domenica 22 ottobre 2017

In Veneto trionfa il ‘sì’: l’autonomia ottiene il 98%

Il 98% dei 2.328.949 veneti che hanno votato per il referendum sull’autonomia ha detto ‘Sì’.
Sì alla richiesta del governatore Luca Zaia di esprimersi favorevolmente, in modo che a Roma si sappia che la maggioranza dei cittadini della regione vuole vedere avviato un percorso che la porti in direzione di regioni come il Friuli Venezia Giulia o il Trentino Alto Adige.
“Vogliamo trattenere il 90% delle tasse nel nostro territorio”, ha commentato Zaia a caldo, subito dopo aver specificato che “questo dato è il nostro big bang”.
2.273.985 sono i ‘sì’ che hanno dato ragione al governatore, contro i 43.938 ‘no’ di coloro che non hanno voluto astenersi e si sono recati alle urne per esprimere la loro scelta.
“Noi chiediamo tutte le 23 materie, e i nove decimi delle tasse – ha sottolineato Zaia, confermando che già oggi avrebbe dato il via ufficiale al progetto -Incontreremo il presidente del consiglio Gentiloni appena saremo pronti. Nelle ultime 48 ore ci arrivavano le fatture dal ministero, ma è storia passata. Il Veneto è disponibile al dialogo col governo e a diventare laboratorio dell’autonomia”.
“Aperti al dialogo” è la risposta del governo.
A.B. (altovicentinonline.it)

Orgoglio Lombardo-Veneto: è il giorno del referendum

Oggi oltre undici milioni di elettori tra Lombardia e Veneto possono rivendicare al governo una maggiore autonomia e la possibilità di trattenere più risorse possibili sul territorio. Basta un sì. Si vota per il referendum consultivo dalle ore 7 alle 23, nella Regione governata da Roberto Maroni i cittadini chiamati alle urne sono 7,8 milioni, quasi il doppio del Veneto (4 milioni) dove il presidente Luca Zaia deve raggiungere il quorum, pari alla metà più uno degli aventi diritto. «Se non si raggiunge la soglia non mi dimetto» ha già avvertito Zaia. Non serve il 50% più uno in Lombardia e l'obiettivo che si è posto Maroni è di pareggiare almeno il referendum costituzionale sull'articolo V del 2001, quindi «un'affluenza del 34% sarebbe un successo» ha ammesso alla vigilia. In compenso l'ex ministro si è imbarcato nel primo test di voto elettronico in Italia, i lombardi andranno in cabina con i tablet (ce ne sono 24.700 suddivisi tra le 9.224 sezioni e rimarranno in dotazione alle scuole). Gli esperti assicurano che sono a prova di hacker anche se il Pd e la sinistra fino a ieri hanno sollevato dubbi sulla sicurezza e la tenuta del sistema. Oggi la prova sul campo.
«Volete voi che la Regione Lombardia in considerazione della sua specialità nel quadro dell'unità nazionale intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi è per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all'articolo richiamato» è il quesito a cui devono rispondere i lombardi. Più breve nella forma, ma è la stessa sostanza, quello del Veneto: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?».
Si vota nella sezione indicata sulla tessera elettorale ma questa volta non è necessario portarla con sé, basta presentare agli scrutatori un documento di identità valido (dalla carta d'identità alla patente, passaporto, porto d'armi, libretto della pensione, tesserino di un ordine professionale).
Luca Zaia aprirà alle 7 il seggio di San Vendemiano, in provincia di Treviso, Maroni voterà intorno alle 11 nella sua Lozza, in provincia di Varese mentre il leader della Lega Matteo Salvini si presenterà quasi alla stessa ora al seggio di via Marinetti a Milano. E il segretario che sta costruendo un progetto di Lega nazionale, ben lontano dalla secessione promessa per anni dal senatur Umberto Bossi, anche nelle ultime ore di campagna elettorale si è trovato a frenare la spinta autonomista dei governatori lumbard. «Se passa il sì - ha precisato - comincia un percorso legittimo e costituzionalmente previsto. Non sarà come per Barcellona e Madrid dove si stanno scannando. Noi non vogliamo uscire da niente e da nessuno, è un referendum nell'ambito dell'unità nazionale che prevede che su alcune competenze (scuola, sanità, ricerca) la Regione Lombardia e il Veneto possano scegliere autonomamente». Maroni gli ha ricordato che «il nostro movimento si chiama Lega Nord e nell'articolo 1 dello Statuto c'è scritto che l'indipendenza della Padania è tra le finalità».
Da Il Giornale

Referendum autonomia. Sammy Basso “Andate a votare”


