lunedì 26 settembre 2016

Duemila in piazza ad Abano Terme «No ai profughi nell’ex base»

ABANO TERME (Padova) Biscotti a cuoricino, un banchetto per la raccolta firme (fogli esauriti dopo 20 minuti), il palco improvvisato con il tricolore da una parte e il vessillo del leone di San Marco dall’altra e focose dichiarazioni di guerra, ieri sera a Giarre, frazione di Abano. In duemila, grazie al tam tam su Facebook (6mila like) sono accorsi a piedi e in bici alla manifestazione organizzata davanti all’ex base Nato Venda dal comitato «Abano dice no» per gridare un «mai» unanime all’ipotesi della prefettura di Padova di trasformare il sito militare dismesso in un nuovo centro di accoglienza profughi. In mezzo ai soliti tormentoni «Basta con questa invasione, noi non siamo razzisti ma così ci distruggono», «i migranti molestano le ragazze e anche gli anziani», «non sono rifugiati ma assassini e noi gli diamo vitto, alloggio e la paghetta», «portano malattie», sotto i riflettori sono finite la messa al bando dei politici presenti (leghisti) e una reale preoccupazione palpabile tra residenti e commercianti. «Siamo solo cittadini, il nostro è un movimento apartitico e quindi non daremo la parola ai politici - ha arringato la folla Maurizio Tentoni, a capo del comitato - parleranno in altre sedi. Questo sit in è la prima risposta a chi ha deciso di rovinare il bacino termale: martedì, alle 20.30 animeremo una fiaccolata dalla ex base al Comune di Abano e organizzeremo un picchetto h24 per impedire l’arrivo dei migranti. Faremo in modo che le ruote dei pullman pieni di rifugiati destinati a Giarre girino dall’altra parte». 
E giù applausi, confronti con le tende allestite alla caserma Prandina di Padova, con l’assembramento di Bagnoli e le risse di Cona, e giù fischi «alla prefetta» Patrizia Impresa e al ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Alla sera, quando chiudo il mio negozio, non voglio guardarmi le spalle nè avere paura - ha scandito al microfono Francesca Barbierato, la quota rosa del comitato -. E non voglio nemmeno togliere serenità e relax ai clienti delle Terme. Se questo scempio avverrà, sarà una catastrofe per l’economia del bacino, vedrete quante disdette». In mezzo la voce del popolo: «Bisogna occupare la ferrovia»; «Il governo dia i 35 euro al giorno per profugo alle coppie che vogliono figli ma non possono permetterselo»; «Qui dentro c’è posto per mille persone ma anche per farci una moschea e la piscina». Bersaglio di un’accesa invettiva pure Ecofficina, la cooperativa sotto inchiesta che si dice abbia vinto l’appalto per Giarre: «Sono i negrieri di oggi - ha ammonito Giacomo Rampin - fanno business sulla nostra testa. Ma noi siamo pronti a incatenarci ai cancelli della base. Non vogliamo rivedere le scene della Prandina, dove usavano i buoni pasto per pagare le prostitute. Non vogliamo vedere la ferrovia bloccata da profughi che protestano perché non piace loro la pastasciutta o perché non hanno il wi-fi». Applausi fortissimi: «Giustoooo, dovranno portarci via coni carrarmati!»;«Abbiamo investito i risparmi di una vita nelle nostre case, che ora vedranno il loro valore dimezzarsi ». L’impressione è che fra tanti luoghi comuni e poca conoscenza dei fatti non ci sia una vera e propria «regia». È vero, il comitato è pieno di seguaci del sindaco (detenuto) Luca Claudio ed è marcato stretto dalla Lega, ma ieri sera c’erano più albergatori, massaie, studenti e pensionati che militanti. E tutti insieme, al grido di battaglia «Abano dice no!», si sono dati un nuovo appuntamento alle 19.30 di stasera, sempre davanti alla base, per una nuova protesta davanti alle telecamere di Rete 4. 
Michela Nicolussi Moro (Il Corriere del Veneto)

Bolzano Vicentino: ‘6000 abitanti e 80 profughi’. Ancora proteste no-immigrazione

Quello appena trascorso a Bolzano Vicentino è stato un venerdì sera all’insegna della protesta, con un coro sonoro che si è fatto sentire davanti a tutta Italia, attraverso la nota trasmissione Dalla Vostra Parte di Rete 4. ‘Troppi profughi, non ce la possiamo fare’.
“Siamo un paese di 6000 anime che attualmente vede ospitati 80 profughi, un numero che va ben oltre la soglia tracciata dal protocollo del prefetto Soldà, che prevedeva la ripartizione di 2 migranti ogni 1000 abitanti e che peraltro il nostro sindaco non ha mai firmato”. A parlare è l’assessore del Comune di Bolzano Gianluigi Feltrin, che è anche il portavoce del comitato cittadino ProBolzano, organizzatore della  manifestazione e della seguente fiaccolata per le strade del paese. 

