lunedì 5 settembre 2016

Libero: Come si guadagna col business degli immigrati. A Vicenza il modello è l'Hotel Adele con residenze annesse

"Come funziona il business. «Con l'accoglienza ci guadagno»": sotto questo titolo l'articolo a firma di Giuseppe Spatola su Libero, che di certo non è un quotidiano di "accoglienti", ci racconta il business che c'è dietro gli immigranti, un modello che a Vicenza conosciamo soprattutto col nome dell'Hotel Adele e della sue residenze annesse e che anche noi abbiamo illustrato nel male e nel bene. Non è un modello illegittimo, se non devia verso sfruttamenti illeciti e servizi non resi a fronte dei 35 euro giornalieri che ogni struttura (non solo "accogliente" ma anche "imprenditoriale") riceve per ogni immigrato, ma sarebbe ora che chi parla e strepita contro i profughi e i richiedenti asilo esaminasse, come ha fatto Libero anche il giro di affari che generano, dopo quello immondo di chi li mette in mare su barche omicide, e che forse "incoraggia" i ritardi che ci sono nel definire le pratiche burocratiche che decretano se un profugo e richiedente asilo ha diritto alle tutele internazionali oppure no. Leggete (sia le considerazioni di Spatola  e poi la'rticolo in prima pagina di Mario Giordano) e ragioniamoci perchè la verità è sempre complessa da capire ma gli affari sono... semplici. Da individuare. 
"Come funziona il business. «Con l'accoglienza ci guadagno»" 
L'albergatore Riva ospita nei suoi hotel 291 extracomunitari e famezzo milione di utili all'anno
di Giuseppe Spatola, da Libero
Oltre mezzo milione di euro l'anno di profitto. Cinque euro di guadagno lordo al giorno per ogni profugo accolto in albergo. Fare i conti in tasca a Marco Riva, albergatore che gestisce l'ospitalità di 291 richiedenti asilo nel bresciano, è facile. Guai, però, a parlare con lui di business. «Se non fossero grandi numeri non ne varrebbe la pena».
Come dare torto a Riva, che dal 2011 si è messo a lavorare con l'accoglienza. «Noi forniamo vitto, alloggio, corsi di italiano, assistenza sociale e giuridica al pari delle cooperative - ha rimarcato -. Abbiamo previsto pure attività extra per insegnare ai ragazzi un mestiere per vivere in Italia». In questo senso l'imprenditore ha annunciato come nei suoi hotel e case questo mese partiranno corsi per insegnare ai profughi il mestiere di cameriere, barista o aiuto cuoco. Saranno lezioni che coinvolgeranno 30 richiedenti asilo. Un impegno ripagato con moneta contante dallo Stato che ogni mese dovrebbe versare 305 mila euro per l'ospitalità data ai profughi e i servizi garantiti. «Ma non è un vero affare - ha ribadito -. È stata una possibilità che gli albergatori hanno preso al volo per non soccombere di fronte alla crisi che li aveva messi in ginocchio svuotando anche le stanze più belle». Secondo Riva dei 35 euro al giorno per persona stanziati dalla Prefettura agli imprenditori rimangono in tasca poco più di cinque euro che poi vanno tassati. Così si gioca tutto sul numero degli ospiti. Riva è proprietario del Niga hotel di Azzano Mella, da dove cinque anni fa ha iniziato l'avventura con i migranti. Per aumentare gli affari l'imprenditore gestisce anche l'albergo Sole a Castegnato, diversi appartamenti a Stadolina di Vione, a Bassano Bresciano e in altri 9 comuni sparsi nella pianura bresciana, fino alla roccaforte leghista di Pontevico. Non sarà un business come dice Riva, ma di certo i profughi portano denaro contante gestito dalla Cademan srl, società che risulta proprietaria dei muri del Niga Hotel, e dalla Sveta So.ge., srl di Azzano (10 mila euro di capitale sociale) a cui capo c'è Svetlana Vetoshnikova, moglie di Riva e rappresentante d'impresa. Non solo Brescia e la Lombardia: Riva adesso mirerebbe ad esportare il suo modello in Liguria in provincia di Savona. Un progetto a cui lavorerà la sua squadra arrivata a contare 42 persone tra autisti, psicologi, operatori culturali, insegnanti di italiano, cuochi, addetti alla contabilità. Insomma, una vera e propria industria tanto che da un mese Riva ha aperto una propria cooperativa ("Progetto accoglienza & integrazione") con cui gestirà tutto il ciclo dei i servizi in totale autonomia senza dover fare affidamento su enti terzi come la Caritas, che inizialmente seguiva i corsi di italiano. Il business c'è ed è fatto con lo Stato, anche se a Brescia i pagamenti per la gestione dei profughi sono in ritardo di due mesi. L'ultima fattura saldata è quella di aprile. Ma il vero problema è che la Prefettura sembra non avere fondi a sufficienza per coprire oltre il mese di luglio. 