“La voce del popolo non si può ignorare: il 22 ottobre andate a votare”. E’ questo il messaggio lanciato da Sammy Basso, il celebre 22enne di Tezze sul Brenta affetto da progeria.
Appello generico per il voto, con Sammy che ha però rivelato apertamente il suo intento di votare “si” all’autonomia del Veneto. Un video messaggio diffuso tramite Facebook della durata di tre minuti nel quale il giovane tocca diversi punti caldi sulla consultazione referendaria.
“Il referendum è politico? Falso, tutti i partiti sono allineati sul si – esordisce Sammy – è poi incostituzionale? No, è perfettamente in linea con gli articoli 5 e 116 della Costituzione Italiana. Vero è che si poteva fare la trattativa per l’autonomia senza referendum, ma il Veneto ci ha provato e il governo non ha mai risposto. Se ci sarà partecipazione e consenso non si potrà ignorare la voce del popolo”.
Altro tema trattato è quello del concetto di autonomia. “Non si vota per l’indipendenza, ma per l’autonomia – ha spiegato Sammy – regime già previsto per cinque regioni italiane. Nessuno qui vuole fare come in Catalogna, è una legittima richiesta. Tanto più che per me l’essere riconosciuto veneto è la base per sentirmi italiano: l’Italia è formata da tante culture diverse, che sono la base di essa. Io sono italiano perché prima sono veneto”.
“Per questi motivi il 22 andate a votare. Io barrerò la casella sì, promettetemi che anche voi voterete – ha concluso Sammy – si o no ma andate, non astenetevi”.
Da Ecovicentino.it

«È la corte a dirlo: Il referendum può cambiare Roma»

