sabato 30 aprile 2016

Profughi a Pianezze, Mara Bizzotto: faremo di tutto per fermare il loro arrivo

“Caritas, parrocchia, Prefetto sappiano fin da subito che, come Lega Nord, faremo di tutto per fermare l’annunciato arrivo a Pianezze di questo gruppo di 5 clandestini presunti profughi. Si tratta di una scelta assurda e pericolosa per il paese, sotto tutti i punti di vista: voler ospitare questi immigrati, tutti giovani maschi sotto i 35 anni, che con ogni probabilità  sono clandestini che hanno fatto domanda per ottenere lo status di profughi (domande che nel 70% dei casi, come dimostrano i dati della provincia di Vicenza, vengono respinte perché non sono profughi) rappresenta, come ha giustamente denunciato il sindaco, un grave problema per tutto il paese, tanto più se alloggeranno nella casa vicina al patronato e ai campi da gioco per ragazzi. Perché, come testimoniano le cronache quotidiane, spesso e volentieri questi immigrati portano problemi di ogni tipo, soprattutto legati alla sicurezza e all’ordine pubblico”.
Lo dichiara l’europarlamentare della Lega Nord, Mara Bizzotto, dopo la notizia del prossimo arrivo a Pianezze (Vicenza) di un gruppo di 5 clandestini presunti profughi. “Ha ragione il Sindaco di Pianezze Luca Vendramin a non volere queste persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza e noi, come Lega Nord, abbiamo già in programma una serie di iniziative in paese per impedire l’arrivo di questi immigrati – continua l’eurodeputata Bizzotto -  Stiamo subendo una vera e propria invasione e sapere che anche a Pianezze un gruppo di clandestini saranno mantenuti, a spese della collettività, con vitto, alloggio e servizi gratis, è un fatto inaccettabile che i nostri cittadini, sempre più abbandonati dallo Stato, vivono come un’insopportabile ingiustizia”.
“Con tutto il rispetto per la Caritas e la Chiesa, che sono libere di agire come vogliono, vorrei ricordare che lo Stato e anche la Chiesa dovrebbero pensare prima di tutto alle tante nostre famiglie in difficoltà, non ai clandestini – conclude l’europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto – Purtroppo ci sono moltissimi cittadini veneti e italiani che vivono in povertà, senza lavoro e senza casa, e per questi né lo Stato né la Chiesa prestano le attenzioni e i servizi che vengono dati invece agli immigrati. E’ giusto e doveroso aiutare prima la nostra gente in difficoltà, non i clandestini”. 
Mara Bizzotto Parlamentare Europeo di Lega Nord

TEZZE SUL BRENTA. Anziana aggredita e malmenata da banda di rom

TEZZE SUL BRENTA. Anziana aggredita e malmenata da una banda di rom, di fronte a un supermercato di Tezze. «Non denuncerò nulla della mia aggressione, ho troppa paura, poi gli zingari si vendicherebbero, lasciatemi stare».
In molti da martedì hanno tentato di convincere la settantenne di Santa Croce Bigolina, nel Cittadellese, ai confini con Tezze, a sporgere denuncia alle forze dell’ordine. La prima a farlo è stata una cliente del supermercato Eurospesa, di via Villa, l’unica testimone dell’aggressione avvenuta nel pomeriggio di martedì. Erano circa le 18 quando la cliente è uscita dal punto vendita per raggiungere il parcheggio e la sua auto. Subito, in una via laterale che costeggia il negozio, ha sentito le urla di una donna. La cliente si è fermata all’istante e ha visto una banda composta da cinque rom, chiaramente ubriachi che schiamazzavano in strada. Dopo un’istante, gli uomini hanno bloccato un’anziana che stava percorrendo la via in bici, due di loro le hanno chiesto di consegnare loro tutti i soldi che aveva con sé ma quando la pensionata si è rifiutata i rom sono passati alla mani. (...)
Francesca Cavedagna (GdV 30.04.2016)

PrimaNoi a Tonezza del Cimone contro i profughi "senza nè arte nè parte"