Non si sa più dove mettere i profughi. Tanti saluti all'accoglienza 
Arrivano ogni giorno troppi stranieri: riusciamo a salvarli inmarema non abbiamo imezziné le strutture per dare loro una sistemazione.Le città sono diventate dei dormitori a cielo aperto e i cittadini sono esasperati
Di Mario Giordano, da Libero 
Livori in corso: state tranquilli, sarete invasi. Mentre vi scriviamo la Penisola è percorsa da schiere di pullman zeppi di immigrati: scorrazzano su e giù, portano il carico negli hub, da dove poi i sedicenti profughi vengono distribuiti su tutto il territorio, fin dentro il più piccolo paesino, fin dentro casa vostra. Ogni Regione ne avrà un po' di più, ogni Prefetto è mobilitato, ogni sindaco si troverà di fronte alla drammatica scelta: tradire l'ordine dell'autorità o il mandato dei propri cittadini? E intanto i furbetti della solidarietà si fregano le mani sempre più: ogni 1000 immigrati che sbarcano sul nostro territorio sono 35mila euro in più al giorno che loro incassano. Fate i conti: i 13mila sbarcati in quattro giorni valgono al mercato dei cinici la bellezza di mezzo milione al giorno. Quasi 14 milioni di euro al mese. Il Paese esplode ma nessuno ne parla. L'opinione pubblica nazionale è distratta, il tema dell'immigrazione non suona bene nei salotti eleganti, evidentemente non si confà con il patè. Eppure solo ieri le cronache locali hanno riportato una rivolta al porto di Salerno, una rivolta a Livorno, una protesta con tanto di intervento di carabinieri nel cuore di Genova, manifestazioni a Milano, la solita tensione a Conetta dove per 190 abitanti ci sono ormai quasi 1000 immigrati, alcuni sindaci veneti che sono scesi sul piede di guerra, e la dichiarazione di stato d'emergenza all'hub di Bologna, dove c'erano 400 ospiti e ne sono arrivati in due giorni altri 350. Sicuramente ci è sfuggito qualcosa, ma di tutto questo c'è poca traccia nel dibattito nazionale. Eppure giù, ai piani bassi della gente comune, la situazione è drammatica. La Lombardia è la Regione d'Italia che ha la maggior percentuale di richiedenti asilo presenti sul territorio: sono 19.446 quelli mantenuti da tutti noi nelle strutture riconosciute, cioè il 13% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare altri 4mila. Il Veneto è al quarto posto della classifica: sono 11.260, cioè l'8% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare altri 1.700. La Toscana è al quinto posto con 10.667, cioè il 7% della popolazione. Ebbene: ne potrebbero arrivare 1.300. Anzi 1378, come titolavano ieri a tutta pagina le edizioni locali. Anche il sindaco di Firenze Nardella, renziano della prima ora, vacilla: «Siamo al limite». Sì, in effetti siamo al limite. Anzi l'abbiamo sorpassato da un pezzo. In Sardegna c'erano 4mila immigrati, che già non sono pochi. Ma adesso aumenteranno fino a 6000: i 900 sbarcati oggi rimarranno tutti lì, insieme ad altri che sono arrivati o arriveranno nelle prossime ore. In Sicilia ci sono già 15.683 immigrati nei centri. Ma adesso stanno aumentando a dismisura perché solo in un mese ne sono arrivati altri 15mila. Qualcuno sarà trasferito, qualcuno no. A Pozzallo sono in ginocchio, Lampedusa ha lanciato l'Sos: «Venite a prenderli». Venite a prenderli, d'accordo. Ma per portarli dove? Girano i pullman, girano all'impazzata su e giù per l'Italia, cercando un piccolo spazio aperto, un condominio sfitto, un altro hotel che si voglia convertire a centro d'accoglienza. Girano, girano come pazzi nella speranza di trovare un altro imprenditore disperato, un costruttore che non riesce a vendere le sue case, una coop farlocca che si voglia arricchire, girano cercando di occupare un altro pezzo d'Italia, una nuova tendopoli, una caserma dismessa che finalmente entra a far parte del business. Del resto, si sa: tutto è permesso in nome della solidarietà, tutto è lecito in nome dell'emergenza, si passa sopra a qualsiasi infrazione, a qualsiasi nefandezza. Nessuno controlla, nessuno interviene. L'invasione deve continuare, l'arricchimento dei furbetti pure. Infatti, mentre noi scriviamo, su e giù per l'Italia i pullman continuano a girare. E non solo quelli, per la verità. riproduzione riservata
Da Vicenzapiù.

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