lunedì 30 novembre 2015

Thiene. Le donne islamiche: «L’uomo può tutto. Ce lo impone il Corano»

Le scorgi appena sgattaiolare via alla chetichella, in un fruscio di vesti colorate e chador. Tengono gli occhi bassi, soprattutto in presenza di uomini. Sanno di essere osservate, sempre, dai loro mariti, padri, figli, fratelli. Le lasciano all’ingresso della scalinata esterna che conduce alla sala a loro riservata, sopra il centro islamico di via del Rosario a Thiene e, finito il sermone, le attendono in auto per far ritorno a casa, l’unico luogo dove una donna musulmana può finalmente sollevare lo sguardo e abbandonare il velo, nella limitata libertà delle sue quattro mura. L’imam delle comunità islamiche del Veneto Kamel Layachi, tuonando contro le nefandezze dell’Isis durante la preghiera di venerdì, ha voluto ritagliare uno spazio anche per la delicata e sempre attuale condizione femminile nella cultura e nella religione musulmana, ammettendo che sì, «esistono alcuni casi di famiglie distrutte dalla violenza» e che quella domestica è da ripudiare e condannare come i delitti commessi dai terroristi. (...)
G.AR. (GdV 29.11.2015)

Vicenza. Balordi e clandestini ma restano in Italia. Arriva la “black list”

Da qualche giorno sulla scrivania di uno degli uffici ai piani alti della questura c’è un elenco che contiene i nomi di nove persone. Una sorta di “black list”, nella quale sono stati inseriti clandestini con precedenti, che la polizia locale ha stilato e consegnato in viale Mazzini per chiedere al questore di attivare le procedure di espulsione a carico di questi soggetti. Che continuano a entrare e uscire dal carcere, ma non vengono mai allontanati da Vicenza, nonostante siano irregolari sul territorio nazionale.
LA “BLACK LIST”. Tutte le persone sono state incluse nella lista dopo essere state più volte identificate dagli agenti della pattuglia anti degrado istituita lo scorso febbraio per volontà dell’assessore comunale alla Sicurezza, Dario Rotondi. Sono stranieri che hanno sporcato la propria fedina penale più volte. Qualcuno ha addirittura collezionato una ventina di pagine di precedenti. C’è chi è stato sorpreso a spacciare. Chi vive di espedienti ed è stato arrestato per furto. Chi, ancora, bivacca tutto il giorno in strada, alza un po’ troppo e il gomito e crea scompiglio a ogni ora del giorno e della notte. (...)
Valentino Gonzato (GdV 29.11.2015)

Genitori contro la scuola: «Basta buonismo»

Non si spegne la polemica sul concerto natalizio con canti etnici organizzato dall’istituto comprensivo di Romano. La maggior parte dei genitori però preferisce non parlare pubblicamente, per paura di ritorsioni nei confronti dei figli.
«Siamo contrari a quello che ha fatto e sta facendo la scuola per quanto riguarda la questione del concerto - dicono concordi - ma non vogliamo il nostro nome sul giornale perché abbiamo i figli in quella scuola e ci devono andare tutti i giorni».
Motivazione che la dice lunga sull’aria che tira a scuola in questi giorni. Tra i circa venti genitori interpellati ieri, mentre attendevano l’uscita di scuola dei figli iscritti alle scuole medie di Romano, solo due hanno parlato con tranquillità. Gli altri hanno motivato il loro sconcerto con l’espressa richiesta di non comparire.
Tra i genitori usciti allo scoperto c’è Cristian Pacinon, che lo scorso anno era presente al concerto.
«Non mi è piaciuto – dice – Siamo in Italia, la tradizione deve venire prima di tutto. Mio figlio ha detto che quest’anno non si farà e questo mi dispiace molto. (...)
Francesca Cavedagna (GdV 29.11.2015)

venerdì 27 novembre 2015

Marano. "Prima noi" contro Piera Moro. "450 euro al mese per ospitare profughi è delirio”

Al consiglio comunale di Marano Vicentino, previsto per domani sera, torna in campo ‘Prima Noi’.
E lo fa presenziando alla seduta, per sentire dal vivo cosa dirà il Sindaco Piera Moro per sostenere la proposta del Comune di dare 450 euro al mese a ogni famiglia che ospiterà nella propria casa un profugo.
Con la firma del ‘Protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa dei rifugiati nella provincia diVicenza’, il Comune di Marano ha implicitamente detto ‘sì’ all’accoglienza di circa 20 migranti, che saranno ospitati in alloggi con la speranza di riuscire ad integrarli nel tessuto sociale cittadino.
Per dare ospitalità, l’amministrazione di Piera Moro, come già successo in altri comuni, ha proposto di ‘ripagare’ le eventuali famiglie ospitanti con 450 euro mensili, provenienti da quei famosi 35 euro al giorno per profugo concessi dal governo.
Riferendosi ai comuni di Marano, Santorso e Calvene (che con il supporto della parrocchia ha chiesto aiuto alle famiglie per trovare alloggio ai profughi), Alex Cioni, leader di Prima Noi, ha detto: “Siamo al delirio di amministratori che con la scusa del pragmatismo si limitano a fare i burocrati cedendo alle pressioni del Prefetto. Invece di interrogarsi sull’utilità di aprire a simili iniziative che non fanno altro che incentivare l’arrivo sui barconi dei giovani ragazzi africani, si insiste con queste opere di assistenzialismo che generano una discriminate verso quei connazionali che si ritrovano a vivere una situazione di disagio economico prodotto da anni di recessione. Mentre veneti e italiani arrancano, i nostri politici pensano agli ultimi arrivati nascondendosi dietro l’emergenza profughi quando è palese a tutti che i ragazzi sbarcati in questi mesi rientrano in quel fenomeno che generalmente viene definito immigrazione per motivi economici. Se in Africa continuano a giungere notizie che l’Italia offre vitto e alloggio e pure qualche soldino – ha continuato Cioni – i giovani africani si sentiranno stimolati ad affrontare il pericoloso viaggio di cui a beneficiarne sono solo i mercanti di essere umani e le organizzazioni criminali. Oltretutto, riteniamo che se di profughi si tratta, dovrebbe essere lo stato ad occuparsene, evitando di delegare ai semplici cittadini un servizio che non è immune da rischi. Usare i soldi per indurre le famiglie ad ospitare in casa propria un richiedente asilo, è una forma di estorsione legalizzata propedeutica a fare leva sulle difficoltà economiche delle famiglie e non sul principio di solidarietà. Se si fa fatturato, non è solidarietà, è un affare, il che è altra cosa. Per questo – ha concluso il leader di Prima Noi – venerdì sera saremo in consiglio comunale, per ascoltare quanto avrà da dire il Sindaco Piera Moro”.
A.B. (Altovicentinonline)

