lunedì 30 maggio 2016

Par Condicio: di overdose di renzismo muore la democrazia

La legge della Par Condicio impone a tutte le amministrazioni pubbliche nel periodo di campagna elettorale di limitare la comunicazione istituzionale all’indispensabile e in una forma strettamente impersonale. La logica di questa norma mira a garantire “la condizione di parità tra soggetti del mondo politico nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa per propagandare le proprie idee”. Le norme vigenti, leggiamo nel sito dell’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni,  “individuano nella tutela del pluralismo uno dei compiti principali dell'Autorità nel settore radiotelevisivo”.
Parità tra le forze politiche e difesa del pluralismo: principi sacrosanti, ma sono rispettati?
Il Capo del governo e i ministri nonché le forze di maggioranza, stando agli stessi dati Agcom, sembrano essere immuni dalle  restrizioni della Par Condicio e per quanto riguarda  il pluralismo c’è da avere non pochi dubbi: nella settimana tra il 9 e il 15 maggio come tempo notizia, la Rai ha assegnato al Pd il 16,60% dei propri telegiornali contro il 4,51% di Forza Italia, il 2,66 % della Lega, il 4,49% di Sel e l’1,71 % di Ncd Udc. Non deve sorprendere il 20,53 % dato al Movimento 5 Stelle: i pentastellaiti sono il terzo gruppo politico alle ultime elezioni con oltre un quarto dei voti raccolti e dunque, in proporzione al loro peso, per quanto trattati ben meglio di altre forze,  avrebbero diritto in linea teorica ancora a maggiore copertura.
Se sommiamo lo spazio notizia dato dalla Rai al Presidente del Consiglio, 14,15%, e quello assegnato al Governo in senso lato, 16,72, vedremo  che la rete pubblica ha garantito il 49,18 % di copertura  alla maggioranza e al suo leader lasciando le briciole agli altri.  Esempio di pluralismo o deriva antidemocratica?
Il dato colpisce e non è diverso da quanto si registra in altre emittenti: La 7 garantisce a Pd – Udc Ncd , Primo ministro e governo il 46,31 %di spazio nei suoi telegiornali; Ski Tg24 dà un tempo notizia che è di poco inferiore a quello Rai, 49,04, a governo, Pd e Udc-Ncd e colpisce vedere che al solo Matteo Renzi è dedicato più tempo che a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia messi assieme. Queste tre forze su Ski spuntano il 6,94% di spazio nei Tg contro il 9, 88% dato al solo Matteo Renzi. Il tempo parola, cioè la viva voce del personaggio politico, spuntato  da Renzi in Rai (6,61%) è superiore a quello assegnato ad un partito come la Lega (5,83%), o a Forza Italia (4,29). Anche Mediaset sembra pagate una sudditanza al Primo ministro e alla sua maggioranza: il tempo notizia di Renzi, 11,46 %, surclassa quello dato a Forza Italia, 7,61, per non parlare della Lega, 2,59. Potremmo continuare oltre ma mi limito a sottolineare che sto parlando esclusivamente del dato relativo ai Tg: se a questi assommassimo le comparsate in questo o quel dibattito, in questo o quel salotto televisivo, tra una marchetta e l’altra,  potremo ben vedere le sproporzioni di spazio, tempo e parola assegnati al Capo del governo, ai suoi collaboratori, favorite e sostenitori in Parlamento. 
Il Primo ministro si trova in una posizione dominante ingiustificata e di questo l’Agcom deve rendere conto e dare spiegazioni motivate, che, nel paese d’Azzeccagarbugli non mancheranno.  Manca, invece, o va sempre più diluendosi, il concetto di pluralismo e viene da riflettere amaramente se pensiamo che in gioco ad Ottobre ci sarà il Referendum sulla riforma della Costituzione. Indipendentemente da ciò, i sovradosaggi fanno sempre male e di overdose si può anche morire.
Di overdose di renzismo, e anche questo questo è certo, sta morendo la democrazia. 
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto

Vicenza. Clandestino nigeriano spaccia hashish: profugo dal 2011 ha girato l'Italia ma non era stato espulso

Domenica 29 maggio verso le ore 11.30 in viale Milano gli agenti delle volanti hanno controllato due uomini, un nigeriano e un brasiliano: quest'ultimo ha riferito che gli era stata appena fatta una richiesta di acquistare hashish. La polizia allora ha identificato il trentacinquenne africano, che è risultato clandestino. Durante il controllo l'uomo era nervoso e parlava con difficoltà: in bocca infatti nascondeva degli involucri di droga. Ne sono stati sequestrati 10,82 gr, anche se la polizia ipotizza che altri possano essere stati ingoiati.
L'immigrato arrivato in Italia come profugo nel 2011 era già stato identificato a un Cie e aveva presentato richiesta d'asilo che gli era stata però negata.
Poco tempo dopo però era stato trovato a Ventimiglia, prima di un passaggio a marzo a Vicenza, per poi essere portato a Torino e successivamente a Roma per l'espulsione dall'Italia.
È riuscito però a rimanere in libertà; ed è un caso particolare in quanto le persone non in regola di nazionalità nigeriana, grazie ad un accordo efficiente con le ambasciate del paese, vengono solitamente allontanate.
Da Vicenzapiù