 “La nostra cittadina non è più sicura come prima, la gente ha paura perchè questi presunti richiedenti asilo, che sono tutti giovani uomini provenienti da territori che non sono in guerra come Senegal e Bangladesh, sono liberi di vagabondare per le strade senza alcun controllo o regola, importunando le persone e girovagando senza meta fino a tarda notte. Noi privati cittadini chiediamo una loro più equa ripartizione sul territorio, in quanto i comuni limitrofi a Bolzano non ospitano nessun profugo. Noi siamo in esubero.”
Gli 80 migranti sono tuttora ospitati in 10 immobili che appartengono alla stessa proprietaria dell’Hotel Adele di Vicenza, conosciuto come una delle più importanti roccaforti vicentine del business dell’immigrazione.
“Chiediamo dunque più controllo da parte delle autorità sui movimenti di questi presunti profughi, affinchè Bolzano torni ad essere il tranquillo e ridente paesino di campagna che è sempre stato”, conclude Feltrin, ” per il bene di chi ci vive e che da tempo non si snete più al sicuro neanche in casa propria”.
Immancabile alla partecipata manifestazione andata in scena proprio davanti al Comune, il comitato Prima Noi di Alex Cioni, che da mesi scende nelle piazze per denunciare la mala gestione degli immigrati ed il giro d’affari che ruota attorno al fenomeno, che ha investito ogni parte del Veneto.
K.C. (Altovicentinonline.it)

Immigrazione. La proposta di Orban: ‘Mettere i clandestini su un’isola’

La proposta choc di Orban nel fronteggiare l’emergenza immigrati è su tutti i giornali di oggi.
Il premier ungherese chiede infatti, di deportare gli «immigrati illegali» su un’isola dalla quale potranno poi fare richiesta d’asilo in Europa.
Il primo ministro ungherese se l’è presa ancora una volta con la Germania, che nel 2015 ha insistito per creare formule di ricollocamento obbligatorio in tutta Europa dei rifugiati arrivati nei paesi del Mediterraneo. Il principio della redistribuzione stenta a decollare, perché molti paesi – in particolare quelli dell’Est – si rifiutano di applicarla. Finora, 4.140 persone sono state ricollocate dalla Grecia, e 1.156 dall’Italia, su un totale di 160mila previsto nel 2015-2017(fonte Sole 24 Ore).

Tutte le persone arrivate illegalmente dovrebbero essere rastrellate e deportate – propone Orbán, che per il 2 ottobre ha indetto nel suo paese un referendum sul principio del ricollocamento. Il premier ha suggerito che gli immigrati illegali andrebbero riuniti «in una isola o sulla costa del Nord Africa. La sicurezza e i rifornimenti della località dovrebbero essere garantiti dalla stessa Unione nel suo interesse. Da questo posto, gli immigrati dovrebbero poi presentare domanda di asilo.

sabato 17 settembre 2016

Arzignano (VI). Sfonda con mazza le auto in sosta. Catturato immigrato africano senza fissa dimora.

ARZIGNANO. Paura e sconcerto oggi pomeriggio lungo le centralissime via Fiume e via Trento, ad Arzignano. Un uomo, vestito di scuro, probabilmente in preda ad un raptus di follia ha iniziato a colpire con una mazza le auto in sosta, mandando in frantumi vetri e parabrezza, e seminando il panico tra i passanti. Alcuni cittadini hanno allertato carabinieri e polizia locale e lungo le vie limitrofe è iniziata una vera e propria caccia all'uomo. Il giovane, di colore, è stato catturato dalle forze dell'ordine nei dintorni di via Fiume. Complessivamente sono almeno una ventina le macchine danneggiate.
Il Comune di Arzignano nel pomeriggio aveva diffuso un appello sulla propria pagina Facebook, con la foto dell'uomo mentre colpiva una delle auto in sosta.
ATTENZIONE: Le forze dell'ordine stanno cercando questa persona. Il soggetto è pericoloso e si aggira nella zona di Arzignano. Di carnagione scura, vestito di nero, 1,70 cm circa, attorno ai vent'anni.
Se lo avvistate chiamate subito il 112 o la polizia locale allo 335 5837277. Grazie della collaborazione.