PADOVA. Ha difeso la Regione in tutte e tre le battaglie davanti alla Corte costituzionale per l’autonomia, nelle diverse stagioni politiche venete. E oggi il prof. Mario Bertolissi, costituzionalista padovano, non ha dubbi: c’è un’occasione storica per i veneti.
Già nel ’92 la Regione chiese di poter avere un’autonomia speciale, e la Lega era minoritaria rispetto ai vecchi partiti. Dove ha le radici questa battaglia?
Le radici stanno nelle differenze che esistono, e che sono ai confini della regione stessa, riferibili al Friuli V. G. e Trentino Alto A. Perché al di là di tutti i discorsi volti a caratterizzare una formazione politica rispetto a un’altra, ci sono dati oggettivi che esistono da sempre. Il tutto si è acuito con la crisi.
È la differenza con Trento e Trieste a fare la questione veneta?
Se si guarda alla spesa pubblica regionalizzata, conteggiando quello che viene speso da tutte le pubbliche amministrazioni, si vedono differenze enormi tra quello che viene speso in Veneto per ogni cittadino rispetto a loro. E cito dati della Ragioneria dello Stato, così evitiamo dubbi. L’ultima indagine è del 2016: la spesa per cittadino in Alto Adige è di 8964 euro, in Trentino è 7638, in Friuli 5203 e in Veneto solo 2741 euro.
Cioè metà del Friuli, addirittura un terzo delle altre.
Esatto: la differenza non è di 10 o 20 euro. E se si moltiplica per tutti, e anno dopo anno, sono cifre sbalorditive. Si capisce bene che qui non c’entra la Lega o altri partiti: queste differenze erano state poste da sempre, perché identificavano un problema oggettivo che incide sulle condizioni di vita dei cittadini, sulla competitività del sistema economico e così via. Questo è il dato da cui si deve partire.
Lo stesso Trentino si è dichiarato a favore del voto veneto.
Le dico di più: mentre qui si scannano tra i partiti, pochi giorni fa su Rai3 un sindaco trentino ha sottolineato che i Comuni trentini hanno avuto negli ultimi anni un taglio di spesa par al 2,7%, e invece i sindaci veneti hanno subito un taglio del 27%: dieci volte tanto. E il giorno dopo il governatore pugliese Michele Emiliano ha stupito tutti affermando alla Rai: “Io la penso come Maroni: fanno bene, perché anche la Lombardia a Roma non conta nulla”.
Ci sono leader nazionali che vedono l’inizio di un’ondata di referendum in altre regioni.
Guardi, queste cose lasciano il tempo che trovano. Stiamo con i piedi per terra e guardiamo i dati. Paolo Pagliaro su La7 ha misurato non il residuo fiscale, ma quello attivo e passivo dei Comuni lombardi, veneti e siciliani. Al primo posto ci sono i veneti, con una quota insignificante di residuo attivo e passivo perché amministrano bene. C’è buona amministrazione, ma anche discriminazione finanziaria: ecco il filo rosso che unisce di fatto le istanze per l’autonomia veneta.
Ed è una storia che appunto parte da 25 anni fa.
Io ho seguito tutte queste cause davanti alla Corte costituzionale: 1992, 2000 e 2015. E se la Regione Veneto non avesse sgombrato il campo ottenendo dalla Corte costituzionale il via libera, non si sarebbe mosso nessuno. Gli altri hanno solo da tacere: sono venuti tutti a rimorchio.
Ma perché la sentenza dell’Alta Corte che approva il referendum è fondamentale?
Perché se si va a leggere le tre diverse sentenze ci si accorge, contrariamente a quanto ritengono tanti sapientoni che parlano tanto ma non studiano, di quale apertura di credito verso il Veneto abbia fatto la Corte nel 2015. Nelle sentenze precedenti aveva ritenuto addirittura che il referendum consultivo, che è atto di indirizzo politico, con il responso del corpo elettorale di una regione come il Veneto avrebbe condizionato pesantemente il Parlamento nelle decisioni.
Tradotto: il referendum pesa, e molto.
Certo, e chi va a dire che non conta niente è solo un disinformato e un ignorante e dovrebbe studiarsi i documenti. Perché queste cose non le ho dette io, le ha dette la Corte costituzionale.
Però il Governo aveva detto alla Regione: “Va bene, venite qui e trattiamo”. E la Regione ha detto “No, prima faccio il referendum”.
No guardi, non è stato assolutamente così. Prima di tutto, non solo il Veneto ma anche altre Regioni, compresa la Toscana, si erano fatte avanti per chiedere di attivare i meccanismi previsti dalla Costituzione. Il Governo non ha neanche risposto: questo è il fatto. La controprova viene dal fatto che adesso l’Emilia Romagna è stata spinta a muoversi, ma la domanda è: perché non l’ha fatto prima?
Quindi tutto deriva dalla mossa del voto veneto?
È l’elementare successione degli eventi a parlare. A Bologna si sono mossi dopo il Veneto. “Si poteva fare”, dicono: certo, ma me lo vieni a dire tu che sei partito dopo di me, e quando ho già dato il via al referendum? Resto allibito dalla pochezza di questi argomenti.
La vicenda però si intreccia con quella catalana: e c’è chi dice “non voto, perché poi ci portano a chiedere l’indipendenza”.
La risposta è semplice: la sentenza del 2015 della Corte costituzionale che ha ammesso questo referendum ha anche bocciato il referendum per l’indipendenza. Ci muoviamo nella più limpida legalità costituzionale. Siamo agli antipodi da Barcellona.
Altre obiezioni: “È solo questione di soldi e di egoismo veneto”.
Ulteriore sciocchezza: l’ho già detto, uno che becca 2700 euro di spesa pubblica contro la media nazionale di 3500, ed è a contatto con Regioni speciali, come può essere accusato di egoismo? Il problema è reale, e lo scrisse nel 2008 il governatore della Banca d’Italia: “Stiamo assistendo a trasferimenti imponenti di risorse da nord al sud”. Chi è diligente, spende meno, e prende meno degli altri, ha il diritto di chiedere di ridefinire il quadro.
Cioè si può prevedere che il referendum apra a un nuovo quadro di organizzazione nazionale?
Se la Repubblica fosse sensibile alle cose serie, approfitterebbe di questo passo per mettere ordine. Perché il nostro Paese è basato sulla discriminazione: il criterio della famosa “spesa storica” premiava le amministrazioni che dissipavano, e puniva chi tirava la cinghia. Un suicidio. E a pagare è chi ha meno mezzi: a quelli che stanno bene non interessa che, per le poche risorse spese qui, ci sia un calo di servizi, di viabilità, di asili nido, di ospedali.
Per questo dice “ci suicidiamo” a non votare?
Certo, non si discute. Se il problema è “riparametriamo un po’ le cose” rispetto a una situazione di dati certificata dalla Ragioneria di Stato, e lei dice “no” a migliori servizi, mi pare come dire. “Mi sparo per fare dispetto a qualcuno”.
Salvini ha detto: «Quando sarò premier riceverò Zaia e Maroni, mi chiederanno 100 e io gli dirò ’facciamo 40’». Chiunque entra nell’ottica di sedersi a Roma, comincia a vedere l’autonomia come un problema?
La risposta di Salvini la dice lunga: il problema non è tra partiti ma tra Regioni che sono attive, propositive, e altre che sono aiutate da sempre. Salvini a Roma sarà portatore di interessi riferibili ai suoi elettori anche di centro e sud, è ovvio.
Piero Erle

Referendum autonomia Veneto: oggi si vota

Seggi aperti dalle 7 alle 23 in tutti i comuni del Veneto per il referendum sull’autonomia del Veneto.
Oltre 4 milioni di elettori sono attese alle urne per esprimere il loro parere, positivo o negativo, al referendum consultivo, che non ha valore vincolante ma indica la posizione dei cittadini in merito alla questione.
‘Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?’ è la domanda.
Perché il referendum abbia valore sarà necessario che il numero dei votanti raggiunga il quorum (50% + 1 degli aventi diritto al voto). Per votare non serve la tessera elettorale ma ogni cittadino dovrà recarsi al seggio indicato nella tessera ed esibire un documento di riconoscimento valido. Al cittadino votante sarà rilasciata una ricevuta che certifica il voto.
Da Altovicentinonline.it

giovedì 19 ottobre 2017

Referendum autonomia. Pretto (LN-LV): “Invocare astensionismo significa sabotare la democrazia”

