mercoledì 31 dicembre 2014

Tanti Auguri a tutti.. per un 2015 che porti il paese a cambiare verso..


Tribunale di Bassano: «La legge non è uguale per tutti: ma non finisce qui»

Ieri mattina l'ultima assemblea Il governatore: «Se la battaglia  è persa, la guerra continua Tribunale com'era e dov'era».
«Com'era, dov'era». Il governatore Luca Zaia non demorde e in occasione del calo del sipario sull'ordine forense bassanese lancia lo slogan per riportare il tribunale in città.
«Non sono qui - ha dichiarato - per celebrare un funerale. In questi anni abbiamo verificato che la Giustizia non è uguale per tutti, ma la battaglia continua. La presenza di un tribunale efficiente a Bassano non è una gentile concessione del governo centrale ma un diritto che il Veneto si paga a suon di tasse. O vogliamo dimenticare i 21 miliardi che ogni anno la nostra regione versa a Roma?».
«È una vergogna - ha commentato Zaia - Un tribunale modello che serve il cuore imprenditoriale del Veneto, viene chiuso e restano aperte delle autentiche baracche. Neppure la disponibilità della Regione a integrare il personale mancante ha convinto Roma a un cambio di rotta. I signori che hanno deciso il taglio di Bassano devono solo ricordarsi che senza il Veneto, l'Italia non va da nessuna parte. Questo perché, noi produciamo lavoro ed economia, loro solo chiacchiere». (...)
GdV 31.12.2014.

lunedì 29 dicembre 2014

Giustizia farsa sulla Lega Nord. Ora è considerata banda armata

Dopo 18 anni la procura di Bergamo chiede il rinvio a giudizio di 34 camicie verdi. Sono accusate di aver promosso "un'associazione di carattere militare".
Fra il panettone e lo champagne, la Procura di Bergamo recupera un antico reperto di archeologia giudiziaria e prova a trasformarlo in un processo.
È incredibile, ma dopo diciotto anni di inchiesta e pasticci di ogni genere ora per 34 camicie verdi scatta la richiesta di rinvio a giudizio per «aver promosso, costituito, organizzato o diretto un'associazione di carattere militare». 
Sì, la mitica Guardia nazionale Padana di cui si erano perse le tracce fra le brume degli anni Novanta. I pm, invece, hanno la memoria lunga come gli elefanti e del resto l'obbligatorietà dell'azione penale, anche quando sfiora il ridicolo, non consente alternative. E allora sarà il gip di Verona a decidere se andare a dibattimento. «Sono senza parole - spiega al Giornale il segretario del Carroccio Matteo Salvini - ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. E però chiederemo conto dei soldi spesi per spedire a dibattimento militanti della Lega che oggi sono padri di famiglia o nonni. Così la comunità internazionale ci riderà dietro».
In effetti questa storia nasce fra squilli di tromba nel lontano 1996. Sono gli anni della Lega dura e pura, del celodurismo, delle minacce di secessione armata. Secondo l'allora procuratore di Verona Guido Papalia, che intercetta a lungo i militanti, la Guardia Nazionale Padana sarebbe stata costituita con l'obiettivo di pianificare la resistenza contro Roma ladrona e ottenere anche con i fucili e le pistole il distacco dall'Italia. Ecco, dunque, il reato contestato: la banda armata. Insomma, lo stato maggiore del Carroccio sarebbe una centrale terroristica. Un'accusa davvero forte che cade per logoramento, all'italiana: l'accusa sonnecchia per anni e anni davanti a una contestazione che, sulla carta, configura un pericolo grave per la democrazia. Intanto inizia un vorticoso carosello che coinvolge la magistratura, la Corte costituzionale, il parlamento. Le Camere si mettono di traverso e decretano «l'insindacabilità delle condotte degli indagati parlamentari». Escono di scena Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Mario Borghezio. Poi nel 2010 due decreti legislativi cancellano un altro decreto, del 48, e con quello il reato di associazione a carattere militare con finalità politiche. Ma nemmeno la nuova norma ad Legam basta per chiudere la telenovela del Carroccio. I giudici di Verona mandano le carte alla Consulta e la Corte costituzionale dà loro ragione. Il procedimento può ripartire, anche se amputato dei generali in camicia verde e fuori da tutti i parametri del buonsenso.
Il processo parte finalmente ma i colpi di scena non sono finiti. Dopo la prima udienza si scopre che la competenza non è di Verona, come avevamo capito per tutto questo tempo, ma è di Bergamo. Sì, perché l'atto fondativo del Comitato provvisorio per la liberazione della Padania avvenne a Pontida il 2 giugno '96. «In effetti - aggiunge sarcastico Salvini - hanno scoperto che Pontida è in provincia di Bergamo e non in Veneto». Così le carte traslocano in Lombardia e tornano in procura. Ora i pm ci riprovano. Fra i 34 imputati l'ex senatore Corinto Marchetti e l'ex sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo. In pratica, sul banco degli imputati arriva il servizio d'ordine voluto dalla nomenklatura leghista nell'epoca ruggente. Allora l'addio all'Italia pareva a portata di mano e il Carroccio non si era ancora convertito in un movimento dalle ambizioni nazionali, con propri rappresentanti anche al Sud. Del resto questo succede quando la storia prova a rubare il posto alla cronaca. «Questa vicenda non ha né capo né coda - afferma al Giornale il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli - è un pastrocchio che ha bivaccato e girovagato fra istituzioni varie per troppo tempo. Io sono rimasto sotto indagine credo per tredici anni». E sconcerta che tutto questo avvenga mentre a Torino cade l'accusa di terrorismo per i No Tav che avevano provocato danni al cantiere dell'Alta velocità in Val Susa.
di Stefano Zurlo (Giornale)

domenica 28 dicembre 2014

Cento profughi al mese. Vicenza rischia di scoppiare

Profughi in attesa di essere smistati nei centri di accoglienza: nel Veneto ne sono stati assegnati 3.742.
Nel 2014 solo nel Vicentino sono transitati più di 1.100 migranti Finora ne sono rimasti circa 400 Gli ultimi nove sono in arrivo oggi.
VICENZA. Cento profughi al mese, Vicenza scoppia. Da marzo, quando sono iniziati i primi arrivi, è stato un flusso continuo. A volte lento, a volte impetuoso. Ora restano i numeri anche perché l'inverno non spaventa gli scafisti, in Sicilia gli sbarchi proseguono anche in questi giorni: 1.300 quelli approdati a Pozzallo nel Ragusano il giorno di Natale. Vite strappate al mare che ora cercano futuro, stabilità, lavoro. 
Ma dalle Regioni, in particolare dal Veneto, scatta l'allarme: «Siamo saturi, non ce la facciamo più», le poche parole con le quali il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia ha scritto al ministero dell'Interno, sostenendo che il Veneto difficilmente riuscirà a sopportare altri arrivi. Che, comunque, sono in programma: una ventina giunti ieri a Mestre e destinati a Padova e Venezia. Altri nove fra oggi e domani resteranno in città e si andranno ad aggiungere ai 393 presenti, per cui Vicenza, se non prenderanno altre strade, sarà la provincia del Veneto con il maggior numero di migranti accolti, 402, seguita da Padova e dal capoluogo regionale. (...)
GdV 28.12.2014.

