martedì 30 giugno 2015

Vicenza. Il nomade investe in Rolex e sfugge alla confisca

Li ha acquistati il 15 giugno Massimiliano Vivian, anticipando la decisione del tribunale che doveva pronunciarsi sul sequestro della somma.
VICENZA. L'acquisto di tre orologi Rolex del controvalore di 105 mila euro ha il sapore della beffa per la giustizia che cercava di confiscare il denaro usato per comperarli. Il nomade Massimiliano Vivian, 39 anni, appreso formalmente che la procura voleva sequestrare, in base alla legge antimafia, i soldi su un conto corrente bancario nella sua disponibilità, come misura di prevenzione patrimoniale, si è recato di gran carriera a Venezia dove ha acquistato tre autentici gioielli bonificando quanto richiesto dal venditore. Del resto, la transazione doveva essere svolta alla luce del sole, pàrdon, dell'oro. Non appena i carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza, che da mesi stanno svolgendo un'articolata inchiesta sui beni dei nomadi della città, l'hanno saputo hanno eseguito una perquisizione anche nell'accampamento di viale Diaz 4, all'Albera, ma l'esito è stato negativo. Ovviamente Vivian aveva depositato altrove i tre preziosi Rolex del valore di oltre 30 mila euro ciascuno.Si è così verificato quello che il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, temeva. (...)
GdV 30.06.2015.

lunedì 29 giugno 2015

Contrordine, non siamo razzisti

Dopo anni di complicità politica e culturale la sinistra si sveglia e prende atto di un suo ennesimo fallimento, figlio di una ideologia dura a morire nella quale anche il giovane Renzi è rimasto impigliato in tutto questo tempo.
Contrordine. L'invasione dei clandestini è un problema grave che va affrontato con ogni mezzo. Dopo anni di complicità politica e culturale la sinistra si sveglia e prende atto di un suo ennesimo fallimento, figlio di una ideologia dura a morire nella quale anche il giovane Renzi è rimasto impigliato in tutto questo tempo.
Ieri il premier ha ammesso che il suo partito dovrà prendere atto della possibilità di introdurre i respingimenti e il ministro Delrio, in una intervista a Panorama , dichiara che è giunto il momento di «sparare agli scafisti». Per aver sostenuto con forza e, salvo rare eccezioni, in solitudine questi elementari concetti di legittima difesa e basilari principi di sovranità nazionale, ci siamo presi dei razzisti, populisti, fascisti e beceri da politici e intellettuali organici. Non pretendiamo scuse, ma almeno il riconoscimento che noi eravamo dalla parte del giusto e loro del torto. Un torto che è costato un numero impressionante di vite umane affondate insieme al sogno che l'Italia fosse un porto sicuro. Un sogno che tanti danni ha fatto a questo Paese in termini di sicurezza, dignità e conflitto sociale permanente.
La sinistra sta arrivando alla stessa conclusione dei governi Berlusconi e della Bossi-Fini: l'immigrazione va fermata con ogni mezzo, occorre distinguere con fermezza e certezza tra profughi e clandestini e agire di conseguenza. Non era un concetto particolarmente complicato, a noi da sempre appare addirittura elementare. Come quello che va arginata l'ingerenza della magistratura nella vita politica. Quante battaglie abbiamo fatto e quanti insulti, minacce e addirittura condanne ci siamo presi su questo tema di libertà: servi del padrone, complici di ladri, faziosi. Tutti giudizi che oggi vengono risparmiati ai gazzettieri di Renzi, del governo e del Pd che stanno brigando per salvare e mantenere in carica sottosegretari, politici amici, sindaci e governatori raggiunti da soli avvisi di garanzia, da dubbie richieste di arresto o vittime di leggi assurde come la Severino. Forti di questo oggi ci sentiamo di denunciare l'ennesima porcata, cioè la richiesta di condanna a cinque anni per Silvio Berlusconi fatta dai procuratori di Napoli nel processo sulla presunta compravendita di voti al Senato. Una ipotesi che è stata smentita in maniera inequivocabile da tutti i testimoni, Romano Prodi compreso, sfilati durante il dibattimento. Vedremo cosa scriveranno oggi sull'argomento i giornali così garantisti con i guai di Renzi. Ma non ci facciamo particolari illusioni.
di Alessandro Sallusti (Giornale)

domenica 28 giugno 2015

Vicenza. Profughi, settimana record Arrivati 200, metà spariti

Non hanno voluto farsi fotosegnalare 138 migranti  che vogliono raggiungere i Paesi del Nord Europa  Oggi sono attesi altri gruppi, almeno trenta persone.
VICENZA. Duecento in una settimana. Per l'esattezza 199: sono i profughi arrivati a Vicenza. Ne erano stati annunciati cento, sono il doppio.
I NUMERI. Da lunedì in poi non c'è stato un solo giorno di sosta. Ma se venerdì è andata relativamente bene e dal pullman da Catania sono scesi solo dieci nigeriani, altri giorni sono stati decisamente più impegnativi. Martedì in assoluto il più difficile, con ben tre gruppi, complessivamente 77 migranti: 34 eritrei e poi ancora 23 da Siria, Libia e Palestina e infine gli ultimi venti (Mali e Nigeria). Nella giornata di ieri venti i profughi (19 del Ghana e solo uno del Burkina Faso)che tuttavia, arrivati alla caserma Sasso, hanno rifiutato di farsi fotosegnalare.
FUGA DALL'ITALIA. Non vogliono rimanere in Italia: il loro obiettivo è raggiungere il Nord, in questo caso molti hanno parlato della Svezia. I motivi sono tanti: spesso hanno amici o parenti, un punto di riferimento e un appoggio per iniziare la loro nuova vita in un Paese straniero; altrettanto frequentemente a pesare è il trattamento economico. (...)
GdV 27.06.2015.

Dopo la strage in Tunisia Allerta terrorismo a Vicenza

Il santuario di Monte Berico è considerato tra i luoghi a rischio attentato e messi sotto sorveglianza da parte delle forze dell'ordine.
VICENZA. Ci risiamo. Come per la strage di Carlie Hebdo a Parigi, il giorno dopo il massacro sulla spiaggia tunisina e l'assalto alla centrale del gas francese, torna l'allerta terrorismo. Vicenza compresa, che tra l'altro ospita una super base americana. Il che significa, come la volta scorsa, più controlli nei siti sensibili. La direttiva anche in questo caso è arrivata dal ministero dell'Interno e ha interessato oltre alla questura anche i comandi cittadini di carabinieri e guardia di finanza. L'indicazione è di fatto una: aumentare la vigilanza sui possibili obiettivi di un attacco terroristico. Che sono quelli classici: su tutti le basi militari Usa della Ederle e del Dal Din (oltre alla base Pluto di Longare e quella del Tormeno), il Villaggio della pace a Vicenza est (che ha appena ospitato Michelle Obama) e ancora i luoghi di culto con Monte Berico in cima alla lista. Ma la vigilanza da potenziare tocca anche a ferrovie, autostrade e centrali elettriche. Insomma tutti quei luoghi che potrebbero diventare bersaglio di un eventuale attacco di qualche fanatico. (...)
GdV 27.06.2015.