lunedì 5 settembre 2016

Regione Veneto contro Renzi: ‘La crisi bancaria non si risolve a suon di licenziamenti’

“Non si scarichino le colpe della crisi bancaria sui lavoratori”. L’appello viene dal Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, che replica così indirettamente alle dichiarazioni del primo ministro italiano, Matteo Renzi, che a Cernobbio ha dichiarato “a porte chiuse, lontanissimo da microfoni e giornalisti, ma vicinissimo ai banchieri e finanzieri – ha detto Ciambetti – che per ottenere la modernizzazione del sistema creditizio bisognerà mettere sul tavolo 150 mila licenziamenti in dieci anni. Queste parole gravissime in una nazione minata dalla disoccupazione accompagnate alle accuse generalizzate alla classe dirigente che ha sottovalutato il nodo del sistema bancario sono state accolte con chiaro entusiasmo dai banchieri. Dopo aver azzerato i risparmi di decine di migliaia di cittadini e famiglie, dopo aver salvaguardato i predatori responsabili dei crack bancari sottraendoli persino ad ogni misura cautelativa preventiva, con le losche vicende della finanza toscana, da Montepaschi fino a Banca Etruria, sempre più celate agli occhi degli opinione pubblica, il primo ministro dice che bisogna licenziare 150 mila lavoratori, al ritmo di 15 mila all’anno, in un comparto che ha già visto oltre 60 mila licenziamenti e pensionamenti negli ultimi anni. 
Quest’ultima mossa significa voler far passare nell’opinione pubblica l’idea che una delle cause della crisi del credito sta nel costo del lavoro e non, invece, in potenti lobby che giocano con i destini di interi paesi a colpi di rating, in banchieri che non sanno fare il loro lavoro o in organismi di controllo a dir poco evanescenti. E’ singolare che ora Renzi se la prenda con i lavoratori, mentre nonostante tutto quello che è emerso dalle inchieste sulle banche popolari non sia stato peso nessun provvedimento, dico nessuno, sui meccanismi del controllo bancario, su chi doveva vigilare e invece se ne è stato silenziosamente complice: can no magna de can, si dice in Veneto, per dire che nessuno reca danno ai propri simili o, meglio in questo caso, principali finanziatori. Ecco perché la colpa, secondo Renzi, oggi è dei lavoratori da mettere sul lastrico. Magari con pensioni da fame dopo una vita di lavoro. Tutto ciò è inaccettabile, come è inaccettabile la strategia che vuole sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri responsabili di una crisi epocale fino ai pescicani che si sono arricchiti con i risparmi della povera gente, insomma la casta degli intoccabili che evidentemente detta strategie, parole e politica a palazzo Chigi”

Libero: Come si guadagna col business degli immigrati. A Vicenza il modello è l'Hotel Adele con residenze annesse