sabato 27 dicembre 2014

Arrestato un 18enne rom, è il killer dell’anziana uccisa per 15 euro a Torino

Preso l'assassino dell'anziana ammazzata per un pugno di euro: è un rom di 18 anni. Il leader della Lega Nord: "Un rom? Ma che strano..."
L'ha ammazzata per un pugno di euro. Quindici, per l'esattezza. Il brutale responsabile della rapina e dell’aggressione ai danni di un’anziana, morta qualche ora dopo a causa delle gravi ferite riportate, è Mihaita Stanescu, un 18enne rom. 
"A Torino pensionata aggredita e uccisa per un furto da 15 euro - commenta, con amarezza, il leader del Carroccio Matteo Salvini su Twitter - il colpevole è stato preso, è un giovane di 18 anni. Un rom. Che strano".
La drammatica aggressione risale al 17 dicembre scorso. La 77enne Margherita Crivello telefona ai parenti dall'appartamento in corso Re Umberto, racconta di essere ferita, spiega di non riuscire ad alzarsi da terra. L’ambulanza la trasporta in ospedale, cosciente anche se non è del tutto in grado di ricordare cosa sia successo. Intorno alle 21 dello stesso giorno muore a causa dei numerosi traumi, quasi tutti localizzati nella parte sinistra del corpo. Inizialmente gli investigatori pensano ad una caduta accidentale, ma l'ipotesi viene presto smentita dalle analisi sul cadavere della vittima. È soprattutto la frattura alla mascella a insospettire gli inquirenti, che dispongono un sopralluogo nell'appartamento della donna. È qui che vengono trovati diversi frammenti di un bicchiere su cui ci sono le impronte digitali del ragazzo.
Nello stesso pomeriggio, la polizia trova la borsetta della vittima: è nascosta nei bagni di un bar del centro. All'interno non c’è più il cellulare. Gli uomini della polizia, però, riesco a intercettarlo velocemente e ad arrivare così a Mihaita Stanescu. Il rom confessa subito sostenendo però di aver soltanto spinto l’anziana: quel pomeriggio si sarebbe offerto di aiutarla a portare le buste della spesa fino a casa, quindi avrebbe chiesto un bicchiere d’acqua prima di sottrarre la borsa alla pensionata. Il tutto per un bottino da una quindicina di euro.
Mihaita Stanescu, senza fissa dimora, è in Italia da appena sei mesi. Già noto alle forze dell’ordine per aver commesso un furto di rame, dovrà ora rispondere di rapina e omicidio pluriaggravati.
di Sergio Rame (Giornale)

martedì 23 dicembre 2014

Italiani onesti traditi da Renzi , depenalizzati i reati violenti e quelli della casta. La lista della vergogna

Stalking, furto, violenza, lesioni, attentati, evasione, incesto, maltrattamento di animali, istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale, minacce, occultamento di cadavere, omicidio colposo, percosse, violenza, sottrazione di minori, violazione di domicilio. Tutto questo e molto altro, carissimi cittadini onesti, che pagate le tasse, non rubate, non uccidete, magari non desiderate la donna altrui, dallo scorso 3 dicembre non è più un reato penale. Lo ha deciso il grandissimo governo del centrosinistra, del Pd, di Mattero Renzi il salvatore, che ha varato, attuando la legge delega 67/2014, il decreto legislativo che depenalizza i cosiddetti reati minori, ovvero quelli che prevedono, o prevedevano, una pena detentiva non superiore ai 5 anni o una pena pecuniaria.
E’ questo il governo, ora e per sempre con la “g” minuscola, che ama gli italiani, che li protegge dal male e li difende dai malvagi. Un governo che non ha dimenticato di tutelare nemmeno i politici, i dirigenti pubblici, gli imprenditori, cancellando la galera anche per gli ormai ex reati di corruzione, abuso d’ufficio, omissione in atti d’ufficio, appropriazione indebita, arresto illegale, falso, frode, favoreggiamento, malversazione, omessa denuncia da parte di pubblico ufficiale.
Perfino l’esercizio abusivo della professione è stato depenalizzato. Insomma, fingersi un chirurgo, e squartare un paziente sotto i ferri, o simulare di essere un ingegnere, e tirare su palazzi capaci di crollare su ignare famiglie, non prevederà più la galera. E tutto questo perché tutti 112 reati contenuti nella normativa sono valutati, da questi galantuomini che guidano il paese – anche questo con la “p” ora e per sempre minuscola – “di particolare tenuità”.
Basti leggere gli atti del Consiglio dei ministri agli ordini del nominato Renzi, salito a palazzo Chigi in maniera antidemocratica, grazie a colui che alla stessa maniera aveva già forgiato altri due governi e che per via della sua inclinazione a calpestare la democrazia si è meritato dallo stesso premier il titolo di politico dell’anno: Giorgio Napolitano. “Su proposta del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando – si legge (e si riporta testualmente) nell’agenda per la semplificazione del primo dicembre scorso - di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto delegato che recepisce le proposte elaborate dalla commissione ministeriale nominata con D.M. 27 maggio 2014 e presieduta dal prof.Francesco Palazzo con l’obiettivo di rivedere il sistema sanzionatorio e dare attuazione alla legge delega 67/2014 in materia di pene detentive non carcerarie e depenalizzazione”.
“L’istituto, costruito quale causa di non punibilità – si apprende ancora mentre il sangue nelle vene gela progressivamente – consentirà una più rapida definizione, con decreto di archiviazione o con sentenza di assoluzione, dei procedimenti iniziati nei confronti di soggetti che abbiano commesso fatti di penale rilievo caratterizzati da una complessiva tenuità del fatto, evitando l’avvio di giudizi complessi e dispendiosi laddove la sanzione penale non risulti necessaria. Resta ferma la possibilità, per le persone offese, di ottenere serio ed adeguato ristoro nella competente sede civile. L’attuazione della delega consentirà ragionevolmente, nel breve periodo, di deflazionare il carico giudiziario restituendo alla giustizia la possibilità di affrontare con nuove energie indagini e processi complessi, la cui definizione possa essere ritardata o ostacolata dalla pendenza di processi relativi a fatti di particolare tenuità”.
In pratica, secondo questi signori, se il peggiore malavitoso del quartiere mi minacciasse e mi spaccasse anche la faccia, non avrei nessuna speranza che le forze dell’ordine possano intervenire per sbatterlo dentro ma potrei sempre citarlo per danni. Ovviamente, senza dovermi aspettare che, stavolta, oltre alla faccia spacchi tutto il resto. Perché, all’improvviso, un grande senso civico, totalmente inesistente fino a un attimo prima, si impadronirà di lui.
Varare un decreto legislativo di questo stampo non significa solamente salvaguardare la casta, assolvendola da molti dei reati che per esempio stanno venendo a galla con l’indagine su Mafia Capitale. Semmai, ha una valenza ben più alta e radicale. Basti pensare all’abuso d’ufficio. I moralisti del centrosinistra ne hanno sottolineato l’importanza per anni. E per quale motivo? Solo per eliminare giudiziariamente l’unico ostacolo nella corsa al potere, Silvio Berlusconi. Così, una volta raggiunto l’obiettivo, cosa fanno? Lo depenalizzano.
E vogliamo parlare delle vittime della strada? Da più parti la gente chiede di introdurre il reato di omicidio stradale, e questi depenalizzano l’omicidio colposo.
Ma, andando oltre le considerazioni di dettaglio, ne rimane una capace davvero di riassumerle tutte. Di tramutare la rabbia, il disarmo interiore e quello civile, in un lucido e amaro ragionamento: l’Italia è alla fine della corsa. Al barlume di civiltà conseguito nel secondo dopoguerra, lo scorso 3 dicembre è ufficialmente subentrata la barbarie. Per arginare i soprusi, per non farsi sopraffare, depredare, umiliare, bisognorà resistere fisicamente, opponendo violenza alla violenza. E’ il far-west il grande regalo di Natale che il governo Renzi fa agli italiani.
Ma non si illuda l’ex sindaco di Firenze, insieme ai suoi “compagni”. Il male è un cancro che prima o poi si insinua in ogni singola cellula. Arrivando a distruggere tutto e tutti. Anche chi crede di esserne immune.
Questo, per la cronaca, l’elenco completo dei reati depenalizzati. Fa venire voglia di urlare la propria incazzatura. E, una volta per tutte, fa capire che quello in cui viviamo è un regime assolutista. Con la gente per bene alla mercé dei criminali. Ormai ufficialmente appoggiati dalla legge, dalla politica, dalle istituzioni.