sabato 27 giugno 2015

Integrazione sogno impossibile: l'islam vuole solo ucciderci

Giornata di terrore. In Tunisia strage sulla spiaggia: massacrati 37 turisti In Francia attentato a una fabbrica di gas. Ucciso il proprietario, usata la sua testa come firma: è la prima decapitazione dell'Isis in Europa.
Due attentati in un sol giorno, uno in Francia, vicino a Lione, con un uomo decapitato e la sua testa accostata a una bandiera dell'Isis, tanto perché non ci fossero equivoci sulla matrice del delitto, e il secondo in Tunisia, nel Golfo di Hammamet (sissignori, quello di Craxi), con addirittura 37 salme, turisti freddati in spiaggia a titolo dimostrativo o addirittura inseguiti nelle stanze di un paio di resort, ex luoghi paradisiaci di vacanze.
Non è finita. In Kuwait, per gradire, alcuni kamikaze si sono fatti esplodere davanti a una moschea: 13 cadaveri. Per oggi, anzi per ieri, può bastare a rammentarci che le guerre di religione o gli scontri di civiltà, o come diavolo si vogliano definire i massacri seriali in corso, non sono fenomeni regionali irrilevanti né destinati ad essere circoscritti a qualche zona particolare.
Siamo di fronte all'ennesima esplosione di follia omicida su scala internazionale di cui non comprendiamo, per accidia o per incapacità di valutare la portata dei fatti, la genesi e le finalità. Ogni volta che accadono episodi di questa gravità, i nostri sentimenti oscillano tra l'incredulità e lo stupore e, nonostante si ripetano con regolarità, ci illudiamo che siano casi isolati, non significativi di uno stato permanente di terrore voluto dagli islamisti allo scopo di farci capire che l'obiettivo siamo noi, noi dell'Occidente, infedeli da eliminare.
Illuminante, nella sua stupidità, il commento di François Hollande: «Non dobbiamo cedere alla paura». Scusi, presidente, con tutto il rispetto, ma come si fa a non avere paura di assassini crudeli e spietati che agiscono in nome di Allah? Che tagliano teste come se potassero alberelli? Che gettano bombe e compiono stragi? Dovremmo essere sereni e pensare che i fondamentalisti sono dei mattacchioni mossi da spirito goliardico?
Alcuni mesi orsono i ragazzotti dell'Isis hanno assaltato un giornale satirico parigino, Charlie Hebdo , ed è stata un'ecatombe. Non contenti, hanno stecchito altri cittadini il giorno appresso. Ma lei, Hollande, se ne è già dimenticato? Si è scordato di essere sceso in piazza in segno di solidarietà nei confronti dei morti ammazzati? Quella manifestazione in teoria doveva servire a sensibilizzare le coscienze dei francesi e, in genere, degli europei, mobilitandoli nella lotta ai malnati. Che ieri si sono nuovamente dati da fare per seminare terrore e versare sangue. E adesso lei ci viene a dire di non soccombere alla paura. Ci suggerisce di esultare? O forse confonde la paura con il panico? Già. Il panico è un cattivo consigliere, mentre la paura è indispensabile per trovare il coraggio di organizzare una difesa seria dal pericolo. Difesa alla quale, dopo una settimana dall'eccidio nella sede del settimanale, lei non ha più pensato. Così come non ci hanno più pensato coloro che sfilarono con lei lungo i boulevard di Parigi in segno di protesta contro i nemici della nostra civiltà.
Sia chiaro. Non ce l'abbiamo con il presidente francese: siamo irritati a causa dell'indifferenza europea, di ogni Paese comunitario, ai problemi riguardanti la sicurezza della gente minacciata dai musulmani esaltati che, dai tempi delle Torri Gemelle abbattute a New York, non hanno più smesso di attaccare le nostre democrazie talmente tolleranti da aver tollerato perfino l'immigrazione in massa proveniente dal Medio Oriente. Il dramma è che noi non abbiamo abbastanza paura (e qui evoco il titolo di un mio libro in materia) dei carnefici dello Stato islamico perché, in fondo, speriamo che essi si stanchino di sterminarci gratis e scoprano il piacere di vivere nel Vecchio Continente, dove i testi religiosi, compreso il Corano, appartengono alla sfera culturale e non si applicano quali codici penali.
Ci illudiamo. Non esistono i musulmani moderati. Anche quelli che non sparano, difficilmente, anzi mai, deplorano i fratelli criminali, probabilmente in silenzio approvano le uccisioni che compiono. Tutto ciò non succede per caso, ma è il frutto velenoso di un'immigrazione incontrollata che ha invaso il nostro continente, Francia, Inghilterra, Italia, eccetera, senza mai integrarsi appieno e rimanendo legata alla tradizione islamica, come dimostra la circostanza che quasi tutti i terroristi attivi dalle nostre parti sono figli e nipoti di musulmani trapiantati qui da decenni. L'integrazione è un sogno irrealizzabile. O comprendiamo questo concetto elementare o continueremo a credere ingenuamente che europei e arabi possano amalgamarsi e rispettare gli stessi valori. Aspetta e spera.
Gli Stati Uniti sono andati due volte a combattere in Irak e una volta in Afghanistan per esportarvi la democrazia, provocando centinaia di migliaia di vittime: hanno fatto un buco nell'acqua. Ovvio, in quei Paesi se ne infischiano dei nostri modelli istituzionali, non sanno cosa siano e li rifiutano, preferiscono il Corano e le sue feroci disposizioni comprendenti la decapitazione, il taglio delle mani e dei piedi, per sorvolare sulle crocifissioni, recentemente tornate di moda insieme con il rogo: bruciare vivi i cristiani piace all'islam integralista. E noi come ci proteggiamo? Ospitando in casa nostra cani e porci, salvo lagnarci perché non si limitano ad abbaiare e a grugnire: uccidono.
di Vittorio Feltri (Giornale 27.06.2015)

La renziana. "Contro il terrorismo diciamo sì ai matromoni gay come negli Usa"

È il ragionamento espresso dalla deputata renziana Lia Quartapelle, membro della Commissione Esteri.
“Sono negli Stati Uniti per un programma di visite organizzate dal Dipartimento di Stato. La giornata di venerdì, con i tanti, troppi morti, il dolore e la paura, vista da qui è stata un'altra giornata.
Perché la notizia negli Stati Uniti è stata invece la sentenza della Corte Suprema sui matrimoni gay legali in tutti gli stati”. A scrivere è Lia Quartapelle, deputata del Pd e membro della commissione Esteri che nelle intenzioni di Renzi avrebbe dovuto prendere il posto di Federica Mogherini alla Farnesina ma Napolitano le preferì Paolo Gentiloni.
L’enfant prodige della politica estera renziana, nel suo blog sull’Huffringtonpost, racconta il suo stupore per il fatto che nessuna tv americana ieri si sia soffermata sugli attentati che hanno colpito la Tunisia, la Francia, La Somalia e il Kuwait. “Sono rimasta molto colpita, perché vedevo la conferma di quella distanza sperimentata da noi europei durante la marcia di Parigi dopo l'attentato di gennaio dove non erano presenti americani. Quella che noi percepiamo come distanza qui viene in ogni colloquio sottolineata come una richiesta pressante affinché l'Europa diventi leader positivo nel Mediterraneo”, spiega la Quartapelle che poi si lancia in un quanto mai scivoloso confronto tra Europa e Stati Uniti.
“La sentenza di venerdì – spiega la deputata dem - è ancora più simbolica in questa giornata, anche per l'Europa e per tutto il mondo libero anche perché è un passo in avanti verso una società più aperta, inclusiva, capace di dare spazio alle differenze. Proprio quella società che i fanatici assassini di oggi vogliono spaventare”. Concedere i matrimoni omosessuali anche in Europa, secondo il ragionamento della Quartapelle, è un modo per combattere il terrorismo islamico perché “solo dall'unione delle democrazie, dall'estensione dei diritti, che può scaturire la forza per contrastare il terrore, e per difendere i diritti di tutti, da Washington a Tunisi, a Kuwait City”.
di Francesco Curridori (Giornale)

