giovedì 31 marzo 2016

Zaia: siamo unica regione a statuto ordinario a rispettare spesa farmaceutica



“I dati parlano chiaro: se siamo solo in quattro, e si annoti bene che tra questi quattro il Veneto è l’unico a Statuto Ordinario, a rispettare i tetti della spesa farmaceutica, significa che l’Italia è molto indietro rispetto a una gestione virtuosa della sanità; che applicare rigidamente i costi standard non è più una necessità ma un’emergenza; che il Veneto ha ottime ragioni per chiedere una propria autonomia come abbiamo fatto ufficialmente il 17 marzo scorso attivando le relative procedure costituzionali con una mia lettera al Presidente del Consiglio”.
Lo sottolinea il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando i dati sulla spesa farmaceutica diffusi dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) dai quali emerge che lo sforamento della spesa del Servizio Sanitario Nazionale nel 2015 è stato di 1,8 miliardi di euro e che le uniche a stare al di sotto dei tetti prefissati a livello nazionale sono state la Regione del Veneto, la Regione Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e Bolzano.
“Una sola grande Regione a Statuto Ordinario in tutta Italia – aggiunge il Governatore – ha saputo centrare l’obiettivo. Ne siamo fieri, ma traiamo da questo ulteriore successo una conclusione che ritengo elementare: questa Regione, cioè il Veneto, sta dimostrando giorno dopo giorno di saper gestire oculatamente il denaro pubblico e ha ora il diritto di avere la sua autonomia”.
“Non a caso – conclude il presidente del Veneto – il nostro progetto di autonomia si fonda prima di tutto sulla libertà di gestione delle tasse pagate dai veneti per dare loro l’assistenza sanitaria. Indietro non torniamo, sostenuti dall’articolo 116 della Costituzione, da una sentenza della Corte Costituzionale e dalla prova dei fatti”. 
Regione Veneto

Le tasse più alte sui lavoratori e le agevolazioni fiscali da paradiso per i Signori delle Trivelle



“ …il bel paese / ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe “ scriveva  Petrarca, il Bel Paese  che affascina turisti e visitatori per le sue testimonianze di storia e arte, per la sua cucina e i vini, le spiagge, il sole e il mare è una miniera di paradossi che indignano. Il caso dei petrolieri è forse tra i più inquietanti e di attualità visto il referendum del 17 aprile dove si dovrà se difendere l’ambiente, la natura, il turismo e la pesca o arricchire i Signori delle Trivelle. Ma andiamo per ordine.
Secondo la Corte dei Conti il nostro paese è al secondo posto nell’Unione Europea  “quanto a prelievo gravante sui redditi da lavoro con il 42,8%, quasi otto punti oltre la media europea” mentre  sul prelievo dei redditi d’impresa l’Italia si piazza invece al terzo posto, con circa il 26%, “ossia ben oltre la media Ue” e siamo  “al quarto posto sia nel prelievo sugli immobili sia in quello gravante sull’energia”.  Ma il magistrato contabile  punta l’indice anche contro i meccanismi fiscali e nota: “Il fenomeno delle agevolazioni si estende a tutto il sistema tributario. Rispetto al 2011 (720 agevolazioni e un vuoto di gettito per 254 miliardi), si può oggi stimare una significativa dilatazione sia nel numero (799) sia nella perdita di entrate che ne deriva (313 miliardi)”. Questo, per la Corte dei Conti, “spiega la collocazione dell’Italia al secondo posto nella graduatoria internazionale sul livello di erosione del sistema fiscale”. In pratica a fianco di tartassati ci sono agevolati di lusso e tra questi, appunto, i Signori delle Trivelle che punteggiano soprattutto l’Adriatico italiano con le loro piattaforme, guardandosi bene dall’andare in Croazia visto che dall’altra sponda pagherebbero royalties  5 volte più care che da noi. In Italia dal 2010 per le estrazioni in terraferma la royalty è del 10% su petrolio e gas, mentre in mare dal 2012 ci sono due diverse aliquote: 10% per il gas e 7% sul petrolio. Altrove i diritti per lo sfruttamento dell’oro nero vanno dal 25% della Guinea all’80% di Norvegia e Russia, passando per il 37 per ceto della Germania o il 60 per cento dell’Alaska. Oltre alle royalties basse, l’Italia pratica anche franchigie incredibili per cui  i Signori delle Trivelle  non pagano nulla se producono meno di 20mila tonnellate di petrolio su terra e meno di 50mila in mare. Non pagano nulla, ma vendono (e incassato) tutto ugualmente.
Stando ai dati del Mise, nel 2015 (per la produzione del biennio 2013-2014) otto società hanno versato 340 milioni di euro: 218 l’Eni, in testa, circa 94 la Shell. Alle Regioni sono andati 159 milioni, il resto al Fondo di sviluppo economico e social card (76 milioni), allo Stato (50), all’Aliquota Ambiente e Sicurezza (27) e, infine, ai Comuni (26). Se avessimo applicato le royalties croate l’incasso sarebbe stato almeno cinque volte maggiore, cioè oltre un miliardo e 600 milioni di introiti perduti per fare un favore ai petrolieri, che sono i veri  padroni del petrolio e del gas che viene estratto in Italia, pari al 9.9 per cento dell’intero fabbisogno nazionale.
Royalties ridicole, guadagni altissimi, mentre siamo il Paese in cui il prelievo fiscale sui redditi da lavoro arriva al 42,8 per cento. Il referendum del 17 aprile serve a scoprire letamai di questo tipo che dovrebbero scuotere dall’oblomovismo l’elettore italiano, quel disinteresse al voto  su cui invece contano i Signori delle Trivelle la cui capacità di persuasione se non corruzione di governi e parlamenti, la storia insegna, è tremenda. Le Repubbliche delle banane, e non solo loro,   ne sanno qualcosa. 
Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto

martedì 29 marzo 2016

Lega Nord su arrivo profughi a Vicenza: "il prefetto spieghi dove saranno sistemati"



“Il ‘bando di gara della vergogna’ con cui la Prefettura di Vicenza ha individuato oltre 30 tra cooperative, imprese e associazioni per mantenere 1730 clandestini presunti profughi per una spesa totale di oltre 18 milioni di euro, è un qualcosa di inaccettabile e di pericoloso per tutto il nostro territorio. Il Prefetto ci dica subito i luoghi esatti dove materialmente saranno alloggiati questi clandestini e sappia che non subiremo in silenzio questa situazione. Siamo pronti alle barricate e a forme clamorose di protesta e di disobbedienza per impedire che il Vicentino continui a riempirsi di extracomunitari di cui, spesso, non si conoscono neppure le generalità e che, come dimostrano i dati, nel 70% dei casi sono clandestini e non profughi”.
“Da Vicenza a Schio, da Bassano del Grappa a Quinto Vicentino, la nostra mobilitazione contro l’arrivo di clandestini sarà totale e pressante in ogni luogo ove saranno sistemati – spiega l’eurodeputata Bizzotto - I nomi delle cooperative che hanno vinto il bando sono noti, ma quello che ancora non si sa è dove saranno alloggiati questi immigrati. E’ doveroso quindi che il Prefetto tiri fuori subito i nomi dei paesi, delle strutture, delle abitazioni: se non ci saranno fornite queste doverose informazioni, dalla prossima settimana intaseremo di telefonate, giorno e notte, gli uffici della Prefettura e delle 30 società e cooperative che hanno vinto la gara. E se questo non basterà andremo a manifestare direttamente nelle sedi di queste cooperative che, in molti casi, sono vicentine e che già lavorano per Comuni della nostra provincia percependo soldi pubblici”.
“Pur non conoscendo esattamente le vere sistemazioni di questi clandestini, è comunque spaventoso leggere l’alta concentrazione di alcuni numeri: la cooperativa “Con Te” di Quinto Vicentino si è aggiudicata 370 clandestini, l’hotel Adele di Vicenza 280, l’associazione Casa Colori di Bassano 52, mentre il Turist Hotel di Sandrigo, con questo nome, accoglierà come turisti ben 150 immigrati che riceveranno vitto e alloggio gratis” – continua l’onorevole Bizzotto.
“La Lega è pronta a difendere con ogni mezzo il nostro territorio di fronte a questa scandalosa e pericolosa situazione – conclude l’europarlamentare Mara Bizzotto – I clandestini andrebbero rimpatriati subito, non accolti con vitto e alloggio a nostre spese. Se proprio vogliono trovare loro una sistemazione, il Prefetto di Vicenza e il suo capo, il Ministro Alfano, accolgano questi immigrati negli eleganti uffici di Ministeri e Prefetture che, di fatto, si sono già trasformate in agenzie di viaggio gratuite per clandestini”.
Nota di Mara Bizzotto, europarlamentare di Lega Nord