 Abbandono di persone minori o incapaci – art.591 c.p. co.1
– Abusivo esercizio di una professione – art348 
– Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina – art.571 c.p. 
– Abuso d’ufficio – art.323 c.p. 
– Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico – art.615 ter 
– Arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole o industriali. Sabotaggio – art.508 c.p. 
– Adulterazione o contraffazione di cose in danno della pubblica salute – art.441 c.p. 
– Appropriazione indebita – art.646 c.p. 
– Arresto illegale – art.606 c.p. 
– Assistenza agli associati (anche mafiosi) – art.418 co.1 c.p. 
– Attentato a impianti di pubblica utilità – art.420 c.p. 
– Attentati alla sicurezza dei trasporti – art.432 c.p. 
– Atti osceni – art.527 c.p. – Atti persecutori (stalking) – art.612 bis co.1 
– Commercio o somministrazione di medicinali guasti – art.443 c.p. 
– Commercio di sostanze alimentari nocive – art.444 c.p. 
– Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari – art.517 quater 
– Corruzione di minorenne – art.609 quinquies co.1 c.p. 
– Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p. 
– Corruzione – art-318 c.p. 
– Danneggiamento – art.635 c.p. 
– Danneggiamento a seguito d’incendio – art.423 c.p. 
– Danneggiamento seguito da inondazione,frana valanga – art.427 co.1 c.p. 
– Danneggiamento di informazioni e programmi informatici – art.635 bis c.p. 
– Danneggiamento di sistemi informatici o telematici – art.635 quater c.p. 
– Detenzione di materiale pornografico – art.600 quater c.p. 
– Deviazione di acque e modifiche dello stato dei luoghi – art.632 c.p. 
– Diffamazione – art. 595 c.p. 
– Divieto di combattimento tra animali – art.544 quinquies 
– Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza – artt.392-393 c.p. 
– Evasione – art 385 c.p. 
– Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti – art.435 c.p. 
– False informazioni al P.M. – art.371 bis 
– Falsità materiale del P.U. – art.477 c.p. 
– Favoreggiamento personale – art-378 c.p. 
– Favoreggiamento reale art.379 c.p. 
– Frode informatica – art.640ter co.1-2 c.p. 
– Frode in emigrazione art.645 c.p.co.1 
– Frode nelle pubbliche forniture – art.356 
– Frode processuale – art.374 c.p. 
– Frodi contro le industrie nazionali – art.514 c.p. 
– Frode nell’esercizio del commercio – art.515 c.p. 
– Furto – art.624 c.p. 
– Gioco d’azzardo – art.718-719 c.p. 
– Impiego dei minori nell’accattonaggio – art.600 octies c.p. 
– Incesto – art.564 1 co. C.p. 
– Inadempimento di contratti di pubbliche forniture art.355 c.p. 
– Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – art 316 ter 
– Ingiuria – art.594 c.p. 
– Ingresso abusivo nel fondo altrui – art.637 c.p. 
– Insolvenza fraudolenta – art.641 c.p. 
– Interferenze illecite nella vita privata – art. 615 bis 
– Interruzione di pubblico servizio – art.331 c.p. 
– Intralcio alla giustizia – art.377 c.p. 
– Introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi – art.474 c.p.
 Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui – art.636 c.p. 
– Invasione di terreni o edifici – art.633 c.p. 
– Istigazione a delinquere – art.414 c.p. 
– Istigazione a disobbedire alle leggi – art.415 c.p. 
– Lesione personale – art.582 c.p. 
– Lesioni personali colpose art.590 c.p. 
– Maltrattamento di animali – art.544 ter 
– Malversazione a danno dei privati – art.315 c.p. 
– Malversazione a danno dello Stato – art.316 bis 
– Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice – art.388 c.p. 
– Manovre speculative su merci – art.501 bis c.p. 
– Millantato credito – art.346 c.p. 
– Minaccia – art. 612 c.p. 
– Occultamento di cadavere – art.412 c.p. 
– Oltraggio a P.U. – art.341 bis 
– Oltraggio a un magistrato in udienza art.343 c.p. 
– Omessa denuncia di reato da parte del P.U. – art.361 
– Omicidio colposo – art.589 c.p. co.1 
– Omissione di referto – art.365 c.p. 
– Omissione di soccorso – art. 593 c.p. 
– Patrocinio o consulenza infedele – art.380 c.p. 
– Peculato mediante profitto dell’errore altrui – art.316 c.p. 
– Percosse – art. 581 c.p. 
– Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi – art.497 bis co.1. 
– Procurata evasione – art.386 co.1 
– Procurata inosservanza di pena – art.390 c.p. 
– Resistenza a P.U. – art. 337 c.p. 
– Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio – art.501 c.p. 
– Rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro – art.437 c.p. 
– Rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio – art.326 c.p. 
– Rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale – art.379 bis 
– Rifiuto di atti d’ufficio.Omissione – art.328 c.p. 
– Rissa – art.588 c.p. 
– Simulazione di reato – art.367 c.p. 
– Sostituzione di persona – art.494 c.p. 
– Sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro – art.334 c.p. 
– Sottrazione di persone incapaci – art.574 c.p. 
– Sottrazione e trattenimento di minori all’estero – art.574 bis 
– Stato d’incapacità procurato mediante violenza – art. 613 c.p. 
– Traffico d’influenze illecite – art.346 bis – Truffa – art.640 c.p. 
– Turbata libertà degli incanti – art.353 
– Turbativa violenta del possesso di cose immobili – art.634 c.p. 
– Usurpazione di funzioni pubbliche – art.347 
– Uccisione di animali – art.544 bis 
– Uccisione o danneggiamento di animali altrui – art.638 c.p. 
– Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine – art.516 c.p. 
– Vilipendio delle tombe – art.408 
– Vilipendio di cadavere – art.410 co.1 
– Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza – art 616 c.p. 
– Violazione di domicilio art.614 c.p. 
– Violazione di domicilio commessa dal P.U. – art. 615 c.p. 
– Violazione di sepolcro – art.407 c.p. 
– Violazione di sigilli art.349 
– Violazione degli obblighi di assistenza familiare – art.570 c.p. 
– Violenza o minaccia a P.U. art.336 c.p. 
– Violenza privata – art.610 c.p. 
– Violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato – art.611 c.p.