Roberto Ciambetti è il nuovo Presidente del Consiglio della Regione Veneto

In molti davano per scontato che il Presidente del Consiglio della Regione sarebbe stato Sergio Berlato, che con i suoi 10.400 voti è stato il candidato più votato in Veneto.
Invece Luca Zaia, nel suo primo atto ufficiale da Governatore, ha dato l’incarico a Roberto Ciambetti, ufficialmente il più votato dei leghisti.
“Sono stato consigliere e poi assessore regionale – ha ricordato Ciambetti nel suo primo discorso da Presidente del Consiglio regionale – e so bene quali siano le preoccupazioni, le ansie, le aspirazioni, degli uni come degli altri, ma so anche che i nostri problemi sono piccolissima cosa dinnanzi alle preoccupazioni vissute da tanti veneti, sofferte da tante famiglie e aziende della nostra regione, vittime di una crisi che pare senza via d’uscita. E’ a questi cittadini che noi dobbiamo dare una risposta reale”.
Anche se vanta una notevole esperienza politica alle spalle, il neo presidente nato a Sandrigo, non ha nascosto l’emozione per aver ottenuto un incarico di primo piano.
Con il motto ‘superiamo i vecchi riti della politica e diamo risposte reali ai cittadini’, Ciambetti nel suo discorso non ha lesinato citazioni importanti, spaziando da Piero Calamandrei a Papa Francesco, da Primo Levi a Benjamin Franklin. Richiamando poi l’articolo 3 della Costituzione, Ciambetti ha detto: “Il compito delle istituzioni è quello di rimuovere quegli ostacoli che impediscono di dare un lavoro a tutti, assicurare una giusta retribuzione, garantire la formazione scolastica, assicurare a tutti pari dignità. La politica non deve essere logorroica e fatta di dibattiti estenuanti perché questi allontanano l’approvazione di norme fondamentali per la vita comune. Bisogna confrontarsi democraticamente – ha concluso – e fare sintesi  di questo confronto per dare risposte reali ai tanti problemi dei veneti “.
A.B. (Altovicentinonline)

Vicenza. Campo Rom viale Diaz, con norma "antimafia" sequestrati beni per centomila euro


"Pericolosità sociale e sproporzione tra reddito dichiarato e tenore di vita mantenuto". Dopo un lavoro di un anno e mezzo di indagini del reparto operativo dei Carabinieri di Vicenza è stata portata a compimento la prima parte di un'operazione al campo Rom di viale Diaz. È stato messo in atto un provvedimento in origine utilizzato per il sequestro dei beni mafiosi, ora per la prima volta applicato a Vicenza.
I Carabinieri hanno ricostruito oltre dieci anni di introiti nei confronti di due persone domiciliate in città che non svolgono attività lavorativa e già condannate o con precedenti: sequestrati un'auto minicooper gialla, due roulotte (lasciate ai proprietari in quanto loro abitazione), un personal computer, cinque telefonini, una tv digitale e la proprietà di un terreno agricolo. Inoltre sono stati congelati i conti correnti degli indagati.
Ora la "palla" passa al tribunale, con una udienza di convalida del sequestro e la prima udienza del processo il 7 luglio.
da VicenzaPiù

mercoledì 24 giugno 2015

Venezia, il sindaco Brugnaro mantiene la promessa: "Via le favole gay dalle scuole"

Il sindaco di Venezia ritira dalla scuola i libri che contengono "favole arcobaleno". E chiarisce: " A casa i genitori possono fare quello che vogliono"
L'aveva promesso durante la campagna elettorale, ora il sindaco Luigi Brugnaro, attuale sindaco di Venezia, è passato all'azione mantenendo le promesse.
Una delle prime misure disposte dal primo cittadino è stata quella di togliere tutti i libri che contengono le cosiddette "favole arcobaleno" dalle scuole materne ed elementari del territorio veneziano. Si tratta di quei libricini che vennero acquistati dall'amministrazione comunale precedente su input della consigliera delegata alla Lotta alla discriminazione Camilla Seibezzi.
I libricini in questione contavano una spesa di 10.000 euro per piccoli volumi che sarebbero dovuti finire tra gli scaffali degli istituti e che avrebbero dovuto insegnare ai più piccoli ad accettare e soprattutto a rispettare le differenze di genere. Favole in cui, per esempio, due pinguini maschi covavano lo stesso uovo, o un cagnolino sognava da grande di fare la ballerina. Al tempo scoppiarono feroci polemiche che spaccarono in due anche la maggioranza in Comune.
Il sindaco è fermo sulla sua posizione. Sostiene infatti che "a un bambino non puoi chiedere di fare queste cosa qua. I genitori poi sono liberi di fare le loro scelte. Parlarne è possibile nei convegni, negli ambiti della cultura. Poi la libertà di scelta degli adulti deve essere massima. Il bambino deve trovarsi a scuola in un ambiente sereno e tranquillo, dopodiché nelle loro case chiameranno i genitori papà 1 e papà 2, mamma e mamma 2. Possono fare quello che vogliono. Noi - ha concluso - incoraggeremo tutto ciò che vuol dire integrazione, ma dobbiamo pensare anche alla maggioranza delle persone. Io non me la dimentico di sicuro".
di Sonia Bedeschi (Giornale)

Immigrazione, Zaia: basta a facinorosi e violenti


Ora basta con i facinorosi e i violenti. Bisogna prevedere pene più severe per i reati commessi dagli immigrati. Al minimo accenno vanno trattati sulla base del loro comportamento. E quindi sbattuti dentro o rispediti da dove sono venuti. Senza se e senza ma.
L’immediata espulsione dal Paese di tutti gli immigrati che si rendano protagonisti di comportamenti aggressivi, prepotenti o peggio violenti.
Non hanno alcuna giustificazione, mi riferisco ad una furiosa lite tra immigrati avvenuta nel vicentino e al blocco stradale attuato a Vittorio Veneto da alcuni immigrati che si opponevano alla notifica del decreto di cessazione dell’assistenza a quattro di loro, ed è ora che non vengano giustificati da nessuno ma trattati come meritano.
Va detto anche basta a questa situazione incredibile per la quale migliaia di persone, delle quali due terzi non sono profughi ma migranti economici, vengono mantenute senza fare niente dalla mattina alla sera e per ringraziare combinano guai e violano la legge e le più normali regole della convivenza civile. Il Veneto e i Veneti hanno una lunga storia di migrazione, ma hanno anche insegnato che emigrare non vuol dire andare a pretendere tutti i diritti e nessun dovere all’estero, ma andarci per lavorare e integrarsi con onestà e rispetto.
Vero è che ci troviamo di fronte a una situazione complessiva insostenibile, di fronte alla quale i Governanti italiani e quelli europei non sanno che pesci pigliare, che si sta trasformando in prospettiva nemmeno troppo lontana in un fenomeno di grande pericolosità sociale. Non lontano, come gravità e impatto, ad altri tempi oscuri vissuti dall’Italia, come la stagione del terrorismo.
Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto

lunedì 22 giugno 2015

Schio. Cavi rubati e 6 nomadi denunciati, uno vive in casa Ater. Orsi: ‘Valuteremo la revoca dell’assegnazione’

Ha fatto scalpore la notizia dei sei nomadi denunciati a Schio per un furto di cavi elettrici dal campo da rugby e ritrovati ieri mattina, mentre la banda li stava smistando per la presunta ricettazione. Uno dei denunciati, ha scoperto il sindaco Orsi, su segnalazione della Polizia Locale che ha eseguito l’operazione, gode del privilegio di vivere in un alloggio Ater. Appartamento concesso negli anni passati. Ora il primo cittadino vuole capire se i diritti ci siano tutti per vivere in quell’alloggio. Per questo motivo, ha scritto al presidente Ater Valentino Scomazzon per vederci chiaro sulla vicenda.
“La situazione reddituale – spiega Valter Orsi – è uno degli elementi di valutazione per la formazione delle graduatorie che portano al diritto di abitare in un alloggio di edilizia pubblica, come ad altri benefici. Queste persone potrebbero avere una fonte di reddito irregolare, per non dire illegale, che sicuramente non emerge dalle dichiarazioni ufficiali. C’è una giustizia oggettiva, oltre a quella che deriva dall’applicazione delle norme e dei regolamenti. Ho chiesto, quindi, al Presidente dell’Ater di precedere con tutte le verifiche del caso, al fine di arrivare anche ad una eventuale revoca dell’assegnazione stessa.”
N.B. (Altovicentinonline)

Pontida. L’annuale adunata del popolo leghista richiama i fedelissimi dell’Altovicentino.