Vicenza. Il prete denuncia «In carcere inni agli attentatori»

VICENZA. «Allah Akbar. All’interno del carcere si sentono spesso gli islamici che inneggiano al loro Dio. Si tratta di giovani dai 20 ai 30 anni che si professano musulmani, ma non sanno nemmeno che cosa ci sia scritto nel Corano. Ragazzi che, probabilmente, provano simpatia per lo stato islamico perché vedono negli atti di terrorismo una sorta di ribellione contro i loro fallimenti. È accaduto dopo le stragi di Parigi, ma anche in passato».
Don Luigi Maistrello è il cappellano della casa circondariale di Vicenza. Lo è da poco più di un anno, quando il vescovo Beniamino Pizziol decise che doveva lasciare la parrocchia di Grumolo della Abbadesse per sostituire don Agostino Zenere che, per molti anni, seguì i detenuti di via della Scola.
Da sempre impegnato nel mondo del sociale, don Luigi trascorre molte ore della sua giornata tra i reclusi di San Pio X. «Ho sempre sostenuto - ribadisce - che i terroristi non sono nelle moschee, bensì nelle periferie, le banlieue francesi, piuttosto che quelle belghe e non solo. (...)
Chiara Roverotto (GdV 27.11.2015)

giovedì 26 novembre 2015

I sindaci francesi si rivoltano contro il divieto di esporre il presepe in municipio

Tre primi cittadini del Front National rifiutano di rimuovere la Natività dai propri Comuni: "Non è censurando le nostre radici che si difende la laicità"
Il fondamentalismo religioso e il terrorismo si combattono davvero censurando la propria identità e le proprie radici? Secondo una certa tradizione francese, apparentemente sì.
Nella Francia ancora scossa dagli attentati del 13 novembre scorso, fa discutere il gesto di tre sindaci del Front National che si sono opposti al diktat dell'Associazione nazionale dei sindaci (l'equivalente della nostra Anci) che voleva imporre loro la rimozione del presepeda tutti i municipi del Paese.
I tre primi cittadini, che per amor di cronaca governano i Comuni di Cogolin, Fréjus e Luc-en-Provence, hanno preso carta e penna e scritto una lettera di protesta con cui annunciano le proprie dimissioni dall'associazione: "Protestiamo contro l'abbandono di tutte le nostre tradizioni e delle nostre radici culturali - scrivono gli amministratori locali - Non desideriamo più prendere parte a un'associazione che, con il pretesto di difendere la laicità, calpesta cultura e tradizioni del nostro Paese."
Il divieto all'esposizione del Presepe nei municipi scaturisce dalla pubblicazione di un "vademecum sulla laicità" promosso dall'Associazione nazionale dei sindaci francesi, che spiega di rifarsi alla famosa legge del 1905 sulla separazione tra le confessioni religiose e lo Stato. "Non si tratta di un diktat, ma di un vademecum - spiega la vicepresidente dell'associazione, Anès Lebrun - La stessa giurisprudenza francese è contraddittoria in materia, divisa tra chi ritiene che il presepe rappresenti una manifestazione del culto e chi lo intende come fenomeno esclusivamente culturale."
Il Front National però, che pure è famoso per la propria difesa della laicità repubblicana, rigetta queste tesi come pretestuose: "A quanto il divieto delle processioni votive? - domanda polemico il movimento di Marine Le Pen - I rappresentanti del Front National difendono con fermezza il principio di laicità, ma non ignorano la storia. È incontestabile che il Cristianesimo sia un'espressione della cultura francese."
di Ivan Francese (Giornale)