lunedì 22 dicembre 2014

Veneto. Maxi operazione di prodotti 'taroccati'. Zaia: 'Ci vuole l'ergastolo commerciale'

“La lotta senza quartiere che le forze dell’ordine stanno combattendo rischia di essere inutile senza leggi severissime: chiedo l’ergastolo commerciale per i taroccatori, per chi vende merce contraffatta e per chi la distribuisce. Una volta beccati non devono più poter vendere uno spillo per sempre”.
Con questo atto d’accusa e con questa richiesta, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia interviene di fronte al dilagare in Veneto della contraffazione. Lo spunto viene da un’operazione della Guardia di Finanza di Venezia, che ha sequestrato 77.300 gadget calcistici falsi (borse, maglie, spille ecc.) partendo dal controllo di un negozio a Rialto di proprietà di un cinese, e arrivando a Milano dove il magazzino di distribuzione era gestito da un italiano.
 “La contraffazione commerciale – incalza Zaia – sta dilagando in Veneto, e non passa giorno che qualche imbroglione venga scoperto a vendere merce falsa, realizzata male e pericolosa come gli addobbi natalizi recentemente sequestrati a Belluno, o peggio ancora pericolosamente nociva come i braccialettini di elastico che stavano per finire ai polsi di migliaia e migliaia di bambini e ragazzini”.
 “Ora basta – dice Zaia – è ora di finirla e la tolleranza zero deve trovare riscontro nella punizione, che deve essere l’ergastolo commerciale, controllando impietosamente anche che il condannato non faccia furbate tipo intestare le attività a persone di comodo o a parenti”.
 “Ne va della salute della nostra gente – conclude Zaia – delle attività dei commercianti onesti, della credibilità del Made in Italy e della possibilità di sfruttare al massimo le sue caratteristiche di qualità e unicità. E’ un pezzo del futuro economico del Veneto e dell’Italia e non intendiamo che venga messo a rischio per l’ennesima dimostrazione di debolezza e ipocrita buonismo delle leggi”.

Breganze (VI). Sindaco ospita i nomadi: "Sono italiani come noi" Il paese si rivolta

A Breganze, in provincia di Vicenza, il sindaco allestisce un'area attrezzata per i campi dei sinti. La popolazione si ribella ma lei non molla: "Non avete diritto di cacciarli".
C'è un paese in provincia di Vicenza, Breganze, dove la popolazione è in rivolta contro il sindaco che ha deciso di allestire un'area attrezzata per la sosta dei nomadi.
Si tratta della famiglia di nomadi sinti di Moreno Hudorovic, che comprende sei persone: la zona individuata è una piazzola tenuta a verde dietro la locale caserma dei carabinieri. Tuttavia, per ammissione dello stesso sindaco Piera Campana, sono ben quattro famiglie e 26 persone in attesa di trovare una sistemazione in un paese che conta quasi novemila abitanti.
Inizialmente l'amministrazione comunale aveva optato per collocare i due camper della famiglia Hudorovic in un'altra area dietro i magazzini comunali, suscitando però le proteste dei residenti. Ora i nomadi sono stati "ricollocati" nella nuova destinazione vicino alla caserma dei militari. La popolazione, tuttavia, non sembra gradire nemmeno questa soluzione e così è scattata la rivolta.
Il sindaco si difende precisando che "l'area attrezzata è solo una soluzione temporanea", ma ci tiene anche a chiarire un punto che sembra starle molto a cuore: "Ricordo che sono persone con cittadinanza italiana, residenti nel nostro Comune, breganzesi a tutti gli effetti. Nessuno, quindi, ha il diritto di cacciarle dal paese."
di Ivan Francese (Giornale)

domenica 21 dicembre 2014

Famiglia naturale, Lega: Filippin bestemmia, convertita a difesa dell'ideologia omosessuale?

“Gesù, Giuseppe e Maria!”. Sono sobbalzati a bocca aperta sulla sedia la vicecapogruppo della Lega Nord in Regione Veneto, Arianna Lazzarini, prima firmataria della festa della famiglia naturale che tante polemiche ha creato in Veneto, e il consigliere regionale leghista vicentino, Nicola Finco. Il motivo? Una frase (foto) scritta sul profilo Twitter dalla senatrice vicentina del Partito Democratico, Rosanna Filippin, già Segretaria del PD Veneto.
“Che poi parliamoci chiaro, Gesù Giuseppe Maria non rappresentano il perfetto prototipo della famiglia tradizionale”. Questa la frase incriminata tweettata  dall’esponente Dem. Con, tra le risposte, quella di Valeria Manini (con la n, non la showgirl…):
“Per colpa dell’arcangelo Gabriele”.
Insomma, in attesa della Festa della famiglia naturale nelle scuole del Veneto, fissata dalla Regione per martedì prossimo, 23 dicembre, i “fuochi d’artificio” sono già iniziati…
A partire dalla reazione degli esponenti leghisti che è veemente:
“Le deliranti esternazioni della senatrice Filippin sono una bestemmia su un dogma di fede - dichiara Lazzarini - Non entriamo nel merito delle convinzioni personali della senatrice PD, può essere che abbia preso alla lettera i diktat di Renzi, abbia ‘cambiato verso’ e si sia convertita alla difesa dell’ideologia omosessuale dopo aver ricevuto i voti dei cattolici. Però almeno non bestemmi offendendo chi crede nei valori della Famiglia e del Natale e li vorrebbe rispettati. A Filippin dico di andare a leggersi la delibera di Giunta, che istituisce quella Festa (dopo la mozione da me proposta e approvata a larghissima maggioranza in Consiglio - a costo zero per le casse pubbliche. Inoltre rendo noto alla senatrice PD che io stessa ho presentato e portato a termine l’iter della legge 29/2012, che istituisce un Fondo per genitori soli (vedovi, separati o divorziati) in difficoltà. Da due anni i cittadini possono presentare domanda presso i Comuni… mi domando se la Filippin sappia questo o con la sua ignoranza (magari non solo sua) non rischi di danneggiare davvero papà e mamme in crisi”. “Dalla Filippin, ex presidente diocesana di Azione Cattolica, pretendo scuse immediate – aggiunge Finco - per aver insultato i veneti cattolici, e non un prevedibile ‘era una battuta’ troppo spesso usato per togliersi dai guai . Dopo aver condiviso sulla mia pagina Facebook il post della Filippin, ho ricevuto moltissimi commenti e condivisioni da parte di utenti scandalizzati e offesi. Della sua inutilità come senatrice già sapevamo, vista la chiusura del tribunale di Bassano contro la quale lei non si è mai adoperata; ma che osasse bestemmiare contro un dogma di fede quale l’incarnazione o la Sacra Famiglia, è intollerabile. Servono rispetto e senso di opportunità, cose delle quali Filippin è evidentemente sprovvista”. 
di Edoardo Andrein (VicenzaPiù)