Schio (VI). Sicurezza e legittima difesa. Appuntamento con Roberto Marcato e Lega Nord Alto Vicentino

Lunedì 30 maggio alle 20.30, all’hotel Noris di Schio, si torna a parlare di sicurezza.
Un tema sempre più sentito, per il quale in molti scendono in campo per dare spiegazioni e trovare soluzioni.
Il gruppo consigliare Lega Nord-Liga Veneta Schio e Lega Alto Vicentino ha organizzato la serata per affrontare anche il tema della legittima difesa.
Ospite dell’incontro l’assessore regionale Roberto Marcato. Ma la serata prevede anche due interventi. Saranno infatti presenti ed esprimeranno i loro pareri anche la senatrice Erika Stefani e Oscar Acciardi, segretario provinciale del sindacato autonomo di Polizia di Vicenza.
La serata sarà introdotta e presentata da Marino Finozzi, presidente della 1 commissione Regione Veneto e Alessandro Gori, capogruppo consigliare Lega Nord Schio.
Altovicentinonline 30.05.2016

Thiene (VI). Fermato con bici rubata uno dei marocchini sottoposto a obbligo di dimora nella casa occupata abusivamente

Proprio nel giorno in cui denunciava al nostro Giornale di essere stato vittima di minacce e danneggiamenti all'appartamento di via Marconi 13 che occupa, da oltre un anno, con un connazionale, Mohammed Bennoune, marocchino di 45 anni, è balzato nuovamente agli onori delle cronache.
La vittima però, questa volta, non è lui, anzi. Bennoune è infatti accusato di ricettazione per essere stato trovato in possesso di una bicicletta rubata venerdì mattina dal cortile interno dell'istituto “Garbin”, in via 1° Maggio a Thiene.
Per lui dunque, denunciato in stato di libertà per il reato in questione, si tratta dell’ennesimo guaio con la giustizia. Attualmente Bennoune, con l'amico Adil Chabab, anche lui domiciliato in via Marconi, ha l'obbligo di dimora a Thiene e di permanenza notturna nell'abitazione di proprietà di una scledense, proprio in seguito all'arresto da parte dei carabinieri lo scorso sei maggio perché trovato in possesso di una settantina di grammi di hashish. (...)
Giulia Armeni (GdV 20.05.2016)

venerdì 27 maggio 2016

Profughi, Ciambetti: nei mass media è sparita la parola immigrati

Nei mass media è sparita la parola immigrati: si parla solo di profughi anche se sappiamo tutti che buona parte dei profughi che arrivano da noi  tali non sono.  Esclusa una sparuta minoranza, siamo in presenza di immigrati, la maggior parte manodopera priva di specializzazione, che cerca fortuna e un lavoro magari in Paesi come il nostro dove la disoccupazione è alta e la tendenza a sfruttare, ‘in nero’, i disperati e altrettanto elevata. Il fatto di chiamarli gli immigrati “profughi” serve solo a far digerire all’opinione pubblico l’obbligo all’accoglienza, obbligo doveroso e giusto in una società civile, ma inesistente per l’immigrazione.
Le risorse investite per dare accoglienza a questa massa di diseredati in Italia potrebbero essere ben spese diversamente: in Giordania, ad esempio, le Nazioni Unite danno  ospitalità e servizi a oltre 2 milioni di rifugiati, gestiscono 10 campi con 173 scuole dove studiano 116 mila alunni, due centri di formazione professionale, 23 centri sanitari di base e 12 centri per le donne: forse sarebbe il caso di destinare una parte delle risorse che spendiamo in Italia per sostenere lo sforzo delle Nazioni Unite e a maggior ragione quando leggiamo della protesta di immigrati per la qualità del cibo loro servito o per il fatto che volessero ospitare, contro le disposizioni,  in un albergo una donna e via dicendo come abbiamo visto a Vicenza.  Nel 2015 lo stato italiano ha speso circa 1 miliardo e 160 milioni di € per l’accoglienza. La spesa media giornaliera per immigrato s’attesta tra i 35 e i 40 € e in molte realtà è emerso un singolare intreccio del malaffare nella gestione di quello che per alcune realtà è un vero e proprio business.
La stessa Ocse, nel 2014 aveva già messo in luce una serie di contraddizioni evidenti nella gestione della spesa statale italiana, sottolineando invece come le realtà locali fossero alla perse con costi insostenibili per i Comuni alle prese con bilanci sempre più appesantiti dalle spending review imposte dal governo: “Due categorie, in particolare, assorbono gran parte delle risorse comunali” si leggeva nel rapporto Ocse “La prima è rappresentata dai minori stranieri non accompagnati, la cui accoglienza grava in parte sui bilanci comunali. I servizi relativi a questi minori (in media, più di 5000 ogni anno alla fine del 2000 e più di seimila nel 2014) sono estremamente costosi: l'Anci ha stimato il costo totale per i comuni nel 2013 a circa 200 milioni di euro di cui solo il 10 per cento rimborsato da fondi nazionali specifici. Il secondo gruppo è costituito dai richiedenti asilo”.
L’analisi dell’Ocse trova conferma anche negli anni successivi, quando lo Stato italiano decise di gestire con mentalità codina l’emergenza sparpagliando nel territorio contingenti di immigrati e scaricando nella realtà locale ogni problema, sia esso di natura sociale, economica e di ordine pubblico. E qui occorre ricordare, checché se ne dica,  che esiste una correlazione tra l’aumento di crimini nelle nostre città e l’ondata migratoria di questi ultimi anni.
Il problema dell’immigrazione va gestito in maniera totalmente diversa da come è stato fatto fino ad oggi e la prima azione da compiere è smettere di confondere profughi con gli immigrati. I profughi vanno assistiti e vanno sostenuti quei Paesi, come appunto la Giordania, che stanno sostenendo pesantemente l’ondata di rifugiati. In secondo luogo occorre agire nei Paesi di origine dei flussi anche con una contro-informazione come hanno fatto molti Paesi del Nord Europa, spiegando bene che non c’è più spazio per una accoglienza indiscriminata. Infine, ma non ultimo, avviare una seria azione di polizia internazionale per contrastare chi organizza e gestisce le rotte della disperazione e chi, anche in Italia, dell’immigrazione incontrollata, dei clandestini, sedicenti rifugiati ha fatto un vero e proprio business. 
Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti

Vicenza. I profughi volevano portare una donna in hotel. Rabbia dopo l'alt

VICENZA. «Quando arrivano, conoscono tutti i loro diritti, ma nessuno dei loro doveri. Qui però le regole devono essere rispettate da tutti». A parlare è Meri Spiller, titolare dell’hotel Adele, la quale si riferisce a una parte dei 130 profughi ospitati nella struttura. «Nel nostro albergo alloggiano persone per bene - continua Spiller -, però ci sono 10-20 cittadini nigeriani che non rispettano le regole». Sarebbero questi, secondo la titolare, i promotori della protesta dell’altro giorno, in merito alla quale la prefettura sta valutando eventuali provvedimenti. LA PROTESTA. «L’altro giorno alcuni migranti hanno fatto entrare una donna non autorizzata nell’albergo - spiega l’amministratrice -. Noi l’abbiamo scoperta e rincorsa, per poi bloccarla e chiamare i carabinieri. Alla fine i militari sono arrivati e l’hanno portata via». A quel punto, la situazione è però degenerata. «In seguito a questo fatto - continua la titolare dell’Adele -, i componenti del gruppo si sono messi d’accordo mentre erano a tavola per la cena e hanno deciso di uscire e fare confusione in strada».
Matteo Carollo (GdV 27.05.2016)

mercoledì 25 maggio 2016

Banca Popolare Vicenza. La Lega Nord riempie il teatro. Borghi e Busin: ‘Operato delinquenziale ed il futuro dei correntisti a rischio’