Il pubblico delle grande occasioni (si parla di 50 mila leghisti accorsi da tutte le regioni d’Italia) si è radunato, ieri,  per il consueto appuntamento ‘dell’orgoglio leghista’ nella storica piana di Pontida, in provincia di Bergamo, con l’intento di festeggiare quest’anno il successo che ha visto la lega trionfare alle Regionali in Veneto e in Liguria.
Il neo confermato governatore del Veneto Luca Zaia ha fatto il suo intervento subito prima del leader nazionale Matteo Salvini, soffermandosi soprattutto sul tema caldo dell’immigrazione e rimettendo a fine discorso la fiducia che gli elettori hanno riposto in lui: ‘Il popolo dovrà controllare il mio operato e verificare se è degno del voto ricevuto’.
Tra i personaggi folkloristici che hanno sfoggiato le consuete magliette dalle scritte più disparate (la più alla moda in assoluto quella con l’immagine della ruspa anti rom e anti Renzi) e i gazebi allestiti in tutte le lingue del Nord Italia folta è stata la partecipazione dei leghisti veneti, tra cui una grossa fetta di vicentini. Thiene, Schio, Cogollo, Piovene, San Vito, Torrebelvicino e altri paesi dell’Altovicentino si sono mobilitati arrivando già venerdì sera per salutare Matteo Salvini ed i consiglieri regionali appena eletti.
Altovicentinonline 22.06.2015

mercoledì 17 giugno 2015

Schio (VI). I profughi "scaricati" in fuga nella zona industriale

Dall'albergo che li accoglie sono scappati 18 ospiti  di nazionalità somala ed eritrea. Alcuni di loro sono stati fermati dai vigili urbani  e condotti in Questura.
SCHIO. Dicevano di non sapere dove si trovassero, di essere stati scaricati nella notte da un pullman senza aver capito chi li stesse trasportando, né dove fossero diretti. Erano africani, probabilmente originari della Somalia, in evidente stato confusionale. Girovagavano senza meta per la zona industriale camminando lungo il ciglio delle strade e cercando riparo dal sole e dalla vista gli alberi della pista ciclabile. Dove siano ora, non si sa. Ma più preoccupante è che non sia chiaro nemmeno da dove fossero arrivati. Potrebbero essere quelli scappati dal centro di accoglienza all'hotel Duca d'Este di Santorso. Ma secondo la polizia locale, quei fuggiaschi erano stati tutti individuati e condotti in questura. E in effetti c'è anche chi dice di aver visto una corriera che stava scaricando dei migranti in viale dell'Industria. L'unica certezza, insomma, è un altro giorno di ordinaria emergenza nell'accoglienza.
GgV 16.06.2015.

Venezia, la prima a contrastare la tratta di schiavi

Il Veneto al centro delle critiche del governo per la posizione netta sul traffico di esseri umani e immigrazione senza controlli. Veniamo accusati di demagogia da chi è campione di inerzia e inefficienza. In Veneto la parola schiavo è stata trasformata in quel ciao che è saluto gioioso e i primi a dire no, seppure con qualche distinguo e gioco diplomatico, alla tratta di schiavi furono proprio i Veneziani.
Con la Constitutio del Doge Pietro IV Candiano del giugno 960, stesa con l’ausilio di Bono, patriarca di Aquileia, e dei vescovi lagunari, con la quale veniva ribadito l’antico divieto risalente già a Orso Partecipazio nell’867.
Nella Constitutio  di Pietro Candiano   veniva fatto divieto ai veneti di prestare soldi a greci perché comprassero schiavi mentre  nessun veneto doveva nemmeno osare il trasporto di schiavi   in “terra Graecorum” o  “ultra Polam” e  nessun veneto doveva prendere denaro da greci o da gente “de terra Beneventi”  per trasportare schiavi.  Pesanti le pene: 5 lire d’oro di multa e,   per chi non pagava,   mutilazione, morte, confisca dei beni, scomunica.  Non s’andava sul leggero, insomma, e non c’erano condoni e depenalizzazioni di sorta.
Di secoli ne sono passati da Pietro IV Candiano, ma nel Canale di Sicilia e lungo le rotte che dalla Libia conducono all’Italia la tratta di esseri viventi continua e non si fa nulla per arginarla. Anzi.
Che sia proprio il dicastero destinato alla difesa della sicurezza e  dell’ordine pubblico ad alimentare il disordine e le tensioni sociali, ponendo le basi di una diffusa insicurezza è un paradosso che si materializza giorno dopo giorno.  Le aree del degrado e del sopruso, della brutalità e della violenza incontrollata vanno estendendosi sempre più:  davanti a questo scenario  le verbigerazioni del primo ministro, che gioca con le parole ma non prende rimedi seri, lasciano annichiliti.
Mentre Renzi s’avvita nelle sue affabulazioni, l’Austria del cancelliere socialdemocratico Werner Faymann  respinge alle frontiere italiani gli immigrati e a Ventimiglia la Francia del socialista Nicolas Hollande non è da meno. In Italia la sinistra attacca la Lega e l’accusa di qualunquismo.
Ogni immigrato, sembrano dirci austriaci e francesi e quanti in Europa, ad iniziare dagli Inglesi, stanno assumendo posizioni molto rigide sull’accoglienza di nuovi immigrati, è un problema in più da affrontare e da risolvere.
Tutti sappiamo che l’unica soluzione possibile è, oltre alla chiara distinzione tra rifugiato politico e immigrato,  l’azione nei Paesi di origine dei flussi e sulle sponde nordafricane:  il Guardian il 13 maggio scorso aveva rivelato un piano europeo d’azione complesso, di autentica polizia umanitaria, che avrebbe previsto anche azioni militari di terra per smantellare la rete dei trafficanti di esseri umani. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condizionato il suo assenso a quel piano purché l’operazione fosse condivisa da tutte le fazioni che si contendono il potere il Libia. In pratica l’Onu ha assunto una posizione pilatesca e se ne lava le mani.  Certo, se al posto di ogni migrante ci fosse un barile di petrolio, le grandi potenze sarebbero già intervenute nei Paesi produttori senza chiedere il permesso di nessuno come sono solite fare nelle aree petrolifere e il summit dei potenti del  Bilderberg avrebbe già analizzato la faccenda.   Ma qui ci sono solo poveri cristi e tanti che sulle pelle di questi stanno facendo affari d’oro. E non sempre sono contrabbandieri, o scafisti: il business dell’accoglienza come insegna Mafia Capitale è eccezionale. Ai tempi del doge Pietro IV Candiano avrebbero rischiato molto a violare la legge.  Oggi invece…
Roberto Ciambetti, Lega Nord

Vicenza. Profughi, i prefetti contro i sindaci: «Altri 1.500 posti»