sabato 20 dicembre 2014

Vicenza. Montagne di rifiuti dopo il trasloco dei sinti

Copertoni, divani, tubi dismessi, biciclette, lavatrici È rimasto di tutto nell'area occupata dalle roulotte Una squadra di Aim Ambiente da ieri è al lavoro.
VICENZA. Il giorno dopo, montagne di rifiuti e macerie. I sinti sono rimasti cinque mesi nell'area del teleriscaldamento di Aim che dista poche decine di metri da via Cricoli, dove da luglio hanno lavorato tecnici per risistemare un'area che, sotto il profilo sanitario, non aveva più alcun requisito per permettere ai sinti di vivere. 
Ci sono voluti anni e 310 mila euro per rimettere in sesto un pezzo di terra sul quale le famiglie vivono da più di tre decenni. Un trasloco discusso e un rientro complesso che doveva avvenire a agosto, che poi è stato procastinato fino ad arrivare a dicembre. Lettere dei sinti da una parte che chiedevano di posticipare, dall'altra solo fermezza. Tanta, come del resto maggioranza e opposizione avevano deciso fin dall'inizio, fatta eccezione per il consigliere di Sel , Valentina Dovigo la quale ha sempre sostenuto che la via del dialogo dovesse essere quella vincente. (...)
GdV 20.12.2014.

Posina (VI). Cecchellero premia la scelta coraggiosa di vivere in comune montano: 'Per questo niente TASI'

Sembra quasi un favola. 'Esiste un paesino in un piccolo angolo remoto del Veneto dove la Tasi non si paga, le altre imposte sono tra le più ridotte d'Italia, il Comune eroga contributi e offre servizi per le famiglie e gli anziani'. Non siamo in un paradiso montano dell'Alto Adige, ma nella più vicina e 'umile' Posina, paesotto di 600 anime ai confini con Trento, meta di coloni tedeschi nell'Alto medioevo e che solo ai primi del '900 contava più di 3.500 abitanti.
A parlare è il 45enne sindaco Andrea Cecchellero, che da anni (è stato eletto nel 2005) si batte per accaparrarsi tutti i contributi possibili a disposizione per le aree disagiate e di confine e per alimentare l'interesse turistico verso il suo paese promuovendo la bellezza del paesaggio e la buona cucina.
Scenari idilliaci a parte, è chiaro che Posina è in netta controtendenza rispetto alla maggior parte degli altri comuni italiani relativamente alla tassazione sulla casa, la tanto odiata TASI (la tassa sui servizi indivisibili calcolata sulla rendita catastale dei fabbricati) introdotta con la Finanziaria 2014. Cecchellero ha infatti preso la decisione di annullarla completamente durante l'ultimo consiglio comunale, dando un esempio concreto di come una gestione oculata delle risorse possa combattere i continui tagli statali verso i piccoli comuni.
Sembrerebbe sfatato il mito sentito e risentito sui paesi di montagna abbandonati a sé stessi e privi di strutture sociali e turistiche. 'Le imprese locali si stanno ingrandendo – aggiunge Cecchellero – e investono ed assumono proprio a Posina. Abbiamo ampliato il nostro paese con strutture pubbliche come i centri ricreativi e garantito con una serie di opere la sicurezza idrogeologica e una migliorata viabilità'.
'La sfida per il futuro dei piccoli centri come il mio – conclude il Sindaco – sarà quella di offrire a chi sceglie di viverci quei servizi e quelle opportunità che possano rendere concreta e attuabile questa scelta. Prima fra tutte ricordo la decisione di aderire all'Unione montana Schio-Pasubio-Altovicentino, che migliorerà di sicuro la gestione delle risorse economiche offrendo più servizi a costi minori'.
Tra qualche anno forse vivere in montagna non sarà poi tanto una scelta coraggiosa, ma uno stile di vita per un reale e maggiore benessere sociale, proprio come auspica Cecchellero. Sicuramente, per chi non osa guardare tanto in là, l'annullamento della Tasi non può che aver riempito di soddisfazione i cittadini di Posina.

Marta Boriero (ThieneOnLine) 

venerdì 19 dicembre 2014

Immigrati arrivano in Grecia ma rifiutano di sbarcare: vogliono essere portati in Italia

Duecento clandestini recuperati dalla Marina greca al largo del Peloponneso: loro rifiutano di sbarcare in Grecia e ottengono di essere rimorchiati fino in Sicilia.
L'emergenza immigrazione non si ferma, nemmeno alle porte di Natale. E anche gli immigrati che finiscono in Grecia si rifiutano di sbarcare e vogliono essere portati in Italia.
Venendo puntualmente accontentati.
Nelle prime ore di questa mattina, infatti, un barcone con circa duecento immigrati è stato localizzato a 117 miglia al largo di Pilos, al largo delle coste sud-occidentali del Peloponneso, in Grecia. L'avvistamento è opera del Centro di Ricerca e Soccorso del ministero della Marina mercantile greca (Esked), su indicazioni della Guardia Costiera italiana.
La carretta del mare, secondo quanto riferiscono i media greci, è già stata raggiunta da cinque altri natanti pronti a portare soccorso. Gli immigrati, tuttavia, si sono rifiutati di puntare la prua verso le spiagge greche e hanno insistito invece per venire portati in Italia. Alla fine l'hanno spuntata, e il barcone sta venendo rimorchiato verso un porto - ancora non si sa quale - della Sicilia. Lì gli immigrati potranno finalmente sbarcare e mettere piede sul suolo europeo.
di Ivan Francese (Giornale) 

giovedì 18 dicembre 2014

Padova. I ladri albanesi ci sbeffeggiano: “Qui in Italia non rischiamo nulla”