Il ventilato arrivo di 120 richiedenti asilo presso il dismesso hotel Palace a Tonezza del Cimone, per il comitato di cittadini PrimaNoi, in prima linea da mesi contro l'accoglienza di coloro che sono definiti "falsi profughi", rappresenta la cartina di tornasole del "fallimento dell'accoglienza diffusa e l'ennesima dimostrazione di come l'Italia abbia aperto le porte ad una vera e propria invasione di immigrati senza né arte né parte". Per gli attivisti del comitato, nei prossimi mesi il sistema dell'accoglienza imploderà facendo emergere tutte le incongruenze di una politica dissennata la cui responsabilità ricade completamente sul Governo nazionale ma anche in tutti quei soggetti privati, siano cooperative o proprietari di immobili, tanto cinici quanto bravi a fiutare l'opportunità di fare soldi con gli immigrati.
Noi invece ricordiamo sommessamente che i soldi provengono dalle tasche degli italiani e che nel nostro Paese ci siano 7 milioni di poveri di cui 4 in povertà assoluta, per noi questo non è un un dettaglio trascurabile ma l'elemento centrale della sovrana ingiustizia di cui il Governo Renzi è fiero artefice". Dopo la diffusione della notizia del possibile arrivo di altri 120 migranti che si andrebbero ad aggiungere alla ottantina già presenti in un altro albergo di Tonezza, paese con meno di 500 abitanti, alcuni attivisti del comitato si sono recati nel pomeriggio del 25 aprile presso l'hotel Palace per esporre uno striscione sigillando simbolicamente l'ingresso della struttura con un cartello dal messaggio chiaro: stop ai falsi profughi, PrimaNoi.
Tonezza come Recoaro Terme o i comuni dell'altopiano di Asiago sono ricchi di strutture alberghiere, per questo motivo il portavoce del comitato Alex Cioni, nel sottolineare che con "ogni probabilità il Palace non ha i requisiti per essere concesso alla cooperativa", prevede che "in vista dei nuovi arrivi di immigrati altre strutture saranno adibite a tale scopo per cui l'azione dall'evidente profilo dimostrativo è stata promossa per mantenere i riflettori puntati su una realtà turistica come quella di Tonezza che rischia di divenire un grande centro di accoglienza".
PrimaNoi invita i cittadini ad unirsi al di là e al di sopra delle proprie convinzioni politiche e di casacca "per manifestare  la propria ferma e determinata opposizione al fine di creare un fronte popolare in difesa del territorio contro un'immigrazione selvaggia, senza controlli e senza criterio di selezione, svelando altresì la bufala dei poveri profughi e con essa i dissennati richiami all'accoglienza senza se e senza ma di papa Bergoglio". 
Comitato PrimaNoi

venerdì 29 aprile 2016

Assassinio Chiarelli in Zimbabwe, Stefani: dai due marò a Regeni, vogliamo giustizia

Sono ormai trascorsi due mesi dall'assassinio di Claudio e Massimiliano Chiarelli e ancora non si conosce la verità sulla loro tragica fine. Chiediamo chiarezza per i loro familiari e per dare a loro Giustizia. Sto presentando infatti una interrogazione al Ministero per conoscere quali iniziative intende intraprendere per ottenere chiarezza su cosa è realmente successo in Zimbabwe. Non è possibile continuare con le farse che altri Stati ci propinano sulla sorte di nostri concittadini all'estero. Dai due marò al povero Regeni passando per i Chiarelli. Piangiamo le nostre vittime ma vogliamo giustizia. 
Senatrice Erika Stefani, Gruppo Lega Nord e Autonomie

Partito Democratico e Zanonato puntano a ripopolare i nostri territori con gli immigrati

Mara Bizzotto, parlamentare europeo Lega Nord, interviene dopo le votazioni della Commissione EMPL del Parlamento Europeo al Progetto di Parere sulla Macroregione Alpina
Finalmente è tutto molto chiaro e altrettanto sconcertante: il Partito Democratico punta a ripopolare i nostri territori con gli immigrati, magari proprio quelle centinaia di migliaia di clandestini presunti profughi che stanno sbarcando nel nostro Paese.
Una vera e propria follia scritta, nero su bianco, nei documenti del Parlamento Europeo da parte dell’eurodeputato ed ex Ministro Flavio Zanonato e dei suoi colleghi socialisti, sotto forma di un emendamento all’EUSALP, la famosa strategia europea per la creazione della Macroregione Alpina che coinvolge anche 7 Regioni Italiane tra cui il Veneto, la Lombardia, il Trentino, il Friuli, il Piemonte.
Proposta che fortunatamente è stata bocciata (27 voti a 22) dalla Commissione “Occupazione e Affari Sociali” dell’Europarlamento. Capito chi sono, in Italia e in Europa, il partito e gli esponenti che stanno scientificamente programmando l’invasione extracomunitaria dei nostri territori e delle nostre montagne?
Pensare, come fanno il PD e la sinistra europea, di ripopolare con gli immigrati i nostri paesi, magari proprio quelli di montagna come le nostre Dolomiti, il nostro Altopiano d’Asiago, la nostra Carnia, è una scelta demenziale e totalmente inaccettabile. Il futuro delle nostre montagne, il loro sviluppo e la loro tutela, passano attraverso una politica mirata di progetti e di investimenti europei a sostegno dell’occupazione e delle comunità locali, con il rilancio dell’imprenditorialità, dell’artigianato, dell’agricoltura, del turismo: NON con la pazza idea di imporre misure che favoriscano l’immigrazione come fattore positivo per le zone soggette allo spopolamento e all’invecchiamento che, in pratica, significa innestare masse di immigrati nei nostri paesi di montagna.
La Macroregione Alpina, che coinvolge 48 Regioni di 7 Paesi (Italia, Austria, Francia, Germania, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein) che sono il cuore pulsante dell’economia europea, è un progetto davvero importante e lungimirante sul quale noi della Lega Nord siamo stati tra i primi a credere: infatti le Regioni governate dalla Lega come il Veneto e la Lombardia sono da sempre le principali protagoniste dell’articolato processo per la realizzazione dell’EUSALP che interessa 70 milioni di cittadini e che porterà allo stanziamento e alla gestione di ingenti finanziamenti UE.
Che il PD stia tentando di rovinare e stravolgere la natura della strategia macroregionale Alpina, spinto da assurdi rigurgiti ideologici e da meri calcoli di partito, è davvero una bruttissima pagina e, soprattutto, un’occasione persa per fare squadra nell’interesse delle nostre Regioni e dei nostri territori. Sia chiaro che, in Europa e nelle nostre Regioni, noi battaglieremo sempre contro i folli propositi di chi sta progettando a tavolino l’invasione di extracomunitari nei nostri paesi.