lunedì 23 novembre 2015

Lega Nord: sentinelle civili nei Comuni vicentini

Non passa giorno in cui le pagine di cronaca nera della provincia di Vicenza non siano colme di notizie relative a furti, rapine, aggressioni o risse. Ultimo episodio inquitante, il caso di Ornella Maculan, 85 enne vedova con figlio disabile che è stata rapinata e picchiata nella propria abitazione di via Cresolella ai confini fra Vicenza e Caldogno.
“E' evidente -dichiara il segretario provinciale della Lega Nord di Vicenza, Antonio Mondardo- che il poco impegno del governo nel sostenere le forze dell'ordine di fronte ad un'autentica emergenza sicurezza, rende il controllo del territorio sempre più problematico, con una netta diminuzione del livello di sicurezza in tutto il territorio provinciale. A questo si aggiunga il fatto che in questo periodo, molti uomini sono dirottati al presidio dei punti sensibili, potenziali obiettivi terroristici. Un'autentica manna per le bande di ladri che oramia controllano i nostri paesi. Chiedo quindi che i Comuni, non solo quelli della Lega, accolgano e favoriscano la creazione di gruppi di sentinelle civili di controllo del territorio. Cito l'esempio di Monticello Conte Otto dove, con l'iniziativa Mille occhi per te, elaborata dai residenti che trasforma i cittadini volonterosi in sorveglianti attenti a monitorare movimenti sospetti. Non si tratta di ronde o di volontà di sostituire le forze dell'ordine, come ripete l'ormai fastidioso refrain del centrosinista italiano. Si tratta di un atto concreto, pacifico e con obiettivi nobili, che permetterebbe di aumentare la sensazione di sicurezza nel nostro territorio, avrebbe un innegabile effetto deterrenza e permetterebbe alle stesse forze dell'ordine di avere utili informatori civili sulle situazioni di pericolo esistenti o potenziali. Sulla sicurezza non sono ammessi vuoti di alcun genere e la situazione di governo attuale ha lasciato molto più di un vuoto nella tutela dei cittadini”.
Lega Nord Vicenza

venerdì 20 novembre 2015

Zugliano. Lega all’attacco: ‘Basta integrazione di sinti che si rivelano delinquenti’

‘Una famiglia che non aveva alcuna intenzione di integrarsi, che invece finisce sui giornali per fatti gravissimi. Che viveva a Zugliano da anni in un appartamento messo a disposizione della parrocchia di Centrale, in beffa alle persone che avrebbero bisogno di aiuto. Che l’esperienza non si ripeta mai più e che ora quell’appartamento, venga dato ad una famiglia italiana per bene e davvero bisognosa’.
A sollevare il polverone è il consigliere comunale di minoranza e membro del direttivo politico della Lega Nord Michele Pesavento, che chiede al sindaco Sandro Maculan quali siano le intenzioni dell’amministrazione in merito all’appartamento dato fino ad una decina di giorni fa ad una famiglia di sinti ospitata dalla parrocchia di Centrale, proprietaria dell’immobile.
‘Non siamo più disposti ad ospitare in paese persone di questo tipo, dedite al crimine e capaci di compiere furti e rapine con piccoli in macchina – conclude Pesavento – basta con questi esperimenti d’integrazione impossibile e fallimentare. Che quella casa che dal 2010 è stata data a delinquenti che hanno vissuto sulle spalle della nostra comunità, adesso venga data ad una famiglia italiana in cerca di un tetto’.
Da più di una settimana, il nucleo ha lasciato Zugliano, dopo aver avuto gli onori della cronaca per una rapina compiuta a Pianezze, dove hanno ingaggiato un inseguimento con le forze dell’ordine e causato un incidente con i bambini a bordo’
Altovicentinonline

martedì 10 novembre 2015

Arsiero.Zancan al funerale di Mattielli: ‘Mai ai rom le sue proprietà’

Robertino Zancan, l’orafo di Nanto che con il benzinaio Graziano Stacchio ha accompagnato lunedì il feretro di Ermes Mattielli al cimitero di Arsiero, non è per nulla rassegnato a lasciare che la sua morte scriva la parola ‘fine’ anche alla controversa vicenda giudiziaria.
‘Semplicemente questo funerale – ha commentato asciutto, a pochi minuti dalla conclusione della cerimonia religiosa – non doveva esserci. Ripeto che Ermes è morto di crepacuore perché non ha mai accettato la condanna e per paura che gli portassero via quel poco che aveva’.
Zancan ha l’espressione sofferente quando ricorda gli ultimi momenti passati con Mattielli. ‘Sto male dentro, mi diceva dietro le quinte di Quinta Colonna, e si batteva il petto con il pugno. Stava così perchè da anni la sua dignità era stata infangata e calpestata. Lui che era un uomo umile, che non ha mai chiesto nulla a nessuno’.
Al pensiero delle proprietà di Mattielli che andranno in mano ai rom Zancan ha un moto di rabbia: ‘Non accadrà mai. Ci penseremo noi a far sì che non succeda’.
Ma. Bo. (Altovicentinonline)

lunedì 9 novembre 2015

Lega Nord Veneto a Bologna in piazza, il grido di Ciambetti e Bizzotto: "liberiamoci di Renzi"