«Solo 3.500 immigrati sistemati su 5 mila destinati  al Veneto». Zaia: «Aiuti solo a chi scappa da morte Ribadirò il mio no anche al vertice del Viminale»
VENEZIA. Dove verranno sistemati i profughi in arrivo in Veneto? Il tavolo di coordinamento di ieri pomeriggio in prefettura a Venezia ancora non lo ha stabilito, ma le linee tracciate dal prefetto Domenico Cuttaia sono chiare: o tutti i Comuni collaboreranno, o saranno le prefetture a mandare gli immigrati semplicemente dove c'è posto.
COLLABORAZIONE. «Il problema c'è: bisogna essere pragmatici. Di fronte alla situazione emergenziale, cercheremo la condivisione di tutti, vorremmo applicare il criterio demografico come base per la distribuzione anche all'interno delle province, per ridurre al minimo il disagio» ha spiegato Cuttaia al termine del vertice nella Sala Lanna di Ca' Corner. Aggiungendo subito: «Cercheremo di aumentare la platea di Comuni interessati, perché adesso sono solo 102, su 579, quelli che stanno accogliendo i migranti. Perché dobbiamo sistemarli, altrimenti lasciarli liberamente andare dove vogliono, senza assistenza, neanche medica, diventerebbe un problema serio. (...)
GdV 16.06.2015.

lunedì 15 giugno 2015

Vicenza. L'albergo diventa coop I clienti? 150 profughi

L'Hotel Adele ospita in via Medici circa 80 migranti  Altri 74 sono stati trasferiti in case private a Bolzano  dove gli abitanti si dividono e qualcuno mugugna.
VICENZA. Da una parte un'azienda del settore alberghiero che, in un momento di difficoltà, sceglie di concentrarsi su una nicchia di mercato. Dall'altra un paese di 6700 abitanti che si trova catapultati nel suo territorio una settantina di migranti e un sindaco che finisce nell'occhio del ciclone. Nel mezzo partiti e comitati che soffiano sul fuoco, ma anche storie di accoglienza che passano inosservate. Succede a Bolzano Vicentino, «dépendance dell'Hotel Adele», commenta con una battuta Daniele Galvan, sindaco del Comune che vanta una delle percentuali più alte di profughi: uno ogni cento residenti. Il dieci per cento di quelli ospitati in provincia. E c'è chi protesta.
L'ALBERGO. In via Medici a San Bortolo la titolare Meri Spiller non ci sta a passare per una che specula sull'emergenza. «Noi ci siamo sempre stati, in silenzio, anche nei giorni dell'alluvione. E comunque se non li alloggiassimo noi, ci sarebbero altri, Caritas o alberghi della città. Io penso prima di tutto alla mia azienda, che dà lavoro a 30 dipendenti. (...)
GdV 14.06.2015.

Tramonto del Pd in Veneto: al ballottaggio perde 5 a 0

Dopo l'epocale sconfitta di Alessandra Moretti alle Regionali il centrosinistra soccombe anche alle comunali. Cinque a Zero. Tutti i comuni veneti al ballottaggio, Lonigo, Castelfranco, Portogruaro, Venezia e Rovigo, vanno al centrodestra.
Lonigo, unico comune del vicentino ad andare al doppio turno - per la prima volta, visto che ha raggiunto i 15mila abitanti - passa alla Lega Nord. Il nuovo sindaco, Luca Restello, appoggiato dal Carroccio e da due civiche, ha la meglio con il 63,75% dei voti su Chiara Gianesin (36,25%) che si è presentata con tre liste civiche, una della quali (Democratici per Lonigo) di matrice Pd. 
In Veneto la sconfitta più bruciante, che cambierà non di poco gli assetti del partito regionale, è però quella di Venezia. Luigi Brugnaro è il nuovo primo cittadino del capoluogo. Dopo anni di amministrazione centrosinistra la città lagunare passa al governo di un sindaco appoggiato da Forza Italia e da quattro liste civiche. Brugnaro vince con il 53,21% dei voti sul Felice Casson, il candidato del Pd e di altre cinque civiche, che si ferma al 46,79%.
Maria Teresa Senatore (centrodestra) a Portogruaro arriva al posto del precedente governo civico di area centrosinistra vincendo con il 52,26% su Marco Terenzi (centrosinistra) che si ferma al 47,74%. A Castelfranco Veneto riconfermata la Lega Nord: il nuovo sindaco è Stefano Marcon (52,53%) che vince su Claudio Beltramello del Pd (47,47%).
A Rovigo il dato alle 2:00 non era definitivo ma la vittoria in tasca, con 52 sezioni scrutinate su 56 è praticamente di Massimo Bergamin (centrodestra) che con gli ultimi dati era al 59,73% vincendo contro il 40,27% di Nadia Romeo (centrosinistra).
Infine, l'altro grande crollo è quello dell'affluenza alle urne. A livello nazionale il secondo turno ha visto una partecipazione del 47,12% dei votanti, contro il 63,21% della prima tornata. In nessuno dei cinque comuni veneti l'affluenza è stata superiore al 50%.
VicenzaPiù 15.06.2015

domenica 14 giugno 2015

Immigrazione: non sprechiamo tempo con scelte sbagliate

Dall'inizio dell'anno sono arrivati in Italia 55 mila immigrati e ai primi giorni di giugno erano censiti nei centri di accoglienza temporanei 76.486 stranieri. Si stimano almeno 130 mila nuovi arrivi da qui alla fine dell'anno. Secondo le organizzazioni internazionali, i flussi maggiori trovano lo sbocco in Libia, con oltre 45 mila immigrati salpati in questi primi cinque mesi dell'anno. Segue, per importanza l'Egitto. Numeri minimi, invece, da Algeria, Tunisia e Turchia.
E' chiaro che gli organizzatori della tratta mirano all'Italia come paese di sbarco e i motivi di questa scelta sono abbastanza chiari: le politiche messe in campo dai governi Monti in poi anziché contrastare il fenomeno lo hanno incentivato garantendo ottime possibilità di impunità a scafisti e organizzatori di traffici criminali,  i quali hanno potuto sviluppare i loro scandalosi commerci accumulando capitali insospettabili.
La vicinanza tra Africa e Sicilia ha fatto il resto, rendendo l'itinerario italiano il più  facile da affrontare  oltre che permeabile, come hanno ben intuito anche le organizzazioni terroristiche islamiche.
L'Europa non garantisce alcun tipo di aiuto sostanziale e anche la promessa di accogliere qualche migliaio di rifugiati politici, i quali già di per sé rappresentano solo una sparuta minoranza, sembra evaporare.  Nessuna protesta reale da parte del governo, neanche quando si fa notare che una delle ragioni di una escalation incredibile nasce dalla decisione franco-britannica di attaccare la Libia di Gheddafi, ponendo così le basi di quel caos che caratterizza l'ex colonia italiana: i responsabili internazionali di quegli attacchi scriteriati oggi si lavano le mani delle conseguenze della loro follia.
Ma questa situazione è anche frutto dello scarso peso politico e diplomatico del nostro Paese sempre più evidente: lasciati soli a fronteggiare una situazione di una delicatezza estrema, senza una regia all’altezza. Negli ultimi giorni, si stanno avverando previsioni che da tempo erano state fatte: la rete dell'assistenza è prossima al collasso mentre emerge con una costanza preoccupante anche l'emergenza medico-sanitaria che s'aggiunge al rischio terroristico e all' incremento della delinquenza e dei reati riconducibili all'immigrazione clandestina.
Le stime della distribuzione nel territorio nazionale degli immigrati che di tanto in tanto vengono sbandierate da questo o quell'esponente governativo non reggono ad una razionale verifica: in Veneto, dal 2014 ad oggi,  si contano almeno 10 mila arrivi in una Regione che già ospita 541 mila immigrati dei quali almeno 42 mila sono disoccupati.  Come immigrati stranieri siamo ben oltre il 10 per cento della popolazione, concentrati tutti tra i principali capoluogo di provincia e la vasta area pedemontana tra il Vicentino, l'Alta Padovana e il Trevigiano. In termini di incidenza effettiva, dunque, l'impatto è ben elevato e chi ci rinfaccia di non voler ospitare quei due o tre mila immigrati in più che il Viminale senza consultare nessuno ha deciso di inviarci non ha esattamente compreso che la situazione socio-economica ma anche sanitaria  non consente ulteriori aggravi.
Sergio Romano, con il pragmatismo di diplomatico di lungo corso e  grande cultura, ha ben indicato le soluzioni possibili spiegando che bisogna distinguere tra perseguitati cui dare asilo e immigrati, bisogna risolvere le crisi libiche e siriane, coinvolgere i paesi dell'Africa settentrionale e far arrivare quei sussidi garantiti a suo tempo da Bruxelles, ma bisogna soprattutto non sprecare tempo. Proprio questo spreco di tempo è  la colpa più  grande che pesa su un governo che non s’è mosso in maniera adeguata e ha sbagliato l' impensabile aggravando lo scenario come non mai.
Roberto Ciambetti, Lega Nord

sabato 13 giugno 2015

Aveva seguito i "consigli" di Alessandra Moretti. Pensionato ospita immigrato che gli prosciuga il conto in banca