Divieto volto coperto, velo e burka: approvata in Consiglio regionale del Veneto mozione Berlato

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la mozione n. 71 presentata da Sergio Berlato, Coordinatore regionale FdI-AN, che impegna la Giunta ad intervenire presso il Governo affinché venga applicata in modo sistematico la normativa che vieti a chiunque di girare con il volto coperto in luoghi pubblici o aperti al pubblico. "Tale norma deve essere estesa a velo e burka – sostiene Berlato – In un periodo in cui la sicurezza è diventata una priorità nei luoghi pubblici o aperti al pubblico le persone devono presentarsi a volto sempre scoperto per permettere in modo agevole agli agenti di polizia di svolgere il loro compito di identificazione e controllo". 
"La mia mozione – prosegue Berlato – va ad inserirsi in un contesto di legittima richiesta di tutela dei cittadini che prevede l’applicazione di una normativa nazionale già esistente ma che deve essere estesa nel divieto ad ogni forma di travisamento del volto. Per indumento e/o mezzo di travisamento del volto si deve fare preciso riferimento anche al velo e al burka. Tale mozione oggi approvata in Aula consiliare – ricorda l’esponente regionale di FdI-AN – è stata rafforzata anche da un Progetto di legge statale, presentato sempre dallo stesso Sergio Berlato, il n. 8 del 25 novembre scorso, che prevede la modifica proprio dell’art. 5 della legge n. 152 proprio concernente il divieto di indossare indumenti che rendano difficoltoso il riconoscimento di un soggetto. Continua il nostro impegno – conclude Berlato – per porre l’attenzione affinché le nostre donne e uomini in divisa possano essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro a tutto vantaggio di una maggiore sicurezza per tutta la collettività". 
Vicenzapiù 27.04.2016

martedì 26 aprile 2016

Legittima difesa, Beozzo di Confimi: "Parlamento lontano dai cittadini"

La legittima difesa, dopo essere stata ammorbidita e rinviata, fa un passo indietro in Parlamento. L'aula ha infatti accolto la richiesta di far tornare il provvedimento in commissione Giustizia, scatenando la protesta di chi pretende di difendersi con ogni mezzo dai delinquenti che invadono il domicilio privato. La decisione del rinvio viene criticata anche dagli imprenditori con il Presidente di Confimi Veneto, William Beozzo.
«Le istituzioni hanno perso ancora una grande occasione per dare una risposta puntuale e concreta ai cittadini, dimostrandosi ancora lontane dalla realtà di chi vive ogni giorno nella paura di essere aggredito e derubato, compresi gli imprenditori, chi ha votato al rinvio ha la responsabilità di affondare questa proposta di legge, consapevole di aver negato alle vittime dei reati giustizia concedendo a criminali e delinquenti la libertà di violare il domicilio privato».
Il rappresentante delle attività produttive punta il dito anche contro coloro che giustificano inerzie e titubanze nella legge sulla legittima difesa con la scusa pretestuosa del presunto clima da far west che si verrebbe a creare lasciando ad ognuno la possibilità di utilizzare armi in per difendersi dai malviventi: «Il far west non ha nulla a che vedere con la possibilità di tenere un'arma in casa propria. Va ricordato – continua Beozzo – che già oggi la legge autorizza chiunque, dietro una specifica abilitazione, alla detenzione di un'arma, lasciandola in casa propria. Far west vuol dire invece uscire di casa con le armi e sparare senza che ce ne sia bisogno. Sul porto d'armi, ossia la possibilità di trasportare pistole e fucili, ci sono restrizioni notevoli che nessuno sta chiedendo di cambiare o eliminare, a nessuno piace sparare addosso a un altro soltanto per il gusto di farlo, chiunque pensi una cosa del genere, ha una pochezza culturare».
William Beozzo esprime infine la sua vicinanza a tutti gli appartenenti alle Forze dell’ordine demoralizzati dalla mancanza di legge: «In passato grazie all'efficacia normativa abbiamo sconfitto il terrorismo in Italia. Oggi invece per l'ennesima volta abbiamo avuto la dimostrazione che al Parlamento non interessa nulla di noi comuni cittadini e di chi mette a rischio la propria vita per difendere la nostra incolumità». 
Apindustria Vicenza