In mezzo alla folta delegazione veneta, una delle più numerose presenti a Bologna e individuabile per la storica bandiera del Leone di San Marco, per la manifestazione lanciata da Matteo Salvini con il centrodestra unito oggi, domenica 8 novembre, a Bologna, c'erano anche il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e l’europarlamentare Mara Bizzotto, vicino a quasi tutti gli esponenti leghisti del Consiglio Regionale (nelle foto: Roberto Ciambetti, Silvia Rizzotto, Francesco Calzavara, Marino Finozzi, Fabrizio Boron, Franco Gidoni, Gabriele Michieletto). 
Bizzotto: 
"A Bologna è nato qualcosa di straordinariamente positivo, da Bologna riparte un centrodestra nuovo, unito, moderno, guidato dalla Lega Nord e da Matteo Salvini, che è pronto a mandare a casa Renzi e compagni e a governare il Paese. Dalla manifestazione di oggi arriva un grande avviso di sfratto al Governo delle tasse e dei clandestini della tragica coppia Renzi – Alfano. L’unica nota stonata sono stati i disordini e i tafferugli causati dai “nazisti rossi” dei centri sociali che, anche questa volta, hanno dimostrato di essere gentaglia pericolosa che starebbe bene chiusa in galera".
Ciambetti:
"È stata una grande manifestazione popolare, entusiasmante non solo per il numero dei presenti, ma soprattutto per la voglia di dire forte che l'Italia vuole cambiare. E può farlo a partire dalla voglia di diritti, di cultura e di vera libertà. La Lega, oggi capace di riaggregare intorno a se tutto il centro-destra ha mostrato di essere l'unica forza popolare ancora in grado di coinvolgere e muovere la gente sui bisogni reali. Abbiamo gridato forte 'liberiamoci!' per far comprendere che è il momento di spezzare le pastoie di una demagogia vecchia e stantia, non più credibile e capace solo di creare danni, nuove povertà e nuove tensioni sociali. Noi siamo qui in piazza per manifestare la necessità di avere una buona sanità, una giustizia reale, una sicurezza sociale effettiva, un livello di occupazione che permetta ai nostri giovani di costruirsi un futuro, ed un sostegno all'imprenditoria che ci permetta di stare sul mercato internazionale. Basta con i proclami renziani, basta con la demagogia, basta con le promesse non mantenute: oggi da Bologna il messaggio di un forte cambiamento di rotta è partito e siamo certi che arriverà forte e chiaro sia a Roma che in tutte le altre città del Paese, Venezia e Veneto comprese".
da VicenzaPiù

Oggi i funerali di Ermes Mattielli «Niente bandiere»

ARSIERO. Niente bandiere e striscioni sotto la chiesa per il funerale di Ermes Mattielli, che si svolgerà oggi alle 14.30 nel duomo di Arsiero. A chiederlo è stato il parroco del paese don Roberto Xausa per rispettare il significato religioso della cerimonia alla quale sono attese centinaia di persone: esponenti politici, sindaci e semplici cittadini che hanno visto in lui il simbolo di una lotta contro leggi «che tutelano i delinquenti e puniscono gli onesti». Il sacerdote si è quindi preoccupato di evitare che il rito funebre di oggi si trasformi in una manifestazione politica. Mattielli stato stato recentemente condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi per il duplice tentato omicidio di due nomadi che in una notte di 9 anni fa si erano introdotti nel suo deposito per rubare e che lui aveva crivellato con 14 colpi di pistola. La sua vicenda era diventata emblematica, ma lo stress legato al processo e all'esposizione mediatica ha contribuito a peggiorare le sue condizioni di salute. è mancato giovedì, all'ospedale di Santorso, per le complicazioni di un infarto che lo aveva colto una settimana fa. Il suo decesso ha scatenato una valanga di commenti. A far discutere, fin dal giorno della sentenza, sono stati i 135 mila euro che l'ex artigiano è stato condannato a pagare ai due ladri, per risarcirli dei gravissimi danni alla salute, provocati loro dai 14 colpi di pistola con cui li colpì, anche a distanza ravvicinata, mentre erano a terra. Ora che è morto, saranno i suoi eredi a dover pagare. Se i parenti più prossimi di Mattielli rinunceranno alla sua eredità, composta sostanzialmente di quattro immobili.

E.CU. (GdV 09/11/2015)

sabato 7 novembre 2015

L’eredità di Mattielli va ai due ladri

ARSIERO. Non è uno scherzo del destino tragico, cinico e baro. Ma gli “eredi in linea retta“ del povero Hermes Mattielli stroncato da un infarto sono di fatto i due nomadi feriti a pistolettate nel 2006. Un mese fa è stato condannato per duplice tentato omicidio a 5 anni, ma soprattutto al risarcimento dei danni per 135 mila euro. Quel che più conta in questa macabra contabilità, ci scuserà il lettore, è che le pendenze civilistiche ricadranno sugli eredi legittimi, i cugini, i quali con ogni probabilità vi rinunceranno perché i beni, da quello che diceva il defunto, non valgono molto. Sarà così devoluta allo Stato che risponderà non oltre il valore dei beni. È da tre anni, dal 4 luglio 2012 quando il tribunale di Schio emise il primo verdetto di condanna, che i ladruncoli Blu Helt e Cris Cari hanno in mano un titolo esecutivo per aggredire i beni di Mattielli. Si tratta di un paio di case ad Arsiero e qualcos’altro. «Fin qui non l’abbiamo fatto perché si pensava a un possibile accordo - spiega l’avvocato dei nomadi, Andrea Massalin -. (...)
Ivano Tolettini (GdV 07.11.2015)

venerdì 6 novembre 2015

Morte Mattielli. Il benzinaio Stacchio:’ Condannato e lasciato solo’