Aveva seguito i "consigli" di Alessandra Moretti, la candidata alla regione Veneto travolta alle elezioni regionali. Aveva aperto le porte di casa sua a un immigrato, come suggerito da LadyLike, mettendo a sua disposizione una camera dove dormire. Il risultato? Pessimo. Il marocchino di 24 anni che aveva ospitato, in pochi giorni, gli ha prosciugato il conto in banca. Suo malgrado, il protagonista della storia è un pensionato di Crespano, in provincia di Treviso. Dopo il furto, la denuncia, e dopo la denuncia, il processo. Il marocchino è stato condannato a 1 anni e 6 mesi di reclusione. Come riporta Il Gazzettino, in soli cinque giorni aveva alleggerito il conto dell'anziano di oltre mille euro. Ritornano dunque alla mente le parole della Moretti, che in campagna elettorale disse: "Ospitare un profugo a casa mia mi pare paradossale, ma un pensionato che ha un assegno esiguo potrebbe arrotondare ospitando un profugo a casa sua. Circa 35 euro al giorno - aveva aggiunto - sono una buona cifra per chi ospita nella propria casa un immigrato". Chissà cosa ne pensa, ora, il pensionato di Crespano.
da Liberoquotidiano.

Zaia torna alla carica su profughi "al mare" e commenta capotreno aggredito

Via subito tutti i profughi attualmente collocati in tutte le località turistiche del Veneto e basta nuove allocazioni. E’ questo il senso di una lettera ufficiale inviata oggi dal Presidente della Regione del Veneto a tutti i Prefetti del Veneto, nella quale il Governatore si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da Sindaci, cittadini e imprenditori del turismo Veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall’invio di profughi, già avvenuto in varie località.
“Facendo mio lo sgomento di quanti mi hanno in ogni modo e in ogni dove manifestato la propria preoccupazione che una simile ridda di voci e di azioni possa determinare un effetto devastante sulla stagione turistica in corso, e soprattutto un boomerang sulle prenotazioni a causa delle pubblicità negativa che i media internazionali sono pronti a rilanciare su vasta scala avvantaggiando i Paesi confinanti – scrive il Governatore – sono a chiedere con la presente di provvedere allo sgombero con la massima urgenza di tutte le strutture ricettive e degli alloggi già occupati da immigrati nelle località turistiche e a desistere dal procedere a nuove allocazioni”.
“Gli annunci delle ultime ore – aggiunge tra l’altro il Presidente -  che individuano strutture ricettive e turistiche, oltre ad immobili di privati cittadini, nelle zone del litorale veneto e del bacino termale euganeo quali sedi in cui allocare gli ultimi arrivi di immigrati, seguiti da episodi di vero e proprio ‘scarico’, avvenuti recentemente nel trevigiano e nella zona dei Colli nel padovano, stanno facendo montare la protesta delle comunità locali, dei Sindaci dei Comuni minacciati e degli operatori turistici, i quali, attraverso le loro Organizzazioni di categoria, mi hanno rivolto un accorato appello in difesa dei territori e della stagione turistica. Una stagione che, iniziata sotto una congiuntura favorevole, rischia, a causa degli allarmismi derivanti da una simile situazione di emergenza, di venire irrimediabilmente compromessa”.
Il Governatore del Veneto, nella sua lettera ai Prefetti, ricorda che il Veneto è la prima Regione turistica d’Italia e la sesta d’Europa, con 63 milioni di presenze (pari al 15% del volume nazionale), con 17 miliardi di fatturato annuo compreso l’indotto, con 420 mila occupati nel settore, e con un contributo dell’8% all’intero Prodotto Interno Lordo Regionale.
“Un simile primato – scrive in proposito il Presidente – non vale soltanto come medaglia da esibire. Ma significa sviluppo economico e occupazione che non possono essere compromessi da una serie di azioni scomposte che stanno colpendo e interessando le principali località turistiche del Veneto”.
“Tolleranza zero e punizione durissima, senza tentennamenti, senza lungaggini: in galera subito e per il più lungo tempo possibile, l’ideale sarebbe buttare le chiavi. Oramai non è più criminalità, è barbarie, e come tale va trattata”.
Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto commenta l’orrendo crimine commesso a bordo di un treno a Milano, a causa del quale un capotreno, aggredito con un machete, ha perduto un braccio.
“Gli episodi di violenza sui treni, verso i ferrovieri ma anche contro i viaggiatori – incalza il Governatore del Veneto – sono sempre più frequenti ed efferati ovunque, e anche in Veneto questo problema si va ingigantendo. Non è immaginabile che migliaia di pendolari, di viaggiatori e di ferrovieri ogni giorno debbano essere esposti a questi rischi, non è possibile che si abbia timore a frequentare le nostre stazioni o a salire sui convogli di Trenitalia o sui bus delle nostre città”.
“E’ assolutamente necessario che anche in Veneto si rafforzi la sicurezza dei pendolari e del personale delle aziende di trasporto – conclude il Presidente – la Regione Veneto ha già fatto la sua parte consentendo la gratuità del viaggio a chi indossa la divisa. Ma se la Polfer non ce la fa da sola, si facciano salire sui treni i militari che stanno nelle caserme. A Strade Sicure si affianchi una operazione Treni e Bus sicuri su tutti i mezzi del TPL.  La sicurezza è da tempo un’emergenza gravissima e richiede un impegno eccezionale”.
Le note della Regione Veneto con le parole del Presidente Luca Zaia

venerdì 12 giugno 2015

Profughi Zaia: nessun sindaco veneto disposto all'accoglienza

Sul taglio dei contributi "il problema è diverso in Veneto perché i sindaci e anche alcune prefetture sono sulla posizione di dire di no". Così il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio24, sottolineando una differenza con la Lombardia.
"E' una posizione praticamente unanime, perché noi abbiamo già dato. Non più tardi di qualche mese fa le prefetture hanno detto che non c'è più spazio. Del resto dei 514mila migranti che abbiamo, oggi 42mila sono senza lavoro e quindi per noi è una vera e propria emergenza". Quindi nessun sindaco è disposto ad accogliere migranti? "Dalle informazioni che ho io no. Il fronte è compatto. Poi se c'è qualcuno che li vuole accogliere lo dica, a me non risulta".
Il Gruppo 24 ORE rende note le dichiarazioni di Luca Zaia

