rahman ibn Abdallah al Ghafiqi, arginò l'avanzata islamica per la conquista dell'Europa, dopo aver sottomesso all'islam le altre due sponde del Mediterraneo le cui popolazioni erano al 98% cristiane, la Spagna e la Sicilia che resteranno dominate dagli islamici rispettivamente per circa otto e quattro secoli.
Venerdì scorso, il 7 ottobre, è passato in silenzio l'anniversario della battaglia di Lepanto del 1571, in cui su iniziativa di Papa Pio V la flotta della cristiana Lega Santa guidata da Don Giovanni d'Austria, sconfisse la flotta islamica dell'impero ottomano guidata da Mehmet Alì Pascià. Lo scorso 11 settembre, come di consueto si è ricordato l'attentato alle Due Torri Gemelle del 2001 ma non la battaglia di Vienna del 1683, quando gli eserciti della cristiana Lega Santa, comandata dal re polacco Jan III Sobieski, riuscirono a sconfiggere l'esercito islamico dell'Impero ottomano comandato dal gran visir Merzifonlu Kara Mustafa Pascià, per volontà del Papa Innocenzo XI e grazie all'opera del frate cappuccino Marco d'Aviano. Così come il prossimo 2 gennaio ci dimenticheremo della Reconquista, quando nel 1492 i re cattolici Ferdinando e Isabella liberarono la Penisola Iberica dall'islam espellendo l'ultimo dei governanti moreschi Boabdil Granada, ponendo fine a una dominazione iniziata nel 711. Addirittura la Chiesa cattolica, iniziando da Giovanni Paolo II e con Francesco, si vergogna e ha condannato le Crociate, nonostante che dalla morte di Maometto nel 632 fino a quando i cristiani organizzarono le Crociate a partire dal 1095, ovvero 463 anni dopo, gli islamici avessero già occupato con le guerre e sottomesso con la violenza i cristiani sulla sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, in Spagna e in Sicilia, a Bari dove fondarono un Emirato islamico durato 25 anni a partire dall'847, a Roma invasa due volte saccheggiando le Basiliche di San Pietro e di San Paolo nell'830 e nell'846. La Storia ci insegna che l'unico appunto che casomai potremmo muovere alle Crociate è che furono fatte troppo tardi, che bisognava intervenire prima per salvare i cristiani nel Mediterraneo e in Europa, e non soltanto per riscattare il Santo Sepolcro. Ma soprattutto la Storia attesta che se non ci fossero stati Poitiers, le Crociate, La Reconquista, Lepanto e Vienna, tutti noi in Europa non beneficeremmo dell'unica civiltà che esalta la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta, all'opposto saremmo costretti a prostrarci al loro dio Allah che è violento e vendicativo con i non musulmani e a emulare Maometto che per aver personalmente sgozzato e decapitato centinaia di «miscredenti» oggi verrebbe arrestato e condannato per crimini contro l'umanità. Ebbene non solo rinneghiamo la memoria delle guerre che hanno preservato la cristianità e consentito lo sviluppo della democrazia in Europa, ma odiamo a tal punto noi stessi da voler abolire persino le due principali festività cristiane, il Natale e la Pasqua, spogliandole del loro contenuto religioso e ridenominandole «vacanze d'Inverno» e «vacanze di Primavera». Quest'Europa che vergognandosi della propria storia si è ridotta ad una terra di nessuno che viene concepita dagli islamici come una terra di conquista. Svegliamoci! Liberiamoci della deleteria vocazione al suicidio e della malattia infantile dell'auto-colpevolizzazione per liberare l'Europa dalla sudditanza all'islam.
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