«Lo hanno condannato e giustiziato, lo hanno fatto morire di crepacuore, e responsabili sono anche i giudici, non ho paura di dirlo». Robertino Zancan è sconvolto, ma anche infuriato. L’imprenditore orafo di Nanto ammette di essere andato in escandescenza quando ha saputo che Ermes Mattielli non ce l’aveva fatta. L’uomo che, come lui e l’amico benzinaio Graziano Stacchio, si era trovato nelle condizioni di doversi difendere dai criminali, a casa propria. Non senza finire indagato.
«Quando succede è una sorta di malattia che ti viene addosso, Ermes soffriva molto per questa vicenda» spiega l’orafo che lo aveva incontrato anche la scorsa settimana. «Ermes era solo ad affrontare tutta la vicenda giudiziaria, non aveva famiglia alle spalle che lo sostenesse e Dio sa cosa ha passato – prosegue Robertino Zancan – l’ultima volta che l’ho visto continuava a dirmi che stava male, che non ce la faceva più; mi aveva raccontato del suo terrore che gli pignorassero casa per risarcire i ladri, ma anche che prima o poi gli suonassero il campanello per portarlo in carcere. Ma più di tutto non riusciva ad accettare che l’avessero vinta loro».
Altovicentinonline

giovedì 5 novembre 2015

Morte di Ermes Mattielli. Salvini : ‘Vittima di uno Stato amico dei delinquenti’

‘Lo avevo incontrato pochi giorni fa, la Lega lo stava aiutando’. Matteo Salvini, leader del Carroccio ha dato la notizia sulla sua pagina facebook definendo Ermes Mattielli ‘una vittima dello Stato’. Salvini, che era arrivato nel vicentino per portare il suo conforto all’artigiano di Arsiero due sabati fa, è andato giù pesante e a proposito del caso giudiziario di Ermes ha parlato di ‘ uno Stato amico dei delinquenti’.
Salvini conclude il suo post sui social: ‘Una preghiera e tanta rabbia: Ermes uno di noi’

Altovicentinonline

E’ morto Ermes Mattielli

Non ce l’ha fatta ErmesMattielli. E’ spirato dopo un paio di giorni dal suo ricovero in ospedale e l’improvviso malore che lo aveva colto nella sua abitazione di Arsiero, dove era iniziato il suo calvario. Il suo cuore non ha retto ed ha cessato di battere per sempre.
Il ‘guerriero’ dell’Alto Vicentino non ce l’ha fatta. Chi lo conosce ed è stato al suo capezzale in queste ore, riferisce di una stanchezza probabilmente dovuta al clamore mediatico dopo la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi. Oltre al risarcimento danni di 135mila euro. Nei suoi confronti, un’accusa che sentiva ingiusta per quanto avvenuto 10 anni fa, quando due ladri rom entrarono a rubare il suo ferrovecchio dal deposito della sua abitazione. Tentato omicidio.
‘Ho sparato quei 14 colpi d’arma da fuoco solo per difendermi – non si era mai stancato di dichiarare sia in fase processuale che alla stampa che si era interessata di lui – non volevo ucciderli’.
Ma per i giudici quella di Ermes Mattielli non era stata legittima difesa ed il numero di colpi esplosi erano troppi per ‘la miseria’ dei beni che voleva proteggere dai ladri.
Per ermes Mattielli era scesa in campo la politica, ma anche i cittadini dell’Alto Vicentino. Ermes sentiva il calore della sua gente, ma forse era stanco. ‘L’ultima volta che l’ho visto eravamo di ritorno dalla cena con Matteo Salvini – racconta affranto l’amico di sempre Giordano Rossi, sindaco di Velo d’astico – l’ho visto stanco. Gli ho anche proposto di andare a bere qualcosa insieme, ma mi aveva detto no proprio perchè sentiva il bisogno di riposare’.
Sulla pagina facebook, che nei giorni scorsi, era stata creata per sostenerlo, in queste ore fioccano i messaggi di cordoglio per Ermes. Faccia buona e sorriso ingenua, c’è rabbia da parte di chi giudica paradossale il suo caso giudiziario con quei due rom, che se la sono cavata con una condanna a 4 mesi, subito dopo il fatto di 10 anni fa e lui che si è visto infliggere, dopo un calvario di dieci lunghi anni, una condanna a oltre 5 anni solo per quella che riteneva essere una legittima difesa della sua proprietà privata.
‘Ermes nonostante la condanna è un leone – aveva dichiarato Alex Cioni, che nelle due ultime settimane lo aveva accompagnato negli studi Rai e Mediaset – non si arrende e vuole lottare per portare la sua storia alla ribalta’.
Per Ermes Mattielli si erano mobilitate anche Le Iene, che avevano ripreso la consegna di un assegno da duemila euro raccolti in tutto il vicentino per le spese legale che l’artigiano non poteva nemmeno pagare. A Ermes infatti, non era rimasto più niente. Non aveva più nemmeno il telefono di casa e chi aveva qualcosa da dirgli, doveva andare a bussare alla sua porta di casa.
Altovicentinonline

Squadra comunale danneggia il muro del cimitero ed è polemica sui rifugiati

MARANO VICENTINO - Crolla un muretto del cimitero e subito scatta la polemica contro i migranti. La Lega alza subito la polemica, perchè alla guida del furgone della squadra comunale che ha sbattuto sul manufatto durante una delle manutenzioni periodiche, c'era in quel momento uno dei profughi ospitati a Santorso impegnato in lavori socialmente utili. Lui, come altri, sta operando per il Comune di Marano, grazie a una convenzione con la cooperativa sociale “Con Te”.
L'episodio ha spinto Erik Pretto della Lega nord a innescare una polemica che piace molto ai maranesi contrari all’accoglienza. Il capogruppo consiliare della civica “Noi di Marano”, area Lega, ha presentato una interrogazione al sindaco Piera Moro per chiederle di fare chiarezza sull'episodio avvenuto durante un’operazione di pulizia delle aiuole del verde pubblico. Uno di essi avrebbe combinato il guaio: alla guida di un autocarro in manovra avrebbe sfondato parte del manufatto. “L'autocarro in questione era stato preventivamente assicurato per l'uso da parte di personale non dipendente?" chiede Pretto.
Il sindaco Piera Moro ha dichiarato che la squadra comunale, con tutti i componenti coperti da assicurazione, stava tagliando la siepe. Il cittadino straniero è salito sull'autocarro per spostarlo e favorire il carico del verde tagliato, ma la frizione è sfuggita e il mezzo ha sbattuto contro il muro. La Moro ha aggiunto che l'assicurazione coprirà i danni.
Quanto al pericolo che avrebbero corso persone di passaggio a piedi, il sindaco invita gli eventuali scampati al rischio a presentarsi in municipio.
Il Gazzettino Martedì 3 Novembre 2015

