martedì 30 agosto 2016

Terremoto, il presidente Zaia risponde sì ai sindacati veneti: “ok a versamento volontario dipendenti Regione di un’ora di lavoro”

La Regione Veneto comunica che il Presidente Luca Zaia risponde affermativamente alla richiesta, inviatagli per lettera dalle Segreterie Regionali Veneto di Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica, per rendere possibile l’eventuale donazione di un’ora di lavoro da parte di tutti i lavoratori per i quali la Regione ha competenza, da far confluire nel conto corrente attivato qualche giorno fa per i terremotati del centro Italia. “Ai Sindacati dico sì, con convinzione e orgoglio, per la capacità di fare squadra che ancora una volta il Veneto sta dimostrando. La Regione è pronta a rendere possibile la donazione volontaria di un’ora di lavoro da parte di tutti i suoi dipendenti per contribuire alla ricostruzione delle aree del centro Italia devastate dal sisma”.
“Ho dato disposizione agli uffici competenti – informa Zaia – affinchè si attivino al più presto le procedure necessarie per informare e agevolare i lavoratori che vogliano aderire a questa nuova operazione di solidarietà”.
“Qui – conclude Zaia – ogni euro versato sarà gestito in modo che la generosità di chi ha versato vada ad aiutare dove c’è più bisogno, e con più urgenza. Conclusa l’attività del conto, invieremo infatti al Dipartimento di Protezione Civile quanto raccolto, rendicontato sino al centesimo. Poi, secondo le procedure, toccherà al Dipartimento stesso la destinazione puntuale delle risorse”.
Il conto è operativo con le seguenti specifiche: Banca Unicredit IBAN: IT33L0200802017000104429532 CAUSALE: Emergenza sisma centro Italia.