La Lega Nord riempie il Teatro comunale di Vicenza parlando di Banca popolare vicentina, e stavolta non è il federalismo o l’immigrazione clandestina a tenere banco, ma il futuro di tanti piccoli risparmiatori che si sentono in guerra contro chi fino a poco tempo fa sembrava un fedele alleato.
Una guerra vista con gli occhi dei vinti, perché la sala è gremita di centinaia di azionisti con in mano carta straccia, ancora alla ricerca del perché, di un colpevole da consegnare alla giustizia e soprattutto della sempre più flebile speranza di recuperare i risparmi di una vita.
E i risparmiatori si sentono proprio soldati caduti sul campo di battaglia di una guerra finanziaria, ha sottolineato Antonio Mondardo, segretario provinciale della Lega Nord di Vicenza, ‘che non ha pari nella storia dei risparmiatori vicentini’, talmente eclatante da rendere enorme la responsabilità di ‘chi sapeva’ e nonostante tutto ha continuato a vendere azioni.
‘Che i vertici della Popolare vicentina non fossero a conoscenza della situazione – ha messo subito in chiaro il deputato del Carroccio Filippo Busin, segretario della VI commissione finanza – non è assolutamente possibile. Lo scempio che è stato fatto del risparmio tra il 2013 e il 2014 con l’acquisizione di 43 mila nuovi soci è un atto delinquenziale, perché la crisi era sotto gli occhi di tutti. Poi Renzi ci ha messo di suo, e l’assurdo salvataggio col DL 3/2015 che ha obbligato le banche popolari ad essere quotate in borsa per evitare il fallimento, il bail-in. Questo ha portato, come sappiamo, all’azzeramento del valore delle azioni, da 62,50 Euro a quello attuale di 0,10 Euro. Non parliamo poi della buonuscita di 1 milione di euro votata dall’assemblea dei soci per l’ex amministratore Gianni Zonin, che sarebbero potuti servire per recuperare i risparmi perduti’.
La situazione sembra sempre meno rosea: 119 mila azionisti (80% veneti, di cui 70% vicentini) che hanno perso il 99,9% dei loro risparmi, 5.466 dipendenti a rischio di licenziamento, ed il peggio che deve ancora venire: lo spauracchio del calo dei consumi sul territorio e i prestiti alle aziende quasi azzerati per la mancanza di crediti.
‘Siamo tutti i giorni in trincea – ha detto Elena Bertorelli, delegata nazionale della Casa del Consumatore – e a distanza di un anno c’è ancora chi non ha capito bene cosa è successo dei loro risparmi. Ma una donna ha tentato il suicidio ed un uomo di 55 anni si è ucciso, dopo aver investito tutti gli averi di famiglia in azioni. Le la Banca dava continue rassicurazioni sul valore di azioni che erano definite come sicure e blindate. È un anno che gridiamo questo dramma, si tratta di persone, non di numeri. Politici come voi devono fare il possibile per fare pressioni sulla Procura, per dare a questa tutti i mezzi necessari per velocizzare l’iter giudiziario’.
‘Sarò super sincero con voi – ha esordito invece Claudio Borghi, responsabile economico per la Lega Nord– e vi dico subito che sono convinto che non sarà una azione giudiziaria a portare un risultato, ma solo politica. È a rischio tutto il sistema bancario italiano. Nemmeno i correntisti sono al sicuro, e a decidere tutto questo non siamo certo noi, ma entità sovrastatali come la Banca centrale europea. I risparmi italiani ammontano a 8.500 miliardi, è una torta che fa gola a tantissime persone, soprattutto all’Europa’, per la quale noi siamo soltanto il ‘fesso pagatore’.
Ma.Bo. (Altovicentinonline)

martedì 24 maggio 2016

Sarcedo (VI). Lega in piazza contro i profughi. Sarcastico ‘Grazie Ugo’ al privato che li ospita.

In attesa che la casetta dell’acqua arrivi ad animare la piazza centrale di Sarcedo, domenica mattina ci ha pensato il gazebo organizzato dalla Lega Nord del paese a richiamare decine di sarcedensi, che si sono fermati a firmare per la proposta di legge ad iniziativa popolare promossa dal Carroccio a sostegno della legittima difesa e per l’inasprimento delle pene per il furto in abitazione.
A firmare cittadini di tutte le età, anche non simpatizzanti Lega Nord, a dimostrazione che il problema sicurezza è sentito da tutta la popolazione come qualcosa di assolutamente primario.
A vivacizzare la discussione popolana la recentissima notizia dell’arrivo tra qualche settimana di 6 profughi africani provenienti dal gruppo di Tonezza e Santorso. Sarcasticamente i tesserati Lega hanno appeso al gazebo dei cartelli con la scritta ‘Grazie Ugo’, in riferimento al privato che ha messo a disposizione una casa di sua proprietà per ospitare i nuovi arrivati, che saranno gestiti dalla cooperativa ‘Con te’ di Quinto Vicentino. 
‘La notizia dell’imminente arrivo dei profughi – ha commentato Stefano Brunello, militante Lega di Sarcedo, già consigliere comunale di minoranza con il sindaco Luca Cortese – non si è ancora diffusa tra la popolazione, e ancora molti non sanno che presto saranno domiciliati a Sarcedo. L’atmosfera che si respira tra la gente è comunque quella di una certa preoccupazione. Siamo tutti concordi che chi scappa dalla guerra deve essere accolto, ma non possiamo farci ancora carico ancora dei migranti economici.’
Da Altovicentinonline

sabato 21 maggio 2016

Banca Popolare di Vicenza, Lega Nord: incontro al Teatro Comunale con il Prof. Claudio Borghi

