lunedì 2 ottobre 2017

Pfas nel rubinetto. Saranno ridotti entro dieci giorni

VENEZIA. Niente autobotti, come avevano chiesto le mamme No-Pfas al governatore Zaia, ma, entro dieci giorni al massimo, acqua dai rubinetti ben al di sotto della soglia dei 90 nanogrammi, cioè intorno ai 40. È quello che promette la Regione. Lo hanno annunciato ieri da palazzo Balbi il direttore generale dell’Arpav, Nicola dell’Acqua, nella veste di Coordinatore della Commissione tecnica Pfas, insieme all’assessore alla sanità, Luca Coletto, e all’ambiente, Gianpaolo Bottacin. 

ACQUA SICURA. L’obiettivo è di fornire acqua a “zero Pfas“, ma per farlo si dovrà attendere quattro anni, il tempo cioè di realizzare la rete alternativa di acquedotti per servire le zone inquinate. Intanto, nei giorni scorsi, Zaia ha annunciato di voler imporre in Veneto dei limiti per l’acqua di rubinetto che a livello internazionale non hanno precedenti. Martedì arriverà in giunta la delibera che li renderà esecutivi (vedi a lato). Vuol dire cioè che, diversamente dal resto d’Italia, dove vige solo il limite indicato dall’Istituto superiore della sanità di 500 nanogrammi/litro, il Veneto ha stabilito che sia considerata acqua potabile quella con una livello massimo di Pfoa e Pfos al di sotto dei 90 nanogrammi per litro. Di più. Per la zona rossa il valore è ancora più basso: 40 nanogrammi. «I gestori - ha precisato Dell’Acqua, peraltro papabile commissario in caso di confermato stato di stato di emergenza - riusciranno ad abbattere le concentrazioni e a erogare acqua entro questi limiti grazie a una nuova generazione di filtri, studiati in questi anni di emergenza. Lunedì si terrà un incontro tra gestori per studiare il modo di riuscire a mantenere nel tempo questi livelli di performance: questa è una sperimentazione di eccellenza, unica al mondo. Di più. Dal 2013 ad oggi il Veneto sta portando avanti lo studio più avanzato al mondo su queste sostanze tanto che stiamo lavorando in collaborazione con la Commissione Europea sulle cosiddette “catene ramificate” sulle quali non esiste letteratura scientifica: si tratta di sostanze che formate con gli stessi composti chimici, ma che sono disposte diversamente nello spazio e che per questo hanno impatti diversi sull’ambiente e sulla salute, tutti da studiare. La Regione ha stanziato 3 milioni di euro per fornire ad Arpav la strumentazione all’avanguardia per analizzare questo tipo di inquinanti». Non solo. Sempre palazzo Balbi allargherà i cordoni della borsa anche per «realizzare a breve una serie di piccole infrastrutture, come nuove batterie di filtri e altri interventi complementari, per consentire ai nuovi e sperimentali filtri di poter mantenere bassi i livelli nel tempo». 
ACQUEDOTTI. Sì, perché ci vorrà tempo. «Ecco perché - aggiunge l’assessore Bottacin - abbiamo chiesto di dichiarare lo stato di emergenza, proprio per poter procedere speditamente. Infatti la nuova legge impone per i nuovi acquedotti oltre i 20 chilometri la procedura Via, valutazione impatto ambientale che richiede un iter troppo lungo». Bottacin è stato ricevuto giovedì dalla Commissione Ecomafie a Roma. Anche ai parlamentari ha ricordato come «dovrebbero essere le norme nazionali a fissare limiti massimi». Ma quando nei giorni scorsi dal ministero hanno risposto picche alla richiesta del Veneto di fissare limiti più bassi per l’acqua da bere, Zaia non ci ha pensato due volte a preparare la delibera per stabilire quelli più bassi d’Europa. «Come non ci siamo tirati indietro spendendo fino ad ora 5 milioni di euro per affrontare l’emergenza Pfas dal punto di vista sanitario con biomonitoraggi, screening sugli alimenti e presa in carico degli esposti - dichiara Coletto -. Fino ad oggi sono state coinvolte 85 mila persone della zona rossa dai 14 ai 65 anni : entro l’anno si concluderà la prima chiamata. L’intenzione ora è di allargarci ai minori: stiamo ora prendendo contatto con i pediatri». Tirando a spanne le somme di questa emergenza gli assessori hanno spiegato come la Regione ci abbia rimesso oltre 17 milioni di euro, praticamente più dell’assestamento del bilancio appena approvato nei giorni scorsi. Vale a dire: 5 milioni per il fronte sanitario, 3 per la strumentazione, 2,8 per a costruzione dei pozzi di Carmignano, primo passo per una soluzione acquedottistica anti-Pfas, 4 per i mini interventi da fare per rendere operativi i super filtri. Filtri che i gestori hanno studiato e che, tramite gare pubbliche, stanno acquistando coi loro fondi.
Cristina Giacomuzzo (GdV)

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