lunedì 29 agosto 2016

Per sostenere i terremotati, usiamo i fondi stanziati per gli immigrati

Buongiorno amici. Sono giorni tristi questi, spezzano il fiato e lasciano un nodo in gola che è difficile mandare giù. L’Italia ancora una volta stuprata dal terremoto. Amatrice simbolo dello strazio come L’Aquila, come Teora, come Gemona del Friuli. Ma svegliamoci subito da questo brutto sogno e mettiamoci davanti alla realtà. Questo paese, al pari del Giappone, è un territorio a forte rischio sismico. Ma noi a differenza del Sol levante, ogni volta che si verifica una scossa sismica, violenta, siamo costretti a subire devastazione piangendo centinaia di vittime. Mentre preghiamo per i morti di una nuova calamità naturale, rimbocchiamoci le maniche per salvare i feriti e ricostruire ciò che è stato distrutto, preparandoci a provocare, tutti noi italiani, il più forte terremoto che si possa immaginare. Un terremoto capace di far scuotere i palazzi del potere, marci e corrotti, liberandoci della classe politica di venduti e traditori che ci rappresenta. Dalle macerie rinascerà questo paese, lo farà rinascere chi ama questa nazione e chi, in prima istanza, si prodiga per il bene degli italiani. Come diceva Indro Montanelli, e ha ricordato in questi giorni il direttore Alessandro Sallusti, “non mancano gli italiani, manca l’Italia”. Una schiera infinita di appartenenti alle Forze dell’Ordine, di Vigili del Fuoco e di volontari hanno messo in gioco la loro vita per tendere una mano a chi non ha più niente. Questa è la patria, la base sociale, che può riprendersi tutto, per davvero.
A tutti loro che sono la  parte sana del nostro Stato va la mia più profonda riconoscenza e la mia più sentita vicinanza. Voi rappresentate l’orgoglio della nostra Nazione.
Il geologo Mario Tozzi, sulle colonne dell’Huffington Post, ha dichiarato: “In Giappone e in California con una scossa simile a quella di Amatrice c’è soltanto un po’ di spavento, ma non crolla nulla.  Siamo il paese europeo con numero record di frane e alluvioni, siamo territorio sismico eppure per chi ci governa quando qualcosa succede è sempre una fatalità: bisognerebbe smetterla di pensare in questo modo e cominciare a ripensare seriamente al territorio”. Dunque mancano le misure antisismiche necessarie per prevenire questi disastri. E di chi è la colpa? La colpa è dei governi che non provvedono alla messa in sicurezza del territorio nazionale. Anche in questo caso tutto il dolore, tutta la morte sarebbero potuti essere evitati. Senza pietà vanno condannati quei governanti irresponsabili, che a causa della loro negligenza hanno annientato l’esistenza di centinaia di nostri concittadini.
“Con quale coraggio Matteo Renzi annuncia spavaldamente che il governo erogherà a sostegno dei terremotati 234 milioni, milioni prelevati dal Fondo per le emergenze nazionali, quando per i clandestini sono stanziati 3,3 miliardi di euro?”, ancora una volta a centrale il nocciolo della questione è Magdi Allam Cristiano. La penna de Il Giornale, sul proprio blog, invoca prima gli italiani ed è quello che ogni cittadino, con sale in zucca, dovrebbe fare. Come possiamo non pensare agli immigrati stanziati in alberghi e residence, ai 35 euro al giorno, ai 2 euro e mezzo al giorno per le spese personali, che vengono stanziati per quest’ultimi. Ora la stessa cura deve essere garantita ai nostri concittadini terremotati. “L’Italia non è una terra di nessuno e non deve trasformarsi in una terra di conquista da parte dei clandestini e degli islamici o di chicchessia. Questo governo è una vergogna nazionale e non ci rappresenta”. Anche in questo momento di tragedia, solo noi abbiamo la risposta per uscire dalle sabbie mobili. Solo noi possiamo dimostrare la tenacia, il cuore, il sangue dei nostri padri risollevandoci e risultando esempio.
In campo internazionale i primi segnali d’aiuto sono arrivati dal Cremlino. Vladimir Putin non ha perso tempo: “La Russia condivide il dolore della popolazione italiana, ed è pronta ad assicurare la necessaria assistenza per affrontare l’emergenza successiva al terremoto”. Un presidente con gli attributi, sempre disponibile ad aiutare l’Occidente anche contro la minaccia rappresentata dall’Isis. Quella contro Mosca è una stupida guerra che gli Stati Uniti d’America ci obbligano a combattere e che l’Italia, rappresentata da un governo d’incapaci e codardi, stanno facendo, per vie traverse con embarghi e sanzioni, contro un grande leader politico come Putin. Gli unici veramente colpiti da questo conflitto sono gli imprenditori, feriti in questi due anni di battaglie commerciali tra l’UE e la Russia con oltre 3,6 miliardi di euro di export bruciati. Le regioni più colpite la Lombardia (-1,18 miliardi), l’Emilia Romagna (-771 milioni) ed il Veneto (-688,2 milioni). Un flagello immane e come riporta la Cgia di Mestre: “L’export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015″ un tristissimo -34 per cento. La storia recente ci viene in aiuto e ci insegna che quando al governo c’era il presidente Silvio Berlusconi i rapporti con Mosca erano idilliaci. Rapporti che hanno portato flusso di danaro e posti di lavoro in Italia. L’unico che può salvare l’Occidente dal problema terrorismo, con leggi e regole ferree, è Vladimir Putin. Con la speranza che un giorno anche la nostra nazione venga guidata da un leader come quello nato nel 1952 a San Pietroburgo. 
Prendendo spunto da Keisuke Honda  calciatore giapponese in forza al Milan che ha donato 20mila euro alla Croce Rossa, in seguito al disastro di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto – riflettiamo sulle sue parole: “Vorrei inoltre esprimere due miei pensieri affinché tragedie come queste possano diminuire in futuro. La prima cosa è che anche il nostro paese, il Giappone, è frequentemente colpito da terremoti. Per questo motivo gli edifici sono antisismici e molto resistenti. Perché non introdurre questa tecnologia giapponese? La seconda è la necessità di inventare macchine che possano prevedere i terremoti”. Ma evidentemente troppi fondi vengono spesi in malo modo, utilizzati per cause che non sono primarie per il nostro popolo. A questo punto gli italiani, vittime del terremoto, devono essere sistemati, immediatamente, in alberghi e non nelle solite tristi ed avvilenti baraccopoli. Gli deve essere garantito un contributo economico giornaliero e tutte le cure di cui necessitano. Serve ripeterlo, per non farselo scivolare dalla mente: PRIMA GLI ITALIANI, POI GLI IMMIGRATI. Questo non è razzismo, ma riconoscere e rispettare la nostra identità e la nostra dignità. Una storia millenaria che non può essere sepolta sotto i calcinacci.
 Andrea Pasini (Il Giornale)

sabato 27 agosto 2016

SISMA CENTRO ITALIA: “ATTIVATO CONTO CORRENTE REGIONE VENETO PER RACCOGLIERE FONDI”

Mentre continua l’impegno sui luoghi del disastro da parte della Protezione Civile del Veneto e dei sanitari, il Presidente Luca Zaia, in accordo con l’Assessore alla Protezione Civile Giampaolo Bottacin, ha fatto attivare un conto corrente bancario presso il tesoriere della Regione, Unicredit, dove raccogliere i contributi di chiunque volesse dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma nel centro Italia.