L’affaire Banca Popolare di Vicenza sarà al centro di un incontro pubblico organizzato dalla Lega Nord Provincia di Vicenza in programma lunedì 23 maggio alle 20.30 al Teatro Comunale di Vicenza. Claudio Borghi, responsabile economico della Lega Nord e consigliere regionale del Carroccio in Toscana, parlerà di uno dei più grossi scandali che hanno investito non solo Vicenza, ma l’intero Veneto mettendo sul lastrico migliaia di medi e piccoli risparmiatori.
Eloquente il titolo dell’incontro al quale tutta la cittadinanza è invitata a partecipare: “Risparmio Tradito, il buco nero della Banca Popolare di Vicenza”. La trasformazione in Spa, il mancato passaggio in Borsa e soprattutto la svalutazione delle azioni della Banca avranno un impatto drammatico sul tessuto socio-economico principalmente della Provincia di Vicenza, la terra che ha costruito questa banca e che si è vista sfilare le risorse accumulate con decenni di lavoro e di risparmio e annientare qualsiasi possibilità di investimento per il futuro.
All’incontro interverranno il deputato della Lega Nord Filippo Busin, Segretario della VI commissione finanze, Elena Bertorelli, delegata nazionale Casa del Consumatore e Antonio Mondardo, segretario provinciale della Lega Nord di Vicenza. L’ingresso è libero.
Lega Nord Vicenza

giovedì 19 maggio 2016

RISPARMIO TRADITO. IL BUCO NERO DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA

RISPARMIO TRADITO. IL BUCO NERO DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA
Lunedì 23 maggio ore 20.30 - Teatro Comunale di Vicenza
Parliamone con Claudio Borghi
(responsabile economico Lega Nord)
Interverranno: on. Filippo Busin (Lega Nord)
Elena Bertorelli (delegata nazionale Casa del Consumatore)
Introduce Antonio Mondardo
(segretario provinciale Lega Nord Vicenza)
INGRESSO LIBERO

Morte Lino Toffolo, Ciambetti: "genio surreale capace di parlare a tutti". Zaia: "vera voce della lingua veneta"

Di seguito i ricordi di Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto, e del presidente del Veneto Luca Zaia sulla morte di Lino Toffolo. 
Ciambetti: Per una strana coincidenza della vita, la cronaca ci ha portato nel volgere di pochi giorni  la notizia della morte di Alvise Zorzi e oggi l’uscita di scena di Lino Toffolo: sbaglierebbe chi volesse vedere in loro  due figure antitetiche, perché in verità essi sono facce di quel mondo variegato del Veneto, capace di conciliare e far convivere gli opposti in maniera armonica, l’inclito e il volgo.
E non avrebbe potuto essere altrimenti per un musicista come Lino Toffolo,  di una rara autoironia e modestia, artista che seppe mantenere fede alle sue origini e innovare la via veneta al cabaret in quegli anni Sessanta particolarmente fertili e ricchi di provocazioni e protagonisti che hanno lasciato un segno e memorabili ricordi. Toffolo fu parte di quella squadra di irriverenti innovatori, per molti aspetti travolgente e irridente ma mai irrispettosa ed ebbe lui il merito di saper parlare a tutti, cosa rarissima in un attore, senza distinzione di età, cultura e censo. Forse era l’unico che poteva intonare  con la stessa facilità “Oh Nina vien so dabasso che te vojo ben” alla radio regionale veneta, cantare “Johnny Bassotto”  per passare poi con disinvoltura a “Pierino e il lupo” di Prokovief o all’ “Histoire du soldat” di Stravinskij o dar voce a quel sesto grado superiore teatrale che è il Ruzzante e il suo pavano. Comico, certo, cabarettista, attore cinematografico,  forse genio del surreale nel portare in scena la figura dello stralunato e dar voce, come pochi, all’anima veneta.  Cala il sipario e a me rimane l’amaro in bocca per non essere riuscito ad applaudirlo per l’ultima volta: i grandi attori lasciano una eredità fragile, impalpabile, e nel suo caso i ricordi di tanta allegria e tante risate che sono l’antidoto all’amarezza del quotidiano e di cui gli sarò sempre grato.
Zaia: Ciao Lino, questa è l’unica volta in cui sei riuscito a non farci ridere. Con la tua dipartita Venezia e il Veneto perdono una vera voce della lingua veneta, il sorriso di una comicità graffiante e al tempo stesso indulgente, un volto ironico e accattivante che ha saputo ‘bucare’ il piccolo schermo, l’intelligenza di corsivi sempre acuti, la maestrìa dell’avanspettacolo colto e mai banale.   Non calcherai più le scene dei nostri teatri e cabaret  e dovremo fare ricorso alle mediateche per rinfrescare la memoria sugli straordinari personaggi della commedia umana che hai saputo creare, con intelligente comicità e con grande aderenza al nostro essere e sentirci veneti. Hai saputo utilizzare tutti i registri della cultura veneta – prosegue il presidente -  dal teatro goldoniano al cinema in lingua, dalle pillole di satira con le quali hai dilettato i lettori del quotidiano veneziano ai jingle della pubblicità, dal cabaret d’autore al varietà televisivo del sabato sera, dal cinema alla canzone d’autore. Sempre con intelligenza, con eleganza, con quella stessa profonda e spontanea cordialità che riservavi a chiunque tu incontrassi, fosse l’amico incontrato tra le calli o il grande regista di cinema e di teatro. Ciao Lino, ci mancherai.  Te ne sei andato con ‘bela grazia’, come il Tonin del ‘tuo’ Goldoni,  abitando il piccolo e grande schermo senza mai perdere la tua carica di energia e di umanità. Ci lasci in eredità  caratteri indimenticabili ,che ci continueranno a parlare del tuo amore per la vita, per Venezia, per la lingua e la cultura veneta, e delle grandezze e delle miserie della condizione umana.  “Scusate il disturbo “ è stato il titolo di una tua fortunata fiction televisiva che ti ha portato in tutte le case della penisola: preferiamo immaginare che tu abbia a continuare a ‘disturbarci’,  da quelle ‘nuvole di vetro’ che da cineasta hai saputo creare, ora continuerai a sorridere, con una nuova libertà ancora più sagace e irridente , ai vizi e alle virtù dei nostri giorni.