In manette una banda di rapinatori seriali autrice di decine di furti in provincia di Padova. Ma gli albanesi arrestati sanno che saranno presto liberi.
“Qui in Italia facciamo quello che vogliamo, tanto restiamo sempre impuniti”. Il nostro Paese è lo zimbello di una banda di ladri albanesi, arrestati dai carabinieri di Padova, Albano e Montegrotto, dopo numerosi colpi tra Veneto (Padova e i colli Euganei la zona più rapinate) e il Trentino-Alto Adige.
I militari hanno intercettato anche le conversazioni telefoniche tra i banditi, che si fanno beffe della giustizia italiana. Come riporta Il Mattino di Padova, i tre criminali autori di diversi saccheggi in abitazioni – “facevano visita anche a 10-15 case per notte” – se l’erano cavata con una semplice denuncia a piede libero dopo aver rubato mezzo chilo d’oro: “Solo in Italia capita di cavarsela così” sghignazzavano al telefono.
Fortunatamente ieri è scattato il blitz “in un pensione di Lusso a Cermes (in provincia di Bolzano)”, dove i giovani ladri si erano nascosti con la refurtiva: si tratta di Lica Edison (nato nel 1993), Miftar Halil (’90 e Lleshi Blerin (’89). Uno di loro, mentre erano in corso le procedute di identificazioni, ha tentato la fuga, venendo prontamente bloccato dalle forze dell’ordine. Come scrive sempre il quotidiano locale, “l’attività di indagine ha permesso agli investigatori di ricondurre tale merce a un totale di 8 furti in appartamento commessi nei giorni precedenti dalla batteria, nel territorio di Este e in quello Bolzanino. Anelli, bracciali, orologi di pregio, ma anche semplici fedi nuziali, con incise date di matrimonio e nomi degli sposi derubati (per un valore stimato di oltre 50.000 €), sono in fase di restituzione agli aventi diritto”.
di Fabio Franchini (Giornale)

Romano d'Ezzelino (VI). Immigrati ospitati in municipio, il sindaco paga il viaggio a casa ma loro: "Non ce ne andiamo"

Il sindaco di Romano d'Ezzelino: "Dopo lo sfratto abbiamo pagato loro una struttura d'emergenza, sono pronta a pagare anche il viaggio in Marocco ma loro non vogliono".
La storia è lunga, ma vale la pena di leggerla tutta. Inizia nel 2012, quando a Romano d'Ezzelino, quasi quindicimila anime in provincia di Vicenza, si trasferisce una famiglia marocchina di sei persone, padre, madre e quattro figli.
Il padre aveva perso il lavoro pochi mesi prima di trasferirsi e da allora, racconta al Gazzettino il sindaco del comune veneto Rossella Olivo, non ha più avuto un impiego fisso: "Per un pò ha vissuto con i 1050 euro di disoccupazione mensili, poi con la mobilità fino a che gliel'hanno concessa. Più volte come Comune abbiamo offerto i buoni mensa per i figli o altre agevolazioni. Ma dal 2011 il padre non lavora e non so quindi come e se sia riuscito a pagare i vari affitti dell'appartamento in cui era."
Da questa situazione si è arrivati allo sfratto, avvenuto lo scorso 2 dicembre, già prorogato rispetto a un primo termine scaduto in agosto. Dopo lo sfratto, prosegue il sindaco, la famiglia è stata ospitata nella struttura di accoglienza "Casa Sichem", per cui l'amministrazione dichiara di aver pagato "52 euro a testa dal 2 dicembre ad oggi".
Il patto, spiega però il primo cittadino, era che, in cambio del ricovero nel centro di accoglienza, "iniziassero le pratiche per il rimpatrio in Marocco: siamo disposti anche a pagare loro i biglietti aerei che in tutto costano 600 euro. Ma non ne hanno voluto sapere, loro vogliono una casa pagata dal comune senza prendere in considerazione nessun'altra soluzione."
Così, la notte scorsa, la famiglia si è ritrovata a dormire in Municipio, dove, sottolinea la Olivo "I nostri dipendenti comunali hanno fatto il turno di notte per rimanere con loro".
Eppure il sindaco non riesce a capacitarsi di come continuino a pioverle addosso accuse di razzismo per aver proposto il rimpatrio della famiglia in Marocco.
"Come Comune diamo molte possibilità ai disoccupati per essere impiegati in attività lavorative - conclude il primo cittadino - Basta fare richiesta, ma il capofamiglia non si è mai presentato offrendosi per un lavoro. Non possiamo permetterci di mantenerli: ci sono tante altre persone che ne avrebbero ugualmente diritto ma che invece lavorano, sudano e faticano ad arrivare a fine mese. Che pagano regolarmente le tasse pur avendo magari mutuo o affitto."
Nel tentativo di mediare tra la famiglia, che è rappresentata dall'avvocato Kaoutar Badrane, e il Comune, è intervenuta anche l'associazione islamica "La Pace": sino ad ora, però, tutto è stato vano.
di Ivan Francese (Giornale)

mercoledì 17 dicembre 2014

Il Comune contro il Megastore di Allah: "No alla sala di preghiera per musulmani"

Il primo cittadino di Fonzaso (Belluno) non ci sta. E al Giornale.it annuncia battaglia: "Il nostro paese non può trasformarsi in punto di ritrovo per i fedeli islamici"
Sette milioni di euro per la realizzazione di un megastore, con tanto sala di preghiera per i musulmani
Il progetto avrebbe luogo a Fonzaso, comune di 3500 anime in provincia di Belluno. A finanziare il tutto sarebbe lo sceicco saudita Ahmed. Ma la struttura polifunzionale – che avrebbe anche un supermercato, una libreria, una parafarmacia e una macelleria – non piace affatto agli abitanti, che hanno raccolto firme e insieme al sindaco, Ennio Pellizzari, hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato. La realizzazione del centro è al momento congelata: il primo cittadino racconta a ilGiornale.it tutti i suoi dubbi.
Sindaco Pellizzari, il suo comune è meta di finanziatori sauditi. Il progetto, che farebbe capo dallo sceicco Ahmed, prevedrebbe la creazione di quello che è stato ribattezzato Megastore di Allah.
"È una questione, molto sentita qui in paese, nata sotto la precedenza amministrazione, che di fatto ha avallato la realizzazione di questa struttura ‘polifunzionale’. Il Tar del Veneto, dopo le prime proteste, ha dato il via libera".
Ma voi avete fatto ricorso al Consiglio di Stato e il tutto, adesso, è in stand-by.
“Certo, noi non ci stiamo e allora ci siamo mossi con i mezzi a nostra disposizione. Spinti dalla raccolta firme dei cittadini di Fonzaso cerchiamo di far valere le nostre ragioni. E il Consiglio di Stato, al momento, ha agito decidendo per un blocco precauzionale delle operazioni. So che negli ultimi giorni una delegazione saudita è venuta qui in visita ufficiosa per essere aggiornata sulla situazione”.
La spina è quella sala di preghiera per professare la fede islamica.
“Sì, ma oltre a questo aspetto ci sono, a monte, dei motivi puramente tecnici. Il blocco precauzionale, infatti, non è arrivato per caso".
Cosa non quadra?
"Gli ispettori che hanno condotto sopralluoghi hanno dubbi sulla realizzazione del progetto, in un sito dove esiste già una struttura: si tratta di una zona industriale e le finalità che avrebbe sono in contrasto con il piano urbanistico”.
Il Megastore avrebbe un supermercato, un bar, una libreria, una parafarmacia e una macelleria. E ultimo, ma non per importanza, quel centro di raccolta per i fedeli.
Non lo nego di certo: non vogliamo che Fonzaso – che ha 3500 abitanti – si trasformi in un centro di ritrovo per i musulmani di tutto bellunese. La paura in Paese è questa.
I dati dicono che a Belluno e provincia ci sono circa 1400 fedeli islamici.
Che non sono pochi paragonati alla popolazione del mio paese. I miei cittadini si sono dimostrati contrari a una prospettiva del genere. E io, come sindaco, ho il dovere di perseguire la volontà di chi mi ha eletto.
di Fabio Franchini (Giornale)