Inquinamento da Pfas e rischi per la salute arrivano al parlamento europeo

Arriva nelle aule del Parlamento Europeo il caso del maxi inquinamento da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) che vede coinvolti 29 Comuni del Veneto tra le province di Vicenza, Verona e Padova e che ha portato alla scoperta, nelle analisi effettuate dall’Istituto Superiore della Sanità e dall’OMS, di pericolose sostanze tossiche nel sangue di centinaia di cittadini.
A portare la clamorosa questione all’attenzione di Bruxelles è l’europarlamentare veneta della Lega Nord, Mara Bizzotto, che ha presentato un’interrogazione urgente alla Commissione Europea su “questo immane caso di inquinamento da Pfas e sulle pericolosissime conseguenze per la salute che coinvolgerebbero oltre 250 mila cittadini (di cui ben 60 mila nelle zone maggiormente colpite dall’inquinamento) che, come ha giustamente deciso la Regione Veneto, da oggi e per i prossimi 10 anni saranno soggetti ad una approfondita serie di esami e di screening sanitario”.
L’eurodeputata Bizzotto chiede inoltre all’esecutivo UE “di attivarsi, anche economicamente, per supportare la Regione Veneto, gli Enti Locali, le imprese agricole e tutte quelle migliaia di cittadini che si trovano, loro malgrado, a subire i danni ambientali e sanitari di questa spaventosa contaminazione e per fare in modo che, attraverso le normative europee, l’azienda che è stata individuata come la responsabile di questo avvelenamento delle acque, sia chiamata a pagare direttamente e a risarcire i danni causati”.
“Chi ha inquinato deve pagare, e non ci devono essere alibi o scusanti di nessun tipo di fronte ad un simile disastro ambientale che riguarda un’area vastissima e che sta mettendo a forte rischio la salute di migliaia di persone” – spiega l’on. Bizzotto che, nella sua interrogazione, chiede alla UE anche di “fare definitiva chiarezza sulla mancanza di normative, in Italia e in Europa, che fissino in modo netto e stringente i limiti di concentrazione delle sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua quali agenti inquinanti”.
“L’Europa ha il dovere di intervenire, in una situazione di questo tipo, per assicurare fondi e aiuti straordinari in favore della Regione e degli Enti Locali che serviranno per effettuare la bonifica delle aree inquinate e, soprattutto, per tutelare la salute pubblica e dei cittadini che sono stati esposti ad avvelenamenti” conclude l’europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto. 
Nota di Mara Bizzotto, Lega Nord

venerdì 22 aprile 2016

Adolfo Zambon. Il paese piange l'ex assessore stroncato dalla malattia

La comunità piange la scomparsa di Adolfo Zambon, 58 anni, deceduto mercoledì nella sua casa di via Santa Maria, circondato dall'affetto della moglie Daniela e dei figli Marta e Davide, dopo una sofferta malattia. Zambon, storico rappresentante della Lega Nord di Marano, è stato a lungo impegnato nell'amministrazione comunale: dapprima come consigliere comunale e poi, dal 2009 al 2012, come assessore ai lavori pubblici al fianco dell'ex sindaco Francesco Nardello. Oltre alla politica, Zambon ha dedicato il suo tempo libero anche al mondo dell'associazionismo; da sempre fervido sostenitore delle tradizioni locali, ha ricoperto anche il ruolo di presidente del Consorzio di Tutela mais Marano.
Da GdV 22.04.2016

giovedì 21 aprile 2016

La scomparsa di Adolfo Zambon

Con profonda tristezza la sezione della Lega Nord – Liga Veneta di Marano Vicentino si unisce al dolore della famiglia Zambon per la scomparsa del caro e indimenticabile Adolfo. 

Inquinamento Pfas. La Regione: ‘Siamo tutti parte lesa, non si tollerano speculazoni’