lunedì 16 maggio 2016

Da Lampedusa allo Stato islamico


Abu Obayda al Tunisi. Era questo il nome del giovane jihadista tunisino che ha raggiunto la Siria nel 2014 e che si è fatto saltare in aria vicino a Kobane. La sua è una storia come tante altre, con un’unica eccezione: Abu Obayda al Tunisi è passato dall’Italia, in particolare da Lampedusa, prima di raggiungere il Belgio – dove si è radicalizzato – e poi la Siria, dove si è fatto esplodere.
Il suo percorso è stato ricostruito dalla giornalista Jenan Moussa, che sta analizzando i file trafugati dallo Stato islamico e diffusi dall’Independent. Maoussa hapotuto parlare con il padre del jihadista, ricostruendo la sua storia. Molto probabilmente, Adam ha lasciato la Tunisia nel 2011, in seguito alle primavere arabe. È partito illegalmente dalle coste africane, salpando con un barcone alla volta dell’Italia per cercare lavoro. Non sappiamo nulla di ciò che ha fatto nel nostro Paese. Sappiamo solo – stando al racconto di Jenan Moussa – che dall’Italia si è diretto in Belgio dove poi si è radicalizzato. E questo è un fattore interessante: Adam ben Amro – questo il suo nome prima di entrare nell’Isis – non era affatto un terrorista quando è passato dal nostro Paese. Forse aveva simpatie islamiste, ma questo non possiamo affermarlo con certezza.
Certa è invece la sua radicalizzazione in Belgio, dove viene accolto dopo essersi allontanato dall’Italia (ottiene infatti l’asilo politico e il permesso di soggiorno). Molto probabilmente, ma siamo nel campo delle ipotesi, frequenta i quartieri islamisti presenti nel Paese. Si trova un lavoro come macellaio e, nel 2014, decide di partire per la Siria e raggiungere le bandiere nere.
Nonostante abbia indicato come preferenza quella di “combattente”, Abu Obayda al Tunisi ha deciso di farsi saltare in aria nei pressi di Kobane.
La sua storia mostra da una parte come è possibile che i terroristi dello Stato islamico possano infiltrarsi tra i migranti (e non sono mancate le minacce in questo senso né le prove di infiltrazioni jihadiste tra i disperati). Dall’altra, invece, mostra come spesso chi raggiunge l’Europa possa radicalizzarsi in poco tempo. Per Abu Obayda al Tunisi è bastato un anno.
Di Matteo Carnieletto

Trissino (VI). Immigrati parlano soltanto arabo. Niente cittadinanza

Per poter diventare cittadino italiano, bisogna almeno saper leggere la formula di giuramento pronunciandola in italiano. E questo non per chissà quale astrusa ragione, ma semplicemente perché lo prevede la legge. Invece, due cittadini nordafricani, tra i 15 che si sono presentati davanti al sindaco Davide Faccio nell’ultima cerimonia di “investitura” a cittadino italiano, non ce l’hanno fatta. Conseguenza? Niente cittadinanza italiana.
Niente da fare: quel “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e di osservare lealmente la Costituzione e le leggi” non è proprio uscito dalla bocca dei due cittadini stranieri la cui identità non è stata resa nota «per ragioni di privacy», come ha spiega il sindaco. Ma una cosa è certa: i due uomini, entrambi sposati e con famiglia, occupati in aziende locali come operai e regolarmente residenti in Italia da oltre 10 anni, non sanno una parola di italiano. O quasi. E nemmeno di dialetto, visto che anche durante la cerimonia in municipio stentavano a esprimersi correttamente. (...) 
Aristide Cariolato GdV 16.05.2016

venerdì 13 maggio 2016

La maternità surrogata è una pratica disumana. Il ‘NO’ di Filippo Busin in Parlamento.