Jihadisti dell'Isis tra i clandestini

Nel 2014 sono sbarcati oltre 200mila extracomunitari sulle coste siciliane. Tra questi ci sarebbero anche miliziani islamici provenienti dalla Siria e dalla Libia e fedeli al Califfo.
Tutto l'Occidente ha ancora davanti agli occhi, nitide e violente, le tragiche immagini del blitz di Sydney.
Gli ostaggi trattenuti per ore, i morti in Allah e la bandiera nera dell'islam. L'Australia non è poi così lontana. È dietro l'angolo. L'Australia è l'Occidente. Tanto che non dovrebbe stupirci se la stessa barbarie andasse in scena in una delle capitali europee, in una delle città italiane. È tutt'altro che peregrino il rischio di infiltrazioni terroristiche tra gli immigrati sbarcati in Sicilia e provenienti dall’Africa. Su questo sta, infatti, indagando la procura di Palermo anche in seguito alle "informazioni confermate da fonti privilegiate".
Poco meno di 200mila sono stati gli immigrati approdati sulle coste siciliane nell'arco del 2014. Tra questi ci potrebbero essere anche possibili terroristi provenienti dalla Siria e dalla Libia. Gli inquirenti non escludono che alcuni di questi possano essere affiliati all'Isis. Alcuni potrebbero trovarsi ancora sul territorio italiano mentre altri potrebbero aver raggiunto altre destinazioni europee. In seguito al drammatico arrivo di extracomunitari a Lampedusa del 3 ottobre 2013 concluso con la morte di diverse centinaia di persone, il sostituto Calogero Ferrara ha avviato un'indagine per far luce sulle possibili infiltrazioni. Ci lavora tutto il gruppo "terrorismo" della procura palermitana assieme ai sostituti Barbiera e Ravaglioli, coordinato dal procuratore capo facente funzioni, Leonardo Agueci.
Delle possibili infiltrazioni dello Stato islamico in Italia si è parlato anche oggi nel corso di un incontro in procura con i vertici delle forze dell’ordine e della capitanerie di Porto del distretto coinvolte nell’emergenza sbarchi in Sicilia. Il vertice è servito per mettere a punto e migliorare le procedure e conciliare le esigenze degli attori che operano nei salvataggi con quelle investigative e per "aggiornare" il protocollo che risale al 2010. Erano presenti anche i magistrati del pool "emigrazione" composto dai sostituti Agnello, Camilleri, Picchi, Sinatra, Ferrara coordinato dall’aggiunto Maurizio Scalia.
di Sergio Rame (Giornale)

martedì 16 dicembre 2014

Vietano il presepe a scuola? Il sindaco leghista li sfida: "Incollo i crocifissi in classe"

Il primo cittadino di Telgate, comune della bergamasca, a ilGiornale.it: "Mi devono spiegare come un presepe possa turbare qualcuno…"
“Cosa c’è di meglio del presepe per raffigurare la natività, l’integrazione, l’accoglienza e la gioia? Mi sembra assurdo proibire un rito millenario e discriminare chi crede, rispetto a chi è nostro ospite”.
Crocifissi non troppo ben visti e presepi vietati nelle scuole. Fabrizio Sala, sindaco di Telgate (piccolo comune in provincia di Bergamo) dice la sua. Eletto il 25 maggio scorso con la Lega Nord – con il 51.15% dei voti – il primo cittadino aveva già fatto parlare di sé per un’ordinanza che vietava la dimora a chi non fosse in possesso di un certificato medico. Un provvedimento presto battezzato “anti Ebola”. Lui, sul modello di Salvini – “Mi riconosco al duecento per cento nella sua linea politica – ci motiva le sue delibere.
Signor sindaco, ha indetto un concorso per la sacra famiglia più bella. È una risposta a chi?
“È la replica a quanto successo a De Amicis di Bergamo. Come amministrazione abbiamo deciso di indire un concorso, premiando la miglior foto del presepe di tutti i bambini e ragazzi di materne, elementari e medie. Venerdì 19 premieremo tutte le eccellenza scolastiche e gli alunni meritevoli di borse di studio finanziate dal comune. E sarà l’occasione per esporre i presepi e incoronare i tre più belli”.
In nome della tradizione.
“Certo, le nostre tradizioni devono essere tutelate in tutti i modi possibili. Ma poi cosa c’è di meglio del presepe per raffigurare la natività, l’integrazione, l’accoglienza e la gioia? Mi sembra assurdo proibire un rito millenario e discriminare chi crede, rispetto a chi è nostro ospite. Che poi mi devono spiegare come un presepe possa turbare qualcuno…”.
Poi con una delibera ha predisposto l’ “affissione inamovibile“ di crocifissi nelle scuole di Telgate.
“Premettendo che a Telgate non si sono mai manifestate volontà di togliere i crocifissi dai muri, abbiamo notato che in alcune aule mancavano; a causa di lavori vari come l’imbiancature delle classi capita che vengano tolti e magari dimenticati. Di conseguenza li abbiamo ordinati e abbiamo anche deciso di renderli inamovibili, incollandoli al muro. Ma non c’è alcun atto di sfida verso nessuno”.
E qualche tempo prima aveva fatto molto discutere la sua ordinanza che prevedeva il divieto di dimora per chi non fosse in possesso di un certificato medico. Una misura ribattezzata “anti Ebola”.
“È un provvedimento che cerca di prevenire il diffondersi delle malattie infettive. L’han voluta chiamare “anti Ebola”, che comunque è sempre una malattia infettiva. Di fatto viene vietata la dimora (anche occasionale) per persone sprovviste di regolare documento d’identità, tessera sanitaria e di certificato medico di buona salute”.
Chi viene trovato sprovvisto di tali requisiti?
“Entro tre giorni deve fornire la certificazione sanitaria che sta bene. Non lo nascondo certo: è un’ordinanza che va contro i clandestini, in un territorio come il nostro che ha un’altissima percentuale di immigrati, di cui solo il 27% sono regolari. Mare Nostrum non si ferma e anzi con la questione Frontex ha quasi raddoppiato i numeri: io non voglio immigrati che mi arrivano domani mattina”.
Come risponde alle critiche?
“Da quando siamo arrivati abbiamo fatto una serie di iniziative che hanno fatto discutere, come le panchine anticlochard all’interno del paese e il taglio del bonus famiglie numerose (il nuovo Isee), in quanto lo riteniamo discriminatorio per tutti i cittadini italiani. Poi la mia giunta ha deliberato sull’idoneità alloggiativa portandola da 100 a 325 euro, una misura poi adottata da altri comuni”.
Pensa che Salvini sia contento del suo operato?
“Eh, bella domanda. Bisognerebbe chiederlo a lui: penso e spero di sì, ma bisognerebbe chiederlo a lui”.
E lei cosa pensa della leadership del suo segretario?
È indiscutibile. È l’uomo nuovo della politica italiana: quello che propone a livello di tassazione, immigrazione, industria e società è un’alternativa credibile e valida al governo Renzi. È il nostro capitano e condottiero, ci ha traghettato dal 3% a un 12-13%: ha fatto un miracolo. Io mi riconosco al duecento per cento nella sua linea politica.
di Fabio Franchini (Giornale)  