Attacco terroristico in Pakistan. Zaia, vogliono cancellare il cristianesimo



“Il vigliacco e insensato attacco ai cristiani pakistani di Lahore rappresenta l’ennesimo tassello di una guerra ormai globale che vuole cancellare il cristianesimo, le origini e le tradizioni della nostra democrazia e della civiltà occidentale. Per l’ennesima volta, con estremo dolore, dobbiamo essere consapevoli che tutto l’Occidente è in guerra”. Nel condannare la barbarie del nuovo attacco terroristico contro le famiglie cristiane che festeggiavano il giorno di Pasqua nel parco di Lahore, la seconda metropoli del Pakistan, il governatore del Veneto esprime tutto il dolore e la solidarietà dei veneti per le vittime innocenti, in particolare per i bambini, annientati “da un odio cieco, incomprensibile e disumano, che strumentalizza le religioni per un assurdo disegno criminale”. 
“Siamo purtroppo precipitati in un conflitto che non conosce confini – rimarca il presidente del Veneto – come dimostra il passaggio, seppur transitorio, di terroristi anche in terra veneta. Un simile conflitto non può essere combattuto con strumenti ordinari. L’Occidente deve unire le forze e trovare il coraggio e la determinazione per creare una ‘force de frappe’ europea, che faccia convergere strumenti di intelligence, corpi addestrati e mezzi nell’obiettivo prioritario di intercettare e spezzare le trame di morte del terrorismo internazionale”. 
Regione Veneto

Morto l’Alpino Cristiano Dal Pozzo, Il Vecio d’Italia: "simbolo dell’Alpinità dei veneti"



“La morte di Cristiano Dal Pozzo, la ‘penna nera’ più vecchia d’Italia, mi riempie di commozione e di tristezza. Lo ricordo ancora sfilare, insieme agli alpini di tutta Italia, alle adunate nazionali. E mi porto nel cuore la memoria viva di due anni fa, a Pordenone, quando nel raduno nazionale delle penne nere, alle quali non voleva mai mancare, abbandonò la carrozzella nella quale era costretto dagli acciacchi dell’età e con un atto di estrema forza, dignità e orgoglio, tipico degli alpini, volle sfilare sotto la tribuna, tra gli applausi e gli abbracci della folla”.
E’ con un ricordo intimo e personale che il presidente del Veneto Luca Zaia dà l’ultimo commosso saluto a Cristiano Dal Pozzo, di Rotzo, l’alpino più vecchio d’Italia, scomparso ieri a Roana a 102 anni. “Quel giorno di maggio di due anni fa sono corso ad abbracciare il ‘nonno’ dei nostri alpini – prosegue il presidente del Veneto – perché Cristiano Dal Pozzo era e rimarrà per tutti i veneti il simbolo stesso dell’alpinità, di quella straordinaria umanità nella quale si impastano forza e caparbietà, spirito di sacrificio e amore per la propria terra, abnegazione e generosità”.
“La lunga e rocambolesca avventura dell’alpino Dal Pozzo, che nella sua lunga vita ha sperimentato il ‘profugato’ delle genti dell’altipiano, la guerra d’Abissinia, il deserto della Libia, la prigionia nazista in Austria e il ritorno ai campi di Castelletto di Rotzo, è il paradigma della straordinaria e generosa storia di un corpo – sottolinea il presidente – che per storia, valori e radicamento popolare è parte costitutiva del Dna dei veneti. Senza la solidarietà alpina, anima del nostro volontariato e del nostro sistema di protezione civile, saremmo tutti più poveri”.
“Cristiano Dal Pozzo era tutto questo – conclude il governatore del Veneto - e la sua figura, fragile ma caparbia e sorridente, ci mancherà ai prossimi appuntamenti con le ‘penne nere’”.
L'assessore regionale all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro del Veneto, commenta così la scomparsa di Cristiano Dal Pozzo, l'alpino più anziano d'Italia, reduce di Abissinia, appartenente alla sezione Monte Ortigara di Asiago, che nacque a Rotzo (Vicenza) il 1º dicembre 1913.
"Da anni era capace di far fermare il fiume di alpini delle adunate nazionali quando con la sua divisa della guerra d'Africa si alzava in piedi di fronte al labaro nazionale - afferma la rappresentante della Giunta veneta - La prima volta che lo vidi, mi stupì per fierezza e, nonostante il passare degli anni e una fragilità sempre più evidente, non ha mai rinunciato ad onorare la sua divisa e quelle tante medaglie d'oro fissare nel vessillo nazionale degli alpini".
"Alle adunate - prosegue l'assessore regionale - la sua presenza era attesa e diventava un monito ai tanti, spesso neofiti osservatori dell'alpinità, e con la sua tempra di uomo di montagna, schivo ma generoso, da oggi mancherà a noi tutti che lo abbiamo conosciuto e amato".
L’assessore veneto, infine, fa sapere che mercoledì 30 marzo parteciperà alla cerimonia funebre dell'alpino Cristiano Dal Pozzo.
(nella foto Zaia e Donazzan con Cristiano Dal Pozzo all’adunata di Pordenone, maggio 2014). 
Regione Veneto