"Come funziona il business. «Con l'accoglienza ci guadagno»": sotto questo titolo l'articolo a firma di Giuseppe Spatola su Libero, che di certo non è un quotidiano di "accoglienti", ci racconta il business che c'è dietro gli immigranti, un modello che a Vicenza conosciamo soprattutto col nome dell'Hotel Adele e della sue residenze annesse e che anche noi abbiamo illustrato nel male e nel bene. Non è un modello illegittimo, se non devia verso sfruttamenti illeciti e servizi non resi a fronte dei 35 euro giornalieri che ogni struttura (non solo "accogliente" ma anche "imprenditoriale") riceve per ogni immigrato, ma sarebbe ora che chi parla e strepita contro i profughi e i richiedenti asilo esaminasse, come ha fatto Libero anche il giro di affari che generano, dopo quello immondo di chi li mette in mare su barche omicide, e che forse "incoraggia" i ritardi che ci sono nel definire le pratiche burocratiche che decretano se un profugo e richiedente asilo ha diritto alle tutele internazionali oppure no. Leggete (sia le considerazioni di Spatola  e poi la'rticolo in prima pagina di Mario Giordano) e ragioniamoci perchè la verità è sempre complessa da capire ma gli affari sono... semplici. Da individuare. 
"Come funziona il business. «Con l'accoglienza ci guadagno»" 
L'albergatore Riva ospita nei suoi hotel 291 extracomunitari e famezzo milione di utili all'anno
di Giuseppe Spatola, da Libero
Oltre mezzo milione di euro l'anno di profitto. Cinque euro di guadagno lordo al giorno per ogni profugo accolto in albergo. Fare i conti in tasca a Marco Riva, albergatore che gestisce l'ospitalità di 291 richiedenti asilo nel bresciano, è facile. Guai, però, a parlare con lui di business. «Se non fossero grandi numeri non ne varrebbe la pena».
Come dare torto a Riva, che dal 2011 si è messo a lavorare con l'accoglienza. «Noi forniamo vitto, alloggio, corsi di italiano, assistenza sociale e giuridica al pari delle cooperative - ha rimarcato -. Abbiamo previsto pure attività extra per insegnare ai ragazzi un mestiere per vivere in Italia». In questo senso l'imprenditore ha annunciato come nei suoi hotel e case questo mese partiranno corsi per insegnare ai profughi il mestiere di cameriere, barista o aiuto cuoco. Saranno lezioni che coinvolgeranno 30 richiedenti asilo. Un impegno ripagato con moneta contante dallo Stato che ogni mese dovrebbe versare 305 mila euro per l'ospitalità data ai profughi e i servizi garantiti. «Ma non è un vero affare - ha ribadito -. È stata una possibilità che gli albergatori hanno preso al volo per non soccombere di fronte alla crisi che li aveva messi in ginocchio svuotando anche le stanze più belle». Secondo Riva dei 35 euro al giorno per persona stanziati dalla Prefettura agli imprenditori rimangono in tasca poco più di cinque euro che poi vanno tassati. Così si gioca tutto sul numero degli ospiti. Riva è proprietario del Niga hotel di Azzano Mella, da dove cinque anni fa ha iniziato l'avventura con i migranti. Per aumentare gli affari l'imprenditore gestisce anche l'albergo Sole a Castegnato, diversi appartamenti a Stadolina di Vione, a Bassano Bresciano e in altri 9 comuni sparsi nella pianura bresciana, fino alla roccaforte leghista di Pontevico. Non sarà un business come dice Riva, ma di certo i profughi portano denaro contante gestito dalla Cademan srl, società che risulta proprietaria dei muri del Niga Hotel, e dalla Sveta So.ge., srl di Azzano (10 mila euro di capitale sociale) a cui capo c'è Svetlana Vetoshnikova, moglie di Riva e rappresentante d'impresa. Non solo Brescia e la Lombardia: Riva adesso mirerebbe ad esportare il suo modello in Liguria in provincia di Savona. Un progetto a cui lavorerà la sua squadra arrivata a contare 42 persone tra autisti, psicologi, operatori culturali, insegnanti di italiano, cuochi, addetti alla contabilità. Insomma, una vera e propria industria tanto che da un mese Riva ha aperto una propria cooperativa ("Progetto accoglienza & integrazione") con cui gestirà tutto il ciclo dei i servizi in totale autonomia senza dover fare affidamento su enti terzi come la Caritas, che inizialmente seguiva i corsi di italiano. Il business c'è ed è fatto con lo Stato, anche se a Brescia i pagamenti per la gestione dei profughi sono in ritardo di due mesi. L'ultima fattura saldata è quella di aprile. Ma il vero problema è che la Prefettura sembra non avere fondi a sufficienza per coprire oltre il mese di luglio. 