Il conto è già operativo con le seguenti specifiche:

Banca Unicredit

IBAN: IT33L0200802017000104429532

CAUSALE: Emergenza sisma centro Italia

“Mentre si lavora sull’emergenza – dice Zaia – è necessario già pensare al futuro e alla ricostruzione. Con questo conto corrente vogliamo agevolare i tantissimi veneti che, nei modi più svariati, hanno già espresso, con la tradizionale generosità, il desiderio di dare un aiuto ai terremotati”.

La sostanza dei numeri

Ferragosto segna il punto di svolta dell’anno, almeno psicologicamente: il grosso dell’estate se n’è andato e ci si prepara ad affrontare la stagione “discendente”. Gli italiani lo fanno - secondo quanto dicono i numeri - con il freno a mano tirato: la crescita del Pil è praticamente ferma. Ma, come abbiamo più volte sostenuto, a forza di guardare i numeri si perde di vista la sostanza. Non è certo uno zerovirgola in più o in meno che può cambiare lo stato delle cose. Se il governo nazionale è fermo dietro il referendum e il governo europeo è inchiodato alle formule matematiche, la sostanza ci dice che la gente non ha più fiducia. Il clima di incertezza generale raffredda anche i più ottimisti, e non certo per un decimale di percentuale in più o in meno. Per esempio: hai voglia a raccontare che i migranti a Vicenza sono “solo” duemila e quindi non si può parlare di emergenza, quando poi dai documenti recuperati dall’Isis in fuga dalla Libia si ha la conferma che su ogni barcone c’è una percentuale ben definita di terroristi in base a un pianificato progetto di infiltrazione finalizzato a portare la jihad nel cuore delle nostre città. Anche i profeti dei numeri devono arrendersi all’evidenza che se l’1 per cento (a essere ottimisti) dei migranti sbarcati sono tutt’altro che profughi, significa che solo a Vicenza ci sono una ventina di infiltrati con velleità terroristiche. Ma noi che non crediamo ai numeri vogliamo invece immaginare che quell’1 per cento si sia concentrato tutto a Milano, o a Bruxelles: cambierebbe qualcosa? Ovviamente, no. L’emergenza c’è, ed è tanto più grave quanto si continua a confondere il dovere dell’accoglienza con il suicidio della sottomissione, l’ospitalità con l’invasione, la solidarietà con il servilismo. Padre e madre curdi, lui insegnante lei infermiera, che con due figli piccoli sono fuggiti alle fiamme del loro paese invaso dall’Isis, sono con tutta evidenza profughi: ed è sufficiente vedere come si muovono la donna e i bambini per capire se quella famiglia avrà la possibilità di integrarsi in Europa. Ma un venticinquenne algerino, tunisino, marocchino, nigeriano o ghanese non è - salvo rarissimi casi - un profugo; e i rari casi possono essere esaminati nelle ambasciate - altrimenti inutili - che i Paesi europei hanno in quegli Stati. Se un governo, sia esso nazionale o europeo, non è in grado di prendere atto di questa semplice realtà e di trarne le conseguenze, non può pretendere che i suoi cittadini abbiano l’entusiasmo e la fiducia necessari a far risalire il Pil: è già tanto se non prendono i numeri e glieli tirano in testa.
ARIO GERVASUTTI (GdV)