Immigrazione, Regione Veneto “blinda” le Ater e ottiene vertice in Prefettura

Com’è noto, il patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica (le cosiddette “case popolari”) è gestito in Veneto dalle Ater e viene assegnato sulla base di rigide graduatorie. In riferimento alle voci di possibili assegnazioni in deroga alle graduatorie o di requisizioni di questi alloggi per ospitare immigrati, il Presidente della Regione del Veneto ha inviato stamane una lettera a tutte le Ater della Regione.
Sollecitandole a porre la massima attenzione sulle procedure di assegnazione degli alloggi e ad attuare un rigorosissimo rispetto delle graduatorie.
Il fenomeno immigratorio in atto, “Rischia di determinare gravi ripercussioni anche su taluni aspetti del sociale – scrive tra l’altro il Governatore nella lettera – tra i quali quello dell’emergenza abitativa, già notevolmente pressante sul nostro territorio”.
“In tale contesto – scrive ancora il Presidente della Regione – ed al fine di non disattendere le legittime aspettative di coloro che, utilmente collocati nelle graduatorie comunali per l’assegnazione di un alloggio, sono in attesa di ricevere adeguata risposta alle proprie esigenze abitative, invito le Aziende a voler porre in essere la massima attenzione sulle procedure comunali di assegnazione degli alloggi pubblici”.
“Nel rimanere in attesa di conoscere tempestivamente eventuali anomalie sulle procedure rilevate o su eventuali iniziative di altre Autorità che possano riguardare alloggi popolari sfitti – si conclude la missiva – ringrazio sin d’ora per la collaborazione, sicuramente rivolta a contrastare fenomeni di ingiustizia sociale e parzialità”.
Il Prefetto di Venezia Domenico Cuttaia ha accolto la perentoria richiesta, inviatagli ieri per lettera dal Presidente della Regione del Veneto, di organizzare un vertice urgente sul tema dell’immigrazione.
L’appuntamento è stato fissato per lunedì prossimo 15 giugno, alle ore 15.00 in Prefettura a Venezia.
Ne dà notizia lo stesso Governatore del Veneto.
Le note della Regione Veneto sulla situazione immigrazione

Zaia scrive ai prefetti veneti: ‘Via i profughi da qui!’

‘Via subito tutti i profughi attualmente collocati in tutte le località  del Veneto e basta nuove allocazioni’.
E’ questo il senso di una lettera ufficiale inviata oggi dal Presidente della Regione del Veneto a tutti i Prefetti del Veneto, nella quale il Governatore si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da Sindaci, cittadini e imprenditori del turismo Veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall’invio di profughi, già avvenuto in varie località.
“Facendo mio lo sgomento di quanti mi hanno in ogni modo e in ogni dove manifestato la propria preoccupazione che una simile ridda di voci e di azioni possa determinare un effetto devastante sulla stagione turistica in corso, e soprattutto un boomerang sulle prenotazioni a causa delle pubblicità negativa che i media internazionali sono pronti a rilanciare su vasta scala avvantaggiando i Paesi confinanti – scrive il Governatore – sono a chiedere con la presente di provvedere allo sgombero con la massima urgenza di tutte le strutture ricettive e degli alloggi già occupati da immigrati nelle località turistiche e a desistere dal procedere a nuove allocazioni”.
“Gli annunci delle ultime ore – aggiunge tra l’altro il Presidente – che individuano strutture ricettive e turistiche, oltre ad immobili di privati cittadini, nelle zone del litorale veneto e del bacino termale euganeo quali sedi in cui allocare gli ultimi arrivi di immigrati, seguiti da episodi di vero e proprio ‘scarico’, avvenuti recentemente nel trevigiano e nella zona dei Colli nel padovano, stanno facendo montare la protesta delle comunità locali, dei Sindaci dei Comuni minacciati e degli operatori turistici, i quali, attraverso le loro Organizzazioni di categoria, mi hanno rivolto un accorato appello in difesa dei territori e della stagione turistica. Una stagione che, iniziata sotto una congiuntura favorevole, rischia, a causa degli allarmismi derivanti da una simile situazione di emergenza, di venire irrimediabilmente compromessa”.
Il Governatore del Veneto, nella sua lettera ai Prefetti, ricorda che il Veneto è la prima Regione turistica d’Italia e la sesta d’Europa, con 63 milioni di presenze (pari al 15% del volume nazionale), con 17 miliardi di fatturato annuo compreso l’indotto, con 420mila occupati nel settore, e con un contributo dell’8% all’intero Prodotto Interno Lordo Regionale.
“Un simile primato – scrive in proposito il Presidente – non vale soltanto come medaglia da esibire. Ma significa sviluppo economico e occupazione che non possono essere compromessi da una serie di azioni scomposte che stanno colpendo e interessando le principali località turistiche del Veneto”.
Altovicentinonline 12.05.2015

Quel pasticciaccio brutto delle Province

Quel pasticciaccio brutto delle province ha un responsabile unico, ben preciso, il governo italiano, che all’inizio parlò dell’abolizione dell’ente, di risparmi milionari, di maggiore efficienza e funzionalità. Ad oggi, si brancola invece nella nebbia totale con il risultato di avere circa 20 mila lavoratori in ansia e cittadini che  vedono messo a  rischio servizi che non sono marginali.
I semi di una situazione ormai fuori controllo furono piantati da Mario Monti, il quale personalmente detestava l’istituto provinciale e non accettò alcun consiglio di prudenza sul tema: l’idea di Monti era quella dell’abolizione totale delle province, atto prodromico allo smantellamento di tutti gli apparati provinciali dello stato, dalle prefetture alle varie agenzie statali, il che avrebbe determinato risparmi di scala nei conti pubblici. L’operazione non sarebbe stata indolore, anche perché l’unico modo per risparmiare è licenziare il personale, operazione questa decisamente impopolare e spaventosa in uno scenario in cui la disoccupazione nazionale è già elevata e i lavoratori anziani, gli ultracinquantenni, non riescono a ricollocarsi.
Così il governo Renzi, non ha abolito le province, anzi,  e con la Riforma Delrio si è limitato a diminuire il tasso di democrazia dell’istituto provinciale, senza con questo diminuire la presenza del personale politico che vede, anzi, in alcuni casi rafforzato a dismisura il ruolo. Risparmi concreti? Poca cosa. Con la legge di stabilità 2015, in contrasto con la Riforma Delrio come stigmatizzato dalla Corte dei Conti,  sempre il governo ha determinato esuberi per circa 20 mila lavoratori scaricando poi nel decentramento la soluzione del problema di questi neo-esodati.  Ricordate le dichiarazioni del ministro Madia a metà Maggio? Il governo avrebbe garantito posto di lavoro e stipendio ai dipendenti provinciali. Si era a due settimane dal voto e oggi quelle parole sembrano essere passate nella collezione delle promesse elettorali impossibili da mantenere.. Sempre il governo, ancora un mese fa,  garantiva l’attivazione di una agenzia nazionale per l’impiego, in grado di assorbire le attuali strutture provinciali, affrontando in maniera decisa un nodo cruciale per il mercato del lavoro, tema chiave. Negli stessi giorni sempre l’esecutivo dava per certo il passaggio degli uomini della polizia provinciale nel Corpo Forestale.   Dell’agenzia nazionale per l’impiego non si parla più salvo ipotizzare una struttura di bacino locale con un contributo statale di 70 milioni di Euro su 220 milioni di spesa (e il resto, chi lo paga?) e per quanto riguarda la polizia provinciale questa è destinata a confluire nei corpi della vigilanza municipale, spesa a carico dei comuni. Risparmi? Chi si sgrava sono i conti dello stato, ma non quelli di Comuni e Regioni.  La confusione, in altre parole, è grande e alta e la colpa non si può scaricare né sulle organizzazioni sindacali, né sulle province, sui Comuni o sulle Regioni: nel volgere di poche settimane ci viene presentata una tesi smentita pochi giorno dopo e non esistono certezze.  Da mesi il governo tenta di dividere gli  enti locali e di addebitare a chi non ha responsabilità le conseguenze delle sue scelte: il gioco alla lunga non può reggere.  L’impressione è quella di trovarsi in una nave lasciata in balia delle onde, dove  chi è al comando non riesce a dare né ordini congrui al timoniere e a sala macchine, né informazioni corrette ai passeggeri. Scena già vista di recente: nave Concordia. Ben altra concordia, oggi, rischia di spezzarsi tra i marosi delle contraddizioni.