Non si sa più dove mettere i profughi. Tanti saluti all'accoglienza 
Arrivano ogni giorno troppi stranieri: riusciamo a salvarli inmarema non abbiamo imezziné le strutture per dare loro una sistemazione.Le città sono diventate dei dormitori a cielo aperto e i cittadini sono esasperati
Di Mario Giordano, da Libero 
Livori in corso: state tranquilli, sarete invasi. Mentre vi scriviamo la Penisola è percorsa da schiere di pullman zeppi di immigrati: scorrazzano su e giù, portano il carico negli hub, da dove poi i sedicenti profughi vengono distribuiti su tutto il territorio, fin dentro il più piccolo paesino, fin dentro casa vostra. Ogni Regione ne avrà un po' di più, ogni Prefetto è mobilitato, ogni sindaco si troverà di fronte alla drammatica scelta: tradire l'ordine dell'autorità o il mandato dei propri cittadini? E intanto i furbetti della solidarietà si fregano le mani sempre più: ogni 1000 immigrati che sbarcano sul nostro territorio sono 35mila euro in più al giorno che loro incassano. Fate i conti: i 13mila sbarcati in quattro giorni valgono al mercato dei cinici la bellezza di mezzo milione al giorno. Quasi 14 milioni di euro al mese. Il Paese esplode ma nessuno ne parla. L'opinione pubblica nazionale è distratta, il tema dell'immigrazione non suona bene nei salotti eleganti, evidentemente non si confà con il patè. Eppure solo ieri le cronache locali hanno riportato una rivolta al porto di Salerno, una rivolta a Livorno, una protesta con tanto di intervento di carabinieri nel cuore di Genova, manifestazioni a Milano, la solita tensione a Conetta dove per 190 abitanti ci sono ormai quasi 1000 immigrati, alcuni sindaci veneti che sono scesi sul piede di guerra, e la dichiarazione di stato d'emergenza all'hub di Bologna, dove c'erano 400 ospiti e ne sono arrivati in due giorni altri 350. Sicuramente ci è sfuggito qualcosa, ma di tutto questo c'è poca traccia nel dibattito nazionale. Eppure giù, ai piani bassi della gente comune, la situazione è drammatica. La Lombardia è la Regione d'Italia che ha la maggior percentuale di richiedenti asilo presenti sul territorio: sono 19.446 quelli mantenuti da tutti noi nelle strutture riconosciute, cioè il 13% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare altri 4mila. Il Veneto è al quarto posto della classifica: sono 11.260, cioè l'8% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare altri 1.700. La Toscana è al quinto posto con 10.667, cioè il 7% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare 1.300. Anzi 1378, come titolavano ieri a tutta pagina le edizioni locali. Anche il sindaco di Firenze Nardella, renziano della prima ora, vacilla: «Siamo al limite». Sì, in effetti siamo al limite. Anzi l'abbiamo sorpassato da un pezzo. In Sardegna c'erano 4mila immigrati, che già non sono pochi. Ma adesso aumenteranno fino a 6000: i 900 sbarcati oggi rimarranno tutti lì, insieme ad altri che sono arrivati o arriveranno nelle prossime ore. In Sicilia ci sono già 15.683 immigrati nei centri. Ma adesso stanno aumentando a dismisura perché solo in un mese ne sono arrivati altri 15mila. Qualcuno sarà trasferito, qualcuno no. A Pozzallo sono in ginocchio, Lampedusa ha lanciato l'Sos: «Venite a prenderli». Venite a prenderli, d'accordo. Ma per portarli dove? Girano i pullman, girano all'impazzata su e giù per l'Italia, cercando un piccolo spazio aperto, un condominio sfitto, un altro hotel che si voglia convertire a centro d'accoglienza. Girano, girano come pazzi nella speranza di trovare un altro imprenditore disperato, un costruttore che non riesce a vendere le sue case, una coop farlocca che si voglia arricchire, girano cercando di occupare un altro pezzo d'Italia, una nuova tendopoli, una caserma dismessa che finalmente entra a far parte del business. Del resto, si sa: tutto è permesso in nome della solidarietà, tutto è lecito in nome dell'emergenza, si passa sopra a qualsiasi infrazione, a qualsiasi nefandezza. Nessuno controlla, nessuno interviene. L'invasione deve continuare, l'arricchimento dei furbetti pure. Infatti, mentre noi scriviamo, su e giù per l'Italia i pullman continuano a girare. E non solo quelli, per la verità. riproduzione riservata
Da Vicenzapiù.