lunedì 22 agosto 2016

I costi dell’immigrazione non si calcolano solo in Euro

Quali sono i costi dell’immigrazione? Fare i conti non è esattamente semplice. Stando all’Ocse nel 2015 la Germania è il paese che ha speso di più per l’accoglienza, con 2,7 miliardi di euro. Seguono Svezia (2,1 miliardi) e Paesi Bassi (1,2 miliardi). L’Italia, con 885 milioni, è il quarto paese in termini assoluti di spesa:  spendiamo più del doppio di Francia o Gran Bretagna. Il calcolo pro-capite per immigrato ospitato delinea un’altra classifica: con 65,9 € al giorno il costo più elevato è sostenuto dai Paesi Bassi (24 mila euro annui per migrante) mentre il Regno Unito con 6,7 € al giorno  (2.454 € all’anno) chiude la classifica.
L’Italia si conferma quarta con 35 € al giorno (12.758,75 € anno per immigrato), preceduta oltre che dall’Olanda da Belgio (52.7 € giorno per una spesa annua di 19.221,68 € pro-capite) e Finlandia (38 € giorno e 13.887,84 € anno). Distanziamo così la Francia (25.1 € giorno, 9.175,76 anno) la  Germania (18.4 € giorno e 6.705,31 € anno).
Detto questo, ai dati statali occorrerebbe aggiungere le spese socio-sanitarie sostenute a carico della Regione: in Veneto, nel periodo gennaio-agosto 2015 , la spesa è stata di circa 240.000€ per visite effettuate dai servizi di Igiene e sanità pubblica; 200.000 € per visite specialistiche; 231.000 € per le  vaccinazioni; 300.000 € per esami clinici di approfondimento; 30.000 € per il test di verifica della TBC; 100.000 €  per altre prestazioni di vario genere. Totale: un milione 101 mila €.  Come si vede, l’immigrazione costa e costa ben più di 35 € giorno.
Numerosi studi spiegano che i lavoratori immigrati comunque contribuiscono al Pil, rianimano le esauste casse previdenziali e determinano un gettito Irpef non marginale. Non confondiamo il sistema dell’accoglienza con questi lavoratori stranieri, che danno vita in Veneto ad una comunità di oltre 510 mila abitanti, il 10,2 per cento della popolazione residente: si tratta di due cose ben diverse.
Sui lavoratori stranieri c’è altro da dire:  in Italia lo stipendio medio è di circa 1.506 € netti al mese, che scendono però per le basse specializzazioni, a circa 22 mila € lordi anno nell’area Veneta. Mediamente un immigrato dichiara 7.530 euro in meno rispetto a un italiano:  questa differenza supera i 10mila euro in Trentino e Lazio e i 9mila in Lombardia ed Emilia-Romagna non diversamente di quanto non accade in Veneto.
Una vasta massa di manovra di manovalanza straniera è una formidabile leva di ricatto utile a mantenere complessivamente bassi gli stipendi e i salari di tutti i lavoratori: a maggior ragione il ricatto funziona se si mantiene una quota elevata di disoccupazione giovanile e se i lavoratori  ultracinquantenni sono tenuti nella massima precarietà.
E’ facile capire a chi giovi un aumento incontrollato dei flussi migratori, mascherato da solidarietà caritatevole. A fianco della grande impresa che ha tutto l’interesse a tenere sotto scacco contrattuale le maestranze, c’è il mondo del business dell’accoglienza, chi si sta arricchendo sfruttando l’immensa difficoltà, e le tante contraddizioni,  dello stato nel gestire in modo razionale l’ondata migratoria.
A pagare, come il solito, il cittadino che vede aumentare le tasse, crescere la disoccupazione, lievitare la criminalità: per impedire l’esplosione della rabbia popolare bisogna abbattere il tasso di democrazia del Paese, legare le mani ai sindacati, azzerare i partiti, criminalizzare ogni forma di dissenso e persino di satira. Piaccia o no, è quello che sta succedendo in Italia: il costo dell’immigrazione non si calcola solo in € o in percentuale del Pil, ma anche nella qualità del vivere quotidiano e della democrazia. 
Roberto Ciambetti

Profughi, Luca Zaia: terroristi Isis sui barconi, vogliamo ancora continuare a negare?