"Altro che sfruttamento. E’ una pratica disumana e brutale". Parla così il parlamentare thienese, che ha fatto un intervento molto forte a Roma a proposito della maternità surrogata. Si definisce vergognato di stare seduto assieme a  chi decide le sorti di certe donne sottoposte a quella che Busin ritiene essere uno ‘sfruttamento’ e una violazione in piena regola del diritto alla maternità di una donna. 

giovedì 12 maggio 2016

Requisire alloggi per i profughi? Ciambetti: il Prefetto pensi prima a liberare gli edifici da occupanti abusivi e difenderci da ladri

Più che ipotizzare la requisizione di alloggi per gli immigrati i prefetti dovrebbe pensare a come  difendere gli alloggi ed edifici da occupanti abusivi, abitazioni, aziende ed esercizi pubblici da ladri e delinquenti: se c’è una emergenza nelle nostre città non è quella del garantire ospitalità agli extracomunitari, ma assicurare sicurezza ai cittadini che non sono solo contribuenti da spremere.
Non è la prima volta che si parla di requisire alloggi per ospitare immigrati e richiedenti asilo in  attesa della valutazione della loro richiesta.  In passato, e più volte, il Ministro degli Interni era più volte intervenuto per precisare che nessun Prefetto aveva parlato di requisire alloggi ma solo di remote possibilità. Nello scorso febbraio a Treviso scoppiò un bailamme:  il gioco si ripeterà anche questa volta a Vicenza? Non lo so, ma so che minacciare i cittadini di provvedimenti iniqui e ingiustificati non è un comportamento da stato di diritto bensì da stato di Polizia il quale non a caso si esprime con la voce dei Prefetti. Il prefetto risponde al Viminale. Un politico ai cittadini che lo hanno eletto.
Le città venete stanno arrivando a livelli di saturazione. Vicenza su 113.599 mila abitanti conta 18.317 stranieri censiti, con una incidenza pari al 16.1 per cento . E’ la sesta città d’Italia per presenza di stranieri, prima nel Veneto seguita da presso da Padova, che ha un rapporto percentuale sulla popolazione residente del 15.8 per cento e poi da Verona, 14.4 per cento. In Veneto, dato al dicembre 2015, gli stranieri incidevano per il 10,2 per cento della popolazione mentre gli spazi per l’accoglienza sono andati esauriti. Non possiamo dimenticare, poi,  che sono almeno 12 mila gli stranieri fantasma sparpagliati in Veneto dalle prefetture ma dei quali non si ha più notizia.
Si ha invece notizia della sequenza impressionante di furti, aggressioni, spaccio di droga e via dicendo di cui si rendono protagonisti i signori del sottobosco dell’illegalità extracomunitari. I prefetti paventano le requisizioni di alloggi come estrema ratio, ma poi parlando di dovere della solidarietà umana: la solidarietà è una scelta, non è un dovere. E ci sono livelli oltre ai quali anche la solidarietà non è più sostenibile. Soprattutto se si viene ripagati con la moneta della delinquenza e dell’illegalità. 
Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto

martedì 10 maggio 2016

La proposta della Lega: "Diamo gli aiuti per i profughi anche agli italiani in difficoltà"

La mozione della Lega a favore degli italiani vittime della crisi: "Non sottraiamo fondi ai rifugiati, ma ai clandestini" 
Dare agli italiani in difficoltà gli stessi aiuti economici che spettano ai profughi prelevando i soldi dallo stesso fondo. È la mozione presentata oggi dalla Lega alla Camera e al Senato.
"Per assegnare gli aiuti ai migranti il governo ha fatto una scelta non condivisa con i cittadini, quella cioè di privilegiare chi è arrivato per ultimo nel nostro Paese rispetto ai cittadini italiani che invece hanno contribuito a farlo grande", ha spiegato Giacomo Stucchi, presidente del Copasir. "Con la nostra iniziativa non riteniamo di sottrarre fondi ai veri rifugiati ma a chi è considerato migrante economico mentre sostanzialmente è solo un clandestino".
A lanciare l'iniziativa, subito raccolta dalla Lega, sono stati circa sessanta sindaci del Carroccio che hanno scritto ai loro cittadini chiedendo di firmare un modulo perché si adoperassero "affinché lo Stato si faccia carico delle tue necessità e per chiedere al governo italiano, anche per te, lo stesso trattamento economico di euro 35 giornalieri che viene riservato a tutte le persone richiedenti lo status di profugo e che ormai quotidianamente arrivano nelle nostre regioni grazie alle infelici operazioni Mare Nostrum, Frontex e ora Triton".
"La Lega è il sindacato del territorio, noi siamo i portavoce dei nostri sindaci", ha aggiunto il capogruppo leghista alla Camera Massimiliano Fedriga, "Per questo sposiamo questa battaglia per contrastare un fenomeno che vede numeri impressionanti, numeri che non sono forniti dal manuale del perfetto leghista bensì dalla commissione d'inchiesta della Camera. È inaccettabile che il M5S dica su tutti i media di essere per il rigore e poi presenta emendamenti in cui si dice che non si deve toccare il numero ricorsi che i clandestini possono fare e che fino alla Cassazione possono continuare ad avere, soldi, schede telefoniche e quant’altro".
Di Chiara Sarra (Giornale)

sabato 7 maggio 2016

8 maggio 2016. La Lega Nord di Marano Vicentino raccoglie firme a sostegno della "legittima difesa"

