lunedì 16 maggio 2016

Da Lampedusa allo Stato islamico


Abu Obayda al Tunisi. Era questo il nome del giovane jihadista tunisino che ha raggiunto la Siria nel 2014 e che si è fatto saltare in aria vicino a Kobane. La sua è una storia come tante altre, con un’unica eccezione: Abu Obayda al Tunisi è passato dall’Italia, in particolare da Lampedusa, prima di raggiungere il Belgio – dove si è radicalizzato – e poi la Siria, dove si è fatto esplodere.
Il suo percorso è stato ricostruito dalla giornalista Jenan Moussa, che sta analizzando i file trafugati dallo Stato islamico e diffusi dall’Independent. Maoussa hapotuto parlare con il padre del jihadista, ricostruendo la sua storia. Molto probabilmente, Adam ha lasciato la Tunisia nel 2011, in seguito alle primavere arabe. È partito illegalmente dalle coste africane, salpando con un barcone alla volta dell’Italia per cercare lavoro. Non sappiamo nulla di ciò che ha fatto nel nostro Paese. Sappiamo solo – stando al racconto di Jenan Moussa – che dall’Italia si è diretto in Belgio dove poi si è radicalizzato. E questo è un fattore interessante: Adam ben Amro – questo il suo nome prima di entrare nell’Isis – non era affatto un terrorista quando è passato dal nostro Paese. Forse aveva simpatie islamiste, ma questo non possiamo affermarlo con certezza.
Certa è invece la sua radicalizzazione in Belgio, dove viene accolto dopo essersi allontanato dall’Italia (ottiene infatti l’asilo politico e il permesso di soggiorno). Molto probabilmente, ma siamo nel campo delle ipotesi, frequenta i quartieri islamisti presenti nel Paese. Si trova un lavoro come macellaio e, nel 2014, decide di partire per la Siria e raggiungere le bandiere nere.
Nonostante abbia indicato come preferenza quella di “combattente”, Abu Obayda al Tunisi ha deciso di farsi saltare in aria nei pressi di Kobane.
La sua storia mostra da una parte come è possibile che i terroristi dello Stato islamico possano infiltrarsi tra i migranti (e non sono mancate le minacce in questo senso né le prove di infiltrazioni jihadiste tra i disperati). Dall’altra, invece, mostra come spesso chi raggiunge l’Europa possa radicalizzarsi in poco tempo. Per Abu Obayda al Tunisi è bastato un anno.
Di Matteo Carnieletto

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