"Carte dell'Isis sequestrate in Libia, e ora il Presidente del Copasir, ci confermano quello che da tempo era plausibile accadesse e che uomini di vertice del Viminale si ostinavano a negare: se non l'ha già fatto nei mesi scorsi, ora l'armata sconfitta del Califfato potrebbe imbarcarsi sui barconi dei profughi e approdare indisturbata sulle nostre coste. Vogliamo ancora continuare a negare, far finta che il problema non esista e lasciare che un’immigrazione senza regole e gestita in modo dilettantesco si trasformi in un massiccio attacco allo Stato, alla sicurezza e incolumità dei cittadini, alle libertà democratiche?".
Lo sostiene il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a fronte delle notizie provenienti dalla Libia e confermate dagli organi parlamentari di controllo, secondo cui nei piani dell'Isis ci sarebbe l'alimentazione delle rete terroristica in Italia attraverso l'utilizzo degli sbarchi di profughi sulle nostre coste.
"Qualche settimana fa il Procuratore nazionale antimafia aveva lanciato un allarme. Ora che i sospetti si stanno trasformando in certezze - prosegue Zaia - sarebbe davvero criminale lasciar correre colpevolmente e proseguire, come si è fatto finora, come se nulla fosse, nel disordine organizzativo e nella pura gestione di emergenze che si susseguono senza soluzione di continuità. Sappiamo bene come qui in Veneto si fossero già radicati e operassero pericolosi reclutatori. Gli stessi che, confermano in queste ore i servizi antiterrorismo tedeschi, operano nei campi profughi per radicalizzare dei disperati".
"Occorre dunque modificare radicalmente la strategia con cui fronteggiare l'arrivo dei profughi sulle rotte del Mediterraneo - prosegue il Presidente del Veneto -. Visto e considerato che nessuno, lo ribadisco per l'ennesima volta, vuole lasciar morire gente in mare, bisogna che, una volta intercettati, i presunti profughi vengano immediatamente portati in un porto libero o liberato del Nord Africa. Qui si procederà all'identificazione più approfondita possibile, si separeranno i veri profughi dagli immigrati economici (che sono i due terzi del flusso), si indagherà il più possibile approfonditamente sui sospettati. E a quel punto, ma soltanto a quel punto, si aprirà il canale umanitario per chi davvero fugge da orrori e morte certa, per stenti o per guerra".
"Lo predico da almeno due anni, ora i cambiamenti politici in Libia rendono ciò possibile. Non ci vengano a dire, come sempre, che si tratta di un piano impossibile. Perché, se così fosse, vorrebbe dire allora che l'invasione è programmata, voluta e, volendo pensar male, per qualcuno forse anche remunerativa", conclude Zaia.. 
Regione Veneto

Profughi a Vicenza, Lega Nord: Partito Democratico e Achille Variati fedeli sudditi del ras fiorentino Renzi

È tempo che a Vicenza si cambi. Il Partito Democratico e Achille Variati hanno portato Città e Provincia verso il baratro del disordine e dell’ingovernabilità piegandosi agli ordini del Governo Renzi. Le lacrime di coccodrillo che il Sindaco-Presidente e gli esponenti politici vicentini del PD versano quotidianamente, rimanendo da un lato fedeli sudditi del ras fiorentino e dall’altro accusando l’informazione locale di essere causa dell’allarme generale sul problema dei clandestini, dimostrano l’incapacità di governo del territorio.
La “cadreghite” acuta di Achille Variati deve cessare: o si dimette da Presidente della Provincia o da Sindaco di Vicenza, meglio se da entrambe le cariche. La Città, dopo otto anni del suo governo, è irriconoscibile. Viene vietata la manifestazione dei cittadini onesti contro la trasformazione di intere aree in campo profughi e si lascia spazio ai violenti, che siano esponenti dei centri sociali oppure stranieri che imperversano minacciosi e aggressivi oramai anche nel centro storico. Il giudizio deve tornare quanto prima ai cittadini: è inutile e dannoso attendere la scadenza naturale del mandato di Variati, il 2018, piuttosto è necessario tornare al voto in Città già dalla primavera prossima, ponendo fine alla lunga e lenta agonia di Vicenza. 
Paolo Franco, vicesegretario nazionale Lega Nord Liga Veneta

martedì 2 agosto 2016

Thiene (VI). Arrivano tre camper di sinti, monta la protesta dei genitori dell’asilo

Si erano accampati nella solita zona e ci sono rimasti per due giorni. Poi, la Polizia Locale è entrata in azione, dopo le proteste dei genitori dell’asilo nido Girasole, che non appena hanno visto allestire le postazioni dei sinti, sono insorti ed hanno chiamato Polizia Locale e Carabinieri. E’ accaduto nei giorni scorsi, proprio nella zona dove qualche settimana fa, c’era stata la sparatoria col morto. Non hanno perso tempo i genitori dei circa 30 bambini che frequentano il nido, sommergendo le centrali operative di proteste.
‘Ho chiamato i vigili perchè non è possibile che quella gente stia vicino ai nostri bambini – ha spiegato Stefano Martini, commerciante, che porta ogni mattina la sua piccola al ‘Girasole’ – so che altri genitori hanno protestato’.
Quindi lo sgombero dall’area con le roulotte che sono andate via come previsto dal regolamento comunale che vieta la sosta.
Da Altovicentinonline

lunedì 1 agosto 2016

Altri mille immigrati in Veneto, cresce il business per i professionisti dell'accoglienza