La Lega Nord di Marano Vicentino sarà in piazza Silva domenica 8 maggio, dalle 8,30 alle 12,30, per raccogliere firme a sostegno della legge di iniziativa popolare dal titolo “Introduzione della difesa legittima e inasprimento delle pene per furto in abitazione”.
 "Sia alla Camera che al Senato abbiamo depositato la proposta di legge sull’estensione e sulla certezza della legittima difesa a febbraio 2015 e siamo stati l’unica forza politica a farlo. In Commissione il PD, i partiti di maggioranza e il Governo l’hanno prima bocciata e poi completamente stravolta, annullandone gli effetti. Arrivata in aula, il PD ha chiesto il rinvio della legge, che è stata quindi ridiscussa nei giorni scorsi ma anche in questa occasione è stata rinviata in Commissione, bloccando di fatto il suo iter e quindi impedendo che il cittadino possa difendersi in modo legittimo. Con questa raccolta firme chiediamo a tutti i cittadini di sottoscrivere la nostra proposta di legge, in maniera da evitare che le persone oneste vengano incriminate per essersi difese in casa propria o sul posto di lavoro. Vogliamo combattere a fianco dei cittadini per bene, affinché non accada mai più che la vittima debba subire processi o condanne, mentre il criminale resta libero di commettere reati".
Al gazebo sarà possibile sottoscrivere la tessera sostenitore per l’anno 2016, ottenere informazioni per destinare il 2 per mille a favore della Lega Nord (codice D13) e festeggiare la festa della mamma sostenendo la famiglia tradizionale. Il gazebo sarà inoltre luogo di dialogo per raccogliere osservazioni e suggerimenti sulle vicende di Marano Vicentino.

Sanità: il Veneto è contrario al superticket

L’Assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto commenta alcuni dati a Vicenza da Cittadinanzattiva-Tribunale del Malato, in merito alle somme pagate in ticket dai cittadini delle diverse Regioni italiane. 
“Il Veneto è talmente contrario al cosiddetto ‘superticket’ che, quando fu introdotto dal Governo Nazionale, ricorremmo, purtroppo perdendo, alla Corte Costituzionale. Siamo di fronte a una vera tassa nazionale, perché non un euro rimane in Veneto: quei soldi vanno a Roma, come fu deciso con la manovra del 2011, per recuperare due miliardi al Fondo Sanitario Nazionale.
Dovemmo introdurlo comunque, obtorto collo, e lo facemmo in maniera calmierata e per fasce di reddito.
Detto questo, e cioè che prima il Governo lo elimina e meglio è, vorrei che si smettesse di utilizzare allo scopo dati aggregati e non analitici, che non hanno alcun significato, se non quello di far credere ai veneti che qualcuno li frega. Di sicuro non la Regione, anche se purtroppo i tassatori romani lo fanno da tempo”.
“Premesso che in Veneto non è applicato nessun ticket aggiuntivo regionale, e che il Veneto è l’unica Regione d’Italia a non avere in vigore l’addizionale regionale Irpef sulla sanità – aggiunge l’assessore – credo sarebbe utile chiedersi perché, cito dati di Cittadinanzattiva, in Veneto si pagherebbero 61,6 euro a testa contro una media italiana di 47”.
“La risposta è semplice e sarebbe onesto farlo sempre presente quando si parla di questioni che riguardano le tasche dei cittadini – incalza il responsabile della sanità veneta – la spesa risulta più alta semplicemente perché in Veneto curiamo tanto, di più che altrove, il che significa inevitabilmente più analisi, più prestazioni diagnostiche, più visite specialistiche, pur avendo un tasso di appropriatezza elevatissimo e riconosciuto anche a livello nazionale. E siccome purtroppo il Governo ha imposto i ticket, il computo totale, riassunto in un numero e non analizzato, risulta più alto. Viene anche da chiedersi – aggiunge – come mai altrove la spesa risulterebbe così bassa, ad esempio i 303 milioni del Veneto contro i 53 della Sardegna, e se ciò non sia dovuto alle minori prestazioni erogate, al numero della popolazione assistita, o agli effetti dei purtroppo moltissimi furbetti del ticket contro i quali il Veneto, con un Accordo con la Guardia di Finanza, ha da tempo lanciato una battaglia di legalità vincente. Se da noi pagano tutti e altrove no – conclude – forse non è il caso di buttare lì numeri che non illustrano la realtà, e capire perché ciò succede. Si capirà facilmente che i virtuosi sono ancora una volta i veneti, che i furbi vanno cercati altrove e che certe tasse, come il ‘superticket,’ sono un’imposizione nazionale e non una scelta regionale, di certo non della Regione Veneto”.
Da Vicenzapiù