“Tengo a sottolineare che in questa vicenda ci sono delle parti lese: la Regione, i Comuni, le aziende acquedottistiche, i cittadini residenti nelle aree interessate da un inquinamento le cui responsabilità non sta a me ma alla magistratura indicare. Per parte mia dico che stiamo approfondendo l’intera questione sul piano giuridico per verificare ogni possibilità di ottenere il risarcimento che ritengo dovuto a tutti coloro, istituzioni, enti, singoli cittadini, sui quali pesano già ingenti costi, che non sono ancora finiti”.
Ha esordito così, oggi, l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto Luca Coletto, aprendo la conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i primi dati del biomonitoraggio attivato in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e Regione rispetto all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in alcune aree del Veneto.
“Sin dal 2013 quando la questione è emersa – ha aggiunto – non abbiamo lesinato impegno e risorse, che continueremo a impiegare, a maggior ragione da oggi, a fronte degli importanti punti fermi emersi dal prezioso lavoro dell’Iss, dall’affiancamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’impegno e dalle responsabilità che hanno avuto il coraggio di assumersi i tecnici regionali della sanità e dell’ambiente in un quadro molto poco chiaro dal punto di vista normativo, dal lavoro quotidiano sul territorio delle Ullss coinvolte. A tutti va il mio sincero ringraziamento, per quanto fatto e per quanto si farà in futuro”.
“Da oggi sappiamo molte cose in più e abbiamo di fronte un cammino chiaro, anche se lungo, ancora difficile e, temo, costoso – ha proseguito l’Assessore. Sappiamo che il vettore principale del bioaccumulo nelle persone sono le acque, e che abbiamo fatto bene quindi a intervenire immediatamente per rendere potabili quelle utilizzate per il consumo umano; sappiamo che dovremo proseguire a lungo i monitoraggi, non solo sulle circa 60 mila persone residenti nei Comuni a maggior impatto, ma su tutte le circa 250 mila coinvolte anche solo marginalmente; sappiamo, ed è una buona notizia, che le verifiche epidemiologiche, ad oggi, non hanno fatto rilevare dati anomali rispetto alle medie generali, su tutti i tipi di tumore oggetto di screening, ma anche su quello al testicolo, indicato dai sanitari come quello più correlabile al bioaccumulo di Pfas nell’organismo; sappiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ha detto oggi Marco Martuzzi del Centro Ambiente e Salute per l’Europa, considera un bel caso di risposta rapida ad un’emergenza le azioni messe in atto e ne tiene conto come ‘caso di scuola’ nelle sue attività; sappiamo che ISS e OMS continueranno ad affiancarci in futuro”.
“Abbiamo lavorato e lavoreremo fianco a fianco con le due più prestigiose organizzazioni istituzionali scientifiche e sanitarie d’Italia e del Mondo – ha concluso Coletto – e questa è garanzia totale di attendibilità, chiarezza e trasparenza in tutta la vicenda. Chi tenta di specularci sopra ne tenga conto, perché nulla, nemmeno il peggio, sarà nascosto o trascurato, ma non tollereremo strumentalizzazioni di alcun genere”. 
Assessore alla Sanità della Regione del Veneto Luca Coletto

Lega Nord Vicenza su 25 aprile: "esponiamo il nostro vessillo veneto"

In un momento storico in cui sono messi in discussione i valori fondamentali della nostra civiltà, della nostra cultura, della nostra religione. Un momento in cui è molto facile essere disorientati a causa della perdita di punti di riferimento. Un momento in cui i poteri forti puntano a far perdere ogni legame con il proprio passato, con la propria storia, con le proprie radici, e vogliono l'appiattimento generale, crediamo sia importante la valorizzazione dei nostri simboli e principalmente della nostra bandiera. 
Invitiamo le famiglie vicentine ad esporre nelle loro case, in occasione del 25 aprile, festa di San Marco Evangelista, il nostro vessillo. Simbolo della nostra terra.
Terra con forti radici cristiane, di cui la bandiera è simbolo di Pace e Fratellanza ed esempio nei secoli. Una terra di uomini liberi che vogliono essere artefici del proprio destino. Un ricordo commosso va indietro nel tempo,al 23 agosto del 1797 a Perasto, alle bocche di Cattaro, dopo aver sventolato ininterrottamente per 377 anni, veniva ammainata per l'ultima volta la bandiera di guerra lì custodita. Le parole del Gonfaloniere di Perasto furono: ''Per 377 anni la nostra fede ed il nostro valore hanno costudita per terra e per mare, ovunque ci abbiano chiamato i tuoi nemici, che sono stati anche quelli della religione. Per 377 anni le nostre sostanze, il nostro sangue, le nostre vite sono state sempre dedicate a Te San Marco, e felicissimi ci siamo reputati di essere TU CON NOI E NOI CON TE. Il nostro cuore ti sia tomba onoratissima e il più puro e grande elogio, Tuo elogio, siano le nostre lacrime''.
Lega Nord Vicenza

martedì 19 aprile 2016

Marano. Muro del cimitero abbattuto da un profugo. Paga l’assicurazione della cooperativa?

Sarà l’assicurazione della cooperativa sociale Con Te a pagare le spese del muro del cimitero comunale di Marano Vicentino, abbattuto da un cittadino africano mentre svolgeva dei lavori socialmente utili.
Pagherà tutto, o almeno questo è quanto auspica il sindaco Piera Moro.
Al gruppo Noi di Marano, che attraverso il suo leader Erik Umberto Pretto ha chiesto spiegazioni all’amministrazione, il primo cittadino garantisce di aver fatto tutti gli ‘incartamenti’ necessari affinchè il comune non debba sborsare soldi a fronte dell’incidente.
“Chiediamo perché a distanza di 6 mesi dall’accaduto i lavori per il ripristino del muro non sono ancora nizati – ha sottolineato Pretto – L’incidente era accaduto nel cimitero comunale quando, un migrante gestito dalla cooperativa Con Te, mettendosi alla guida di un autocarro di proprietà del comune, senza autorizzazione né permesso di guida, aveva abbattuto alcuni metri del muro di cinta. Ci chiediamo – ha concluso – se sia l’assicurazione della cooperativa a pagare i costi per il ripristino”.
Piera Moro assicura l’agguerrita opposizione che “è stata fatta richiesta di risarcimento seguendo la prassi burocratica. La perizia da parte del perito di parte e del perito del comune, ha però un iter e dei tempi da rispettare. I lavori per la ricostruzione del muro partiranno a breve, prima era necessario determinare l’ammontare dei danni e attribuire le giuste responsabilità. La risposta sarà poi data dalle cose oggettive. Non so ancora a quanto ammonta il risarcimento – ha concluso Piera Moro – spero vivamente che saranno coperti interamente i costi per il ripristino del muro”. 
Da Altovicentinonline 18.04.2016