Altri mille posti per gli immigrati: come negli Usa le nostre città si popolano di fantasmi e una ristretta élite eletta da una minoranza gestirà il potere reale.
I Prefetti eseguono ordini: non distribuiscono nel territorio e nelle nostre città uomini con mille problemi, semplicemente smaltiscono pratiche e numeri: altri mille immigrati? Mille pratiche da smaltire. Ma nei nostri Paesi arrivano mille persone, mille bocche da sfamare, mille problemi che vanno a sommarsi ad altre tante, troppe, questioni aperte. E di questi tempi, tra giovani disoccupati e sistema dell'assistenza sociale fatto esplodere dalle varie spending review che hanno sottratto capitali e risorse ai nostri Comuni, la strategia sembra sempre più chiara: riempire il Paese di disperati, disposti a lavorare anche per pochi euro.

E, intanto, una massa sempre più crescente si dà alla macchia (14 mila solo in Veneto), un po' come nella grandi metropoli statunitensi o del sudamerica, dove la maggioranza della popolazione è fatta di fantasmi che vivono nelle banlieue, periferie degradate, favelas, che come vulcani di tanto in tanto eruttano rabbia e disperazione, mentre una élite oligarchica eletta da una minoranza di elettori (vedremo i dati della disarmante disfida Clinton-Trump) gestisce il potere reale.
Periferie nel degrado e sommerse da problemi di ogni tipo che non interessano, né toccano, i salotti buoni dei radical chic e di chi detiene le leve vere del potere.
I prefetti si lanciano nella loro spasmodica ricerca di cooperative e associazioni nonché di edifici dismessi e disabitati da trasformare in ostelli e rifugi per immigrati con paradossi evidenti che lasciano stupiti: lo stato trova i soldi per affittare, tramite i professionisti dell'accoglienza, alberghi, capannoni, appartementi, ma non ha denaro alcuno per garantire l'adeguamento delle Forze dell'Ordine e ripristinare la pianta organica minima necessaria per svolgere i servizi principali, sempre più importanti non fosse altro perché all'aumentare di clandestini che vivranno di espedienti nell'anonimato, aumenta il bisogno di chi deve tutelare l'ordine pubblico. Qual è la priorità, dare accoglienza o garantire la sicurezza dei cittadini?
Avremmo in verità bisogno della presenza dello Stato davanti al rischio del terrorismo o dell'esplosione della follia. "Ariane fate schifo e vi ammazzo tutte" ha gridato un nordafricano inseguendo tre quindicenni a Marostica in pieno centro: questo è il risultato dell'accoglienza paranoica voluta dal Ministero degli Interni ed imposta da prefetti chiamati ad eseguire ordini che alimentano un business senza fine, che non s'arresta perché se l'accoglienza fosse limitata a chi giustamente chiede, con diritto e carte in regola, asilo, i lauti affari dei professionisti della solidarietà finirebbero.

Chi vuole venire legalmente in Italia deve affrontare traversie incredibili e di certo non s'affida alla malavita che gestisce a modo suo le pratiche di ingresso e viaggio verso il nostro paese con ricavi inenarrabili: chissà perché non si parla mai delle traversie di chi vorrebbe entrare legalmente in Italia per fare un lavoro onesto e non vuole finire nel tritacarne del business dell'accoglienza, chissà perché si parla troppo poco dei veri profughi.
Ora, i prefetti in Veneto devono smaltire un altro migliaio di pratiche in una Regione dove si sono superati già tutti i limiti che lo stesso governo aveva fissato infischiandosene altamente della realtà di una Regione che è la quarta in numeri assoluti e terza in percentuale in rapporto con la popolazione residente per il numero di immigrati smistati dallo stato nella fase dell'emergenza. Una Regione che ospita già oltre mezzo milione di stranieri residenti e censiti ufficialmente. Piaccia o no, per dirla con Shakespeare, c'è della logica in questa follia. 