martedì 3 novembre 2015

Marano Vicentino. Un migrante abbatte il muretto del cimitero

Una manovra sbagliata durante i lavori di manutenzione del verde, e l’autocarro comunale finisce contro il muro del cimitero, abbattendone una parte e danneggiando il mezzo. L’incidente è avvenuto una settimana fa, ma ad evidenziare l'accaduto è stato ieri il consigliere di minoranza Erik Pretto (Lega Nord), che presentato un’interrogazione, puntando il dito contro uno dei dieci migranti che da qualche tempo prestano servizio in paese per conto della cooperativa “Con te”. Secondo Pretto sarebbe stato uno di loro a guidare l’autocarro. «Forse la notizia doveva passare inosservata - considera - e probabilmente si è anche cercato di farlo, ma domenica, giorno di visite al cimitero, era uno degli argomenti di cui si parlava di più. Uno dei profughi recentemente “arruolato” dall’amministrazione si sarebbe messo alla guida di un autocarro e avrebbe sfondato il muro di cinta del cimitero. Pare si sia sfiorata miracolosamente la tragedia, in quanto alcune signore stavano leggendo la vicina bacheca degli annunci funebri proprio in quell’istante. (...)

Il Giornale di Vicenza 03.11.2015

lunedì 2 novembre 2015

Lega Nord Marano: profugo ha abbattuto con un autocarro la recinzione del cimitero

Forse la notizia doveva passare inosservata, e probabilmente si è anche cercato di farlo, ma oggi, giorno di visite al cimitero, era uno degli argomenti su cui si chiacchierava di più. Qualche giorno addietro, infatti, davanti al cimitero si è rischiata la tragedia. Uno dei cosiddetti profughi recentemente "arruolato" dall'Amministrazione comunale di Marano Vicentino come lavoratore socialmente utile, in seguito alla firma della convenzione con la cooperativa sociale "Con te" per l'utilizzo dei migranti in attività socialmente utili da svolgere sul territorio comunale, avrebbe infatti combinato un bel guaio.
Da quanto raccontano numerosi testimoni, il migrante, che probabilmente stava sbrigando dei lavori di pulizia delle aiuole prospicenti il cimitero comunale, si sarebbe messo alla guida di un autocarro ed avrebbe letteralmente sfondato il muro di cinta del cimitero ad un passo dal cancello d'ingresso, abbattendone diversi metri. Pare si sia sfiorata miracolosamente la tragedia, in quanto alcune signore stavano leggendo la vicina bacheca degli annunci funebri proprio in quell'istante. Il caso, o la fortuna, ha voluto che ci siano stati solo danni materiali; ma la paura è stata notevole.
Ora si tratta anche di capire se la convenzione siglata dall'Amministrazione comunale nel mese di settembre sia realmente vantaggiosa, o stia già diventando "un grosso problema" da gestire.
Perché le domande che sorgono a noi, come ai comuni cittadini, sono tante:
- cosa sarebbe successo se il migrante avesse investito delle persone, procurandone il ferimento o la morte?
- il migrante che era alla guida dell'autocarro aveva la patente o un permesso di guida regolare?
- chi ha autorizzato il migrante a salire sul mezzo?
- chi si occupa del controllo reale di queste persone, di cui conosciamo poco o nulla, e chi ne è responsabile per la loro condotta ed il loro operato?
- chi risponde civilmente o penalmente, per loro conto, dei danni che possono causare?
- chi pagherà il conto dei danni, probabilmente salato, di questo "incidente" che poteva essere anche molto più grave?
Di questo e molto altro si discuteva oggi nei parcheggi di fronte al cimitero comunale, mentre la cittadinanza si recava a commemorare i defunti. Speriamo che le risposte arrivino presto, ma questa volta dai vivi.
Lega Nord - Liga Veneta Marano Vicentino 
Da VicenzaPiù

domenica 1 novembre 2015

La ragazza aggredita da 15 nordafricani: "Sporchi individui tornate a casa vostra"