lunedì 18 aprile 2016

Renzi, ma sicuro sicuro che hai vinto? Rifletti, 14 milioni di volte

Una cosa  è certa, Renzi ha dimostrato di non sapere stare a un tavolo da gioco. Al di là del risvolto penale che avrà il suo invito agli italiani di astenersi dal votare al referendum sulle trivelle (ancora più deprecabile se arriva da una carica politica di tale spessore), il premier è apparso chiaramente come un pessimo giocatore, uno che non ama i rischi della competizione. Di quelli che si siede al tavolo da poker solo se ha certezza di fare scala reale. E tale rimane anche se, comunque, questo inadeguato compagno al tavolo verde infine l’ha avuta vinta la partita.
Pessima uscita la sua, dirci “non votate”. E il peggio è che gl’italiani, magari non considerando di fargli un favore, hanno davvero disertato le urne in troppi. Ed ancora, il peggio è che magari, lui, con l’arrogante supponenza del ‘vincitore’ ad oltranza, si convinca che a farli ‘non votare’ sia stata la sua sortita.
Qualcuno lo dica, a Renzi, che, se il caso, ha vinto invece la logica dell’inverso: chi non ha votato è un impenitente astensionista, non un suo fedelissimo; mentre tra i 14 milioni che lo hanno fatto, sì o no che abbiano espresso, magari una buona percentuale lo ha fatto in controtendenza all’invito del premier. In pratica ha prevalso il ‘dispetto’, la voglia di contravvenire al suo invito.
“Sono appena rientrata dopo aver votato, alla faccia del ns. premier e dell’ex presidente” – è un commento ad un articolo -; un altro: “Renzi, mi hai convinto. Non volevo votare e invece l’ho fatto”.
Tanti altri, su questo tono, fanno capire che ‘mai tentare un italiano’ suggerendogli di non fare. Lui ‘non fa’ di sua volontà. Se glielo dici, invece ‘fa’. Di sicuro ha ‘perso in casa’, il presidente. Alle 19 di ieri, nel paese toscano in cui risiede, Pontassieve (Firenze), la percentuale di votanti è stata del 25,7%, quindi oltre la media nazionale. Uguale trand nella vicina Rignano, di cui Renzi è originario: alle urne il 26,5%.
La faccia contrita di colui che a malincuore ha vinto, mostrata ieri a Rai 1 durante il suo discorso, non attenua certo i malumori scatenati nell’ ante-referendum. Come riportato dal Fatto Quotidiano, infatti, Renzi è stato denunciato da Paolo Ferrero segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, e, pare che sia in itinere anche la denuncia dei 5 Stelle, che vorrebbero estenderla all’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come il premier a sostegno dell’astensionismo. Per violazione delle norme elettorali.
Intanto, pur avendo osato violarle, ieri 14 milioni di italiani se ne sono infischiati di lui. Uno su tre ha fatto traballare la sua ‘scala reale’.
Patrizia Vita