Roberto Ciambetti

Forze dell’Ordine a Vicenza, Erika Stefani e Elena Donazzan con i sindacati contro i tagli

Di seguito le note di Erika Stefani, Lega Nord, ed Elena Donazzan, Forza Italia sul tema sicurezza e Forze dell'Ordine
“I Vicentini hanno il diritto alla sicurezza. Da anni denunciamo i problemi dei tagli alle forze dell'ordine. Abbiamo presentato per questo più volte interrogazioni al ministro dell’interno e la prossima settimana ne presenteremo un'altra, sulla scorta della denuncia dei sindacati  di polizia". Così Erika Stefani, senatrice della Lega Nord che ha raccolto la denuncia del Sap vicentino che con una lettera inviata al Prefetto di Vicenza Eugenio Soldà e indirizzata al Ministro Madia, rende pubblica  la situazione disastrosa in cui versano le forze dell’ordine sul territorio.
"Negli ultimi 10 anni hanno tagliato l'organico di 150 uomini, a Bassano si è passati 60 a 40 operatori. Secondo l’Ugl presto, a Vicenza si dovrà fare a meno di una volante. Una parte delle forze di polizia si occupa esclusivamente di immigrati e non si tratta più di un’emergenza ma di una situazione divenuta strutturale. E’ ora che Alfano si svegli. Le nostre città sono in preda alla criminalità, i cittadini non si sentono più al sicuro. Il governo ha il dovere di garantire la sicurezza nazionale . Le  persone sono costrette a  difendersi da sole perché - conclude Stefani - lo Stato non provvede e  tutto questo è inaccettabile".
"Già nei nei giorni scorsi, avevo espresso al questore Gaetano Giampietro le mie perplessità per il pensionamento di alcuni agenti dell'ufficio caccia della questura di Vicenza che renderebbe la situazione ancora più critica ed ora le parole dei rappresentati dei sindacati, sulla carenza di organico tra le fila della polizia, non fanno altro che confermare le mie preoccupazioni".
Esordisce così Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro della giunta Zaia, commentando l'intervento a mezzo stampa delle organizzazioni sindacali della polizia di Stato che denunciano la cronica e gravissima carenza di organico della questura di Vicenza.
"La responsabilità di questa situazione al collasso è del governo Renzi che non ritiene la sicurezza una priorità, fatto assai grave dinanzi alle emergenze e ai rischi quotidiani legati non solo alla criminalità ordinaria ma anche alla gestione dell'immigrazione clandestina e al terrorismo islamico. A fronte di questo quadro, come possono Renzi ed Alfano razionalizzare e non assumere nuovo personale delle forze dell'ordine già in difficoltà perché senza risorse e mezzi?", si interroga Donazzan. "Questa situazione, oltre a rendere sempre più complessa e logorante l'operatività degli uomini e delle donne in divisa, diminuisce la percezione di sicurezza dei cittadini. A Vicenza non ci sono più poliziotti di quartiere. I molti agenti che vanno in pensione non vengono adeguatamente sostituiti ed ora si può arrivare addirittura a non avere più una volante che garantisca il pattugliamento del territorio nelle ore notturne. Ma questo governo da che parte sta?", conclude l'assessore regionale. 
Da Vicenzapiù

I profughi “guest star” tra le montagne vicentine: reportage da Tonezza del Cimone