venerdì 2 settembre 2016

Un lettore scrive al comandante Scarpellini: ‘Chi paga le multe dei rom?’ La Caritas

Gentile Comandante Scarpellini,
seguo in maniera attenta i fatti di cronaca dell’Altovicentino e leggendo dell’ennesimo blitz in una postazione di rom che si erano accampati ancora una volta nella zona industriale di Schio, mi è venuta in mente una domanda, che le voglio porgere attraverso Altovicentinonline.
Quando sequestrate i caravan e sanzionate i rom che non rispettano le regole, chi le paga le multe? E’ una domanda che si fanno in molti e non ci crediamo proprio che le paghino loro, come facciamo noi comuni cittadini che se sgarriamo alla guida, ci becchiamo e paghiamo sempre le nostre sanzioni.
Grazie per la sua risposta e grazie per il vostro lavoro di ogni giorno.
Manuel Dalla Costa , Schio
Eg. Sig. Dalla Costa,
neanche si immagina quanto le sia grato per la domanda, ma non sarà facile dare una risposta solo professionale.
Le attività dei nomadi sono protette dalla Legge, non solo italiana, ivi compreso il loro diritto a non avere fissa dimora. Il problema è che un simile stile di vita è difficilmente compatibile con le regole generali di una società che si fonda sul lavoro e sulla proprietà privata. Sappiamo tutti che gran parte delle risorse per il sostentamento del nomadismo provengono anche da attività illecite, anche se non sempre facili da contrastare e provare con i vigenti strumenti giuridici. Peraltro, anche nei casi di flagranza, difficilmente un arresto viene seguito da una custodia cautelare in carcere o, comunque, da una reclusione prolungata atta ad inficiare ulteriori azioni delittuose (famosa “certezza della pena”).
Per questo lo stazionamento di un campo nomadi, per quanto temporaneo, crea un vero e proprio allarme sociale e le richieste di sgombero pervengono alle centrali operative delle forze dell’ordine sin dai primi minuti.
I risultati dei molteplici, quanto meritori, tentativi di integrazione sono sotto gli occhi di tutti e non fanno altro che aumentare una fisiologica diffidenza e una diffusa sensazione di insicurezza.
Premesso quanto sopra, l’attività amministrativa legata al Codice della Strada o ai Regolamenti Comunali è l’unica che comunque ci consente di tentare di fornire una risposta ai cittadini che chiedono interventi. Neanche i nomadi accettano di buon grado una sanzione pecuniaria amministrativa, soprattutto se legata ad un provvedimento di fermo, sequestro o confisca.
Per rispondere al titolo della Sua domanda: “ma i ROM pagano le multe ?”, devo dire: no. quasi mai le pagano. Le pagano solo per rientrare in possesso di un mezzo sequestrato, spesso e volentieri ottenendo il relativo denaro dalle varie associazioni caritatevoli (talvolta senza neanche chiederlo).
Tra l’altro i vari caravan e roulottes sono considerati dalla normativa internazionale delle vere e proprie abitazioni, e come tali godono di una protezione di gran lunga superiore a quella di un normale veicolo, anche perché spesso unica dimora di minorenni.
Con un po’ di frustrazione, ma pienamente consapevole del fatto che prima di fare rispettare la Legge agli altri, devo a mia volta rispettarla, dico che le “regole d’ingaggio” sono queste e non posso fare altro che darmi da fare al massimo per applicare quel poco che mi è concesso, confidando che, prima o poi, si arrivi a qualche risultato.
Non ci abbandoni perchè abbiamo bisogno del sostegno di persone come Lei
Giovanni Scarpellini
Da Altovicentinonline

giovedì 1 settembre 2016

Terremoto, la proposta del Veneto: “date a ogni Regione un paese di cui occuparsi totalmente”

“Dateci un Comune, un centro, una frazione e il Veneto si occuperà di tutto quello che serve alla comunità che lì risiede, fino a quando la vita tornerà alla normalità e non ci sarà più bisogno della nostra presenza”. E’ l’offerta di adozione di un paese tra quelli quasi completamente distrutti dal terribile terremoto del centro Italia è stata avanzata dall’assessore regionale veneto alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin, ai rappresentanti del governo nel corso della Conferenza delle Regioni svoltasi oggi in seduta straordinaria a Roma per definire il coordinamento degli aiuti alle zone colpite dal sisma del 24 agosto scorso.
Un mettersi a disposizione che ricorda quel «chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese» di kennediana memoria, “che nasce – spiega l’assessore – dalla consapevolezza che se il Veneto verrà messo nelle condizioni di portare in una precisa e circoscritta area, in modo strutturale e coordinato, le proprie esperienze, professionalità e mezzi, il sostegno alla popolazione risulterà particolarmente efficace”.
Bottacin ha assicurato al capo del dipartimento nazionale della protezione civile, Fabrizio Curcio, al ministro per gli affari regionali, Enrico Costa e al commissario designato per le zone terremotate, Vasco Errani, che il Veneto, “con la stessa logica della colonna mobile, che è autonoma e autosufficiente”, può occuparsi di uno dei Comuni che vuole risorgere dalle sue rovine. “Possiamo trasferire e attivare in loco – precisa l’assessore – servizi, strumenti e competenze per far sì che la popolazione non sia costretta ad abbandonare in questa impegnativa fase della ricostruzione i luoghi nei quali vuole vivere: dalle cucine alla farmacia mobile, dall’istruzione all’assistenza sanitaria e psicologica, dalle diverse attività tecniche finalizzate alla riedificazione degli immobili agli interventi veterinari per il settore zootecnico oggi in grande sofferenza. Un vasto spettro di tipologie di intervento reso possibile dagli accordi e dalle convenzioni che abbiamo stipulato con vari ordini professionali del Veneto”.
“Se a ogni Regione che vuole dare il proprio aiuto verrà assegnata un’area della quale dovrà occuparsi totalmente – conclude Bottacin –, ritengo che le popolazioni oggi angosciate dal dolore, dalla paura e dall’insicurezza che incombe pesantemente su di loro, potranno guardare al futuro con più speranza”.
Regione Veneto