lunedì 11 aprile 2016

Lega Nord di Marano invita la città a votare per fermare le trivelle

Facendo seguito alle convinte posizioni assunte dalla Lega Nord a livello regionale e nazionale, la sezione Lega Nord – Liga Veneta di Marano Vicentino invita la cittadinanza tutta a recarsi al voto al prossimo Referendum del 17 aprile 2016, votando SI’ per tutelare il nostro territorio e metterlo al riparo dai pericoli delle attività di estrazione petrolifera. Ci sono 3 buoni motivi per dire sì.
- PER DIFENDERE IL NOSTRO TERRITORIO DAL RISCHIO DI DISASTRI E INCIDENTI: i nostri mari sono “chiusi” e un eventuale incidente sarebbe fonte di danni incalcolabili, con effetti immediati e a lungo termine sull’ambiente, e con gravissime ripercussioni economiche per operatori turistici e pescatori italiani.
- PER IMPEDIRE AL GOVERNO DI SVENDERE I NOSTRI MARI A QUALCHE PETROLIERE: l’aumento delle estrazioni di petrolio nei nostri mari non è in alcun modo collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Le società petrolifere, infatti, diventano proprietarie di ciò che viene estratto versando allo Stato un importo pari solamente al 7% di quanto ricavato. Renzi svende i nostri mari, e i petrolieri ringraziano!
- PER TUTELARE PESCA E TURISMO, LE NOSTRE VERE RICCHEZZE: Secondo le ultime stime del Ministero dello Sviluppo Economico le riserve di petrolio sotto il mare italiano sono sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per appena 8 settimane. Al contrario, le nostre ricchezze sono, in verità, altre: il turismo contribuisce al 10% del PIL e dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, la pesca rappresenta il 2,5% del PIL e dà lavoro a 350mila persone.
Contrariamente il Partito Democratico a livello nazionale si è espresso per il non-voto. Il Partito Democratico di Marano Vicentino, che in passato si è stracciato le vesti per la difesa dell’ambiente e del territorio, perché in questa circostanza tace? Essere democratici, a volte, è così scomodo?
Come rappresentanti della Lega Nord – Liga Veneta di Marano Vicentino rimaniamo basiti di fronte al fatto che l’Amministrazione comunale maranese non abbia fatto nulla più di quanto obbligatorio per legge, per sensibilizzare i cittadini alle importanti tematiche ambientali sulle quali i cittadini stessi sono chiamati democraticamente ad esprimersi.
Una cosa molto strana considerando la forte vocazione ambientalista da sempre ostentata dal gruppo di Marano Bene Comune, ormai da 4 anni in amministrazione. Questo tipo di comportamento desta ancora più sospetto guardando quanto stanno facendo le grandi associazioni ambientaliste italiane, come Legambiente o WWF, intenti in una fortissima campagna propagandistica per il “SI”. A questo punto è lecito pensare che sotto sotto ci sia una delicata situazione politica e che all’interno delle segreterie politiche regni la tensione. Triste pensare quindi che ci siano opportunità del genere in cui il bene comune viene accantonato in favore del bene del proprio partito. La nostra sezione viceversa non ha avuto il minimo dubbio sul decidere di votare e propagandare il “SI”, per abrogare la parte del testo normativo inserito dal governo Renzi che prevede una vita indefinita delle piattaforme estrattive nei nostri mari. Per noi prima degli interessi di segreteria o di lobby vengono gli interessi del Veneto, del suo turismo e del suo ecosistema. Se il Sindaco Piera Moro e la sua giunta avesse il coraggio di dire da che parte sta, se per il “SI” o per la codarda astensione, in questo importante referendum popolare, magari ci toglierebbe alcuni dei dubbi appena espressi. Altrimenti è tutta una questione di Partito Democratico e siccome si tratta di obbedire al “paron” Renzi, il bene comune può pure esser messo da parte. Tra non molto, saranno i cittadini a giudicare.

Lega Nord – Liga Veneta di Marano Vicentino

lunedì 4 aprile 2016

Referendum trivelle: 17 aprile, prove generali di un golpe annunciato

Da settimane governo e petrolieri ci ripetono che le attività legate all'estrazione e lavorazione del petrolio e gas naturale in Italia non presentano problematiche di impatto ambientale. Rischi e impatti ci sono e riguardano non solo la natura, l'habitat naturale, ma anche l'habitat politico imprigionato in una rete di corruzione: la vicenda dell'ex ministro Guidi e i suoi emendamenti notturni a favore del fidanzato legato alla Total, le inchieste della magistratura milanese per la corruzione in Nigeria della Shell e la contemporanea vicenda Unaoil, società con base nel Principato di Monaco, intermediaria per l'elargizione di tangenti petrolifere in favore di diverse autorità nazionali per svariati miliardi di dollari, sono solo tre esempi per altro inquietanti che hanno interessato le cronache in questa settimana.
Il petrolio, o più in generale gli idrocarburi, sono ancora oggi sia i più importanti creatori di energia al mondo, sia i più importanti fattori di corruzione. Il caso dell'ex ministra Guidi dimostra anche che le grandi compagnie non hanno nemmeno più bisogno di corrompere: a loro basta piazzare uomini e donne nei posti giusti, pronti a infilare al momento giusto l'emendamento che passerà inosservato ma frutterà miliardi.
Il sistema funzionava alla perfezione grazie a meccanismi perfettamente oliati, è il caso di dirlo, e al silenzio che circondava queste operazioni. Ma le nuove tecnologie, la diffusione del sapere, la possibilità di creare reti alternative nell'informazione rischiano di far saltare il banco: per quanto i mass media siano stati silenziati, non è stato possibile nascondere lo sversamento di idrocarburi spiaggiati sulle coste tunisine delle isole Kerkenna il 14 marzo scorso smentendo clamorosamente la fola dell'assenza di rischio per le trivellazioni nel Mediterraneo.
Le tecnologie permettono di creare reti informative che a livello locale hanno sempre maggiore impatto: il vuoto lasciato da alcuni grandi partiti viene riempito localmente da gruppi, comitati spontanei, associazioni che iniziano a dialogare con le istituzioni locali dai Comuni alle Regioni. E proprio l'ente locale, investito da questa nuova linfa vitale, dalla critica serrata ma costruttiva, dal bisogno di partecipazione attiva, riscopre la sua capacità e il dovere di rappresentare gli interessi della cittadinanza e dell'ambiente altrimenti pregiudicati dal neocentralismo statalista che vuole avocare ogni decisione e ogni entrata tributaria a sé, spogliando il decentramento. Da una parte il dibattito democratico, dall'altro l'apatia.
Per delegittimare la realtà locale il governo gioca la carta dell'astensionismo e non solo per il referendum del 17 aprile ma anche per le elezioni amministrative: quando la gente non va più a votare le elezioni non hanno più alcun senso, ovvero sarà una minoranza a guidare il Paese scegliendo il personale più adatto e funzionale ai suoi progetti. Come la ministra Guidi, ad esempio, o la Boschi. L'unico tipo di votazione utile per questo governo è il referendum plebiscitario, quello che si sta preparando per il prossimo autunno quando il leader in caso di successo vanterà una truffaldina investitura popolare.
Il 17 aprile è solo una prova generale di golpe: in gioco non ci sono solo i rischi ambientali, la difesa dell'habitat naturale, ma l'ecologia della politica, la guerra alla corruzione, la democrazia.