Roberto Ciambetti, Lega Nord

Arrivi, fughe, furti. È caos profughi. Posti letto al limite

Ieri 18 nuovi rifugiati portati a Valli del Pasubio Interventi della polizia a Camp Marzo e ai Pomari A Bolzano si riunisce il “Comitato No Clandestini”
VICENZA. Profughi che arrivano, che scappano, ciondolano in giro per la città, giocano a calcio, delinquono. È successo tutto ieri, nell´ennesima giornata di caos di un´emergenza che sta scivolando rapidamente verso la normalità. Agenti di polizia e carabinieri sono molto provati. E sono loro, attraverso i sindacati, i primi a dire: «Non ce l´abbiamo con questi disperati, ma la gestione è un disastro».
CAOS NUMERI. A dare la cifra della situazione è l´impossibilità di avere dati precisi sulle presenze in provincia. «Dovremmo essere a 720 - spiegano in prefettura - ma non abbiamo un numero esatto». Ogni giorno è una battaglia per trovare un tetto ai nuovi arrivati. L´ultima soluzione è spuntata ieri, quasi in extremis: un bed & breakfast a Valli del Pasubio, dove sono stati accompagnati una quindicina dei 18 migranti arrivati da Mali, Guinea, Senegal, Costa d´Avorio e Burkina Faso. In città l´hotel Adele è al completo: a ogni pasto vengono serviti un centinaio di coperti e i titolari stanno cercando nuovi posti letto in provincia.
FUGA A MARANO. L´altra sera nell´Alto Vicentino sono stati registrati altri allontanamenti dalle strutture di accoglienza, dopo quelle dei giorni scorsi. Diciotto profughi somali ed eritrei si sono dati alla fuga. Come spiegato nei giorni scorsi, si tratta con buona probabilità di persone alle quali spetterebbe l´asilo; scappano perché non vogliono farsi fotosegnalare in Italia, puntano al Nord Europa. La polizia locale Nordest Vicentino ne aveva trovati otto nei campi intorno a Marano, ma l´intervento è stato poi annullato: non c´erano reati. L´altra sera alcuni profughi erano stati ristorati dai Giovani Comunisti dell´area Schio-Thiene; ieri è arrivato il ringraziamento da parte del segretario provinciale di Prc Roberto Fogagnoli.
CAMPO MARZO. Ieri intanto la polizia e la guardia di finanza hanno messo in piedi un controllo coordinato nei pressi di viale Roma. A Campo Marzo sono stati trovati sette immigrati, di cinque richiedenti asilo. Erano arrivati lì con sette bici, tra le quali una mountain bike fiammante. Al termine dei controlli si sono allontanati uno alla volta, ma gli ultimi tre hanno capito che gli agenti stavano tenendo d´occhio la mtb e si sono allontanati a piedi. La bici cerca ora un proprietario. Tra i profughi anche un ghanese che risultava ospitato a Milano e un nigeriano registrato a Firenze. Hanno spiegato di essere in città per trovare alcuni amici.
POMARI. Un altro episodio dai contorni dubbi si è verificato nella notte in via Mons. Onisto. Attorno alle 2.15 i residenti di una palazzina hanno sentito movimenti sospetti nei garage sotterranei. All´arrivo delle volanti non c´era più nessuno, ma poco lontano gli agenti hanno trovato un cittadino siriano irregolare e un profugo tunisino che ha già ottenuto lo status di rifugiato.
BOLZANO. Intanto a Bolzano Vicentino sale la tensione intorno ai profughi, una settantina, ospitati in paese. «Il 10% di quelli provinciali, pur rappresentando lo 0,7% della popolazione» si legge in volantino firmato Lega Nord. Stasera nella casa delle associazioni è in programma una riunione organizzata dal sedicente Comitato No Clandestini. «Siamo diventati una dependance dell´Hotel Adele - spiega il sindaco Daniele Galvan - che alloggia i migranti in appartamenti e in una casa colonica. Le donne in paese non si sentono tranquille. Qualcuno pensa che sia colpa del Comune, ma noi veniamo messi a conoscenza degli spostamenti soltanto dopo». La Lega ha già raccolto circa 500 firme che saranno consegnate al prefetto nel corso di un incontro previsto per giovedì prossimo. COPYRIGHT (GdV 12.06.2015)

giovedì 11 giugno 2015

Marano Vicentino: Cinque immigrati per ore girano per il paese, poi spariscono: scatta subito un'interrogazione al sindaco

Scendono da una corriera, qualcuno dà loro delle scarpe e si mettono a camminare. Pretto chiede alla Moro: "Sapeva che sarebbero arrivati?"
MARANO VICENTINO – Si accende la politica nella comunità maranese in questi caldi giorni di giugno. Sulla pagina Facebook “Sei di Marano Vicentino se...." un cittadino ha segnalato che verso le 19 di mercoledì 10 giugno nei pressi della centrale piazza Silva ha visto scendere da una corriera cinque immigrati africani che in pochi minuti si sono dissolti, dopo avere ricevuto in strada da una persona delle scarpe da indossare.
Secondo la testimonianza riportata sul social una volta lasciata piazza Silva gli immigrati si sono diretti dapprima lungo via Canè, poi su viale Europa per sostare brevemente nel mezzo della rotatoria posta all'incrocio con via Venezia. Il tutto con movimenti apparentemente senza meta, invadendo più volte la carreggiata per dirigersi poi verso Schio, camminando lungo la Provinciale Maranese.
La presenza degli immigrati a vagabondare per Marano hanno spinto Erik Umberto Pretto, capogruppo consiliare della civica Noi di Marano, a chiedere al sindaco Piera Moro un’interrogazione con richiesta di risposta verbale in consiglio comunale, con cinque domande: il sindaco era a conoscenza dell'arrivo dei 5 migranti? Per quale motivo sono stati abbandonati a se stessi, e sono stati lasciati vagabondare mettendo a rischio loro stessi e gli altri cittadini? Chi sono i cittadini e le associazioni che si occuperebbero della gestione di questi migranti? A quale titolo? Le risposte in sala consiliare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Gazzetteno. Giovedì 11 Giugno 2015, 

A Marano Vicentino profughi scaricati dal pullman che vagano senza meta.




Allerta profughi. Gestione costa mille euro all'ora

Per ogni persona si stanziano 35 euro al giorno. Sono incerti i numeri sulla presenza di minorenni. Per loro è prevista una presa in carico apposita.
VICENZA. Con i 36 arrivati ieri in città, diciotto da Ragusa e altrettanti da Siracusa, i migranti ospitati tra Vicenza e la provincia salgono a 680. L'emergenza dunque non si placa, con una gestione resa ancora più complessa dalla carenza di alloggi disponibili. Gli sforzi però continuano. Già ieri sera 27 ragazzi sono stati trasferiti verso l'Alto Vicentino e venerdì potrebbero riprendere le visite mediche sospese da qualche giorno. C'è poi l'altra faccia della questione, quella economica, che non smette di alimentare le polemiche.
LE CIFRE. In base all'ultima stima di presenze, la spesa giornaliera per l'accoglienza dei richiedenti asilo si aggira sui 24 mila euro, mille all'ora. Se la fotografia dovesse rimanere questa, da qui alla fine dell'anno - 204 giorni in tutto - l'ospitalità di queste 680 persone richiederebbe dunque una spesa di circa 5 milioni di euro (l'ultimo bando della prefettura stanzia 6milioni 800 mila euro fino alla fine dell'anno per 783 richiedenti asilo). Il condizionale però è d'obbligo, vista la fluidità dei numeri. (...)
GdV 10.06.2015.