Parla Valentina: era tra i ragazzi di Belluno aggrediti dai nordafricani. "Qui non si tratta di razzismo. Si tratta del fatto che io a casa mia voglio poter stare al sicuro".
"Non posso che esprimere la mia amarezza e il mio schifo per quanto ci è accaduto stanotte.
La paura provata è inimmaginabile". Valentina è una dei ragazzi di Belluno assaliti da una quindicina di nordafricani al termine della festa di Halloween a Conegliano. All'indomani della brutale aggressione la 23enne di Mel, paesino in provincia di Belluno, è ancora terrorizzata da quanto accaduto. Li descrive così: "Una mandria di esseri immondi che ci ha presi d'assalto prendendoci a botte e distruggendo il bus". Gli "esseri immondi" sono appunto quindici extracomunitari che hanno pestato a pugni e calci i suoi amici.
"Qui non si tratta di razzismo", mette in chiaro Valentina su Facebook. "Si tratta del fatto che io a casa mia voglio poter stare al sicuro - si sfoga - diretti a casa loro se il loro modo di vivere non è come il nostro. Il nostro di certo non è questo". Il gruppo di giovani bellunesi è stato preso di mira al termine di una festa in maschera organizzata per Halloween. Sono stati aggrediti con pugni, calci e sputi. Una ragazza si è pure presa un tombino in testa. E alcuni sono stati derubati prima che i nordafricani si dileguassero nel nulla. "Non siamo stati educati alla violenza in questo modo - racconta Valentina - ci siamo trovati in una situazione orrenda e pur essendo noi in quasi 70, non siamo riusciti a difenderci alla pazzia di questi sporchi individui".
Valentina non risparmia niente: "Quanto a quelle merde: A casa. Fuoco. Benzina". E invita i moralisti ad astenersi dall'intromettersi: "Non ce l'ho con tutti, solo con chi rompe il cazzo, che sia italiano, cinese, africano o americano. Nel nostro staff c'è un extra comunitario, quindi razzisti direi proprio di no". Per i quindici nordafricani che li hanno aggrediti non chiede la galera ma che tornino a casa "con un bel barcone bucato""E andatevene a fare in culo - conclude - ho perso dieci anni di vita stanotte".
di Sergio Rame (Giornale)

La furia di 15 nordafricani contro un pullman di giovani

Violenza senza precedenti a Belluno. Il blitz dopo la festa di Halloween: ferita una ragazza, rapinato l'autista.
E pure una rapina. Per un gruppo di ragazzi, circa una cinquantina partiti dal Bellunese per festeggiare la notte delle zucche, è finita davvero male. Contro diu loro si è, infatti, scatenata la furia di una cinquantina di nordafricani che, dopo averli pestati e impauriti, li hanno persino derubati. Non se l'è vista bene nemmeno l'autista del pullman che ha dovuto sottostare alle violenze degli extracomunitari.
Come racconta il Gazzettino, i ragazzi e l'autista sono stati aggrediti dopo la festa di Halloween al centro Fallai a Conegliano, un paesino in provincia di Belluno. Una quindicina di nordafricani, tutti di età compresa tra i 16 e i 21 anni, si è scagliato contro la comutiva di bellunesi con calci sputi e pugni. È addirittura volato un tombino che ha colpito una ragazza che è finita all’ospedale. Gli extracomunitari si sono, poi, sfogati contro il pullman della ditta bellunese Monego di Santa Gistina. Il mezzo ha, infatti, riportato ingenti danni. Secondo ilGazzettino, la furia dei nordafricani sarebbe stata scatenato da un piccolo litigio per una ragazza. La lite ha acceso gli animi a tal punto da "portare il gruppo di magrebini ad accerchiare il pullman, sequestrare le chiavi del mezzo e dare via alla maxi rissa". Come se non bastasse, il gruppo di facinorosi nordafricani ha rapinato l’autista, un 51enne di Belluno, portandogli via le chiavi del mezzo e il borsello con patente e effetti personali. Non appena sono arrivati i carabinieri gli immigrati si sono dileguati. I militari sono comunque riusciti a fermarne un paio che sono stati poi riconosciuti dall’autista.
di Sergio Rame (Giornale)

Torre. Arrivano altri quattro profughi. Boscoscuro: “Il protocollo d’intesa non serve”

4 nuovi profughi sono in arrivo a Torrebelvicino. Vanno ad aggiungersi ai 12 già presenti nel Comune che conta circa 6mila abitanti e il sindaco, Emanuele Boscoscuro, prende la palla al balzo per sottolineare che il ‘protocollo d’accoglienza diffusa evidentemente non serve a nulla’.
Il primo cittadino di Torre non si era allineato alla maggioranza dei sindaci della conferenza dell’Ulss 4 che, con 26 firme su 32, aveva siglato con il prefetto Eugenio Soldà l’accordo di accogliere al massimo 2 profughi ogni mille abitanti. Un accordo voluto per mettere un freno all’imposizione di Vicenza di un numero troppo elevato di migranti rispetto alle reali capacità dei comuni e che mette i Sindaci ‘a capo’ della gestione dell’emergenza.
Nell’informare i suoi cittadini dell’arrivo di 4 nuovi africani, Boscoscuro ha sottolineato l’estraneità dell’amministrazione al riguardo in quanto l’accordo tra la cooperativa che gestisce i migranti e la prefettura non è passato sulle scrivanie comunali.
“Questo progetto è iniziato in luglio, senza che noi sapessimo nulla – ha commentato Boscoscuro – Dal confronto con la cooperativa che ha in gestione l’accoglienza è emerso che la Prefettura aveva dato subito l’assenso alla sistemazione dei migranti qui, ben consapevole che ne ospitiamo già 12, numero sulla soglia prevista dal protocollo d’intesa siglato poche settimane fa dai Sindaci. Questo vuol dire che anche se avessi firmato quel documento sarebbero arrivati comunque, quindi mi rendo conto che è veramente un atto che non ha alcun valore”.
Attraverso i suoi commenti, Boscoscuro difende la scelta di non aver firmato il protocollo. “Come ho già detto in altre occasioni voglio ribadire il massimo rispetto per le persone che vengono accolte – ha proseguito il Sindaco – ma anche la più totale contrarietà al metodo di gestione e controllo che attua lo Stato centrale. Come confermano i dati della Prefettura infatti solo una minima parte di domande di asilo vengono accolte, perché i profughi effettivi sono pochissimi, mentre la stragrande maggioranza sono migranti ordinari”.
I quattro nuovi arrivi sono uomini dai 18 ai 25 anni provenienti dal Senegal, e saranno gestiti dalla cooperativa Entropia, già conosciuta nel territorio per alcune attività svolte. “Ai cittadini prometto che l’Amministrazione vigilerà con attenzione sulle loro attività – ha concluso Boscoscuro – cercando di collaborare costruttivamente anche con loro”.
Federico Pozzer (Altovicentinonline)