Stazione di Vicenza, Zack della Guardia di Finanza blocca uno spacciatore richiedente asilo politico con 280 grammi di marijuana

Una pattuglia di Finanzieri del Nucleo Mobile del Gruppo di Vicenza, alle 12:00 circa di ieri, presso la stazione ferroviaria di Vicenza, ha sottoposto a controllo un cittadino della Sierra Leone, T.A. di 22 anni domiciliato a Mestre ma di fatto senza fissa dimora, titolare di permesso di soggiorno e richiedente asilo politico, che è stato immediatamente segnalato dall'unità cinofila composta dal cane antidroga ZACK, al quale non è sfuggito l'odore inconfondibile della sostanza stupefacente. Il soggetto, nonostante arrivasse trafelato sul binario per salire su un treno regionale in partenza per Verona, una volta accortosi d'essere individuato dal fiuto di ZACK, ha tentato inutilmente la fuga; perquisito dai militari, è stato trovato in possesso di oltre 280 grammi di marijuana confezionata in 11 involucri di cellophane e pronta allo spaccio. 
Lo stesso, tratto quindi in arresto in flagranza di reato, sarà accompagnato già quest'oggi davanti al Giudice del Tribunale di Vicenza per la celebrazione del giudizio con rito direttissimo.
Ancora una volta lo scalo ferroviario vicentino si è confermato fondamentale crocevia non solo per i viaggiatori, ma anche per gli spacciatori. 
Guardia di Finanza

Fertility day, Luca Zaia: inutile, il governo spenda per le coppie che non fanno figli

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia interviene sulla questione “Fertility Day”, la campagna del Ministero della salute promossa per il prossimo 22 settembre 
“Un’iniziativa inutile, soldi spesi male. Per promuovere le nascite il Governo aiuti le tante coppie che vorrebbero un figlio e non lo concepiscono perché non sanno come potranno mantenerlo, mandarlo all’asilo, istruirlo. Se il problema del Ministro Lorenzin è quello di avere più nascite – aggiunge il Governatore del Veneto – deve rendersi conto che ci si trova di fronte a tre categorie di coppie: quelle che per scelta non vogliono figli, quelle che li vorrebbero ma non possono per motivi clinici, quelle che li desiderano ma non li mettono al mondo perché non hanno i soldi sufficienti per garantire loro un futuro dignitoso.
Le prime due categorie, per senso logico, non sono interessate da nessuna iniziativa. Rimane la terza, che però non ha bisogno di stimoli a procreare da una campagna di slogan, ma di sostegni nazionali al progetto di vita di avere uno o più figli. Cioè di più welfare concreto e meno pacche sulle spalle. A queste coppie, tanto per capirsi, sarebbero dovuti andare anche i soldi spesi in pubblicità sterile”.
“Si finanzino adeguatamente le politiche di sostegno alle giovani coppie con figli – dice Zaia – si contribuisca come si deve al funzionamento degli asili nido, si abbassino i costi della scuola di ogni genere e grado, si renda compatibile con le esigenze di un figlio il lavoro dei genitori. In Veneto ad esempio, lo fanno in proprio, meritevolmente, grandi aziende dell’occhialeria. Lo dovrebbe fare lo Stato, e per tutta Italia. Fossi una di queste coppie – conclude il Presidente del Veneto – mi sentirei offeso da un Governo che mi dice di fare figli ma non è capace di sostenere il loro futuro fin dalla nascita” .