“Andare a votare è un dovere civico oltre che un diritto inalienabile ed è inaccettabile che un rappresentante istituzionale esorti all’astensionismo”.
Con queste parole Erik Umberto Pretto, segretario provinciale della Lega Nord, ha aspramente criticato Jacopo Bulgarini d’Elci, candidato sindaco a Vicenza, che in riferimento al referendum per l’autonomia del Veneto in programma il 22 ottobre, ha invocato “l’astensione contro il costoso e luccicante plebiscito di Luca Zaia”.
“Bisogna rafforzare la nostra capacità di negoziare con lo stato, sentendo l’opinione del Veneto e dimostrando che tutti vogliono più autonomia” aveva detto il governatore della regione Zaia, scatenando positivi riscontri da chi condivide la sua teoria e ponendosi in contrasto con chi invece considera inutile il referendum.
Erik Umberto Pretto è rimasto colpito dalla dichiarazione di Bulgarini D’Elci, delfino del sindaco di Vicenza e considerato il suo successore naturale. “In qualità di segretario provinciale della Lega Nord – Liga Veneta di Vicenza ritengo ottusa e certamente maldestra l’uscita sulla stampa di Jacopo Bulgarini d’Elci, candidato alle primarie del centro-sinistra in vista delle elezioni amministrative di Vicenza 2018, con la quale consigliava l’astensione al Referendum del 22 ottobre sull’autonomia del Veneto – ha dichiarato Erik Umberto Pretto – L’esercizio del voto è un diritto inalienabile, che dobbiamo anche considerare come un dovere civico. È infatti dovere di ciascun cittadino esprimere, quelle poche volte che ci è concesso, la propria opinione su tematiche di fondamentale importanza che possono cambiare le sorti delle nostre comunità e del territorio in cui viviamo. Appare surreale che un candidato sindaco, che si appresta a chiedere il voto dei cittadini vicentini per soddisfare le sue legittime ambizioni personali, consigli agli stessi cittadini di non recarsi a votare per un referendum così importante”.
Per avvalorare il suo pensiero, Pretto tira in campo anche Paolo Borsellino,  magistrato ucciso perché ‘scomodo’, che aveva detto: “Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale, con la matita in mano”.
Secondo Pretto “In un vero Stato di diritto, le consultazioni popolari dovrebbero essere obbligatorie e soprattutto vincolanti su questioni di primaria importanza. Il voto non è uno strumento che va utilizzato soltanto quando ci fa comodo. In questo caso, è fondamentale esprimersi in favore o contro l’attribuzione alla nostra regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Non è forse determinante, per noi veneti, avere maggiori risorse per gestire in autonomia le politiche sociali ed economiche, le tematiche sanitarie e scolastiche, per condurre le nostre comunità ed il nostro territorio a più alti livelli di qualità della vita e di sviluppo sostenibile? Incitare al non-voto significa sabotare la democrazia”.
Da Altovicentinonline.

martedì 10 ottobre 2017

Piovene. Stasera serata referendum con Roberto Marcato e Erik Pretto

Roberto Marcato sarà stasera alle 20.30 a Piovene Rocchette in sala conferenze della biblioteca in Piazzale alpini per parlare del referendum sull’autonomia della Regione Veneto del 22 ottobre.
l’Assessore regionale della Lega Nord sarà assistito dal segretario provinciale del Carroccio Erik Umberto Pretto e dal segretario di sezione Michele Carollo.
Per ulteriori informazioni: www.autonomiaveneto.org.
Altovicentinonline 10.10.2017

La risposta a chi dice "Ma il Veneto poteva già chiedere l'autonomia senza referendum". L'abbiamo fatto, ma il Governo ha bloccato tutto.


Referendum, Bulgarini per l’astensione. L’attacco di Pretto (Ln): “Uscita ottusa”