Sviluppo rurale del Veneto. Arrivano 12mila domande per i bandi

Con il via libera al provvedimento tecnico, che detta le regole per la gestione del cofinanziamento regionale, la Giunta regionale del Veneto procede nella definizione del sistema gestionale del Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Tra il 2014 e il 2015 sono stati attivati in Veneto bandi per quasi 300 milioni di euro del PSR 2014-2020, di cui il 17,12 per cento cofinanziati dalla Regione. Complessivamente il Programma 2014-2020 destina allo sviluppo del settore rurale in Veneto 1184 milioni di euro, di cui 202 in quota alla Regione, 471 allo Stato e 510 di finanziamento comunitario.
“La Regione Veneto – ricorda l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan – è stata la prima in Italia ad attivare con i fondi comunitari il Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Nel 2014 sono stati avviati bandi per 110 milioni di euro a supporto dei giovani agricoltori e per l’ammodernamento delle imprese agricole e di quelle agroalimentari mettendo in moto finanziamenti per 300 progetti imprenditoriali di giovani in agricoltura e per oltre 800 imprese agricole”.
“Nel 2015 – oltre a dare continuità con 30 milioni di euro alle misure agroambientali assunte con il precedente Psr 2017-2013 – la Regione ha dato corso a nuovi bandi per ulteriori 144 milioni di euro attivando le misure 10 (pagamenti agroclimatico ambientali), 11 (sostegno all’agricoltura biologica) e 13 (indennità compensativa per le zone montane). Dal mondo agricolo sono arrivate oltre 12 mila domande di finanziamento, attualmente in fase di istruttoria presso gli uffici di Avepa”.
“Sin dal primo insediamento– sottolinea Pan – l’amministrazione regionale è impegnata a mettere a punto tutti gli strumenti procedurali e finanziari affinchè, nonostante il continuo taglio delle risorse alle Regioni e nel rispetto delle nuove regole contabili e dei vincoli di pareggio di bilancio, sia possibile continuare a sostenere lo sviluppo del settore agricolo e rurale del Veneto. Il provvedimento tecnico assunto oggi dalla Giunta in merito alle regole di cofinanziamento del Psr rientra appunto nel percorso di progressiva attivazione delle risorse finanziarie, propedeutico alla attivazione di nuovi bandi sulle altre misure di sostegno del Programma”.

Undici Comuni dell'Ovest vicentino escono dall'ANCI

È un forte coro di protesta quello che si leva dall’Ovest Vicentino. Montecchio Maggiore e altri 11 Comuni – Arzignano, S. Pietro Mussolino, Brendola, Trissino, Grancona, Castelgomberto, Montebello Vicentino, Lonigo, Creazzo, Nogarole Vicentino e Gambellara – hanno infatti deciso di recedere dall’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni dei Comuni Italiani, e quindi dal 1° gennaio 2016 non ne faranno più parte.
La decisione, che segue analoghe prese di posizione assunte in precedenza dai Comuni di Crespadoro e di Altissimo, è stata comunicata oggi dai sindaci in occasione di una conferenza stampa indetta in Municipio a Montecchio Maggiore. Le decisione della Città di Montecchio Maggiore è supportata da una delibera di Giunta approvata ieri, nella quale, interpretando un sentimento ormai avvertito e condiviso dalla maggior parte delle autonomie locali dell’Ovest Vicentino, si esprimono forti critiche sull’operato dell’ANCI. “L’attività dell’Associazione svolta nei confronti del Governo e degli altri Organi dello Stato – si legge nella delibera - non sempre si è mostrata all’altezza del compito della difesa delle ragioni delle realtà comunali nel proporre provvedimenti a favore dei Comuni o nell’ostacolare prese di posizioni contrarie ai principi di autonomia sociale, finanziaria e organizzativa delle comunità locali (Patto di stabilità, investimenti, autonomia tributaria). Negli ultimi anni – continua la delibera -, ma soprattutto da ultimo, si è assistito ad un vero e proprio atteggiamento di sudditanza psicologica per non dire ‘gerarchica’ dell’ANCI nei confronti dell’attuale Governo, così da interessarsi, ad esempio, maggiormente delle problematiche delle metropoli, tralasciando le problematiche degli altri Enti di media e piccola grandezza”. “In virtù di queste considerazioni – commenta il sindaco Milena Cecchetto –, l’Amministrazione comunale di Montecchio Maggiore, così come quelle dei Comuni qui presenti, non avverte più quel senso di appartenenza rappresentativa dell’ANCI, tale da giustificare la nostra permanenza all’interno dell’associazione, che non fa più gli interessi delle comunità locali ma ha ormai assunto una posizione statalista/centralista”.
Comune di Montecchio Maggiore