Roberto Ciambetti

domenica 3 aprile 2016

REFERENDUM TRIVELLE – DIFENDI IL TUO MARE! IL 17 APRILE 2016 VOTA “Sì”!

REFERENDUM TRIVELLE – DIFENDI IL TUO MARE!
IL 17 APRILE 2016 VOTA “Sì”!
Si tratta di un referendum abrogativo, ovvero uno strumento che consente ai cittadini di cancellare una legge statale. Il governo Renzi ha cercato in tutti i modi di boicottarlo, negando il suo accorpamento con il voto delle Amministrative, causando un esborso supplementare di oltre 360 milioni di euro.
Cosa si chiede con il referendum?
Si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.
Se vincesse il “Sì” cosa accadrebbe?
Votando “Sì” le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni. Prima che il Parlamento introducesse la nuova norma che il referendum chiede di cancellare, le concessioni avevano una durata di 30 anni (più 20, al massimo, di proroga).
La vittoria del “Sì” non farebbe perdere alcun posto di lavoro: le trivellazioni in essere continuerebbero fino a scadenza naturale della concessione, così come accadeva in passato.
Qual è la vera ricchezza del nostro paese, che dobbiamo tutelare votando “Sì”?
Votando “Sì” al referendum intendiamo tutelare i mari italiani, in quanto la ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare; in particolare, la tecnica dell’airgun, utilizzata per la ricerca di gas e petrolio, incide sulla fauna marina che, a causa delle forti emissioni acustiche, può subire gravi livelli di stress e un indebolimento del sistema immunitario.
Ricerca e trivellazioni offshore (attività di prospezione sismica e esplosioni provocate dall’airgun) costituiscono un rischio anche per la pesca, provocando danni diretti a diversi organismi marini (cetacei, tartarughe, pesci, molluschi e crostacei).
Inoltre, essendo quelli italiani dei mari “chiusi”, anche il più piccolo incidente durante l’estrazione o il trasporto di petrolio, potrebbe causare danni incalcolabili con effetti disastrosi sull’ambiente e con gravissime ripercussioni sull’economia turistica e della pesca. Si rammenta, difatti, che turismo e pesca sono fra le ricchezze più importanti del nostro paese:
-         turismo: 10% del PIL nazionale; dà lavoro a 3 milioni di persone;
-         pesca: lungo 7.456 km di costa entro le 12 miglia marine; 2,5% del PIL nazionale; dà lavoro a 350.000 persone.
Perché non è opportuno incrementare l’estrazione di gas e petrolio nei nostri mari?
Con le concessioni, lo Stato dà la possibilità a società private, per lo più straniere, di sfruttare i giacimenti esistenti; in questo modo, le società divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credono: portarlo via o rivendercelo.
Le società sono tenute a versare allo Stato solo il 7% del valore della quantità di petrolio estratto o il 10% del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è però soggetta a royalty; nell’ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro.
Inoltre, anche sfruttando tutto il possibile, le risorse rinvenute sarebbero comunque esigue e del tutto insufficienti: considerando tutto il petrolio presente sotto il mare italiano, questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 8 settimane.
Perché la norma che il referendum vuole cancellare è palesemente illegittima?
Il referendum chiede di abolire una norma statale che, prevedendo una durata a tempo indeterminato delle concessioni, viola le regole sulla libera concorrenza.
Difatti, la norma statale si pone in contrasto con il diritto dell’Unione Europea, precisamente con la direttiva UE 94/22/CE, recepita dall’Italia con d.lgs 25 novembre 1996, n. 625, la quale prevede che “la durata dell’autorizzazione non superi il periodo necessario per portare a buon fine le attività per le quali essa è stata concessa”, salvo proroghe del tutto eccezionali e, quindi, non generali e non a tempo indeterminato.