Il vicesindaco e candidato alle primarie del centrosinistra per il Comune di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci, si schiera nettamente per l’astensione in tema referendum (consultivo) per l’autonomia. “Una spesa di 15 milioni di euro va presa terribilmente sul serio. È la più costosa campagna pubblicitaria politica fatta nella nostra regione e ha un unico beneficiario: non il Veneto ma il governatore Zaia”. L’intervento del presidente di Vicenza Domani non passa inosservato. Il segretario provinciale della Lega Nord Erik Pretto gli replica a stretto giro: “E’ surreale che un candidato sindaco, che si appresta a chiedere il voto dei cittadini vicentini per soddisfare le sue legittime ambizioni personali, consigli agli stessi cittadini di non recarsi a votare”.
Bulgarini ha affidato il suo pensiero a una lunga nota alla stampa. L’aspirante candidato sindaco, che si confronterà il 3 dicembre con gli altri candidati alle primarie vicentine, precisa che “quello dell’autonomia è un tema giusto. Così giusto ed evidente che nessuno è in disaccordo. Per affrontarlo c’è un percorso, previsto dalla Costituzione, rispetto al quale il referendum voluto dal governatore Zaia non rappresenta una scorciatoia. Come sta facendo già da tempo la regione Emilia Romagna. Come dovrà fare in ogni caso il Veneto il giorno dopo l’inutile referendum, che non sancisce l’autonomia ma ci dirà solo come la pensano i veneti (lo sappiamo già)”. Secondo Bulgarini al posto del referendum “si poteva fare un vasto e accurato sondaggio, con un primario istituto nazionale o internazionale. Con poco più di un millesimo della spesa si sarebbe avuta una precisa e credibile lettura di cosa pensino i veneti, tutti, sul tema. Purtroppo il referendum di Zaia non è neppure liquidabile come una farsa, perché una spesa di  almeno 15 milioni di euro va presa terribilmente sul serio, specie in un tempo in cui mancano le risorse per le mille urgenze e necessità della nostra terra”. Non manca una sferzata al Pd, partito a cui Bulgarini non è iscritto (pur facendo parte della stessa area di riferimento): “Dispiace che il Partito Democratico abbia scelto di appoggiare il sì. È un errore tattico e strategico. Sarebbe stata l’occasione di iniziare a contrastare la narrazione leghista, come dovremmo fare da anni”.
Per Pretto la posizione di Bulgarini “è ottusa e certamente maldestra”. Quindi ricorda quello che “giustamente diceva Paolo Borsellino: “Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale, con la matita in mano”. Non è forse una questione di primaria importanza esprimersi in favore o contro l’attribuzione alla nostra Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia? Non capisco francamente chi tenta, in maniera anche goffa, di sabotare un momento di autentica democrazia e partecipazione. Abbiate il coraggio, piuttosto, di andare a votare dichiarando la vostra contrarietà all’autonomia del Veneto. Almeno così avrete modo di esprimere la vostra idea. In un momento di svolta epocale come questo, in cui perfino l’Anci prende posizione a favore del percorso autonomista visto come una chiara opportunità, chi ambisce ad occuparsi di politica deve essere in grado di capire da quale parte stare”. 
Da Ecovicentino.it 10.10.2017

lunedì 9 ottobre 2017

Referendum sull'autonomia del Veneto, Erik Pretto (LN-LV): "vinceranno i veneti nonostante i maldestri boicottaggi"

Erik Umberto Pretto, segretario provinciale Lega Nord - Liga Veneta di Vicenza, in risposta alle affermazioni dell'attuale vice sindaco del capoluogo berico e candidato alle primarie del centro-sinistra in vista delle elezioni amministrative di Vicenza 2018, Jacop Bulgraini d'Elci, che invita all'astensione al referendum sull'autonomia del Veneto, risponde: " Ritengo ottusa e certamente maldestra la sua uscita sulla stampa. L'esercizio del voto è un diritto inalienabile, che dobbiamo anche considerare come un dovere civico."
"È infatti dovere di ciascun cittadino - prosegue la nota - esprimere, quelle poche volte che ci è concesso, la propria opinione su tematiche di fondamentale importanza che possono cambiare le sorti delle nostre comunità e del territorio in cui viviamo. Appare surreale che un candidato sindaco, che si appresta a chiedere il voto dei cittadini vicentini per soddisfare le sue legittime ambizioni personali, consigli agli stessi cittadini di non recarsi a votare per un referendum così importante."
"Come giustamente diceva - continua Pretto - Paolo Borsellino: "Il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale, con la matita in mano". Il voto non è quindi uno strumento che va utilizzato soltanto quando ci fa comodo. Io penso che il voto vada utilizzato, invece, molto più spesso. In un vero Stato di diritto, le consultazioni popolari dovrebbero essere obbligatorie e soprattutto vincolanti su questioni di primaria importanza. E non è forse una questione di primaria importanza esprimersi in favore o contro l'attribuzione alla nostra Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia? Non è forse determinante, per noi veneti, avere maggiori risorse per gestire in autonomia le politiche sociali ed economiche, le tematiche sanitarie e scolastiche, per condurre le nostre comunità ed il nostro territorio a più alti livelli di qualità della vita e di sviluppo sostenibile?"
"Non capisco francamente - conclude la nota - chi tenta, in maniera anche goffa, di sabotare un momento di autentica democrazia e partecipazione. Abbiate il coraggio, piuttosto, di andare a votare dichiarando la vostra contrarietà all'Autonomia del Veneto. Almeno così avrete modo di esprimere la vostra idea. In un momento di svolta epocale come questo, in cui perfino l'ANCI prende posizione a favore del percorso autonomista visto come una chiara opportunità, chi ambisce ad occuparsi di politica deve essere in grado di capire da quale parte stare. Evidentemente esiste ancora una certa Sinistra, democratica solo nel nome, che vorrebbe chiamare i cittadini a votare soltanto per ratificare decisioni già prese nei palazzi dove i suoi esponenti si sono ormai abituati a soggiornare." 
Da Vicenzapiù del 09.10.2017