lunedì 15 dicembre 2014

I rom sotto casa e il mattone non vale più niente

Campi nomadi, palazzi occupati, discariche e immigrati. Nelle zone a rischio si può perdere il 50% del valore.
I flash e le telecamere si accendono sulle periferie di Roma e di Milano dopo anni di silenzio. Ma inquadrano soltanto la punta di un iceberg.
Tor Sapienza, o il Corvetto, raccontano la storia di quegli angoli di città scomparsi dai radar dei media fino a che la bomba non è esplosa.
È evidente: il sonno della politica genera mostri e mina la convivenza civile. Il razzismo non c'entra, semmai è un luogo comune per chi non vuole affrontare i problemi. Campi nomadi come favelas da terzo mondo, occupazioni indisturbate di alloggi popolari, concentrazioni abnormi di immigrati che si trasformano in bacino prediletto dalla criminalità, centri d'accoglienza per profughi o presunti tali fatti piovere dall'alto in barba a qualsiasi valutazione di buon senso. A pagarne le spese, ancora una volta, è quel ceto medio che nell'acquisto di una casa ha messo tutti i propri risparmi, i sacrifici di una vita. E il mattone, da bene rifugio per eccellenza, nelle zone «calde» ostaggio dell'illegalità si è ridotto a un bene che di valore ne ha ormai ben poco e non rappresenta più alcun rifugio dal degrado circostante.
Incrociando le tabelle del mercato immobiliare si scopre che svalutazioni del 10-15 per cento nel giro di un anno sono la regola, ma ci sono casi fin troppo frequenti in cui l'invasione di rom ed extracomunitari irregolari ha praticamente dimezzato il patrimonio racchiuso nelle pareti domestiche. Il nostro viaggio per le strade di Milano, Roma e Napoli evidenzia le tante facce di questo paradosso. Com'è possibile che a un quarto d'ora di metropolitana dal Duomo un trilocale di 90 metri quadrati valga oggi il 15 per cento in meno rispetto a sette anni fa? Intanto nella capitale il settore chiave dell'edilizia è avvolto in una spirale di impoverimento che sembra senza via d'uscita. Prendete il quartiere Tiburtino, ad esempio. È «bastata» l'occupazione di un edificio da parte di centocinquanta famiglie di disperati per far crollare il valore degli appartamenti e dei locali commerciali dell'intera zona.
Nell'indifferenza delle istituzioni le «criticità» si moltiplicano e si stratificano. A Scampia, già stretta nella morsa della camorra, per i residenti si è aggiunto un altro girone infernale: la mega baraccopoli di via Cupa Perillo con i roghi continui di rifiuti speciali e materiali tossici. A Napoli l'aria è diventata irrespirabile, e il concetto ha smesso di essere un modo di dire. Una casa «sotto assedio», da quelle parti, costa mille euro al metro quadrato ma sul mercato ne vale la metà. Ammesso che vi sia, un mercato. Nel secondo semestre del 2014 gli agenti immobiliari hanno previsto un'ulteriore caduta dei prezzi del 10 per cento. E non è l'unica emergenza, dato che a rischio c'è persino la salute. Certo, qualcuno si è salvato. Per i pochi privilegiati che abitano nei centri storici o in zone di pregio la flessione è stata quasi impercettibile. Tutti gli altri cercano una via di fuga: vendere a prezzi decenti in certi contesti è un'utopia. E non c'è niente di peggio che sentirsi prigionieri (e più poveri) a casa propria. 
di Giacomo Susca (Giornale) 

sabato 13 dicembre 2014

Padova, Bitonci raccoglie soldi per rimpatriare gli immigrati

Il sindaco leghista apre un conto corrente: "Compriamo biglietti di sola andata per chi ripulisce le aree occupate abusivamente e s'impegna a non tornare più".
Un “Fondo per il sostegno al rimpatrio” degli immigrati comunitari: è questa l'ultima idea del vulcaninico sindaco di Padova Massimo Bitonci, già noto per la sua campagna contro l'immigrazione clandestina e le iniziative spettacolari promosse sin dalla sua elezione a primo cittadino del capoluogo euganeo.
Il Fondo, attivato presso la Cassa di Risparmio del Veneto, si occuperà di finanziare il rimpatrio di quegli stranieri comunitari che abbandonino immobili, pubblici o privati, occupati abusivamente e in seguito li restituiscano ai proprietari dopo averli ripuliti e resi agibili.
Su una cosa Bitonci però vuole essere chiaro: il fondo non elargirà contributi agli immigrati, "ma alimenterà - spiega il sindaco - l'acquisto di biglietti nominali, per tratte specifiche e di sola andata, in favore di chi avrà ripulito e liberato le aree occupate e avrà sottoscritto un impegno morale a non ritornare più".
Insomma, pagheranno solo i contribuenti disposti a farlo: e anche il primo cittadino annuncia l'intenzione di contribuire in prima persona, insieme agli assessori della giunta. "Non si può impedire a uno straniero comunitario di recarsi nel nostro Paese - prosegue l'esponente leghista - Si può tuttavia incentivare il rientro di chi, giunto qui pensando di iniziare una vita migliore, sia finito nella miseria, ai margini della società e sopravviva in condizioni disumane e fuori dalla legalità."
"I casi saranno valutati uno ad uno - conclude - Ad oggi, alla richiesta di due romeni che bivaccavano presso l'ex Foro Boario, se n'è aggiunta un'altra, da parte di quattro loro connazionali. Siamo in contatto con un'associazione benefica - conclude - attraverso la quale, verificati i requisiti del caso, consegneremo loro i biglietti nominali per il rientro".
di Giovanni Masini (Giornale)