A prima vista sembrano normali villeggianti, chiacchierano ai tavolini e camminano per le vie del centro. Auricolari alle orecchie, occhiali da sole, infradito, musica a palla dalle stanze e su e giù per le salite in mountain bike. Qualcuno potrebbe scambiarli anche come calciatori in ritiro estivo, viste le quotidiane e intense partite di calcetto che mettono in scena su uno dei campi di calcio in paese. Solo che, a differenza dei calciatori "vip", loro sono immigrati arrivati a Tonezza del Cimone dalle terre del centro e nord Africa, o dai paesi mediorientali, dopo estenuanti e costose traversate, per poi entrare nel programma per rifugiati ed essere accolti all'Albergo Belvedere.
Nel tranquillo paesino vicentino immerso tra boschi e montagne pare che un'ottantina di profughi abbiano stravolto la serenità quotidana, tanto che sono salite in cima ai mille metri sulle prealpi venete le telecamere di Mediaset per la trasmissione “Dalla vostra parte” in onda nel pre serale di Rete 4, attirate dal presunto scontro tra africani scoppiato nella sala mensa per una disputa sulla quantità di cibo versata sul piatto.
Ma la quotidianità del paese, da quando un anno fa sono cominciati ad arrivare i nuovi “ospiti”, è realmente cambiata?
Profughi Tonezza
A Tonezza ci abbiamo trascorso una settimana e abbiamo potuto "osservare" come il contesto nel quale sono divampate polemiche e discussioni tra paesani e villeggianti è di un paese politicamente diviso in tre fazioni, scenario che rispecchia anche quello politico nazionale, dopo l'ascesa del Movimento 5 Stelle. In questa località montana con poco meno di cinquecento abitanti, al di fuori dalla stagione vacanziera, le diverse visioni sulla questione migranti vanno dagli estremi opposti di “negri di merda” alla “porta di casa aperta a tutti” sentite negli ultimi tempi in paese. Una posizione più in equilibrio è invece quella di un tonezzano “doc”, Nereo Menegolli, presidente del mandamento di Arsiero di Confartigianato che raggruppa anche tutti i comuni vicentini contermini, idraulico in età di pensione ma che continua a lavorare con passione e si prodiga anche come volontario della Protezione civile.
"A me salutano sempre, sono cordiali - esordisce Menegolli - finora non mi è "saltato addosso" nessuno: alcune donne invece passando davanti li provocano, ed è normale che se guardi qualcuno con sospetto, anche lui ti guarderà male".
"Sono due o tre che creano disagi - continua il suo racconto - come a scuola o in qualsiasi altra comunità, e per questo con frequenza vengono cambiati i più esagitati: sarebbe utile, come accade già a Vicenza, portarli a lavorare, per tagliare l'erba, o li porterei per dei fare dei lavori con la Protezione civile, ma purtroppo manca l'assicurazione. Intanto alla Giornata ecologica organizzata in paese un gruppo di loro è venuto con noi a raccogliere i rifiuti gettati a terra (nelle foto). Oppure ancora meglio sarebbe insegnare loro a fare un mestiere, farli diventare piccoli artigiani nei loro rispettivi Paesi: io sarei disponibile ad andare là per insegnarglielo".
"C'è bisogno di integrazione - conclude Menegolli - non di creare paura nei turisti che arrivano:
Abbiamo cercato di coinvolgere i profughi nel torneo di calcetto comprando loro anche le scarpe da calcetto: rispetto a loro danno più fastidio gli africani ambulanti che vagano per la strada, suonano i campanelli ed entrano nei giardini delle contrade isolate...
".
Tra i villeggianti le posizioni sono discordanti:
"Io non ho nulla contro di loro, ma di sicuro nella zona vicino all'hotel dove sono alloggiati non ci passo da sola", dice una signora.
È lo stesso paese di sempre” fanno notare altri.
E c'è anche chi ci scherza sull'argomento, proponendo sarcasticamente “andiamo a bere il caffè al Belvedere?”.

Giornata ecologica
Intanto tra bar e vie del centro gli ospiti "guest star" sulla bocca di tanti di certo non passano inosservati: più di qualcuno fa notare, forse con un pizzisco d'invidia, che tengono tra le mani telefonini di ultima generazione. Non sembrano per nulla pericolosi ma qualcun altro ricorda come non esista nemmeno una sezione dei Carabinieri o di altre Forze dell'ordine a Tonezza, per assicurare un senso di maggiore sicurezza. Ciò che fa discutere è anche la testimonianza riportata durante la trasmissione di Rete 4 di una ragazza di pelle nera con padre africano ma sposata con tonezzano dal quale ha avuto una figlia: lei non andrà più al parco giochi, ha dichiarato in diretta televisiva, perché dice di essere stata importunata e poi minacciata da tre profughi ospiti al Belvedere.
E la Chiesa come si sta comportando? A Tonezza per qualche settimana di vacanza è arrivato anche Don Giovanni Sandonà, che da settembre lascerà il testimone di guida della Caritas vicentina dopo vent'anni, “rifugiandosi” come nuovo parroco a Sandrigo. Qualche consiglio sulla gestione degli immigrati ospiti nel paesino l'ha dato al parroco di Tonezza, don Lorenzo Bizzotto, il quale dopo le uscite dei suoi concittadini su tv e giornali e gli scontri tra paesani nelle assemblee, durante una affollata messa domenicale ha lanciato una dura omelia, ricordando il concetto di ospitalità biblica. Nella messa domenicale del 31 luglio, intanto, una qundicina di profughi musulmani erano presenti nei banchi in prima fila nella chiesa di Tonezza, come avvenuto nelle altre chiese in Francia e Italia in segno di solidarietà dopo il recente omicidio di un parroco francese: uno degli islamici presenti ha letto al microfono dell'altare un messaggio in italiano ricordando come "le religioni non sono per la guerra, ma sono tutte per la pace".

Pace che ci pare continui a regnare nella vita e nella quotidianità tra le montagne tonezzane.
Quella che non c'è più è la presenza di "vip" che passavano le vacanze a Tonezza come avveniva tanti anni fa.
Ora in paese le "star" sono i profughi.
Da Vicenzapiù