Lugo. Il futuro del veneto in un voto: appuntamento per capire il referendum

Appuntamento lunedì 9 ottobre alle 20.30 alla palestra delle ex scuole elementari di Lugo di Vicenza per una serata informativa sul referendum del 22 ottobre per l’autonomia del Veneto.
Erika Stefani, senatrice della Lega Nord e Giorgio Conte, del comitato ‘Sì lo voglio Veneto autonomo’, accompagneranno il sindaco Robertino Cappozzo in una serata incentrata sulla spiegazione del referendum.
‘Il futuro del Veneto è nelle tue mani’ è il tema della serata, che proverà a fare luce sulle ragioni del ‘sì’, dell’astensionismo e del ‘no’.
Da Altovicentinonline

Matteo Salvini a Radio Padova risponde a Luciano Benetton sul referendum del 22 ottobre

"A me interessano i milioni di piccoli imprenditori che non hanno la fortuna e la forza di essere Luciano Benetton". Questa la risposta di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, intervenuto al Morning Show, programma mattutino di Radio Padova condotto da Barry Mason. "Il 95% degli imprenditori hanno meno di nove dipendenti - spiega Salvini - quindi non hanno fruito del jobs act, dei grandi finanziamenti nazionali, dei grandi finanziamenti europei. Anzi stanno peggio di prima. L'autonomia serve soprattutto ai piccoli. Chiaro che Benetton se ne frega; cosa vuoi che gliene freghi del residuo fiscale, della riduzione delle tasse, di una sanità più efficiente".
"Per Benetton - ha proseguito il leader della lega Nord  - con i miliardi che ha, bontà sua non parlo per invidia ma per soddisfazione per lui, può accadere qualsiasi cosa al mondo. Però in Veneto l'autonomia aiuterà a finanziare quegli artigiani, quei commercianti e quegli imprenditori che lo Stato mendica da anni. Benetton sbaglia se non vota perchè il principio dell'autonomia significa spendere meno e spendere meglio". 
Rispondendo ad una successiva domanda circa una analisi del Corriere della Sera in edicola oggi che sancisce come, secondo i sondaggi, un lombardo e un veneto su due giudichino inutili i referendum del 22 ottobre Salvini ha aggiunto, intervenendo alla trasmissione radiofonica Morning Show di Radio Padova: "C'è gente che campa a pane e sondaggi e quello non sono io, perchè se fosse per i sondaggi la Lega non sarebbe qua. Saremo in Veneto sicuramente sopra il 50% di affluenza. Hanno provato ad accostare gli scontri di Barcellona con i referendum in Veneto e Lombardia che non c'entrano nulla, perchè quello del 22 ottobre è un referendum legale e legittimo: si va a votare dove si vota di solito, nei seggi, con la tessera elettorale; la polizia sarà lì per aiutare non per manganellare. Le stanno provando tutte, la Rai non ne parla assolutamente e così le grandi televisioni. Onore a Radio Padova, perchè se uno dovesse sapere del referendum del 22 ottobre ascoltando le grandi radio e le grandi televisioni nazionali, ascolterebbe zero. Parlano di tutto tranne che di un referendum vero, che è il primo nella storia di tale portata. Per la prima volta i veneti e i lombardi potranno dire sì, mi sembra giusto avere più soldi e più potere. Se vince il sì il giorno dopo Luca Zaia e Roberto Maroni sono titolati da alcuni milioni di veneti e di lombardi ad andare ad aprire la trattativa con lo Stato centrale".
Rispondendo alla domanda su cosa succederebbe se andasse a votare meno del 50% degli aventi diritto al voto al referendum, Salvini conclude l'intervista a Radio Padova dicendo: "Evidentemente avere più soldi e più potere a livello locale non interessa - in quell'ipotesi - alla maggioranza della popolazione di Veneto e Lombardia. In democrazia bisogna prendere atto di quello che decidono i cittadini". 
Da Vicenzapiù

Bloccato il Ceta. Zaia: “Soddisfazione e sollievo”

Venezia – “E’ stato bloccato un vero e proprio attacco alle tipicità agricole, che sono il fiore all’occhiello dell’agricoltura veneta e italiana. Il trattato Ceta non va ratificato mai. Lo vogliono gli stessi che sostenevano che gli Ogm sarebbero stati la salvezza del settore”. Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto commenta “con grande soddisfazione e altrettanto sollievo”, lo slittamento sine die della ratifica del trattato commerciale tra Europa e Canada, deciso oggi in Senato.
Il governatore, che il 5 luglio scorso aveva partecipato a una manifestazione organizzata a Roma da Coldiretti per dire no alla ratifica, sottolinea che “era e resta assolutamente inaccettabile che solo 41 denominazioni d’origine su 291 fossero tutelate in un accordo che manca di rispetto per i nostri agricoltori, per il loro lavoro, per la nostra identità produttiva e per la sicurezza alimentare”.
“Leggendo questo accordo e i suoi allegati – aggiunge il presidente della Regione – è evidentissimo che sarebbe previsto non solo l’abbattimento pressochè totale dei dazi e delle norme di tutela e qualità, ma anche che si potrebbero liberamente commercializzare prodotti simili, ad esempio, al nostro formaggio Asiago, con la semplice dicitura simil o tipo. E allora che ne sarebbe di tutta la nostra battaglia contro l’italian sounding, il falso Parmesan e i rischi di contraffazione?” 
Da VicenzaReport

Referendum autonomia del Veneto: incontro pubblico lunedì 9 ottobre a Marostica con on. Bizzotto e assessore regionale Marcato

Il referendum per l'Autonomia del Veneto in programma il prossimo 22 ottobre, i vantaggi che l'autonomia porterebbe ai cittadini e alle imprese della nostra Regione, i numeri veri sul residuo fiscale delle nostre Regioni e delle Regioni d'Europa, quanto vale in termini economici per il Veneto la conquista di un'autonomia come quella del Trentino Alto Adige. Sono questi i temi caldi dell'attualità politica che saranno discussi nell'incontro pubblico dal titolo "Referendum per l'autonomia del Veneto: il futuro del Veneto è nelle tue mani" che si terrà lunedì 9 ottobre alle ore 20:45 a Marostica presso Palazzo Baggio (sala multimediale), in Via IV Novembre.
L'incontro, che inizierà alle ore 20:45, vedrà la partecipazione dall'europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto, dell'Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Veneto Roberto Marcato, del presidente della Confartigianato del mandamento di Marostica Valter Marcon, del ricercatore statistico (già CGIA di Mestre) Michele Bacco e del segretario della Lega Nord di Marostica Pietro Fantinato.
"La grande battaglia per l'autonomia del Veneto rappresenta un appuntamento storico che cambierà in profondità il futuro della nostra Regione - spiega l'eurodeputata Mara Bizzotto - Veneto e Lombardia, che voteranno insieme il prossimo 22 ottobre per ottenere l'autonomia, sono le 2 Regioni più tassate d'Europa e quelle con il residuo fiscale più alto di tutta l'Unione Europea. Basti pensare che negli ultimi 10 anni il Veneto ha pagato allo Stato centrale, di solo residuo fiscale, la stratosferica cifra di 185 miliardi di euro. Un'ingiustizia fiscale intollerabile alla quale va messa la parola fine attraverso la conquista dell'autonomia che ci permetterà finalmente di trattenere a casa nostra, in Veneto, la gran parte dei nostri soldi e delle nostre tasse come succede nel vicino Trentino Alto Adige".
Da Vicenzapiù

sabato 7 ottobre 2017

Luca Zaia a Vicenza per il Veneto verso l'autonomia. 12 ottobre 2017, ore 20,30, Chiostri di S. Corona.


Referendum autonomia, giovedì Zaia a Vicenza. Raffica di appuntamenti del comitato per il Si

18 incontri in una settimana. Sono quelli previsti dal 9 al 14 ottobre nel vicentino dal comitato “Vota Sì al referendum per l’autonomia del Veneto” in collaborazione con la segreteria provinciale Lega Nord Liga Veneta di Vicenza, per informare i cittadini sull’appuntamento referendario regionale del 22 ottobre.
Gli incontri si terranno ad Asiago, Barbarano, Lugo, Breganze, Piovene, Malo, Pozzoleone, Recoaro, Marostica, Castelgomberto, Marano, Santorso, Valstagna, Romano d’Ezzelino, Bolzano, Altavilla e Arzignano. Incontri a cui saranno presenti numerose personalità, provenienti da diversi partiti politici e movimenti civici.
Per giovedì 12 ottobre alle 20,30 ai Chiostri di Santa Corona a Vicenza prevista poi la partecipazione di Luca Zaia, mentre Matteo Salvini sarà nel capoluogo sabato 14 ottobre.
Tutte le info sul sito della Lega.

lunedì 2 ottobre 2017

A Vicenza arriva l'esercito per controllare le zone del degrado.

Da Il Giornale di Vicenza

Pfas nel rubinetto. Saranno ridotti entro dieci giorni

VENEZIA. Niente autobotti, come avevano chiesto le mamme No-Pfas al governatore Zaia, ma, entro dieci giorni al massimo, acqua dai rubinetti ben al di sotto della soglia dei 90 nanogrammi, cioè intorno ai 40. È quello che promette la Regione. Lo hanno annunciato ieri da palazzo Balbi il direttore generale dell’Arpav, Nicola dell’Acqua, nella veste di Coordinatore della Commissione tecnica Pfas, insieme all’assessore alla sanità, Luca Coletto, e all’ambiente, Gianpaolo Bottacin. 

ACQUA SICURA. L’obiettivo è di fornire acqua a “zero Pfas“, ma per farlo si dovrà attendere quattro anni, il tempo cioè di realizzare la rete alternativa di acquedotti per servire le zone inquinate. Intanto, nei giorni scorsi, Zaia ha annunciato di voler imporre in Veneto dei limiti per l’acqua di rubinetto che a livello internazionale non hanno precedenti. Martedì arriverà in giunta la delibera che li renderà esecutivi (vedi a lato). Vuol dire cioè che, diversamente dal resto d’Italia, dove vige solo il limite indicato dall’Istituto superiore della sanità di 500 nanogrammi/litro, il Veneto ha stabilito che sia considerata acqua potabile quella con una livello massimo di Pfoa e Pfos al di sotto dei 90 nanogrammi per litro. Di più. Per la zona rossa il valore è ancora più basso: 40 nanogrammi. «I gestori - ha precisato Dell’Acqua, peraltro papabile commissario in caso di confermato stato di stato di emergenza - riusciranno ad abbattere le concentrazioni e a erogare acqua entro questi limiti grazie a una nuova generazione di filtri, studiati in questi anni di emergenza. Lunedì si terrà un incontro tra gestori per studiare il modo di riuscire a mantenere nel tempo questi livelli di performance: questa è una sperimentazione di eccellenza, unica al mondo. Di più. Dal 2013 ad oggi il Veneto sta portando avanti lo studio più avanzato al mondo su queste sostanze tanto che stiamo lavorando in collaborazione con la Commissione Europea sulle cosiddette “catene ramificate” sulle quali non esiste letteratura scientifica: si tratta di sostanze che formate con gli stessi composti chimici, ma che sono disposte diversamente nello spazio e che per questo hanno impatti diversi sull’ambiente e sulla salute, tutti da studiare. La Regione ha stanziato 3 milioni di euro per fornire ad Arpav la strumentazione all’avanguardia per analizzare questo tipo di inquinanti». Non solo. Sempre palazzo Balbi allargherà i cordoni della borsa anche per «realizzare a breve una serie di piccole infrastrutture, come nuove batterie di filtri e altri interventi complementari, per consentire ai nuovi e sperimentali filtri di poter mantenere bassi i livelli nel tempo». 
ACQUEDOTTI. Sì, perché ci vorrà tempo. «Ecco perché - aggiunge l’assessore Bottacin - abbiamo chiesto di dichiarare lo stato di emergenza, proprio per poter procedere speditamente. Infatti la nuova legge impone per i nuovi acquedotti oltre i 20 chilometri la procedura Via, valutazione impatto ambientale che richiede un iter troppo lungo». Bottacin è stato ricevuto giovedì dalla Commissione Ecomafie a Roma. Anche ai parlamentari ha ricordato come «dovrebbero essere le norme nazionali a fissare limiti massimi». Ma quando nei giorni scorsi dal ministero hanno risposto picche alla richiesta del Veneto di fissare limiti più bassi per l’acqua da bere, Zaia non ci ha pensato due volte a preparare la delibera per stabilire quelli più bassi d’Europa. «Come non ci siamo tirati indietro spendendo fino ad ora 5 milioni di euro per affrontare l’emergenza Pfas dal punto di vista sanitario con biomonitoraggi, screening sugli alimenti e presa in carico degli esposti - dichiara Coletto -. Fino ad oggi sono state coinvolte 85 mila persone della zona rossa dai 14 ai 65 anni : entro l’anno si concluderà la prima chiamata. L’intenzione ora è di allargarci ai minori: stiamo ora prendendo contatto con i pediatri». Tirando a spanne le somme di questa emergenza gli assessori hanno spiegato come la Regione ci abbia rimesso oltre 17 milioni di euro, praticamente più dell’assestamento del bilancio appena approvato nei giorni scorsi. Vale a dire: 5 milioni per il fronte sanitario, 3 per la strumentazione, 2,8 per a costruzione dei pozzi di Carmignano, primo passo per una soluzione acquedottistica anti-Pfas, 4 per i mini interventi da fare per rendere operativi i super filtri. Filtri che i gestori hanno studiato e che, tramite gare pubbliche, stanno acquistando coi loro fondi.
Cristina Giacomuzzo (GdV)